Gypsy a Lussemburgo: una celebrazione del sogno e dell’identità

 

© Jean-Louis Fernandez



(trailer) Gypsy è uno di quei musical che lasciano il segno per la loro intensità emotiva e la forza dei personaggi. Lo spettacolo, ispirato alla vita della celebre spogliarellista Gypsy Rose Lee, va ben oltre il semplice racconto biografico: è un’esplorazione profonda del rapporto madre-figlia, dell’ambizione e del prezzo del successo.
La messa in scena di Laurent Pelly al Grand Théâtre di Lussemburgo, con la posizione dell'orchestra, all'interno di una scenografia (di Massimo Troncanetti) essenziale quanto efficace, con luci e costumi al servizio della storia, ha voluto proprio ribadire che al centro della storia c’è Rose, una figura materna indimenticabile, capace di conquistare il pubblico con il suo carisma e le sue contraddizioni, qui meravigliosamente resa da Natalie Dessay, padrona della scena e dei dialoghi. 
Tra numeri musicali coinvolgenti, momenti di tenerezza e altri di tensione, il musical riesce a toccare temi universali come la ricerca della propria identità, il bisogno di approvazione e il desiderio di lasciare un segno. La trasformazione di Louise (bravissima Neïma Naouri) da insicura a star del burlesque è graduale e autentica, così come il desiderio di libertà espresso da June (Medya Zana) e l'amore incondizionato di Herbie, interpretato dalla voce calda e dalla bella presenza di Daniel Njo Lobé.
La colonna sonora - che include classici come Everything’s Coming Up Roses - accompagna lo spettatore in un viaggio emotivo, in equilibrio tra il dramma e l’ironia: impeccabile l'esecuzione guidata dall'Orchestra Les Frivolités Parisiennes diretta dal M° Gareth Valentine.  
Gypsy non è solo uno spettacolo su una famiglia del vaudeville, ma una riflessione sul talento, la determinazione e il compromesso, con una protagonista che resta impressa per molto tempo dopo il calar del sipario.

© Jean-Louis Fernandez

En Français

Gypsy est l’un de ces comédies musicales qui marquent par leur intensité émotionnelle et la force de leurs personnages. Le spectacle, inspiré de la vie de la célèbre stripteaseuse Gypsy Rose Lee, va bien au-delà d’un simple récit biographique : c’est une exploration profonde de la relation mère-fille, de l’ambition et du prix du succès.

La mise en scène de Laurent Pelly au Grand Théâtre du Luxembourg, avec la position de l’orchestre intégrée dans un décor (signé Massimo Troncanetti) à la fois sobre et percutant, éclairé et habillé au service du récit, souligne clairement que le cœur de l’histoire, c’est Rose : une figure maternelle inoubliable, capable de captiver le public par son charisme et ses contradictions, ici magnifiquement incarnée par Natalie Dessay, souveraine sur scène comme dans les dialogues.

Entre numéros musicaux entraînants, instants de tendresse et pics de tension, la comédie musicale parvient à aborder des thèmes universels tels que la recherche d’identité, le besoin de reconnaissance et le désir de laisser une trace. La transformation de Louise (interprétée avec intensité par Neïma Naouri) d’une jeune fille timide en star du burlesque est progressive et sincère, tout comme le besoin de liberté exprimé par June (Medya Zana) et l’amour inconditionnel de Herbie, campé avec chaleur et prestance par Daniel Njo Lobé.

La bande sonore – qui comprend des classiques comme Everything’s Coming Up Roses – accompagne le spectateur dans un voyage émotionnel, entre drame et ironie, grâce à une exécution impeccable de l’Orchestre Les Frivolités Parisiennes, dirigé par le M° Gareth Valentine.

Gypsy n’est pas seulement un spectacle sur une famille de vaudeville, mais une réflexion sur le talent, la détermination et le compromis, avec une protagoniste qui reste gravée dans les mémoires bien après le baisser de rideau.


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