Martina Rota_With All My Strength
Dal 5 al 14 settembre 2025 torna Short Theatre, il festival internazionale dedicato alla creazione contemporanea e alle performing arts, che quest’anno festeggia 20 anni, segnando una tappa simbolica e sostanziale nella storia del festival e della scena artistica della città di Roma.
10 giorni di programmazione, più di 35 tra compagnie, progetti artistici e figure che uniscono arte, pensiero critico e politica, in un programma che conta oltre 70 appuntamenti e mappa le geografie meno battute, del Sud ed Est Globale, portando artiste/i da Italia, Spagna, Grecia, Cipro, Filippine, Iran, Libano, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, oltre che Francia, Svizzera, Paesi Bassi.Un riconoscimento al valore per la città e per il panorama nazionale arriva da Massimiliano Smeriglio, Assessore alla Cultura di Roma Capitale: "Vent'anni sono un traguardo importante che confermano Short Theatre come un tassello fondamentale per la creazione contemporanea e le performing arts a Roma. Un evento culturale che quest'anno coinvolge oltre 35 tra compagnie teatrali, progetti artistici e figure che uniscono arte, pensiero critico e politica. Per celebrare la ventesima edizione il programma di quest'anno prevede oltre 70 appuntamenti e la partecipazione di artisti internazionali da diverse geografie del mondo per esplorare nuovi linguaggi e pratiche artistiche. Sarà un festival diffuso che animerà gli spazi del Mattatoio, del Teatro India, del Teatro Vittoria e di Palazzo dei Congressi. Uno dei grandi meriti di Short Theatre è la capacità di coinvolgere numerose comunità e affermare il suo impegno verso l'accessibilità e l'inclusione. Sarà un momento unico, dove la creatività si sposa con l’impegno sociale e conferma una riappropriazione degli spazi della nostra città come luoghi vivi di dialogo e innovazione culturale".
Un’edizione che vede per la prima volta a lavoro il nuovo gruppo curatoriale composto da Silvia Bottiroli, Silvia Calderoni, Ilenia Caleo, Michele Di Stefano, sperimentando una modalità plurale di immaginare la curatela artistica che muove verso un ripensamento della forma festival attraverso la generazione di formati e attitudini innovative. Oltre a confermare le linee strutturali già presenti – transdisciplinarietà, accessibilità, internazionalità, radicamento sul territorio – Short Theatre 2025 si pensa come spazio di creazione artistica, offrendo un contesto di ideazione e sperimentazione da cui possano germogliare formati e progetti pensati assieme ad artisti/e, compagnie, centri di ricerca e di produzione, spalancando lo spazio dell’invenzione, l’immaginazione radicale, l’impensato.
In un momento di crisi globale e grande fragilità delle arti performative contemporanee italiane, ST25 vuole rilanciare il potenziale trasformativo, affettivo e partecipativo insito nella sperimentazione contemporanea, mettendo in connessione realtà differenti di creazione per geografia, anagrafica, linguaggio, carriera artistica.
ST25 va alla ricerca di nuovi immaginari in un approccio cross-disciplinare che abbraccia per la prima volta la co-creazione con altri linguaggi, come il cinema, e inaugura formati che fanno della sperimentazione il proprio focus: camere drammaturgiche che schiudono i processi creativi da cui muove il lavoro per la scena, classi in cui la relazione tra teorie e corpi chiama direttamente in causa la pratica, spazi creativi attraversabili nella forma del “set cinematografico” dal vivo, residenze sperimentali aperte al pubblico.
Il nucleo del festival resta ancorato agli spazi del Mattatoio a Testaccio e in particolare al padiglione della Pelanda, che ospita Short Theatre dal 2010 grazie al contributo dell’Azienda Speciale Palaexpo – da anni tra i principali sostenitori del festival oltre che partner progettuale di ST – inaugurando una nuova traiettoria triennale che va alla ricerca di spazi eccezionali o inusuali della città come il Palazzo dei Congressi e il Teatro Vittoria. Torna il Teatro India, luogo in cui il festival è nato vent’anni fa e ancora oggi sua importante sede – dove, grazie alla collaborazione con il Teatro di Roma – Teatro Nazionale, quest’anno ospita parte del festival e un ciclo di residenze artistiche che intersecano la programmazione del festival.
