Industria al collasso, selfie al potere



"Il mondo è un posto pericoloso non a causa di quelli che fanno del male, ma per quelli che guardano senza fare nulla.” - Albert Einstein

L'Italia, un paese che un tempo vantava una solida base industriale, sembra ora destinata a restare intrappolata in una spirale di declino, eppure il governo appare sempre più concentrato su altre cose: la comunicazione. Mentre i settori produttivi vanno in crisi, l'unica cosa che si vede dai palazzi del potere è un’apparente fiducia che, sebbene pubblicamente sbandierata, non ha alcuna corrispondenza con la realtà. È un paese che corre verso il baratro economico, ma lo fa con il volto in primo piano sui social, come se bastassero i post rassicuranti a risolvere la situazione.

Ilva, l'acciaieria che scotta e il governo che gioca con le parole

Il 7 maggio, l'ennesimo incidente all'Ilva di Taranto ha riaperto la discussione su un impianto che è simbolo di una crisi infinita. Un operaio gravemente ustionato si è aggiunto alla lunga lista di vittime di una situazione che sembra non trovare via d'uscita. L'Ilva è diventata l’emblema di una gestione inefficace e insostenibile, un’industria che affonda in un mix di politiche pubbliche incomprensibili e investimenti sempre più incerti. La chiusura dell’impianto avrebbe conseguenze devastanti per l’economia del Sud, ma anche il rilancio sembra essere ormai un sogno lontano. Il governo, invece di intervenire concretamente, si limita a comunicare una speranza che non ha mai fondamento nei fatti.

Ogni incidente sembra servire solo a rinviare una decisione che, seppur difficile, deve essere presa. Ma la verità è che, mentre il governo twitta "tutto sotto controllo", il sistema industriale italiano è sempre più fragile e privo di soluzioni reali.

ITA Airways: il sogno di rinascita che affonda nei numeri rossi

Un altro simbolo della crisi è ITA Airways. La compagnia, nata dalle ceneri di Alitalia, avrebbe dovuto essere il punto di partenza per una nuova era dell’aviazione nazionale. Invece, a più di due anni dalla sua nascita, la compagnia non ha fatto altro che accumulare perdite e incertezze. Nonostante i proclami di risanamento, la realtà è che ITA è un progetto che non ha mai davvero decollato. Le voci di disinteresse da parte di Lufthansa e la difficoltà di attrarre investimenti esteri sono segnali inequivocabili di come l'industria aerea italiana sia ormai in difficoltà. L’Italia sembra essere destinata a restare senza una vera compagnia di bandiera, incapace di tornare a essere competitiva sul mercato globale.

Eppure, mentre ITA annaspa, i politici italiani continuano a lanciarsi in dichiarazioni che sembrano più un’illusione che una vera strategia. La crisi di ITA è solo il sintomo di un malessere che sta colpendo l’intero settore industriale del Paese.

Stellantis: la fuga dall’Italia e l'automobile che non c'è più

Il settore automobilistico è un altro capitolo tragico. Stellantis, gigante che avrebbe dovuto rilanciare l’auto italiana, sta dimostrando che anche i colossi internazionali faticano a mantenere gli impegni presi. La fusione FCA-PSA ha creato una realtà che, invece di portare innovazione e occupazione, sta semplicemente delocalizzando risorse e abbassando la produzione in Italia. I licenziamenti e le riorganizzazioni non sono bastati a mantenere vivo il sogno di un’auto tutta italiana.

Eppure, mentre i politici si preoccupano di dichiarare il loro amore per il "Made in Italy", Stellantis, come altre aziende globali, guarda altrove. Il futuro dell’auto in Italia sembra segnato, e la produzione in Italia si riduce a un misero ricordo di un tempo che fu. La realtà è che, mentre Stellantis abbandona l’Italia, il Paese fatica a immaginare una nuova visione per l'industria automobilistica.

