Parte ufficialmente il prossimo 16 maggio il progetto culturale-educativo “La cultura rende liberi”, ideato e curato da Stefania Romito, giornalista, scrittrice e presidente dell’Associazione Ophelia’s friends Cultural Projects.
Un’iniziativa di grande spessore umano e civile, rivolta ai detenuti e nata con l’obiettivo di offrire strumenti di riflessione, crescita personale e reintegrazione sociale attraverso la cultura e la letteratura.Il primo incontro si svolgerà all’interno della Casa Circondariale “Ugo Caridi” a Catanzaro e sarà dedicato a Cesare Pavese, autore simbolo dell’inquietudine esistenziale e della ricerca interiore. Romito accompagnerà i detenuti in un viaggio nella poetica e nella tormentata interiorità dello scrittore piemontese, utilizzando la sua produzione letteraria come stimolo per un confronto aperto su temi universali quali la solitudine, la speranza, la memoria e il riscatto.
Il progetto si articola in tre aree principali: interviste, laboratori di scrittura creativa e incontri letterari. “Voci dal carcere” darà spazio alle testimonianze di direttori, agenti penitenziari, educatori e detenuti, offrendo un ritratto autentico della vita dietro le sbarre. “Parole liberate” sarà invece un percorso laboratoriale volto a favorire l’espressione personale e la rielaborazione emotiva attraverso la scrittura. “Libri oltre le sbarre”, il format in cui rientra l’incontro su Pavese, rappresenta l’anima più letteraria del progetto: incontri mensili incentrati su grandi autori italiani, con discussioni guidate e momenti di riflessione collettiva.
L’iniziativa intende dimostrare come la cultura, anche nei contesti più difficili, possa essere una leva di libertà interiore, educazione emotiva e consapevolezza. Il carcere, da luogo di esclusione, può così trasformarsi in uno spazio di rinascita e rigenerazione, dove le parole diventano ponti per riconnettersi con sé stessi e con la società.
«Attraverso i libri – afferma Stefania Romito – offriamo la possibilità di ritrovare una voce, di riscoprirsi capaci di raccontarsi e di cambiare. Cesare Pavese è un autore che parla a tutti coloro che cercano un senso nelle proprie ferite, e sono convinta che le sue parole sapranno toccare corde profonde anche nei cuori più segnati».
Il progetto prevede una durata iniziale di sei mesi, con incontri mensili replicabili anche in altre strutture carcerarie. “La cultura rende liberi” è un’iniziativa coraggiosa, che mette al centro la persona prima del reato, e che dimostra quanto la letteratura, più di ogni altra disciplina, possa accendere luci anche nei luoghi più bui. Un plauso alla Direttrice della Casa Circondariale “Ugo Caridi” dott.ssa Patrizia Delfino per aver creduto nell’importanza di questo Progetto.