In questo tempo di incessante produzione di immagini digitali, anche incontrollate, le opere di Matteo Mauro costruiscono una traiettoria originale che attraversa tecnologia, materia e gesto umano. La sua ricerca, iniziata nel 2016 con l’uso di processi generativi e strumenti computazionali, è da sempre fortemente influenzata dalla tecnologia, un interesse nato dalla fascinazione dell’artista nei confronti dei sistemi, sia artificiali sia spontanei. Fin dagli esordi nel 2016, Matteo Mauro ha indagato i limiti e le potenzialità degli strumenti digitali, considerandoli non solo come mezzi espressivi, ma come veri e propri strumenti che possono arrivare ad estendere la mano dell’artista, diventando coautori del processo creativo che diviene allo stesso tempo caotico e controllato, formando “un linguaggio che permette di esplorare nuovi alfabeti visivi, dal pixel al pigmento, dall’algoritmo al gesto”. Questa riflessione si intreccia con le sue opere legate alle prime fasi della tokenizzazione artistica su blockchain, in particolare con gli NFT che hanno portato insieme a una messa in discussione e a una riflessione profonda sui concetti cardine dell’arte come l’autenticità, la riproducibilità, il valore e la proprietà dell’opera d’arte, elementi che sono stati ri-indagati a livello artistico, filosofico, estetico, commerciale ed espositivo. Il digitale non rappresenta però per Mauro l’unico campo in cui indagare e fare ricerca. L’artista di origine siciliana ha infatti sempre scelto di confrontarsi anche con i mezzi più tradizionali della storia dell’arte: l’uso di tela, olio e bronzo che non sono visti come un passatista ritorno a qualcosa ma come un ampliamento, un’espansione della propria ricerca. “Non ho abbandonato la tradizione, né il mondo virtuale. Piuttosto ho sempre cercato di favorire e indagare il dialogo tra i due aspetti. Anche le mie opere digitali fanno riferimento all’incisione barocca o all’ornamentazione rococò. Serie come Bronze on Canvas non sono un atto nostalgico ma una prosecuzione, rappresentano l’integrazione del pensiero digitale in materiali tattili e senza tempo”. E proprio Bronze on Canvas è una sintesi audace e originale tra pittura e scultura. In queste opere, il bronzo colato sulla tela non è mero materiale, ma diventa linguaggio, forma autonoma e gesto radicale: “Il bronzo si comporta come un colpo di pennello. Si solidifica dove la mano lo lascia cadere. È pittura che ha peso, volume, resistenza”. In queste opere la classicità materica incontra la logica del segno contemporaneo, dando vita a una terza via che è al contempo concettuale e sensoriale. Il tema del segno attraversa gran parte della produzione di Mauro, in particolare nella serie più giovanili come Micromegalic Insciptions e nelle più recenti Raw Inscriptions, Inscriptions on Canvas. Al di là delle differenze estetiche e quasi ontologiche che caratterizzano ciascuno di questi tre percorsi di ricerca, nelle inscriptions, il segno si fa arcaico, essenziale, originario: è la traccia di un passaggio, l’affermazione della consapevolezza del sé. È memoria preverbale, un gesto che precede il linguaggio e gli sopravvive, perché, come dice l’artista, “la linea è origine ed eco. È il bisogno primitivo di lasciare un’impronta. Le mie iscrizioni non sono decorazioni, ma registrazioni grezze, necessarie che appartengono tanto al passato quanto al presente digitale, rappresentando una linea che inizia in una caverna e finisce nel codice”. Nel suo impegno con la tecnologia, Mauro riflette anche sul ruolo dell’intelligenza artificiale nell’arte, interrogandosi su cosa significhi creare e cosa costituisca un’opera d’arte in un mondo dove anche le macchine sono in grado di creare contenuti: “La risposta sta nel comprendere la differenza tra contenuto visivo e opera d’arte”. L'IA, per Mauro, non è un nemico né un oracolo, ma un nuovo specchio che obbliga a ripensare l'autorialità e la creatività. Dopo aver trascorso tanti anni a Londra, città fertile per la sperimentazione digitale e la ricerca accademica in cui l’artista si è formato e ha lavorato, Mauro ha scelto di tornare in Italia e stabilirsi a Milano, attratto dalla capacità del capoluogo lombardo di coniugare avanguardia e profondità storica: “Milano è il luogo in cui posso far dialogare il pensiero digitale con le radici dell’arte. Qui si trovano artigianato, concettualismo e memoria.” Oggi, a livello artistico, Mauro è impegnato in nuovi progetti, tra cui l’evoluzione delle serie Raw Inscriptions e Inscriptions on Canvas, la realizzazione di sculture tratte dal ciclo Atoms, che rilegge la forma atomica non come minaccia ma come origine. Dal punto di vista espositivo invece, si preannuncia un periodo piuttosto impegnativo tra collaborazioni internazionali con gallerie e istituzioni di tutto il mondo, sulle quali però, mantiene ancora il massimo riserbo. Nel futuro prossimo, Mauro dice di voler esplorare il silenzio inteso “non solo come assenza di suono, ma come forma: velata, nascosta, frammentata. Voglio esplorare come lo spazio negativo possa essere scolpito emotivamente, e come i segni possano essere vuoti tanto quanto tracciati”. Non solo silenzio ma anche una riflessione sull’entropia, sulla decadenza e sulla disintegrazione, su come il tempo inscriva la propria linea. “E, naturalmente, continuo a coltivare il dialogo tra i gesti antichi e gli strumenti contemporanei”. Con un linguaggio che unisce gesto arcaico e codice digitale, Matteo Mauro continua a interrogare la natura stessa dell’arte nel nostro tempo. Il suo lavoro è, più che una sintesi, una frizione costante tra mondi. E proprio in questa tensione nasce un’arte radicale, necessaria, profondamente contemporanea. |