TOR BELLA MONACA TEATRO FESTIVAL. Gli spettacoli dal 29 luglio al 3 agosto

 


Una nuova settimana di appuntamenti al Tor Bella Monaca Teatro Festival.

Martedì 29 e mercoledì 30 luglio (ore 21) in Sala Piccola va in scena ELETTRA, IL DRAMMA DELLE PRIORITÀ, spettacolo ispirato al mito di Elettra di e con Alessandra Barbonetti e la regia di Gabriele Namio.

Sono passati ormai sette anni da quando Elettra è stata mandata via dal palazzo. Dieci anni da quando suo padre, Agamennone, fu assassinato ad opera di Clitemnestra, sua madre, ed Egisto, l’amante. Ora è tempo di vendetta e gli assassini devono morire. Attraverso un ironico rapporto con il pubblico da stand-up comedy, Elettra ripercorrerà le vicende della tragica storia della sua famiglia, scoprendosi intrappolata, suo malgrado, nella fragile tela del legame materno, ancora pieno di dolorosi dubbi, profonde ferite ed incancellabile amore.

“La messa in scena vede come unica protagonista Elettra e i suoi pensieri.

Non ci sono altri personaggi, anzi questi prendono vita solo tramite il ricordo e l’opinione che lei ha avuto in passato di loro. Il riadattamento del mito non tende tanto a focalizzarsi sugli atti e sulle azioni dei personaggi mitologici che ruotano intorno all’uccisione del re Agamennone, quanto al loro background psicologico visto dal solo punto di vista di Elettra. Pertanto non è importante la veridicità dei fatti narrati quanto il pensiero della protagonista in merito ad ognuno di loro.”_ annota il regista Gabriele Namio.

“L’unico obiettivo sembra essere quello della vendetta, come viene spesso raccontato nelle varie versioni del mito, da Sofocle ad Euripide o da Hofmannsthal a Yourcenar. Tuttavia, qui è solo un punto di partenza, che vede come viaggio un profondo esame di coscienza dove la protagonista si troverà davanti a delle nuove e deludenti realtà. Il focus registico ruota intorno a due punti cardine: il nucleo familiare e le priorità dell’essere umano. L’attenzione è tutta sulla parola, protagonista assoluta dello spettacolo. Da qui la decisione di evitare distrazioni musicali ed eventuali orpelli recitativi. La musica è presente nei tre momenti principali della drammaturgia: inizio, punto di svolta, fine. La scena è ricca di oggetti di uso quotidiano, ognuno dei quali rappresenta gli altri personaggi che correlano con Elettra il mito dal quale lo spettacolo prende spunto, e che inevitabilmente vengono trattati dalla protagonista con empatia e psicologia reali.”

 

Contemporaneamente, presso l’Arena esterna, è in scena martedì 29 luglio (ore 21) IL VIAGGIO DI FRANCESCO tratto dal romanzo “La Sapienza di un Povero” di Eloi Leclerc con la

drammaturgia e regia di PINO QUARTULLO.

Liberamente tratto da La sapienza di un povero di Éloi Leclerc, lo spettacolo racconta l’ultimo periodo della vita di Francesco, quando il Santo entra in crisi e va a rifugiarsi su un eremo, con alcuni frati suoi amici, molto preoccupati per lui. Cerca di ritrovare il suo rapporto con Dio, lotta con sé stesso, cerca di allontanarsi dai nuovi sentimenti che animano la sua comunità: ogni giorno è più difficile rinunciare a tutto per essere coerenti con la Regola e lui fa la guerra a chi vuole possedere cose e beni. Predica e impone l’essenziale. Per la prima volta Francesco mette in dubbio la sua fede mentre incentiva quella degli altri, e anche Chiara lo raggiunge per aiutarlo. Non è difficile riconoscere nelle vicende che accompagnano il Santo una vicinanza con temi di attualità aperti a tutti e su cui è necessario soffermarsi. La forza dell’eredità di San Francesco d’Assisi è evidente in molti aspetti della società moderna. Il suo messaggio di pace e riconciliazione continua a ispirare chiunque si sforzi per risolvere i conflitti globali. La sua visione ecologica, molto prima che diventasse un argomento di attualità, lo rende un modello per la cura della Terra e di tutte le sue creature. Il suo retaggio di umiltà e amore continua a ispirare le generazioni presenti e future e per questo diventa così importante otto secoli dopo. San Francesco è stato ed è un faro di speranza e umanità in un mondo mai come oggi afflitto da divisioni e conflitti. Gli spettatori non sono semplici osservatori, ma partecipanti attivi che si muovono attraverso la trama, sperimentando la storia di San Francesco in prima persona.

 

A seguire, mercoledì 30 luglio (ore 21) è la volta di IL VIZIETTO (LA CAGE AUX FOLLES) di Jean Poiret con la regia di Alessandro Martorelli.

