Traditi da un bacio: la gogna moderna travestita da intrattenimento

 


"Il mondo intero è un palcoscenico, e tutti, uomini e donne, non sono che attori." William Shakespeare

Boston, Gillette Stadium. Una serata perfetta, un concerto atteso da mesi. Luci spettacolari, energia alle stelle, i Coldplay sul palco. Ma in mezzo alla folla, la regia decide di inquadrare due spettatori per la classica kiss cam. Un gesto apparentemente banale, quasi tenero. Eppure, in quel preciso istante, per due persone, tutto è cambiato.

La coppia ripresa non è una qualunque. Sono Andy Byron, amministratore delegato della tech company americana Astronomer, e Kristin Cabot, responsabile delle risorse umane della stessa azienda. Lei è tra le sue braccia, lui la stringe da dietro. Un abbraccio, forse un momento di complicità innocente. Ma quando si accorgono di essere finiti sul maxischermo, l'imbarazzo è evidente. Lui si china, lei si volta. È il gesto istintivo di chi sa che non doveva farsi vedere.

Ma ormai è troppo tardi. Il video viene caricato sui social. In meno di sette ore supera i 20 milioni di visualizzazioni. La macchina del web parte, inarrestabile: facce identificate, ruoli aziendali svelati, profili social passati al setaccio. Si scopre che Byron è sposato. O meglio, era. La moglie, travolta dall’ondata di commenti e richieste, cancella il cognome del marito dal suo profilo e poi sparisce da Facebook. Il gesto è silenzioso, ma parla forte. La rete ha fatto il suo dovere: ha trovato la storia, l’ha spolpata, e ora pretende le sue conseguenze.

Quello che dovrebbe preoccuparci, però, non è la vicenda privata di due manager. Non è il tradimento. Non è l’imbarazzo. È tutto il resto. È il modo in cui oggi la vita di una persona può essere distrutta in una manciata di secondi, da un telefono puntato nel momento sbagliato.

Perché oggi la privacy non esiste più. Non è solo minacciata. È stata abolita. Ogni gesto è sotto osservazione. Ogni relazione può diventare uno scandalo. Ogni volto può diventare virale senza permesso.
Viviamo in un’epoca in cui l’intimità è diventata colpevole, dove l’errore umano non è più accettato, ma giudicato senza appello dalla folla digitale. Nessuna possibilità di spiegarsi. Nessuna possibilità di difendersi. La condanna arriva prima della verità.

Andy Byron e Kristin Cabot non sono vittime solo di uno scandalo. Sono vittime di un sistema malato, dove tutto ciò che è umano viene trasformato in contenuto. Dove il dolore degli altri è una risorsa. Dove l’umiliazione è spettacolo.
E lo spettatore non si fa domande. Non si chiede: è giusto? È vero? Cosa succederà a queste persone dopo che avremo spento il telefono?

Viviamo in una società senza pietà. Una società che non sa più guardare senza giudicare, che non sa più osservare senza distruggere.
Una società che ti applaude se sbagli, ma solo per crocifiggerti con più entusiasmo.

Il vero problema non è il bacio.
Non è l’eventuale tradimento.
Non è la relazione non dichiarata tra due colleghi.
Il vero problema è che oggi nessuno è al sicuro.

Chiunque può essere messo alla gogna per un momento di debolezza.
Chiunque può essere annientato da uno schermo, da un commento, da una condivisione.

E noi lo accettiamo. Peggio: ci divertiamo.
Ridiamo, condividiamo, alimentiamo la tempesta.
Poi andiamo a dormire soddisfatti, senza pensare che domani potremmo essere noi inquadrati da quella telecamera.
Che potremmo essere noi il bersaglio.

Questo non è progresso. È regressione.
È il ritorno alla piazza pubblica, ma con il Wi-Fi.
È la giustizia popolare mascherata da curiosità.
È il fallimento della società che abbiamo costruito, dove la connessione ha ucciso la compassione.

Un mondo così non fa solo paura.
Fa orrore.
Perché ha perso la capacità più importante di tutte: quella di riconoscere l’umanità nell’altro.
E senza quella, non c'è futuro che valga la pena raccontare.

Carlo Di Stanislao

Fattitaliani

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