Il mito reazionario che vede nella morte di Papa Francesco una vittoria ideologica

 


“I nuovi fascismi non saranno annunciati dalle camicie nere, ma dalla seduzione delle masse inermi.”  Pier Paolo Pasolini

Cos’è il Movimento MAGA

Il sigillo “MAGA” – acronimo di Make America Great Again – nasce come slogan elettorale di Donald Trump nel 2015 per evocare un ritorno a presunti “valori tradizionali” statunitensi. Da semplice slogan, il marchio si è trasformato in un vero e proprio movimento politico-culturale, caratterizzato da:

  • Nazionalismo esacerbato: fortissima difesa dei confini, visione dell’immigrazione come minaccia esistenziale e culto della sovranità “a ogni costo”.
  • Populismo anti-establishment: sfiducia totale verso élite intellettuali, giornalisti, scienziati e—ora lo si vede—anche figure religiose di portata globale.
  • Revisionismo storico e identitario: promozione di una narrativa che idealizza il passato (bianco, etnicamente omogeneo, patriarcale), delegittimando ogni forma di progresso sociale o culturale.
  • Autoritarismo di massa: esaltazione della figura carismatica del leader, disprezzo per i controlli istituzionali e voglia di concentrare il potere in un unico “capo” capace di imporre la propria volontà.

Questo insieme di tratti ha progressivamente spinto il movimento verso derive sempre più estreme: la sospensione del pluralismo, l’appello aperto alla violenza politica e la denigrazione sistematica di qualunque voce critica.a

La reazione sociale alla morte di Papa Francesco (21 aprile 2025)

Quando il Vaticano ha confermato la scomparsa di Papa Francesco, in migliaia hanno manifestato cordoglio in tutto il mondo. Sui canali ufficiali di molte istituzioni democratiche si sono succeduti omaggi, celebrazioni ecumeniche e appelli all’unità. Ma sugli account social di alcuni esponenti MAGA la narrazione è stata radicalmente diversa:

  1. Sminuire la figura del Papa:

    • Un deputato del movimento ha scritto su X.com:

      “Finalmente l’Europa può sbarazzarsi del suo cliché marxista in tonaca.”

    • Commento corredato dall’hashtag #LiberiDalComunismo, come se la morte di un Pontefice corrispondesse a una “liberazione” politica anziché a un lutto condiviso.
  2. Celebrare il “risveglio conservatore”:

    • Sui gruppi Facebook e Telegram vicini a MAGA, è circolata una grafica con la scritta

      “Onore a chi ci ha tenuti inchiodati al politicamente corretto. Ora ricominciamo a difendere Dio, Patria e Famiglia.”

    • Un’interpretazione che trasforma la dipartita di Francesco in pretesto per un rinnovato attacco alla laicità e all’inclusione.
  3. Teorie del complotto e revisionismi post mortem:

    • Alcuni influencer MAGA hanno rilanciato video in cui si suggerisce che il Papa “venisse manovrato dalla sinistra internazionale” e che la sua morte sia “un blackout” utile a preparare una nuova crisi globale.

Questi messaggi, oltre a far emergere una radicale intolleranza verso il pensiero cattolico progressista incarnato da Francesco, mostrano come il movimento faccia della menzogna, della mistificazione e della polarizzazione emotiva i suoi strumenti principali per consolidare il consenso.

La banalizzazione del 25 Aprile e la retorica del cerimoniale

Sempre nella stessa settimana, il Ministro dell’Interno – invocando “i tempi che cambiano” – ha fatto del 25 Aprile un mero appuntamento cerimoniale: omaggi floreali, discorsi di circostanza, tricolori da sventolare in fretta e furia. Un “riti senza memoria” che contrasta in modo clamoroso con lo spirito autentico della Liberazione: la lotta al nazifascismo, la conquista della democrazia e dei diritti basilari.

Pasolini e Cacciari: avvertimenti ancora attuali

  • Pier Paolo Pasolini ci metteva in guardia dall’avanzata di un “nuovo fascismo” mascherato da consumismo e conformismo:

    “Ciò che stiamo costruendo non è più una società, ma un immenso mercato di bisogni fittizi.”

  • Massimo Cacciari ricordava che la democrazia viva si alimenta di corpi intermedi e di discussione critica:

    “Senza cultura e senza assemblee libere non esiste democrazia, ma solo un’arena di sovranità narcisistica.”

Riprendere quelle parole significa contrastare l’arroganza ideologica di chi, dietro facili slogan, semina divisione e inquina la comunicazione pubblica. Un monito a riscoprire la partecipazione attiva, il pluralismo e il rispetto delle differenze, respingendo chi vorrebbe trasformare anche un lutto mondiale in un’occasione di propaganda reazionaria.

Carlo Di Stanislao

Fattitaliani

#buttons=(Accetta) #days=(20)

"Questo sito utilizza cookie di Google per erogare i propri servizi e per analizzare il traffico. Il tuo indirizzo IP e il tuo agente utente sono condivisi con Google, unitamente alle metriche sulle prestazioni e sulla sicurezza, per garantire la qualità del servizio, generare statistiche di utilizzo e rilevare e contrastare eventuali abusi." Per saperne di più
Accept !
To Top