Renato e Albin sono una coppia omosessuale che gestisce da venti anni un locale a Saint Tropez, “La Cage aux folles” (letteralmente “La gabbia delle matte”,)dove si esibiscono principalmente drag queen, artisti travestiti, e del quale Albin, con il nome d’arte “Zaza”, è la stella di punta. Una sera irrompe nella loro casa Laurent, figlio di Renato e frutto della sua unica relazione eterosessuale, ad informare il genitore del suo imminente matrimonio con la figlia di un deputato e segretario di un partito ultraconservatore. Lei, per ottenere l’approvazione del padre, deve quindi mentire sulla natura dei suoi futuri suoceri, riportando ai genitori come Renato sia uno stimato curatore d’arte. L’incontro tra le due famiglie avverrà in casa di Renato e Albin, con quest’ultimo travestito da donna per fingersi la madre naturale di Laurent. Tra equivoci e doppi sensi, la cena si rivela un totale fiasco e i genitori della ragazza, per sfuggire a giornalisti e paparazzi, accorsi per demolire la figura del politico, saranno costretti a truccarsi e travestirsi. Nonostante tutto il matrimonio avrà luogo regolarmente, tra le lacrime di commozione di entrambe le famiglie.

 

Il 31 luglio (ore 21) spazio a L’IMPRESARIO DELLE SMIRNE di Carlo Goldoni con la regia di Carlo Emilio Lerici.

Siamo nella prima metà del novecento. In un teatro vuoto, il capocomico Orazio attende gli altri membri della compagnia per dare inizio alle prove del nuovo spettacolo. Ci sono molte difficoltà economiche e la Compagnia è a rischio chiusura. Ma lo spettacolo deve andare avanti e così, visto l’arrivo imprevisto di alcuni nuovi interpreti, il cast è finalmente al completo. Bisogna solo trovare i soldi. Ed è qui che al capo comico viene un’idea…

Da questo prologo, liberamente tratto da “Il Teatro Comico” dello stesso Goldoni, prende vita questo nuovo allestimento de L’Impresario delle Smirne. La vicenda è nota: un mercante turco vorrebbe scritturare una compagnia da portare in tournée nelle Smirne (come allora veniva chiamata la Turchia) ma i teatranti scelti si riveleranno pettegoli, invadenti, boriosi, intriganti e assetati di danaro, con le primedonne che faranno a gara nell’alzare le loro richieste sparlando ferocemente le une delle altre, fino a mettere in fuga l’aspirante impresario. E alla fine lo spettacolo andrà in scena oppure no? In questa versione, adattata da Carlo Emilio Lerici, lo sviluppo e la conclusione della vicenda non mancheranno di sorprendere e divertire il pubblico.

 

Sempre il 31 luglio e in replica il 1 agosto (ore 21) debutta in Sala Piccola OSSITOCINA, spettacolo scritto e diretto da Elena Stauffer. Secondo classificato al festival Inventaria 2024, finalista del Concorso MarteLive 2024; Vincitore del bando Beyond Zeta (giuria Under 20) di Spk Teatro.

Claudia e Flavio sono stati chiamati a partecipare ad uno studio clinico per lo sviluppo di una pillola che simula la sensazione dell’innamoramento. Mentre aspettano che lo studio inizi, però, diventa evidente che i due non potrebbero essere più incompatibili ed è difficile che una pillola possa ribaltare le cose. Ambientato nella Roma di oggi, Ossitocina esplora quanto pesa il contesto sociale sui nostri comportamenti, principi morali ed idee, ed esamina le contraddizioni che caratterizzano due degli stereotipi principali della gioventù romana.

 Questo spettacolo vuole essere una riflessione sulla natura umana, sul potere della comunicazione e sul rapporto di una generazione con l’identità e l’impegno politico; Se è vero che siamo un prodotto del nostro ambiente, abbiamo gli strumenti per scegliere un percorso diverso da quello determinato dal nostro contesto sociale? L’istruzione e la cultura sono davvero sufficienti a ostacolare la narrativa d’odio perpetrata da alcuni movimenti politici? Quali e quanti dei nostri comportamenti sono influenzati dalle aspettative sociali e dalla voglia di fare gruppo? Il dialogo tra diversi serve a qualcosa oppure gli esseri umani sono fondamentalmente egoisti e xenofobi?

 Ossitocina prova ad aprire una riflessione su tutto questo, raccontando al tempo stesso la storia di due ragazzi con un vissuto e delle esperienze molto diverse fra loro, che, abbattendo il muro dell’incomprensione, scoprono di essere, in fondo, due creature abbastanza simili.

Attraverso un linguaggio, istintivo, di pancia che più di pancia non si può, Ossitocina traccia un vivido affresco dell’esuberante e tragico mondo dei giovani. Un ambiente insolito e straordinario fa da cornice a due personaggi ordinari, che conosciamo – o pensiamo di conoscere – fin troppo bene; protagonisti di una storia dalla disarmante colloquialità ed ironia, dove le risate lasciano la strada alla domanda esistenziale “ma io chi sono dei due?”

 

Presso l’Arena esterna, venerdì 1 agosto approda UBI MAIOR di Franco Bertini con la  regia Enrico Maria Lamanna e in scena LEO GASSMANN e SABRINA KNAFLITZ.

