Illuminati o illusionisti? Dal mago segreto al guru social: viaggio tra sacro, scena e simulacro

 


"Chi non ha mai provato l’impossibile non ha mai vissuto davvero."  Alejandro Jodorowsky

Nel nostro tempo ipertecnologico e iperconnesso, dove ogni domanda ha una risposta su Google e ogni crisi viene anestetizzata con uno swipe, potremmo pensare che il mistero sia morto. E invece no. Il mistero pulsa, sopravvive, si traveste.

Mai come oggi siamo affamati di spiritualità, senso, visioni. Cerchiamo “risveglio” nei reel da 60 secondi, facciamo meditazione con app gamificate, leggiamo tarocchi in diretta su Twitch. Vogliamo miracoli senza sangue, illuminazioni senza scomodità, profondità senza silenzio.

Ed ecco che tornano i “maghi”. Ma non quelli con il mantello e la bacchetta. Piuttosto quelli con la webcam e il microfono a condensatore. Alcuni li venerano, altri li accusano di essere ciarlatani. Ma tutti - in un modo o nell’altro - li cercano.

Il sacro si è digitalizzato. Ma è ancora sacro?

Gustavo Adolfo Rol (foto Wikipedia) è stato una delle figure più enigmatiche e controverse del Novecento italiano. Pittore, poliglotta, musicista, esoterista, raccontava di poter leggere nei pensieri, manifestare numeri segreti, materializzare oggetti. Nessuno l’ha mai smascherato con certezza. Nessuno l’ha capito del tutto.

Eppure, la sua grandezza non stava solo nei fenomeni, ma nel modo in cui li viveva. Rol non cercava pubblico, non vendeva nullanon chiedeva fiducia. Non scriveva manuali, non fondava scuole. Era il mistero che si sottraeil sacro che non si concedel’enigma che si protegge.

"Non sono io che faccio queste cose. Io non sono nulla."

E in quel nulla, forse, si nasconde tutto ciò che abbiamo perduto oggi.

All’estremo opposto c’è Alejandro Jodorowsky: artista totale, visionario, regista, mago, terapeuta simbolico, inventore della psicomagia. Dove Rol era silenzio, lui è verbo esploso. Dove Rol si ritirava, lui invade.

La sua psicomagia è azione poetica per l’inconscioAtti simbolici che parlano al corpo e all’anima: scrivere il proprio nome col sangue finto, seppellire una foto sotto un albero, tagliare una ciocca e offrirla a un fiume. Non stregoneria. Ma liturgia del profondo.

Jodorowsky non consola. Frantuma. Smonta. Libera.

E poi i tarocchi. Per lui non sono strumenti per predire il futuro. Sono specchi del presentearchitetture dell’animamappe simboliche dell’evoluzione interioreOgni carta è un archetipo. Ogni simbolo è una porta.

In questa tradizione di specchi simbolici, non possiamo dimenticare gli Specchi Esseni, antichi strumenti di introspezione e meditazione usati da una setta di mistici del primo secolo. Questi specchi erano destinati a riflettere non solo l’immagine esteriore, ma a far emergere la verità nascosta dentro di noi, una verità che spesso rimane offuscata dal rumore del mondo. Gli Specchi Esseni ci invitano a guardarci davvero, senza filtri, senza illusioni, affrontando il nostro riflesso con coraggio e apertura.

Accanto a queste tradizioni emerge la profondità del pensiero taoista, con il suo insegnamento di armonia e naturalezza. Il Tao non si impone, non si manifesta con la forza o il clamore, ma scorre come acqua, morbido e potente. Il Tao è il mistero che tutto permea, il flusso invisibile che guida il divenire, l’ordine nascosto nel caos apparente.

Seguire il Tao significa abbracciare il principio del wu wei, l’azione senza sforzo, la capacità di essere senza agire, di lasciar andare il controllo per accordarsi con il ritmo della vita. È un invito a riconoscere che il vero potere risiede nella semplicità, nel silenzio, nel non fare. Così, il sacro taoista non è una conquista da raggiungere, ma un ritorno a casa, una presenza che si manifesta quando smettiamo di inseguire illusioni.

Il Comportamento del Mago: Empedocle, Eraclito e Pitagora

Nel cercare il “mago” autentico, è utile guardare ai grandi filosofi dell’antichità, che incarnavano in modi diversi il ruolo del mago, inteso come colui che sa leggere i segni invisibili e muoversi tra mondi.

Empedocle, figura di scienza e mito, mago della natura, credeva che l’universo fosse costituito dai quattro elementi — terra, aria, fuoco e acqua — uniti e separati dall’amore e dall’odio. Il mago, secondo Empedocle, non è solo uno che fa miracoli, ma colui che conosce le forze fondamentali della natura e le governa con saggezza. Il suo comportamento è quello di chi cerca l’armonia tra opposti, di chi pratica la purificazione per liberare l’anima dalle passioni terrene, avvicinandosi così al divino.

Eraclito ci insegna che tutto scorre, che il fuoco eterno è il principio che trasforma ogni cosa. Il mago eracliteo è l’osservatore del divenire, il custode del fuoco interiore che arde nella trasformazione costante. Egli non si aggrappa a nulla, abbraccia il conflitto e il cambiamento come parte essenziale della realtà. Il suo comportamento è quello dell’alchimista spirituale, che sa che “non si può entrare due volte nello stesso fiume” e che il vero potere sta nel fluire con il cambiamento senza perdere se stessi.

Pitagora, infine, incarna il mago matematico e mistico, che vede nell’armonia dei numeri la chiave dell’universo. Per lui, il mago è colui che conosce l’ordine nascosto nelle proporzioni e nelle leggi invisibili, che interpreta i segni celesti e terrestri attraverso la musica delle sfere. Il comportamento pitagorico è quello di chi vive in comunità, cerca la purificazione del corpo e dello spirito, e si dedica allo studio e alla contemplazione, mantenendo un legame sacro con il cosmo.

