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ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala |
Sono tutte esaurite al Teatro alla
Scala le cinque rappresentazioni del Nome della rosa, la nuova opera tratta dall’omonimo romanzo di Umberto Eco (pubblicato
da La nave di Teseo) che il Teatro milanese ha commissionato a Francesco Filidei insieme
all’Opéra national de Paris. Lo spettacolo è coprodotto dalla Scala con l’Opéra e con il Teatro Carlo Felice di Genova. Il nome della rosa, pubblicata da Casa
Ricordi, è la terza opera di Filidei dopo Giordano Bruno,
su libretto italiano di Stefano Busellato (Oporto, Casa da Musica, Teatro Valli
di Reggio Emilia 2015, presentato al Piccolo Teatro di Milano nel corso del
Festival Milano Musica dello stesso anno), e L’inondation, su libretto
francese di Joël Pommerat (Parigi, Opéra Comique 2019). Questa volta i
librettisti sono lo stesso compositore e Stefano
Busellato con la collaborazione di Hannah Dübgen e Carlo
Pernigotti; hanno lavorato su due versioni, italiana e francese, per le
prime a Milano e Parigi. Il nome della rosa è il secondo progetto
realizzato dal Teatro alla Scala in collaborazione con la SIAE - Società
Italiana Autori ed Editori nell’ambito del Concorso per compositori, librettisti e coreografi iscritti alla SIAE.
La prima edizione, riservata alla coreografia, aveva sostenuto la creazione
di Madina, coreografia di Mauro Bigonzetti e musica di Fabio Vacchi,
andata in scena nel 2021.
Il nome della rosa, diretto da Ingo Metzmacher, va in scena con la regia di Damiano
Michieletto, le scene di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti,
le luci di Fabio Barettin, la drammaturgia di Mattia Palma e la
coreografia di Erika Rombaldoni. In scena un nutrito cast formato da artisti di rilievo
nel panorama operistico odierno: i due protagonisti, il novizio Adso da Melk e l’ex
inquisitore francescano Guglielmo da Baskerville sono Kate Lindsey en
travesti e Lucas Meachem. Il bibliotecario cieco e nemico del riso Jorge
de Burgos è Gianluca Buratto; l’Inquisitore Bernardo Gui è Daniela
Barcellona, anche lei en travesti; l’abate del monastero Abbone da
Fossanova è Fabrizio Beggi; la sventurata ragazza del villaggio (ma anche
la statua della Vergine) è Katrina Galka; l’ex dolciniano Salvatore (“Penitenziagite!”)
è Roberto Frontali; il cellario ex dolciniano Remigio da Varagine è Giorgio
Berrugi; il bibliotecario Malachia è Owen Willetts; l’erborista Severino
da Sant’Emmerano è Paolo Antognetti. Carlo Vistoli presta la sua
voce all’aiuto bibliotecario Berengario da Arundel e al miniatore Adelmo da
Otranto (la prima vittima); Leonardo Cortellazzi al traduttore Venanzio
e a Giovanni Dalbena; Adrien Mathonat a Girolamo Vescovo di Caffa e al
Cuciniere. Infine, Cecilia Bernini è Ubertino da Casale; Flavio
D’Ambra è il capo della delegazione imperiale Michele da Cesena; Ramtin
Ghazavi è il Cardinal Bertrando; Alessandro Senes è Jean d’Anneaux.
La voce di Adso Vecchio è restituita dal Coro diretto da Alberto
Malazzi, mentre le Voci bianche del Coro dell’Accademia dirette
da Bruno Casoni sono i Novizi.
Il nome
della rosa sarà ripreso dalle telecamere di Rai Cultura. La prima del 27
aprile sarà trasmessa in diretta da RAI Radio Tre.
Liana Püschel terrà una conferenza introduttiva
per il pubblico di ciascuna rappresentazione nel Ridotto dei Palchi un’ora
prima dell’inizio.
Il 34° Festival Milano Musica, che si terrà dal 26 aprile al 6
giugno 2025, tornerà ad avere carattere monografico e sarà dedicato a “Francesco
Filidei. Fiori, tempo, respiro”.
