FRANCIA E ITALIA SORELLE


Gemellaggio Roma-Parigi istituito nel 1956,  sindaci Salvatore Rebecchini e Jaques Féron, nel 1959 due francobolli dall’Italia e dalla Francia, 29 e 30 gennaio: lo slogan dell’epoca era significativo di questa esclusività: seule Paris est digne de Rome; seule Rome est digne de Paris - Solo Parigi è degna di Roma, solo Roma è degna di Parigi!

Da allora ogni anno la commemorazione di questa data avviene, piuttosto in sordina, con varie manifestazioni nelle due capitali anche se il significato originario e cioè la quasi connaturata fratellanza dei due Paesi non viene, stranamente, evidenziata e promossa come le vicende e la Storia giustificherebbero. La fratellanza, pur se con le armi in pugno, si impone quasi fragorosamente  già con la conquista di Giulio Cesare,  descritta nel celebre De bello gallico, la guerra in Gallia, il nome antico della Francia. Il generale Lucio Munazio Planco qualche anno dopo getta le fondamenta di quella che sarà la metropoli di Lione, assurta subito dopo a ruolo significativo in quanto  divenuta  la zecca per  la monetazione d’oro e d’argento. I segni della pacifica convivenza  sono ancora visibili nei monumenti di epoca romana in Arles, in Nîmes, in Aix-en-Provence e in epoca medievale frequenti pur se non sempre all’insegna della pace furono le relazioni e i rapporti. In quei secoli e in quelli successivi l’Italia era divenuta solo una ‘espressione geografica’, non esisteva, esistevano vari stati indipendenti e quelli dominati da secoli da potenze straniere. Ma i rapporti tra Francia e questi Stati erano sempre attivi e produttivi attraverso relazioni dinastiche, artistiche, letterarie, politiche: si rammenti il monachesimo benedettino che letteralmente ricoprì la Francia di monasteri, significativo  in particolare quello di Cluny in Borgogna al quale facevano capo gli oltre  mille altri conventi benedettini nel Paese e quindi la diffusione di concetti fondamentali quali la istruzione, l’apoteosi del lavoro e dell’attività e naturalmente la devozione cioè la croce, il libro e l’aratro. E poi i Cistercensi di San Bernardo di Clairvaux in Sciampagna,  a Casamari e a Fossanova e in altre località e la nascita del Gotico Cistercense  e poi gli insegnamenti di San Tommaso d’Aquino e di Giordano Bruno alla Sorbona parigina.

Trovatori e menestrelli, Innocenzo III e il cesarepapismo, i papi ad Avignone per quasi settanta anni,  Carlo VIII in Italia,  Francesco I e Leonardo da Vinci, Caterina dei Medici e la  Notte di San  Bartolomeo  nel 1572, Maria dei Medici moglie di Enrico IV e nonna del Re  Sole, il Card. Mazzarino, e poi congerie di famosi personaggi nel 1700 e 1800 e poi…

Gli uomini hanno non di rado portato a situazioni indegne di fratelli e sorelle come Mussolini che dichiara guerra alla Francia allorché  occupata e invasa dai tedeschi!

Anche nelle lotte e inimicizie, sostanzialmente sempre vicini e amici. I cimiteri di Parigi registrano  centinaia di presenze italiane quali, in quello di Père Lachaise,  di Piero Gobetti, dei Fratelli Rosselli, Gioacchino Rossini, Amedeo  Modigliani, Cino del Duca,  Vincenzo Bellini,  Gius. de Nittis, Gius.Palizzi, Maria Callas, i fratelli Bugatti…...       

In tale ricchissima relazione specifica Roma-Parigi un aspetto va particolarmente portato alla luce e  dovutamente illustrato e ricordato  grazie al loro  significato e cioè  il ruolo rivestito  da una piccola nicchia tra le  migliaia di presenze di italiani a Parigi e dintorni e cioè quella dei ciociari, specie dalla  Valcomino.  In effetti la piccola  comunità la incontriamo a Parigi già alla fine del 1700 per poi  nel corso del 1800 accrescersi ad almeno sette-otto mila anime solo a Parigi e sobborghi: qui, riallacciandosi a quanto già vissuto a Roma, una parte si distinse per la  vestitura indossata e cioè il costume ciociaro che gran parte degli artisti  non  solo francesi continuò a ritrarre,  mentre un’altra parte  si evidenziò in maniera clamorosa e preminente in una espressione differente, quella delle  modelle e  modelli di artista che a Parigi, durante circa settanta anni, dal 1860  in poi,  occupò quasi per intiera la animatissima  scena artistica cosmopolita  del momento:  anche la  crema dell’arte ricorse alle  modelle e  modelli ciociari quali Degas, Renoir, Corot, Cézanne,  Manet, Rodin,  Matisse, Van Gogh, Picasso…. 

Memore e grato della propensione di Napoleone III all’aiuto alle guerre d’indipendenza dell’Italia   nascente lo scultore  Vincenzo Vela (1820-1891) realizzò  negli anni della raggiunta unificazione 1861-62 un’opera in marmo estremamente significativa dedicata specificatamente alla imperatrice Eugenia; “L’Italia riconoscente alla Francia”,  a petto  nudo perché  mancante ancora di Roma.   

Michele Santulli                                   

 


Fattitaliani

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