Demagó: “Volevamo storie autentiche, senza filtri o compromessi”

Con il loro quarto lavoro discografico, Dove Te Ne Vai Stanotte, i Demagó confermano il loro ruolo di spicco nel panorama indie rock italiano. L’EP, composto da cinque brani, segna una svolta nel percorso artistico della band, che sperimenta nuove sonorità pur restando fedele alle radici cantautorali che da sempre li caratterizzano.

Questo nuovo progetto è un mosaico di tematiche profondamente attuali e personali: dal racconto della condizione delle donne in Iran, ispirato da eventi drammatici come la vicenda di Mahsa Amini, fino a riflessioni intime sul ruolo dell’artista e sul confronto con il proprio io interiore. Le storie narrate assumono una dimensione quasi teatrale grazie alla presenza di un “misterioso narratore esterno”, una figura che, con empatia e delicatezza, guida l’ascoltatore attraverso le vite e le emozioni dei protagonisti.

Sul piano musicale, l’EP esplora territori nuovi per i Demagó, mescolando groove incisivi e testi ricchi di significato. Il titolo stesso, Dove Te Ne Vai Stanotte, è un invito a riflettere sui momenti di incertezza e svolta, rappresentati simbolicamente dalla fune in copertina, metafora di equilibrio precario e scelta.

In questa intervista, i Demagó si raccontano, approfondendo i temi, le storie e le sfide che hanno dato vita a questo progetto.


Il vostro nuovo EP "Dove Te Ne Vai Stanotte" affronta tematiche di grande rilevanza sociale. Cosa vi ha spinto a trattare argomenti come la condizione delle donne in Iran?

Un po' di tempo fa ci siamo imbattuti in un articolo di giornale dove Roya Heshmati, attivista iraniana, spiegava di aver ricevuto settantaquattro frustate per non aver indossato correttamente il velo. Questo racconto fatto da lei, unito alle proteste che hanno invaso l'Iran per la morte di Mahsa Amini, ci ha toccato nel profondo e abbiamo sentito l'esigenza di affrontare l'argomento.

Per chi come noi fa rock cantautorale crediamo sia molto importante avere un ruolo attivo nel dibattito sociale. Da sempre il rock e i cantautori, oltre a scavare nel profondo delle anime e dei sentimenti, parlano e affrontano argomenti scomodi offrendo la loro versione, o comunque una versione, nel migliore dei casi, non mediata da nessuno. Questo è un valore molto grande, che a volte purtroppo si è un po' perso ed è un peccato, perché la canzone, e le parole, di base hanno un’enorme potenza nel veicolare i sentimenti delle persone. Speriamo che questo brano raggiunga più persone possibili per iniziare una rivoluzione, che, oggi più che mai, appare necessaria.

Nel disco emerge un dialogo con il proprio io interiore e la propria storia personale. Quanto di questo processo riflette le vostre esperienze personali?

Possiamo dire che questo Ep, tranne in alcuni momenti, è quello che affronta minormente esperienze personali. Chiaramente le proprie vicissitudini e il proprio modo di interiorizzare le esperienze in qualche modo riemergono tra le righe, specialmente in un genere come il nostro dove le parole sono fondamentali. Anzi, solitamente siamo così “dentro” questo processo che è molto difficile staccarsene completamente. Volevamo che le parole e le storie fossero raccontate da chi le ha vissute.

Parlateci del "misterioso narratore" presente nell'EP. Come è nata questa figura e quale è il suo ruolo nella narrazione complessiva?

Quasi tutte le canzoni non sono autobiografiche, anche se ci sono vari punti di connessione con ogni personaggio e ogni storia. Ci tenevamo a creare una sorta di “distacco”, un narratore appunto che si innalza al di sopra delle parti e che non ha sentimenti e giudizi a priori, ma che si propone come una sorta di mediatore dell’anima, che accompagna ed entra in empatia con i protagonisti senza diventare lui stesso protagonista. Notavamo che, specialmente in alcuni brani, tendevamo ad entrare in maniera troppo personale in alcuni aspetti e questo comprometteva un pò la qualità della storia, che doveva invece essere molto articolata e dettagliata, senza esprimere troppe opinioni.

Il titolo "Dove Te Ne Vai Stanotte" è molto evocativo. Qual è il significato dietro questa scelta e come si collega alle tracce del disco?

La canzone, a livello musicale, è uno spartiacque tra la gioiosità e l'andamento più allegro delle prime tracce e la malinconia e la rabbia che emergono nelle ultime. Ogni brano contiene delle domande e il “misterioso narratore esterno” cerca appunto di calarsi nell' anima dei protagonisti. Ogni personaggio si trova ai limiti, ad un bivio importante della propria vita, per motivi molto diversi: sono in bilico, come si può vedere dalla fune rappresentata in copertina, con i due monaci che in qualche modo cercano di sorreggere e di indicare la strada giusta. Ci sembrava un buon titolo per descrivere i sentimenti dei protagonisti e il momento particolare in cui si trovano.

Il vostro approccio musicale ha subito un'evoluzione importante con questo lavoro. Come avete trovato un equilibrio tra la sperimentazione e il mantenimento della vostra identità artistica?

Questa è stata forse la sfida più grande che abbiamo affrontato. L' Ep doveva avere una profonda impronta “live” e al tempo stesso le tematiche non dovevano in nessun modo essere “sacrificate”. Abbiamo adottato alcuni espedienti “particolari”, come la possibilità di avere delle strofe che consentissero di dire tutte le parole necessarie e non comprimerle, non piegarle ad una fruizione solamente di “facile ascolto”, mentre nei ritornelli era importante trovare poche parole che esprimessero bene il concetto di riferimento unito ad un certo grado di orecchiabilità. Anche a livello musicale il disco si muove tra atmosfere diverse che rispecchiano le nostre varie anime. Rimanere autentici evolvendoci resta sempre l’obiettivo principale.

 

 

 


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