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Per il ciclo “Cannes Mon Amour”, su Cielo, stasera, venerdì 16 maggio, alle ore 21.15, va in onda, in prima visione assoluta, “Triangle Of Sadness”, il dramma satirico del 2022 di Ruben Östlund. Terza opera del regista svedese, la pellicola si presenta come una denuncia cinica, intelligente e ispirata, nonché una perfetta fotografia dei nostri paradossi sociali.
Tutto inizia con Carl e Yaya, una giovane coppia di modelli in crisi: lui è insicuro e a tratti paranoico, consapevole di trovarsi già di fronte al declino della sua carriera; lei invece è un’influencer di grande successo, ma totalmente vittima della sua immagine e della sua fama sui social. I due vengono invitati a una crociera di lusso per attività promozionali, piena di milionari capricciosi – tra cui anziani guerrafondai ed oligarchi russi scalmanati – e guidata da un capitano alcolizzato e totalmente inaffidabile (un sorprendente Woody Harrelson). Una volta a bordo, una serie di eventi sempre più tragicomici colpirà gli ospiti della nave, senza risparmiare nessuno dei facoltosi clienti.
Uno studio antropologico del sistema culturale in cui viviamo, al centro di “Triangle Of Sadness” ci sono le derive più paradossali della società capitalista: le sue regole rigide, la sua impostazione gerarchica e classista, i suoi pregiudizi, le sue assurdità. In soli tre atti, la pellicola cerca di capovolgere le norme socioeconomiche del mondo, scardinando l'assurdo con l'assurdo, creando una marea di situazioni talmente incredibili da fare il giro e diventare emblematiche.
Con quest’ultima opera, inoltre, Östlund riprende il tema dell’evento imprevisto come fattore scatenante del cosiddetto “egoismo primordiale”, già approfondito in precedenza nel suo film “Forza Maggiore” del 2014, a sua volta vincitore nella categoria Un Certain Regard a Cannes quell’anno. Un avvenimento spaventoso rivela la vera natura, vile ed istintiva, dei protagonisti di questi due film, fornendo una riflessione sulla psiche umana e sulla debolezza delle persone comuni. Questa volta, però, la satira sociale si affievolisce, limitandosi ad una semplice derisione.