Un’edizione speciale caratterizzata da nuove sinergie, come quella con la media company Urban Vision Group – leader nella comunicazione urbana e nella promozione del valore culturale – quest’anno Main Sponsor di Short Theatre e partner essenziale nel sostenere la realizzazione, oltre che lo storytelling, del festival. Guidata dalla visionarietà che contraddistingue il CEO Gianluca De Marchi, Urban Vision Group co-realizzerà degli interventi video legati alle performance in atto negli spazi del festival, proiettandoli quotidianamente sul proprio maxi-led screen posizionato nel cuore di Testaccio, sull’edificio dell’Ex Mattatoio. Un ‘macroscopio’ espressivo che trasformerà gli spazi urbani facendosi ponte tra gli spettacoli del festival e la città, per incontrare le persone e creare community inclusive e trasversali. O ancora, con Magliano, brand italiano tra i più creativi ed estrosi, che co-realizzerà una serie limitata di oggetti e capi d’abbigliamento. E ancora, quella con EUR SpA, che permetterà al festival di abitare, per la prima volta, le architetture ampie e imponenti del Palazzo dei Congressi all’Eur; o quella con la casa di produzione cinematografica Grøenlandia, che darà vita a PIOGGIA, una “magia” che inaugura un nuovo modo di guardare alla relazione tra cinema e pratiche artistiche dal vivo. Altre, preziose, che tornano, come quella con Romaeuropa Festival, che arricchisce il settembre romano con la co-realizzazione di uno degli spettacoli più attesi dell’edizione, la creazione di Anne Teresa de Keersmkaer e Rabih Mroué, ma anche quella con il Teatro dell’Opera di Roma, ospitando il laboratorio gratuito di Nadia Beugré negli spazi del Laboratorio dei Cerchi, oltre che partecipando alla realizzazione di PIOGGIA al Palazzo dei Congressi.
Dal dialogo tra l’artista visiva Noura Tafeche e Short Theatre nasce l’immagine guida del festival composta da una tavola gremita di presenze prelevate dalla rete e disegnate a mano. «Ogni immagine è una rimasticazione lenta di ciò che è già stato impulsivamente prodotto, postato, condiviso, archiviato. (…) un affollamento ricomposto che ripercorre l’esperienza comune dello scorrere, in solitario, un feed infinito.» afferma l’artista parlando di questo lavoro.
Dalla nuova traiettoria curatoriale emergono proposte di sperimentazione, che sottolineano la volontà di amplificare la dimensione creativa dello spazio-tempo del festival. Tra queste gli “Ambienti”, allestimenti a metà tra installazione site-specific e spazio di programmazione che saranno attraversabili nella forma del “set cinematografico” dal vivo. Leopardo, concepito come struttura generativa aperta, è un format affidato a personalità artistiche differenti, che consiste nella creazione di una zona, mobile ed estemporanea, tra i diversi spazi del festival. Tra questi/e: Laura Scarpini, Antonella Bertoni, Cristina Kristal Rizzo, Fabrizio Favale. La vocazione sperimentale del festival si interseca con l’impegno per la diffusione e l’accessibilità dei linguaggi artistici. Va in questa direzione A Land in A Land dell’artista e cineasta Liryc Dela Cruz, la residenza sperimentale che tramuterà gli Atelier della Pelanda in studio artistico temporaneo e visitabile dal pubblico, in cui l’artista porterà avanti il proprio lavoro di ricerca sul “landmaking”, sul desiderio queer e sulle architetture invisibili costruite da persone che vivono oltre i confini. Il formato ibrido di Camera promuove la sperimentazione drammaturgica, invitando artiste e autrici a condividere appunti e riflessioni sui progetti teatrali in via di creazione, in dialogo con le curatrici del festival, dramaturg, altri/e artisti/e, operatori e operatrici culturali e pubblico, permettendo uno scambio orizzontale che possa nutrire il processo creativo senza esporlo. Al centro di questi spazi saranno Carolina Bianchi, Industria Indipendente, Eva Geatti, autrice selezionata da Short Theatre per il progetto europeo Fabulamundi New Voices.