Le 7 Colonne del Cielo

Un’immagine potente e simbolica che affonda le radici in molte tradizioni esoteriche e religiose è quella delle 7 Colonne del Cielo: sette archetipi o principi cosmici che sorreggono l’universo e insieme costituiscono la struttura spirituale dell’esistenza. Ognuna di queste colonne rappresenta una qualità o un potere da coltivare nel percorso del mago:

  1. La Colonna della Forza — la volontà incrollabile che sostiene ogni azione.
  2. La Colonna della Saggezza — la conoscenza profonda e la capacità di discernimento.
  3. La Colonna della Bellezza — l’armonia interiore che si riflette nel mondo esterno.
  4. La Colonna della Verità — la sincerità e la trasparenza verso se stessi e gli altri.
  5. La Colonna della Compassione — l’amore che abbraccia tutte le creature.
  6. La Colonna del Silenzio — lo spazio sacro dove nasce l’intuizione e si ascolta il divino.
  7. La Colonna del Fuoco Sacro — l’energia spirituale che trasforma e purifica.

Il mago autentico sa che queste colonne non sono entità separate, ma aspetti interconnessi di un’unica realtà da integrare in sé. Il suo compito è mantenerle erette, in equilibrio, affinché il cielo non cada sulla terra.

L’Archetipo del Mago secondo Jung

Carl Gustav Jung identificò l’archetipo del mago come una figura universale presente nell’inconscio collettivo, simbolo del potere della trasformazione e della conoscenza nascosta. Il mago junghiano è il mediatore tra il conscio e l’inconscio, colui che sa operare i cambiamenti interiori necessari per il risveglio e la crescita personale.

Questo archetipo incarna la saggezza antica e il mistero, la capacità di vedere oltre l’apparenza e di manipolare le energie sottili che regolano la psiche. Il mago non è solo un uomo di potere esterno, ma un maestro del mondo interiore, un alchimista dell’anima.

Nel percorso individuale, il risveglio dell’archetipo del mago significa imparare a trasformare le proprie paure in coraggio, le proprie ombre in luce, e a diventare artefici consapevoli del proprio destino.

Oggi, mentre la spiritualità si declina in mille forme digitali, l’archetipo del mago ci ricorda che il vero potere non sta nella apparenza o nell’illusione, ma nella capacità di trasformare se stessi con coraggio, autenticità e umiltà.

E oggi? Oggi i “maestri” hanno un’altra forma. Daniel LumeraSadhguruDeepak ChopraEckhart Tolle. I nuovi profeti indossano sneakers. Parlano di coscienza, di energia, di perdono, ma lo fanno con lo storytelling da TED Talk, con regia da spot motivazionale.

Alcuni sono colti. Altri carismatici. Qualcuno commerciale. Qualcuno profondo. Ma tutti perfettamente adattati al mercato.

La spiritualità diventa benessere funzionaleCoaching dell’animaCrescita personale venduta in abbonamento.

Il sacro viene incapsulato in formule di marketing, in video virali, in slogan facili da digerire.

Il mistero diventa spettacolo, la ricerca interiore si trasforma in consumo rapido, in un feed che scorre senza lasciare traccia. Ma allora, cosa resta del sacro in tutto questo? Cosa resta del vero contatto con ciò che sfugge alla razionalità e alla tecnologia?

Forse il problema non è la digitalizzazione della spiritualità, ma il modo in cui la affrontiamo: cercando scorciatoie, evitando la fatica del silenzio e dell’introspezione, desiderando risultati immediati senza passare dal dolore o dall’incertezza.

Forse, come diceva Rol, il vero sacro è quel nulla che non si concede, che non si spiega, che non si mostra per intero.

O forse è qualcosa che deve ancora nascere, un nuovo modo di coniugare antiche saggezze con il ritmo frenetico della nostra epoca, senza perdere autenticità.

In fondo, tra illuminati e illusionisti, tra maestri e performer, resta sempre aperta la domanda: chi siamo noi, nel nostro desiderio di mistero?
Chi siamo, nel nostro bisogno di credere che l’impossibile sia possibile?

Forse, più che cercare risposte pronte, dovremmo imparare a vivere con le domande — e a riconoscere che il vero viaggio è dentro di noi, non dietro uno schermo o una promessa facile.

Forse il mistero non si nasconde nei trucchi, nelle apparenze o nei numeri di un gioco. Forse il mistero è vivere pienamente l’ignoto, abbracciare il vuoto senza paura, e accogliere il silenzio come un luogo sacro.

Nel rumore del mondo digitale, il sacro forse non è perduto, ma solo travestito. Sta a noi riconoscerlo — non come semplice intrattenimento o prodotto da consumare — ma come esperienza, come apertura verso qualcosa di più grande, più profondo, più vero.

E allora, forse, l’illuminazione non è una meta da raggiungere, ma un cammino da vivere, giorno dopo giorno, dentro e fuori di noi. Con tutta la sua bellezza, la sua confusione e il suo mistero.

Carlo Di Stanislao

Il Mago
di Italo Nostromo

Si veste di nulla, il mago,
né mantello né corona,
ma porta con sé il vuoto
che fa tremare il mondo.

Non vende illusioni,
non incanta folle,
ma apre finestre invisibili,
specchi dell’anima profonda.

Tra luce e ombra danza,
tra verità e menzogna,
ma sempre resta oltre,
dove il tempo si ferma,

e l’impossibile si fa gesto,
e il gesto diventa vita,
e la vita un mistero
che solo il cuore può accogliere.

Fattitaliani

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