Tito ha vent’anni ed è molto più di un campione di scherma: è un giovane brillante, carismatico e determinato, che ha conquistato il gradino più alto del podio olimpico con sacrificio e dedizione. Il successo lo ha reso celebre, gli sponsor lo corteggiano, ma lui non si lascia sedurre né dal denaro né dalle lusinghe del mondo mediatico dell’intrattenimento. La sua vita è scandita da allenamenti, competizioni e continui spostamenti, tanto da non aver mai sentito davvero il bisogno di una casa tutta sua. Quando finalmente decide di farlo, resta comunque vicino alla famiglia. Ma un giorno, un messaggio inaspettato di suo padre lo richiama bruscamente a casa. C’è un problema. Un guaio serio, pericoloso, che nessuna vittoria sportiva può risolvere. Il problema più insidioso è costituito da una leggerezza commessa da Lorena, sua madre, per cui ora si ritrova ad avere a che fare con un personaggio poco raccomandabile.

Tito si trova davanti alla sfida più difficile della sua vita, ma questa volta non c’è una pedana su cui combattere, né un regolamento a stabilire le regole del gioco. I suoi genitori, da sempre punti di riferimento, si rivelano sotto una luce inedita e lui stesso scopre un lato di sé che non aveva mai immaginato. Per proteggere la sua famiglia, Tito dovrà fare una scelta: restare fedele ai suoi principi morali o infrangere le sue stesse regole. In questa partita, non conta la forza, la tecnica o la disciplina… conta solo quanto si è disposti a sacrificare. Ubi maior… minor cessat.

 

Stefano Fresi, invece, sabato 2 agosto (ore 21) dirige e interpreta DELL’AMORE, DELLA GUERRA E DEGLI ULTIMI. “Dell’amore, della guerra e degli ultimi” è uno spettacolo musicale messo in scena da Stefano Fresi e Cristiana Polegri. Un susseguirsi di canzoni, pensieri tratti dai diari di Faber e monologhi originali che affrontano questi tre grandi temi cari al grande cantautore. Un pianoforte, un sassofono, una chitarra e due voci. Storie, d’amore e di guerra. Storie degli ultimi. Pensieri, riflessioni e canzoni immortali per celebrare Faber e raccontarne l’attualità.  Una cantante sassofonista in abito da sera suggerisce l’amore; l’amore vero, quello finito, quello che fa fare follie. Un chitarrista in divisa militare racconta la guerra, quella di un Re e delle sue avventure galanti, quella di chi va e muore, quella di chi resta e piange. Un pianista cantante in abiti umili rappresenta gli ultimi, i dimenticati, gli emarginati con le loro sofferenze e le loro rivincite. Un pianoforte, un sassofono, una chitarra e due voci che raccontano storie, d’amore e di guerra, leggendo vere lettere dal fronte. Storie degli ultimi raccontate attraverso le parole di una prostituta o di una persona qualsiasi che abbia scelto di riconoscersi essere umano. Pensieri, riflessioni e canzoni immortali per celebrare Faber e raccontarne la meravigliosa attualità.

 

Infine, domenica 3 agosto, è la volta di INCHIODATE! CONTRO LA DEPORTAZIONE IN ALBANIA DEL PAPERO NEGRO con la regia di Marcello Cotugno.

In un importante museo internazionale è stata allestita l’ultima opera del grande artista Boris Majellaro, dall’impegnativo titolo ‘Golgota’. Un’installazione vivente che attrae molti visitatori e che come peculiarità artistica presenta, nei panni dei due ladroni inchiodati ai lati di Cristo, due donne: Vera e Gioia.

Per alcuni è una scelta forte, un segno importante e progressista, per altri, una trovata banale, se non addirittura una vera stronzata. Tra questi ‘altri’ c’è Gioia – una delle due inchiodate – che tra un gruppo di visitatori e l’altro coinvolge nei suoi dubbi e nel suo scetticismo, anche l’altra inchiodata, Vera, di sentire più aperto e più in sintonia col messaggio inclusivo dell’artista. Da questo dialogo, fatto di botta e risposta serrate, e di contaminazioni di generi, dalla canzone al monologo, dalla favola alla web series, viene fuori un confronto sul quotidiano e sui massimi sistemi senza censure, politicamente scorretto, satirico, paradossale, e, a tratti, molto comico. Inchiodate su quelle croci, infatti, senza alcun testimone, senza aver nulla da perdere, le due inchiodate possono dire con leggerezza disarmante e disarmata tutto ciò che pensano, costringendo gli spettatori a ripensare la realtà complessa e assurda che viviamo ogni giorno. Una realtà dove è vero tutto e il contrario di tutto; dove bisogna stare attenti a non offendere nessuno e nessuna; dove il “ma anche”, il conforme, e i continui rovesciamenti valoriali, hanno smantellato ogni logica di buon senso o di senso del ridicolo.

Inchiodate! Contro la deportazione in Albania del papero negro è uno spettacolo per tutti, per il suo allestimento non è stato maltrattato nessun animale.


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