Poste Italiane: l’incredibile crescita dei numeri e l'incredibile gestione della realtà

Se l'Ilva è il simbolo della crisi, Poste Italiane rappresenta l'unica eccezione in un panorama desolante. Con utili che continuano a crescere e una struttura che si sta diversificando con successo nel settore bancario e assicurativo, Poste è probabilmente una delle poche realtà che sta affrontando la crisi con una strategia solida. Ma c’è una domanda che sorge spontanea: se Poste riesce a crescere, perché il resto dell’industria italiana non riesce a fare lo stesso? La risposta è semplice: Poste è l’eccezione, non la regola.

Tuttavia, nonostante i numeri positivi, il Paese non può vivere di soli "buoni risultati" di una singola azienda. La crescita di Poste Italiane, seppur ammirevole, non può essere la risposta alla stagnazione di un intero sistema industriale.

ANAS: infrastrutture abbandonate e manutenzione in attesa

Un altro esempio di inefficienza riguarda ANAS, l’azienda che gestisce le infrastrutture stradali. Mentre le autostrade italiane si sgretolano e la manutenzione è costantemente in ritardo, il governo sembra incapace di dare risposte concrete. Le infrastrutture stradali sono essenziali per la competitività del Paese, eppure ANAS non riesce a garantire nemmeno una gestione minima che possa evitare disastri come quello che ha coinvolto recentemente il Ponte Morandi. E la soluzione? Nuove promesse, nuove scadenze che non vengono mai rispettate. ANAS rappresenta l’immagine della gestione pubblica inefficiente, e il governo, anziché intervenire, sembra rimanere nell’immobilismo.

Orsini, i dazi e l’economia che va a picco: un governo che non reagisce

La crisi economica italiana è anche il frutto di politiche internazionali mal gestite. Il professor Alessandro Orsini, intervenendo al convegno di Confindustria, ha dichiarato che i dazi imposti dagli Stati Uniti — che la Meloni avrebbe dovuto cercare di mitigare grazie alla sua "amicizia" con Trump — costano all’Italia ben 100 miliardi di euro ogni anno. Eppure, il governo non sembra fare nulla per correggere la rotta. Come se fosse più importante mantenere una buona immagine all’estero piuttosto che intervenire concretamente per migliorare la competitività del Paese.

Il rischio è che, mentre il governo si perde in selfie e tweet rassicuranti, l’economia italiana continui a precipitare in una crisi senza fine. I settori chiave come l'acciaio, l’aeronautica e l’automobile sono ormai in caduta libera, e l’unica risposta che il governo ha saputo dare finora è un finto ottimismo che non corrisponde a nessuna azione concreta.

Selfie e propaganda: l'unico successo che conta è quello sui social

Nel frattempo, l’unica costante rimane il governo che si dedica sempre più alla propaganda e alla visibilità sui social. Il ritorno di Jannik Sinner dopo mesi di infortunio è stato accolto come un trionfo nazionale, con ministri e politici pronti a farsi fotografare insieme al campione di tennis. Nessuno sembra porsi il problema di come risolvere i veri problemi del Paese. L’importante è apparire, non agire.

Conclusioni: tra l'industria che crolla e i selfie che volano

In sintesi, l'Italia è un Paese che sta perdendo pezzi. Le fabbriche chiudono, le compagnie aeree affondano e l'industria automobilistica è in declino. Ma mentre l’economia arranca, il governo sembra più preoccupato di sorridere per un selfie che di affrontare le sfide economiche reali. I tweet rassicuranti e le parole vuote non risolvono le crisi industriali. L’Italia ha bisogno di politiche concrete, scelte coraggiose, e di un governo che si occupi del futuro del Paese, non di gestire la propria immagine.

Il rischio è che, se non si cambiano le priorità, il Paese continui a scivolare lentamente verso il precipizio. E questa volta, il sorriso dei politici non basterà a fermare la caduta.

Fattitaliani

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