Il programma di ST25 spazia tra le generazioni e le geografie artistiche, componendo un panorama in cui spiccano le collaborazioni e l’incontro tra generi e linguaggi. È il caso di A little bit of the moon di Anne Teresa De Keersmaeker e Rabih Mroué, in prima nazionale l’8 e 9 settembre al Teatro India che fa della vulnerabilità e della giocosa intimità la propria cifra, in un dialogo tra due tra le figure artistiche più significative nella scena contemporanea internazionale. Rabih Mroué sarà in scena anche con due lavori della sua serie non-academic lecture, Make me stop smoking (11 settembre) e Before Falling seek the assistance of you cane (12 settembre), in cui il regista coinvolge il pubblico in una riflessione urgente, quella intorno allo statuto di verità delle immagini e al potere insito nella riappropriazione degli archivi. Poetico, emotivo, spirituale, intenso è U. (Un canto), nuova produzione di Alessandro Sciarroni, nata su un invito della Fondation Cartier di Parigi, in scena il 9 e 10 settembre al Teatro Vittoria: una performance musicale per sette voci che assembla brani riarrangiati della tradizione coristica italiana, stabilendo nuove connessioni tra tradizione e immaginario presente. La dimensione rituale e spirituale attraversa i lavori di diversi/e artisti/e appartenenti a generazioni differenti. È il caso di Le repos di Clara Delorme, coreografa fellow nel 2024-2025 all’Istituto Svizzero, che sostiene la presentazione di questo lavoro in prima nazionale a ST2: una “triste commedia” per quattro danzatrici che, attraverso la predominanza di due colori – il blu e l’arancione – invitano a rendere collettivo il dolore e il lamento per il lutto (10 e 11 settembre). L’elaborazione della sofferenza passa dalla materialità, dal contatto con la terra e con le proprie radici in Whatever I am / let it be seen di Giorgia Ohanesian Nardin, un’elegia che sceglie la danza e la scrittura lirica come pratiche capaci di ancorare il sapere alla percezione del corpo (5 e 6 settembre). Lirismo e contemplazione emergono anche in Epique! di Nadia Beugré in prima nazionale con questa creazione in cui, accompagnata da una musicista e una griot, esplora la mitologia del villaggio natale di sua nonna materna, in Costa d’Avorio. Si muove intorno al concetto di memoria ancestrale e pre-individuale la nuova creazione di Dewey Dell, il cui processo creativo parte dall’osservazione dell’ex-voto come oggetto che incastona paure collettive e saperi istintuali, a ST25 il 6 e 7 settembre. Provoca inquietudine, allucinazione, visceralità e sensualità Darkness Pic Nic del collettivo DOM-, performance in cui il pubblico è invitato a banchettare insieme nello spazio urbano, in un omaggio-riscrittura di Picnic ad Hanging Rock, film cult di Peter Weir del 1975 (13 e 14 settembre). È la poesia, in particolare quella sentimentale e punk di Derek Jarman, punto di partenza per Άνοιξη / Άnixi, della regista e attrice greca Alexia Sarantopoulou che debutta a ST25 il 13 e 14 settembre, lavoro sinestetico in cui il corpo delle performer in scena dialoga con oggetti, ombre, versi del passato, delineando confini imprevisti, malinconici, eppure vibranti. Corpi che giocano con la luce, azioni che si nascono del buio, così come sono costretti a celarsi nella parola i movimenti della danza di Ali Asghar Dashti&Nasim Ahmadpour – figure artistiche tra le più attive e prolifiche nel teatro iraniano e internazionale. Il 9 e 10 settembre ST25, in sinergia con il Festival d’Automne presenta We Came to Dance, lavoro che si colloca sul filo della censura, rendendo percepibile agli “occhi” europei il divieto della danza che vige in Iran. Il teatro come luogo di incontro, commiato, accoglimento, contrattazione, e come regno, quindi, del potere e della dominazione