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Domenico Miserocchì, Don Chisciotte |
Sede: Palazzo Rasponi dalle Teste, Piazza J.F. Kennedy 12, Ravenna
Enti promotori: promossa dall’Amministrazione comunale di Ravenna e MAR - Museo d’Arte della città di Ravenna, in collaborazione con La Cassa di Ravenna, la Fondazione della Cassa di Risparmio di Ravenna, Ravenna Teatro, Ravenna Festival
Periodo: 19 giugno - 20 luglio 2025
Inaugurazione: 19 giugno ore 18.30
Ingresso: libero
Da alcuni anni, Palazzo Rasponi dalle Teste, preziosa struttura di pertinenza comunale del centro storico di Ravenna, ospita un ciclo esposizioni indirizzate in particolare alla riscoperta di artisti che hanno vantato notorietà non solo in ambito locale, ma sui quali è da tempo calato, purtroppo, l’oblio. In questo caso l’idea, è di omaggiare alcune figure particolarmente rappresentative della pittura ravennate, e in parte romagnola, espressa tra fine dell’800 e la prima parte del ‘900, come: Domenico Miserocchi, Arturo Moradei, Vittorio e Alessandro Guaccimanni, Angelo Torchi, Enrico Piazza ed altri ancora.
La mostra presenta oltre 60 opere, diverse delle quali mai esposte in precedenza e relative ad un periodo particolarmente felice per valore degli artisti e qualità pittorica, a partire dal grande dipinto Don Chisciotte di Domenico Miserocchi, potente immagine di relazione con l’atto finale della Trilogia “Don Chisciotte ad ardere” realizzata da Albe-Ravenna Teatro per Ravenna Festival e che apre anche idealmente a questo percorso.
Un’opera, il Don Chisciotte esposto in mostra e custodito in una collezione privata dopo essere stato intercettato sul mercato antiquario, che rappresenta un unicum nel percorso pittorico dell’autore, solitamente confinato al ritratto e alla pittura del paesaggio ravennate. In questo lavoro, infatti, non datato ma collocabile all’inizio del Novecento nel pieno della sua maturità e prima del decadimento psichico, mette in campo una inattesa conoscenza dell’opera letteraria di Cervantes e “filtra” l’interesse sia per il ritratto sia per il paesaggio che, proprio grazie alla lezione di Fattori, diventerà poi prioritario. Una pittura, quella di Miserocchi, che dopo le tavolette (di piccolo formato come la macchia quasi imponeva) cambia la sua cifra stilistica, sembra quasi anticipare sentori divisionisti e si fa filamentosa, allungata, sia nei dorsi dei cavalli che nelle sue pinete - placide o ventose che fossero, riprese dal vero ma completate anche in studio servendosi di immagini fotografiche – sia nelle opere di figura.
Nelle pinete – larghe, piallasse, sentieri in mezzo ai pini - non c’è la forza del sogno delle opere di Alessandro Guaccimanni e non c’è neppure la forza del segno, soprattutto grafico, del fratello Vittorio. Ma c’è la modernità e anche la fatica dell’uomo al lavoro, quando c’è, tutto sommato è rassegnata; un “realismo” alla Miserocchi - condotto senza la “denuncia sociale” che iniziava a farsi largo in altra e più settentrionale pittura - che emerge nella magistrale, e spatolata, Palizzata conservata nella collezione de La Cassa di Ravenna. Molte altre, oltre che gelosamente custodite nelle case dei ravennati, sono rimaste a Firenze, da un mercate che, a inizio secolo, ne fece incetta; alcune però migrarono, forse con romagnoli al seguito, negli Stati Uniti.
Integra il percorso un ristretto ma significativo nucleo di grafica, acqueforti e litografie, che offrono alcuni spunti del lavoro di Vittorio Guaccimanni, Giovanni Minguzzi e Gaspare Gambi.
La mostra è promossa da: Amministrazione comunale di Ravenna e MAR - Museo d’Arte della città di Ravenna, in collaborazione con La Cassa di Ravenna, la Fondazione della Cassa di Risparmio di Ravenna, Ravenna Teatro, Ravenna Festival ed è curata da Paolo Trioschi e Giorgio Costa.
Intorno alla mostra: giovedì 26 giugno alle ore 18 a Palazzo Rasponi dalle Teste un incontro con il prof. Claudio Widamann per parlare di " Il Don Chisciotte di Cervantes e il pittore Miserocchi". Ingresso libero