FRANCESCO CAMATTINI – POVERA GENTE (autoproduzione)
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L’INTERVISTA
Mi dici qualcosa sul titolo dell’album
"Povera Gente" è un titolo che nasce da una riflessione sulla condizione umana. Non si riferisce solo alla povertà materiale, ma anche alla fragilità, alla vulnerabilità e alla mancanza di senso che spesso caratterizzano la nostra esistenza. È un titolo che vuole essere uno spunto di riflessione sulla nostra umanità e sulla necessità di riscoprire valori fondamentali come la compassione, la solidarietà e la speranza.
Dal punto di vista del concept come definiresti questo album?
"Povera Gente" è un album che nasce dal bisogno di raccontare la fragilità della condizione umana nella contemporaneità: immersa nell’ingiustizia ma anche capace di resilienza e di speranza. È un album che vuole essere uno specchio dei nostri tempi, con le sue contraddizioni e la sua difficoltà. Questo però non significa che non stiamo, come umanità, la capacità di sognare un futuro migliore. È un viaggio attraverso le emozioni e le esperienze della "povera gente", persone comuni che lottano per la loro dignità e per un mondo più giusto.
Qual è il brano a cui sei più legato?
Il brano a cui sono più legato è "Canzone bianca - preghiera di Francesco". È un brano che mi tocca profondamente perché penso a San Francesco, alla sua carica rivoluzionaria, alla sua capacità di essere un grande esempio per tutti e tutti attraverso il tempo. Un esempio sempre più attuale. Ho voluto rivisitare il cantico delle creature che con la sua semplicità e la sua intensità emotiva lo rendono particolarmente significativo per me.
E quello che ti ha fatto penare di più nella sua chiusura?
La canzone che mi ha fatto penare di più nella sua chiusura è "La canzone del rimpianto". È un brano dedicato al G8 di Genova, un evento a cui ho partecipato in prima persona e che mi ha segnato profondamente. È stato difficile trovare le parole giuste per esprimere quello che ho provato in quei giorni e senza essere troppo banale. Volevo raccontare quell'esperienza traumatica con la leggerezza che contraddistingue la mia musica, in un contrasto che spero possa essere efficace.
Ho letto che hai pubblicato l’opera teatrale e musicale “La terra delle donne e degli uomini integri”. Come si fa a rimanere integri?
Rimanere integri, soprattutto nel mondo dell'arte, significa per me cercare di non essere superficiali o conformisti, ma di trovare un punto di contatto con la verità e l'urgenza di ciò che si vuole dire. Se non c'è niente di importante da comunicare, non bisogna dire niente. L'arte deve essere autentica e sincera, espressione di un bisogno interiore.
Oggi il Cantico delle creature di Francesco D’Assisi. Nel 2021 “A costo di non tornare”, una libera rivisitazione in chiave laica e contemporanea delle Beatitudini del Nuovo Testamento. Questo avvicinarsi in maniera laica a un sentire religioso può essere per lo meno un freno per la cavalcata verso la fine?
Il mio avvicinamento in chiave laica a temi religiosi è un modo per cercare di riscoprire valori universali come la compassione, la solidarietà e la speranza. Non credo che la religione, di per sé, possa essere un freno alla "cavalcata verso la fine", ma credo che la riscoperta di questi valori, attraverso la musica, l'arte e la riflessione, possa aiutarci a costruire un mondo più umano e più giusto.
Questo lavoro non è solo un racconto di sofferenza, ma un invito a riscoprire il nostro senso di umanità, a ritrovare compassione, solidarietà e speranza, in un mondo sempre più alienato dall’eccesso e dalla logica della crescita a ogni costo. Quindi c’è ancora speranza? Attraverso cosa? La religione, la musica, la solidarietà o comunque non c’è da preoccuparsi perché come dice il WEF non avremo niente ma vivremo felici?
Sì, credo che ci sia ancora speranza. Non credo in una soluzione unica e semplice, ma credo che la combinazione di diversi fattori possa fare la differenza. La religione, la musica, l'impegno civile, la politica... tutto può contribuire a costruire un mondo migliore. E noi Artisti dobbiamo fare la nostra parte. Non credo che "non avremo niente e saremo felici" sia la soluzione. Credo che la felicità vera passi attraverso la riscoperta del nostro impegno a “restare umani”, coltivando la capacità di prenderci cura gli uni degli altri e la lotta per un mondo più giusto.
Povera gente è un album autoriale riflessivo, profondo e denso di considerazioni sul nostro Tempo, che prende atto della povertà della condizione umana.
