Oscurare il sole: 50 miliardi di sterline per fermare il clima che cambia o pericolosa illusione globale?

 


“La scienza senza coscienza è solo rovina dell’anima.” François Rabelais

Un piano da 50 miliardi di sterline per “oscurare” il Sole e raffreddare la Terra. Non è un racconto di fantascienza, ma un progetto reale che si sta facendo strada tra fondazioni private, centri di ricerca e governi sotto pressione. L’idea è tanto ambiziosa quanto inquietante: usare la geoingegneria solare per riflettere parte della luce solare nello spazio, riducendo così l’effetto serra. Ma cosa significa realmente modificare artificialmente il bilancio energetico del pianeta? E a quale prezzo?

Il piano: modificare il cielo per salvare la Terra

La tecnica in discussione si chiama Solar Radiation Management (SRM) e prevede l’immissione di aerosol riflettenti nella stratosfera. L’ispirazione viene dalle grandi eruzioni vulcaniche: quando il Monte Pinatubo esplose nel 1991, abbassò temporaneamente la temperatura terrestre di circa 0,5 °C. Ripetere questo effetto artificialmente è l’obiettivo del controverso progetto SCoPEx, sponsorizzato anche dalla Bill & Melinda Gates Foundation. Il piano prevede il rilascio di particelle di carbonato di calcio per studiare come potrebbero raffreddare selettivamente l’atmosfera.

Gli avvertimenti degli scienziati

“Stiamo parlando di manipolare il termostato del pianeta, ma non abbiamo letto il manuale d’uso,” ha avvertito il climatologo Alan Robock della Rutgers University. Il rischio, secondo molti, è di generare conseguenze imprevedibili: alterazioni dei monsoni, cambiamenti nei regimi delle precipitazioni, riduzione della produttività agricola, danni alla salute umana e perfino impatti negativi sull’energia solare.

Inoltre, la geoingegneria non affronta le cause profonde della crisi climatica: emissioni, deforestazione, sovraconsumo. È una toppa, non una cura. Un modo per evitare i cambiamenti necessari a livello sistemico.

Etica e geopolitica: chi decide il futuro del clima?

Nel 2021, un primo test del progetto SCoPEx in Svezia è stato cancellato dopo l’opposizione di scienziati, attivisti e popolazioni indigene Sámi. La protesta è stata chiara: nessuno dovrebbe poter sperimentare sul clima globale senza consenso collettivo.

Il professor Frank Biermann, dell’Università di Utrecht, ha parlato di “un pericoloso scivolamento verso la tecnocrazia climatica”, dove pochi attori influenti potrebbero decidere unilateralmente il destino atmosferico dell’intero pianeta. Il rischio è una nuova corsa geopolitica, in cui le grandi potenze usano il clima come strumento di potere.

Uno scenario distopico sempre più vicino

  1. Dopo una decade di fallimenti nella riduzione delle emissioni, un consorzio internazionale dà il via all’iniezione massiccia di aerosol. Il cielo cambia colore. Le stagioni impazziscono. Alcune nazioni accusano altre di aver “rubato la pioggia”. Inizia una nuova era: quella della guerra climatica. Lo scenario è immaginario, ma i segnali ci sono già oggi. La tentazione di intervenire sul clima come se fosse un software da aggiornare è reale, concreta, e pericolosa.

Conclusione: una scelta irreversibile?

Oscurare il Sole per evitare l’irreversibile, rischiando però di generare un altro tipo di catastrofe: è questa la posta in gioco. La scienza deve esplorare ogni strada, certo. Ma serve un’etica globale, un dibattito pubblico, una regolamentazione internazionale. Perché cambiare il cielo non è solo un gesto scientifico: è un atto culturale e politico che segnerà la nostra epoca.

Forse la vera luce da proteggere non è quella del Sole… ma quella della coscienza collettiva. 

Carlo Di Stanislao

Foto da Wikipedia

Fattitaliani

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