è esplorato a partire da alcuni gesti e movimenti esemplari – come, ad esempio, l’inchino – da Vincent Giampino nel dittico Schaustellen, che debutta il 13 e 14 settembre. Il corpo e i suoi codici sono al centro anche di With All My Strenght, inchiesta performativa interdisciplinare della giovane Martina Rota che interroga le ossessioni legate al fisico, attraverso la pratica del “posing” del bodybuilding (13 settembre). La soggettività maschile è al centro di Analphabet di Alberto Cortès, regista e performer rivelazione nella stagione teatrale europea di quest’anno, che affronta un tema importante e doloroso, quello dell’abuso e della violenza all’interno delle relazioni amorose, in prima nazionale il 6 e 7 settembre. E ancora il corpo, la sua presenza e la potenzialità espressiva sono il cuore della ricerca artistica di due delle artiste più riconosciute nel panorama nazionale e internazionale, come il Premio Ubu Silvia Rampelli / Habillé d’eau, con la sua nuova produzione L’avvenire, che parte dal corpo per interrogare i fenomeni dell’apparire e del percepire come questione filosofica e linguistica (il 10 e 11 settembre); o Elena Antoniou, artista e performer cipriota, che il 13 settembre e 14 settembre presenta a ST25 Landscape, provocando lo sguardo del pubblico e lo spazio scenico attraverso il proprio corpo-paesaggio.
Nel nome delle alleanze e delle complicità con chi anima la vita musicale della città, ogni giornata del festival sarà animata dalle atmosfere sonore di dj e musicisti/e della scena romana, nel formato quotidiano dedicato agli ascolti Salon. Tra musica e arte visiva si colloca They Shoot Horses, celebre video-installazione dell’artista visivo britannico Phil Collins, realizzata nel 2004 e riproposta a Short Theatre grazie alla co-curatela di NERO Editions che ritrae giovani palestinesi ballare a ritmo di grandi successi pop, come un atto di resistenza di fronte alle atrocità quotidiane che il popolo palestinese subisce da decenni, nella forma di una fragile ma inestinguibile prefigurazione della liberazione che verrà. Novità di quest’anno è la collaborazione con No Name Radio, digital radio in onda su RaiPlay Sound dedicata alla scena musicale emergente, che porterà negli spazi della Pelanda il live di Ethan il 10 settembre, oltre a realizzare un docu-podcast su Short Theatre. L’ultima serata si accenderà grazie alla potenza di due live: quello della vulcanica ed eclettica Rebecca Solari, giovane artista, performer e cantante a ST25 grazie al sostegno dell’Istituto Svizzero, e quello di Fulu Miziki, ensemble musicale afrofuturista composta da sei musicisti della Repubblica Democratica del Congo, che realizza strumenti, costumi per spettacoli e maschere con materiali di scarto, dando vita a un’esibizione senza precedenti.
Focus ST25@EUR – Performing the City, Transforming the Space
Il 13 e 14 settembre, grazie al contributo di EUR SpA, Short Theatre si muoverà dagli storici spazi del Mattatoio in direzione del quartiere Eur per approdare del Palazzo dei Congressi.
Con un’azione artistica coraggiosa, inedita e travolgente, il festival contribuirà a ripensare le architetture dell’iconico edificio razionalista nelle forme espressive, evocative ed immaginifiche, delle arti performative.
Lo spazio del Palazzo dei Congressi permette a Short Theatre di aprire nuove possibilità di articolazione espressiva. La presenza di grandi spazi vuoti e contigui e gli elementi architettonici dell’edificio rendono possibile la sperimentazione di formati differenti. Muoversi all’interno di spazi così diversi da quelli canonicamente destinati allo spettacolo dal vivo apre inoltre a una maggiore commistione tra linguaggi, dalla musica alle arti visive, dalla danza e la performance al public program e al clubbing.
