È mattina? È sera? È pomeriggio? È notte? Verrebbe da chiederselo.
Non piove, peggio, c’è la nebbia. La stronza regna. Da giorni. Fitta foresta di cristalli d’acqua torbida. Non la sposti la stronza, nemmeno a soffiarci contro tutta l’aria che hai nei polmoni.
La città affacciata alla finestra, dorme sbiadita nel latte tiepido sotto la schiuma di foschia. Il cielo perde di significato. Del sole neanche l’ombra.
| Con la faccia al sole e gli occhi chiusi |
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Quando il sole non vuole, serve trovare un modo per farlo sorgere. C’è chi ne costruisce uno in cartapesta e lo issa sul ramo più alto dell’olmo, c’è chi per convincerlo a venire fuori gli scrive una poesia, c’è chi gli urla addosso un canto deciso e poi c’è chi, rivolgendo la faccia al cielo, chiude gli occhi e aspetta.
Sole, ora basta, vieni fuori. Che io più di così non posso urlare Se no ti appendo, al ramo, più alto dell’olmo e posso piangere come si piange per davvero con la faccia al sole e gli occhi chiusi. |
|  | Scattata tra le colline torinesi in una nebbiosa mattinata di inverno. |
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Figli dei fiori della provincia, della musica a palla, delle poesie mai lette, scritte però, della perseveranza degli artisti giusti, del tempo di pensare, delle parole parole parole.
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