L’opera
Per impostare il lavoro compositivo,
Francesco Filidei si è chiesto innanzitutto quale sarebbe stato il percorso narrativo
di Eco se fosse stato un musicista invece che uno scrittore. Per rispondere è
necessario analizzare la struttura narrativa del romanzo per tradurla in
drammaturgia musicale. Un
nodo centrale è la relazione che il testo intrattiene con il romanzo popolare
ottocentesco, soprattutto francese (Il conte di Montecristo, I misteri di
Parigi, ecc.), che Filidei estende all’opera popolare ottocentesca,
soprattutto italiana (Don Carlos, Il trovatore). Eco stesso,
spiega Filidei, indica la strada da seguire quando nelle Postille al Nome
della Rosa parla di “un libro che assumeva una struttura da melodramma
buffo, con lunghi recitativi, e ampie Arie”. Eco racconta inoltre di aver
compiuto un lavoro analogo a quello realizzato da Mahler nelle sue sinfonie (e
in questo senso non si può non ricordare la sua amicizia con Berio e il Terzo
Movimento di Sinfonia, gravitante intorno allo Scherzo della Seconda di
Mahler). Filidei sviluppa quindi il suo discorso musicale come una struttura
portante di tipo sinfonico su cui si innesta una successione di arie e
recitativi, quasi forme chiuse, il cui materiale è derivato principalmente
dalla variazione di melodie gregoriane. È la dimensione del sacro a
giustificare il passaggio dalla parola al canto. Drammaturgicamente l’opera,
che ha la struttura di un autentico grand-opéra con oltre una quindicina di
personaggi, sfrutta la struttura del romanzo, in cui i fatti sono sempre
presentati “de relato”, per dare a ciascuno un’aria. Le riflessioni teologiche
e filosofiche, inserite da Eco nel libro e difficili da tradurre in linguaggio
teatrale, sono riflesse nella costruzione formale di alcune sezioni del lavoro,
attraverso madrigalismi e strutture leitmotiviche associate alle varie
tematiche proposte. Filidei
condivide la passione di Eco per la materia linguistica, si tratti di parole o
di note, e il gusto per la struttura e la simmetria. Il nome della rosa è
diviso in sette giornate, tre delle quali formano il primo atto e quattro
(l’ultima è una chiusa di breve durata) il secondo. I due atti hanno forma
simmetrica e le scene sono costruite ciascuna su una nota: do, do diesis, re
bemolle, re… e poi specularmente fino a tornare al do. Ne consegue un’architettura
formale rigorosa, ma anche la rappresentazione grafica di un labirinto, o
dell’abbraccio dei petali: un’opera in forma di rosa. Il romanzo
Quando Umberto Eco scrive Il nome della rosa, nel 1980, ha 48
anni ed è uno dei semiologi più influenti della scena culturale europea. Al
prestigio accademico, riflesso nel Trattato di semiotica generale del
1975, unisce una vasta popolarità grazie alle sue analisi scientificamente
inappuntabili ma sempre partecipi ed empatiche della cultura di massa: volumi
come Opera aperta, Diario minimo, Apocalittici e integrati,
Il superuomo di massa oltre al diffusissimo Come si fa una tesi di
laurea, sono successi editoriali eclatanti che lasciano un segno nella cultura
italiana del terzo quarto del ‘900. Saggista di successo, Eco ritorna alla
passione mai estinta per la filosofia medievale (si era laureato con Luigi
Pareyson sull’estetica di Tommaso d’Aquino) per il suo primo e unico romanzo, edito
da Bompiani, che vende oltre 50 milioni di copie imponendosi tra i libri più
letti e tradotti della letteratura italiana del ‘900, anche grazie alla
versione cinematografica di Jean-Jacques Annaud del 1986 con Sean Connery, F.
Murray Abraham e Christian Slater. La trama, che Eco finge di aver desunto dagli scritti dell’immaginario
frate francescano Adso da Melk, è quella di un giallo, ambientato in un
monastero cluniacense nel 1327 dove si verifica una serie di omicidi. L’autore mostra la sua dottrina e il suo gusto
della minuta descrizione della vita medievale nell’ambientazione in cui
ricorrono i topoi della biblioteca e del labirinto, ma la tensione narrativa è
garantita, oltre che dalla ricerca degli assassini, dalla sottesa perorazione
sul valore della conoscenza e della libertà. Chiave del mistero sarà il Secondo
libro della Poetica di Aristotele, nella realtà perduto, in cui lo stagirita
affronta il tema della Commedia. |
27, 30 aprile 2025
3, 6, 10 maggio 2025
IL NOME DELLA ROSA
Opera in due atti di FRANCESCO FILIDEI
Libretto di Francesco Filidei e Stefano Busellato con la collaborazione di Hannah Dübgen e Carlo
Pernigotti Casa Ricordi Editore
Libero adattamento dall’opera di Umberto Eco Il
nome della rosa edita da La Nave di Teseo
Prima assoluta Commissione Teatro alla Scala e Opéra National de
Paris Nuova produzione Teatro alla Scala in coproduzione con Opéra National de Paris e
Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova
Direttore INGO METZMACHER
Regia DAMIANO MICHIELETTO
Scene PAOLO
FANTIN
Costumi CARLA
TETI
Luci FABIO
BARETTIN
Drammaturgia
MATTIA PALMA
Coreografia ERIKA
ROMBALDONI
Personaggi
e interpreti
Adso da Melk Kate
Lindsey Guglielmo
da Baskerville Lucas Meachem La
Ragazza del Villaggio / Statua della Vergine Katrina
Galka Jorge
da Burgos Gianluca Buratto Bernardo Gui
Daniela Barcellona Abbone
da Fossanova Fabrizio Beggi Salvatore
Roberto Frontali Remigio da Varagine
Giorgio Berrugi Malachia
Owen
Willetts Severino
da Sant’Emmerano Paolo Antognetti Berengario
da Arundel / Adelmo da Otranto Carlo
Vistoli Venanzio
/ Giovanni Dalbena Leonardo Cortellazzi Girolamo Vescovo di Caffa / Cuciniere
Adrien
Mathonat Ubertino
da Casale Cecilia Bernini Michele da Cesena Flavio D’Ambra Cardinal Bertrando Ramtin Ghazavi Jean d’Anneaux Alessandro Senes
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO ALLA SCALA Maestro del Coro ALBERTO MALAZZI Con la partecipazione del Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala Maestro del Coro di Voci Bianche BRUNO CASONI Date: Domenica
27 aprile 2025 ore 20 ~ turno Prime Opera Mercoledì
30 aprile 2025 ore 20 ~ turno A Sabato
3 maggio 2025 ore 20 ~ turno C Martedì
6 maggio 2025 ore 20 ~ turno B Sabato 10 maggio 2025 ore 20 ~ turno D Prezzi:
da 215 a 26 euro Infotel
02 72 00 37 44 Un’ora prima
dell’inizio di ogni recita, presso il Ridotto dei Palchi”, si terrà una conferenza introduttiva all’opera tenuta da Liana Püschel. Il 27 aprile l’opera sarà trasmessa in diretta da RAI Radio Tre. Si ringrazia la Fondazione Milano per la Scala Con il generoso
sostegno di Aline Foriel-Destezet |