Tra francese, lingua dei segni, musica elettronica e dialetto veronese, il 15 marzo (replica il 16 alle 17) Babilonia Teatri di Enrico Castellani e Valeria Raimondi porta in scena per la prima volta a Roma, al Teatro Biblioteca Quarticciolo, Foresto, tratto da La notte poco prima delle foreste di Bernard-Marie Koltès.
“Foresto”, in dialetto veronese, significa straniero, deriva dal latino “foris”, che significa “chi viene da fuori, da un altrove”. Un attore, Enrico Castellani, un performer LIS, Daniel Bongioanni, e un musicista, Giovanni Frison, danno forma a una creazione ibrida dove le differenze convivono. Voci che si contrappongono, si incontrano e si moltiplicano: che si fanno voce sola, che si fanno unisono, che si fanno mondo.
Foresto porta in scena un incontro tra lingue. Tra francese, italiano e dialetto. Tra lingua scritta e orale. Tra LIS e musica elettronica. Le differenze attraversano la scrittura di Koltès e abitano la scena. Una sfida culturale per forgiare un teatro dove le differenze esplodano per potenziarsi a vicenda.
Il testo grazie alla traduzione dialettale si arricchisce di una musicalità naturale e di un’asprezza che rende ancora più ruvido questo racconto di anime nel buio. In scena, insieme a Enrico Castellani c’è Daniel Bongioanni, performer sordo che attraverso la lingua dei segni recita il testo (ne è anche traduttore) con una fisicità dirompente e una mimica, che con la sua verve grottesca, ha un potere magnetico per la platea. Sullo sfondo il monologo viene proiettato in italiano chiudendo così il trittico linguistico di un’opera che appare semplicissima per il pubblico celando però al contempo diversi livelli di complessità e sfumature.
Lo “straniero” diventa la persona portatrice di un handicap nella nostra società abilista e il viaggio del protagonista diventa dunque anche il viaggio di chi deve trovare un modo di comunicare, di chi agita le mani senza essere capito, anzi ricevendo spesso derisione.
Domenica 16 marzo, al termine della replica medierà l’incontro con la compagnia il critico Andrea Pocosgnich, nell’ambito del progetto Staffetta critica.
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Note di regia - La notte poco prima delle foreste è una sorta di testo sacro laico. È avvolto da un’aura che lo precede e ne evoca l’unicità e la potenza. Per noi è un totem al quale ci avviciniamo con slancio e con timore. Due sentimenti differenti si intrecciano in noi: il timore reverenziale e la voglia di immergerci nella scrittura di Koltès, di rotolarcisi in mezzo, di dare vita a un corpo a corpo con le parole per sussurrarle e gridarle insieme.
Il termine “Foresto” è un ponte tra Koltès e noi: tra le foreste del titolo di Koltès, gli stranieri che abitano il suo testo e la nostra traduzione. Foresto ci ha guidati nel tradurre, ci ha offerto una chiave per affrontare il testo, per traslare termini e significati legati alla Francia degli anni ’70 e all’immigrazione di quegli anni nel nostro oggi, tradendo Koltès per non tradirlo.
Non avremmo avuto l’ardore di metterci in bocca le parole di Koltès senza prima averle masticate, digerite e risputate fuori attraverso la nostra lingua madre: una lingua sporca, a metà strada tra lo slang e il dialetto, la lingua della pancia, dell’istinto, dell’umore, dell’amore, della verità, del non mediato. La durezza e la poesia della lingua madre ci permettono di aderire a Koltès: di sporcare le parole, di assegnargli un ritmo e un suono che ci appartengono, quello della strada, dell’amore.
Due voci per un monologo: una parlata e una segnata. Due voci a dialogare con una terza voce: la voce della musica elettronica suonata live sulla scena. Un gioco di specchi in cui lingue diverse si intrecciano e dialogano tra loro.
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Babilonia Teatri - è una formazione entrata con passo deciso nel panorama teatrale contemporaneo distinguendosi per un linguaggio che a più voci viene definito pop, rock, punk. I fondatori del gruppo, Enrico Castellani e Valeria Raimondi, compongono drammaturgie dall’incedere unico sulle contraddizioni dell’oggi, mostrando i nervi scoperti del nostro tempo, per uno stile fuori dagli schemi che intende il teatro come specchio della società e della realtà. Attraverso l’uso di nuovi codici visuali e linguistici esprime la necessità e l’urgenza dell’interrogazione, per far emergere conflitti e tensioni, portati in scena con attitudine ribelle. Coraggio e innovazione sono valsi al gruppo numerosi riconoscimenti, tra cui il prestigioso Leone d’argento, il Premio Scenario, due Premi UBU, il Premio Hystrio alla drammaturgia, il Premio Associazione Nazionale dei Critici di Teatro e il Premio Franco Enriquez per l’impegno civile. Dal 2023 sono alla guida artistica di Pergine Festival.
cura, regia Babilonia Teatri
traduzione Francesco Bergamasco
adattamento in dialetto veronese Enrico Castellani
traduzione LIS Daniel Bongioanni
con Enrico Castellani e Daniel Bongioanni
collaborazione scientifica Jean Paul Dufiet
musica live e sound design Giovanni Frison
light design Luca Scotton
consulenza accessibilità Ass. Fedora
interprete LIS Andrea Consolaro
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durata 60 minuti circa
Guarda il TRAILER e il PROCESSO DI CREAZIONE
Lo spettacolo presenta audio a volumi elevati e parti del testo contengono un linguaggio denigratorio e offensivo.
Prossime date: 11-12 giugno Milano (Zona K)
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