di Mariano Sabatini
Ho seguito con piacere – live
o in differita – tutti gli appuntamenti di Ora
o mai più, il sabato in prima serata su Rai1. Qui è là avevo continuato a
leggere cronache disastrose e pessimistiche, sulla puntuale sconfitta negli
ascolti dello show condotto da Marco Liorni, costretto a sfidare la corazzata
di Maria De Filippi, con il suo lacrimevole C’è
posta per te su Canale 5. Ma vale la pena ricordare che la Tv di Stato ha
doveri istituzionali in ordine al buon gusto e alla diffusione di messaggi
positivi, come può essere il rimettersi in gioco dopo una seria flessione della
carriera artistica. Poiché niente è più volubile del gradimento del pubblico,
soggetto alle mode, e niente è più spietato delle leggi del mercato,
discografico, cinematografico o editoriale che sia.
Ora o mai più, ideato da Carlo Conti, può apparire un format basato
sulla perfidia che costringe un manipolo di disperati nell’impresa improbabile
di riafferrare il bandolo della popolarità perduta, giudicati da colleghi certo
più fortunati, di acclarata fama, come si dice; che però – non si può evitare
di notarlo – se fossero all’apice della loro parabola artistica mai troverebbero
l’umiltà, la voglia, la motivazione per stare ore ad ascoltare, argomentare,
pigiare i tasti delle votazioni. Perfido tanto per i big, dunque, il format, quanto
e per “i ritornanti”. Eppure nelle varie serate, otto in totale, quel pizzico
di perfidia che deve aver ispirato l’ideatore, soprattutto per i buoni uffici
del conduttore Marco Liorni (sostituto di Amadeus), si è stemperato all’insegna
della cooperazione fattiva, positiva, allegra. In un modo governato dai social
in cui l’aggressività e la sopraffazione parrebbero avere la meglio, dovremmo
considerarlo un ottimo segnale.
Liorni, ed è per me un gran
complimento (ritengo possa esserlo per tutti), ha quella amabile svagatezza che
viene dal mestiere e che sa al momento opportuno accelerare, frenare, spegnere
o anche, perché no, ironizzare e soffiare su lievi polemiche; ha il rispetto
degli altri e la soavità, il sorriso, la cordialità intelligente che sono stati
cifra inconfondibile di stile e originalità in tutto il percorso
radiotelevisivo di quel gigante che fu Luciano Rispoli.
Nelle settimane, abbiamo palpitato con Loredana Errore, di nuovo in pista dopo il suo grave incidente, con i bravissimi Matteo Amantia e Pierdavide Carone, ci siamo irritati e poi abbiamo imparato ad apprezzare la schiettezza polemica di Valerio Scanu (che vocalità!). E che bello rivedere Pago, Carlotta, Antonella Bucci, Roberto Scozzi in arte Anonimo italiano, finalmente libero dalla maschera di ferro. Ora tutti hanno una nuova opportunità di farsi valere, ripartire, grazie a questa sorta di fecondazione di talento assistita messa in atto dalla Rai. Ottimo lavoro anche da parte dei cosiddetti coach: Alex Britti, Raf e Marco Masini, molto tecnici, Patty Pravo, un po’ stonata ma simpatica, Rita Pavone, molto coinvolta e materna, Gigliola Cinquetti, assai compresa nel suo ruolo di elegante maestra di teatralità (di voce ne ha pochina), Riccardo Fogli, amico di tutti, e infine la brutale Rettore, che avrebbe potuto evitare certi commenti sessisti. In buona sostanza uno spettacolo gradevole, curato e con l’apporto fondamentale nell’esecuzione dei brani riarrangiati della meravigliosa orchestra di Leonardo De Amicis; suggellato dall’abbraccio di Valerio Scanu al vincitore Pierdavide Carone con il suo inedito “Non ce l’ho con te”, in cui fa ordine nella devastazione della sua vita familiare degli ultimi anni. Alla faccia di chi li vorrebbe acerrimi nemici.