Attraverseranno Short Theatre @Palazzo dei Congressi: Alessandro Sciarroni, Alexia Sarantopoulou, Antonella Bertoni, Bunny Dakota, DOM-, Cristina Kristal Rizzo, Daria Deflorian, Elena Antoniou, Fabrizio Favale, Federica Giardini, Fulu Miziki, Hugo Sanchez, Jari Boldrini, Laura Scarpini, Martina Rota, Rebecca Solari, Roberto Esposito, PIOGGIA / Grøenlandia, Tania Garriba, Valeria Golino, Vincent Giampino.
Collaborazioni e pedagogie
Short Theatre 2025 rafforza la propria vocazione formativa accogliendo formati sperimentali, transdisciplinari e accessibili, che mettono in relazione pratiche artistiche e pensiero critico. Ne è un esempio centrale il progetto CLASSE, un “Istituto Nomade di Pensiero” realizzato da AREA06: un ambiente mobile che attraversa ed eccede Short Theatre 2025 e coinvolge artiste/i, studiose/i, attiviste/i in una serie di lecture, seminari, pratiche condivise e incontri pubblici. CLASSE 2025 vedrà la partecipazione, tra gli/le altri/e, di Noura Tafeche, Antonella Anedda, Davide Tidoni, Bojana Kunst, Marta Malo, Liryc Dela Cruz, Federica Giardini. CLASSE a Short Theatre 2025 vedrà attivarsi diverse collaborazioni, tra cui quelle con l’Accademia di Belle Arti di Roma, l’Università di Roma Tre e il MUCIV-Museo delle Civiltà, che accoglieranno alcune delle sessioni di lavoro del progetto, e con il Modulo Arti del Master in Studi e Politiche di Genere di Roma Tre, curato da Ilenia Caleo e Maddalena Fragnito, che condividerà alcuni degli appuntamenti di CLASSE e accompagnerà le studenti ad attraversare gli spazi e la programmazione di ST25. Nel desiderio di aprire nuovi spazi di attraversamento del festival da parte di bambine/i, ST25, in collaborazione con Fatatrac edizioni e il Laboratorio d'Arte di Palazzo dell’Esposizioni propongono due incontri laboratoriali per l’infanzia, sperimentando un progetto pilota che si estenderà lungo il corso di tutto il triennio.
Il sostegno alla creatività e alla sperimentazione è al centro delle collaborazioni con le altre realtà culturali disseminate nel territorio cittadino e regionale, come ad esempio quella con ATCL / Spazio Rossellini, che a fine estate ospiterà la residenza artistica di Alexia Sarantopoulou, e quella con ORBITA | Spellbound Centro Nazionale di Produzione della Danza, che ospita al Teatro Biblioteca Quarticciolo le ultime fasi di lavoro e delle prime aperture al pubblico di Gherminella di Miranda Secondari de L’avvenire di Silvia Rampelli / Habillé d’eau. O ancora, con il Teatro di Roma – Teatro Nazionale, grazie alla quale il Teatro India ospita non soltanto parte della programmazione di ST25 ma anche alcune prove e fasi di lavoro di artisti/e presenti in calendario – quali Martina Rota, Eva Geatti con il progetto europeo Fabulamundi New Voices – e non, come Giulia Scotti.
In un’ottica intersezionale dell'accessibilità e dell'inclusione, ST25 prevede dispositivi dedicati all’accessibilità fisica e sensoriale (interpretariato LIS, sottotitolazione, audiodescrizione), alla rimozione delle barriere economiche (biglietto sospeso, partecipazione gratuita a laboratori e formazioni) e alla diversificazione dei linguaggi e delle modalità di fruizione. Un’attenzione specifica è rivolta alla presenza di soggettività queer, migranti, non-bianche, e a tutte le forme di marginalità spesso escluse dai processi di produzione e partecipazione artistica.