La povertà assume tanti volti e noi occidentali che abitiamo il cosiddetto “Nord” del mondo, stiamo diventando degli “oppressi dell’eccesso”, poveri di idee, poveri di immaginazione, poveri di nuove nascite, orfani della Pace. Crediamo nella democrazia e nello stesso tempo siamo impegnati a respingere chi vive i drammi della povertà materiale dall’altra parte del Mediterraneo. Non riusciamo ad uscire dal paradigma della crescita, dello sviluppo fine a se stesso; ci chiudiamo sempre di più imprigionati nella nostra “burocrazia digitale”, sembriamo condannati a seguire i mantra del capitalismo, quello più sfrenato.
Come ritrovare la nostra umanità, la compassione, l’altruismo, la convivialità? Come possiamo “restare umani”? Povera gente è un percorso di parole e musica che attraversa questa nostra condizione, per ritrovare speranza di una condizione più umana, più autentica. Le parole della canzone che dà il titolo al Cd, “Povera gente”, evocano un Prometeo che ha nascosto nel fondo del cuore dell’uomo, per sicurezza, un tasto per l'autodistruzione della specie a cui egli era tanto affezionato. In effetti la contemporaneità è una danza sul confine del mutamento climatico, delle trasformazioni sociali ed economiche che ci attraversano, una danza sul filo dell’essere o del finire.
Occorre cambiare direzione: un volo in direzione differente (come ricorda la canzone “Promemoria per Icaro”) verso un futuro di Pace e non di distruzione. In questo cd l’autore si pone molte domande sulla contemporaneità che più o meno implicitamente vengono rivolte anche a chi ascolta. In “Tango digitale” Camattini per es. si interroga sul nostro immaginario tecnologico, colonizzato dall'idea di città avveniristiche e futuri nei quali il corpo dell’uomo si espande grazie alla tecnologia. Un corpo umano sempre più “espanso” che si identifica con la performance del corpo stesso: oggi in effetti viviamo in un escalation del fisico e della fisicità, dove la lentezza, il peso, la ponderazione sono diventati disvalori quasi volessimo sbarazzarci del fardello della carne corruttibile…eppure (come ci rivela Achille “Canzone di Achille”) la pena e il dolore sono le nostre ancore di salvezza.
Ancora l’autore, in una versione laica - ma non per questo meno densa di spiritualità - del Cantico delle creature di Francesco D’Assisi, intona un inno alla Pace e all’amore e alla cura per il Creato e le Creature.
Insomma un album denso di domande, con poche risposte ma molti spunti di intensa riflessione sul senso del “restare umani” come in una delle canzoni “Il Cambiamento” liberamente ispirata ad una lirica del poeta creolo Derek Walcott dove l’autore riconosce, in uno straniero a cui non aveva mai fatto caso il suo proprio io.
Bio
Francesco Camattini è un dirigente scolastico. Attualmente svolge un dottorato di ricerca in “Peace Studies” presso l’Università La Sapienza di Roma. Ha insegnato diritto ed economia alle scuole superiori. Dirige il coro del Centro Interculturale di Parma. Ha esordito come cantautore nel 1998 con la pubblicazione del cd “Le nove stagioni” a cui sono seguiti altri lavori discografici: “Ormeggi“, 2003 (completamente dedicato alla narrazione del mito “in forma di canzone”); “Fine della Storia“, 2006; “Crazy Crisi“, 2011; “Solo vero sentire“, 2016; “A costo di non tornare”, 2021 (una libera rivisitazione in chiave laica e contemporanea delle Beatitudini del Nuovo Testamento). Ha firmato due lavori per il teatro dedicati al precariato e alla crisi della postmodernità (“Opera PoPolare Interinale”; “In Carne & Wireless”); ha “prestato” la voce alle caustiche canzoni di Boris Vian all’interno delle iniziative realizzate dalla Fondazione Teatro Due di Parma in collaborazione con Fond’Action Boris Vian di Parigi. Ha pubblicato per Infinito edizioni l’opera teatrale e musicale “La terra delle donne e degli uomini integri” realizzata per la Fondazione Teatro Due con un gruppo di giovani di seconda generazione in collaborazione con l’orchestra e gli allievi del Liceo Musicale A. Bertolucci di Parma. Nel 2021 è uscito il suo l’ultimo album “A costo di non tornare”. La sua musica si trova nei migliori stores digitali (iTunes, Amazon, ecc...).