Ucraina: una guerra complessa tra ragioni di Mosca, errori di Kiev e interessi ambigui degli Stati Uniti

 

Foto da Aforismi

"La prima vittima della guerra è la verità." Eschilo

Il conflitto russo-ucraino esploso con l’invasione della Russia nel febbraio 2022 rappresenta uno dei momenti più drammatici e controversi degli ultimi decenni. Le immagini di distruzione e sofferenza hanno polarizzato le opinioni, spesso semplificando un quadro che, in realtà, è molto più complesso e stratificato. Per comprendere davvero questa crisi è fondamentale guardare oltre la narrazione dominante e analizzare le ragioni che hanno spinto Mosca all’azione, gli errori strategici commessi da Kiev e da Volodymyr Zelensky, nonché il ruolo ambiguo e interessato degli Stati Uniti in questo scontro.

Le ragioni geopolitiche della Russia

Vladimir Putin ha ripetutamente sottolineato come l’espansione della NATO verso Est rappresenti una minaccia diretta alla sicurezza nazionale russa. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, molte ex repubbliche sovietiche sono state integrate nell’Alleanza Atlantica, contravvenendo, secondo Mosca, a promesse informali fatte dai leader occidentali. L’Ucraina, con la sua posizione geografica strategica e il suo legame storico con la Russia, è stata vista come una linea rossa invalicabile. Per Putin, il rischio che Kiev potesse aderire alla NATO è stato percepito come un pericolo inaccettabile, giustificando, dal suo punto di vista, un’azione militare preventiva.

Non si tratta di giustificare l’invasione, che costituisce senza dubbio una violazione del diritto internazionale, ma di comprendere la logica geopolitica di una grande potenza che si sente minacciata e non disposta a cedere terreno nel suo cortile di casa. In passato, altre potenze hanno agito con analoghe strategie per tutelare la propria sicurezza, come dimostra la crisi di Cuba del 1962.

Gli errori strategici dell’Ucraina e di Zelensky

Sul fronte ucraino, il governo guidato da Volodymyr Zelensky ha adottato una linea politica decisamente filo-occidentale, puntando con forza all’ingresso nella NATO e nell’Unione Europea. Questo ha alimentato le tensioni con la Russia, senza offrire una reale strategia diplomatica per cercare un compromesso. La scelta di Kiev di accettare e perseguire apertamente l’allineamento con l’Occidente ha rappresentato un fattore di instabilità in una regione già fragile.

Inoltre, il governo ucraino ha spesso gestito con approssimazione le delicate questioni interne, in particolare riguardo alle regioni orientali come il Donbass, dove la popolazione è in gran parte russofona. Le operazioni militari ucraine contro i separatisti di quelle zone, iniziate nel 2014, hanno innescato un conflitto che si è protratto per anni e che ha contribuito a isolare ulteriormente Kiev dal dialogo con Mosca. Zelensky, inizialmente portatore di speranze di pace, ha progressivamente adottato una posizione più intransigente, trascinando il Paese in un conflitto asimmetrico che ha provocato distruzione, sofferenza e milioni di profughi.

Il ruolo ambiguo e gli interessi economici degli Stati Uniti

Gli Stati Uniti svolgono un ruolo centrale, ma spesso ambiguo, in questa crisi. Se da un lato sostengono apertamente l’Ucraina con aiuti militari e diplomatici, dall’altro traggono benefici economici significativi dalla prosecuzione del conflitto. La produzione e vendita di armi da parte dell’industria militare statunitense è aumentata in modo esponenziale, con contratti miliardari siglati per la fornitura di equipaggiamenti a Kiev. Questi aiuti, presentati come atti di solidarietà e sostegno alla democrazia, rappresentano anche un flusso di denaro pubblico che alimenta direttamente il complesso militare-industriale.

Sul piano geopolitico, la guerra ha portato al rafforzamento della NATO, all’indebolimento economico della Russia tramite sanzioni severe e alla diminuzione della dipendenza energetica europea dal gas russo, aprendo mercati importanti per il gas naturale liquefatto americano. In questo scenario, la pace appare un obiettivo distante, visto che Washington sembra più interessata a mantenere la pressione su Mosca e a consolidare la propria egemonia globale, piuttosto che a promuovere un negoziato reale.

Verso una comprensione più sfumata e necessaria

Analizzare questo conflitto evitando le semplificazioni è fondamentale per non cadere in una narrazione polarizzata che impedisce soluzioni durature. La guerra in Ucraina non è un semplice scontro tra democrazia e autoritarismo, ma il risultato di una concatenazione di fattori: le paure e le strategie di sicurezza della Russia, gli errori politici e militari di Kiev, e gli interessi economici e strategici degli Stati Uniti.

Solo riconoscendo le responsabilità e le colpe di tutti gli attori in campo si potrà aprire un reale percorso di pace e stabilità. Un approccio equilibrato e pragmatico è oggi più necessario che mai per superare questa tragedia che, purtroppo, sembra destinata a portarsi. 

Carlo Di Stanislao

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