di Marialuisa Roscino
ADOLESCENTI TRA AUTONOMIA E DIPENDENZA E: QUALI I RISCHI DI UNA ECCESSIVA PROTEZIONE NEL SUPPORTO GENITORIALE. LINEE GUIDA EFFICACI PER I GENITORI
Crescere un figlio durante l’adolescenza è una delle sfide più ardue per un genitore.
Dott.ssa Lucattini, perché l'autonomia è un bisogno fondamentale per gli adolescenti in questa loro fase di crescita? Quali sono, a Suo avviso, i rischi di un’eccessiva protezione invece, da parte dei genitori?
L’autonomia rappresenta il fulcro del processo di individuazione, ovvero la costruzione di un’identità separata da quella dei genitori. In questa fase, i ragazzi devono sviluppare la capacità di prendere decisioni, gestire le proprie emozioni e affrontare le difficoltà della vita in modo indipendente. Se i genitori esercitano un controllo troppo stretto o tendono a risolvere ogni difficoltà al posto dei figli, si possono sviluppare una fragilità emotiva con bassa tolleranza alla frustrazione, insicurezza con difficoltà a prendere decisioni, difficoltà nello svincolo adolescenziale dalla famiglia con una dipendenza prolungata dai genitori, difficoltà relazionali con i coetanei, a scuola e nelle prime esperienze amorose.
In che modo, in particolare, un ambiente familiare troppo protettivo e controllante può ostacolare il processo di crescita e l’autonomia degli adolescenti?
Innanzitutto, se i genitori prendono sempre decisioni al posto dei figli, fenomeno in crescita negli ultimi anni, l’adolescente può interiorizzare il messaggio implicito che non sia in grado di cavarsela da solo, inoltre, non hanno modo di sviluppare una capacità riflessiva e introspettiva, né tantomeno un pensiero critico. Di conseguenza, avranno difficoltà nell’assumersi delle responsabilità per paura di non accontentare o compiacere i genitori. Oltre a ciò, gli adolescenti hanno bisogno di fare le proprie esperienze autonomamente, i percorsi imposti, non aiutano a tollerare la frustrazione e fanno vivere qualunque caduta un brutto voto, ad esempio o un insuccesso sportivo) come un fallimento difficile da tollerare emotivamente.
Quali sono le principali preoccupazioni dei genitori?
La prima senz’altro è la salute dei figli a cui è strettamente collegata la paura che si facciano del male o venga fatto loro del male. Da qui, ne conseguono reticenze, come il permesso di prendere la macchina, andare in discoteca, uscire con gli amici la sera o viaggiare con gli amici in Italia o all’estero e dormire fuori. Questo aspetto accomuna sia i genitori preoccupati, che quelli ansiosi con una differenza, che mentre nel primo caso, i genitori aprono un dialogo con i figli e raggiungono un equo compromesso, nel secondo caso, a prescindere dalle richieste dei figli, c’è un divieto assoluto. Ebbene pertanto, sapere costruire un rapporto di fiducia e stima reciproca sempre per non incorrere in trasgressioni o inibizioni e blocchi psicologici nei figli.
Secondo Lei, quali scelte educative possono essere davvero efficaci per i genitori, per favorire l’indipendenza dei propri figli?
I genitori dovrebbero pensare di poter avere “stile educativo”. Educare un figlio richiede un progetto interiore e familiare, molta pazienza, tolleranza, tenuta emotiva e dedizione quotidiana. È un processo che attraversa l’infanzia e l’adolescenza dei figli, e li accompagna anche nella prima giovinezza. È quindi importante bilanciare supporto, giuste regole, restrizioni (saper dire dei no) e libertà, favorendo le decisioni e le richieste normali per l’età. Tutti questi elementi accompagnate da parlare e da azioni positive, aiutano i figli nello sviluppare la fiducia in se stessi, una sicurezza sempre maggiore, la resistenza lo stress, la sopportazione del sacrificio e infine la capacità decisionale.
Come è possibile bilanciare il bisogno di controllo e di protezione dei genitori, senza soffocare in tal modo, la crescita dei figli?
Dal punto di vista psicoanalitico, il controllo genitoriale può essere visto come un’espressione del transfert genitoriale, ovvero la proiezione su un figlio delle proprie ansie, desideri e paure irrisolte. I genitori possono inconsciamente trattare l’autonomia dei figli come una minaccia alla propria identità o al proprio senso di sicurezza. Durante l’adolescenza avviene la separazione-individuazione dei giovani che rinegozia il rapporto con i genitori, per poter sviluppare la propria soggettività, per scoprire chi sono, per trovare se stessi. Se i genitori non riescono a tollerare questa naturale separazione, possono reagire con un controllo eccessivo, ostacolando il processo di crescita dei figli.
Cosa rivelano gli studi scientifici al
riguardo?
Numerose ricerche hanno evidenziato che un monitoraggio genitoriale efficace, caratterizzato da una comunicazione aperta e sincera tra genitori e figli sin dall'infanzia promuove una maggiore autoregolazione emotiva e la percezione di potercela fare senza compromettere il proprio bisogno di autonomia. Uno studio pubblicato su Sage Journal (2022) ha mostrato che i risultati migliori nell’indipendenza degli adolescenti che perdura anche in età adulta, si hanno quando i genitori trovano un equilibrio tra incoraggiare l'autonomia del figlio e continuare a fornire supporto genitoriale quando necessario. Potremmo sintetizzare questo, nella frase: “Tu provaci, se hai bisogno cercami, io sono qui”.
Quale ruolo ritiene abbia la comunicazione genitori-figli all’interno della famiglia?
Insieme
all’amore e al prendersi cura affettuosamente dei figli, la comunicazione è il
pilastro fondamentale su cui si costruisce una relazione sana, solida ed
efficace. Naturalmente il dialogo inteso come guida e non come imposizione. La
comunicazione dovrebbe essere sempre un’occasione preziosa di confronto, non un
monologo dei genitori. Uno scambio aperto e rispettoso permette agli adolescenti
di sentirsi ascoltati e compresi, senza sentire l’impulso a ribellarsi in modo aggressivo.
La possibilità di esprimere dubbi, desideri e preoccupazioni favorisce la costruzione di un’identità autonoma, ancora fortemente legata all’identificazione con i genitori. Inoltre, numerosi studi dimostrano che adolescenti che hanno un buon livello di comunicazione con i genitori sono meno inclini a comportamenti a rischio quali abuso di alcol e altre sostanze dannose, gioco d’azzardo, isolamento sociale e condotte distruttive o delinquenziali con finalità “trasgressive.
Può spiegare quale effettiva differenza c’è tra “l’essere preoccupati” e invece “l’essere genitori ansiosi” e cosa comporta in particolare, un atteggiamento iperprotettivo nei confronti dei propri figli?
I genitori che si preoccupano, osservano i figli, cercano
di capirli li incoraggiano e sostengono nella ricerca della loro autonomia. I
genitori ansiosi, invece, inconsciamente limitano i figli proprio a causa delle
loro preoccupazioni. I primi sono attenti, controllano per amore e con uno
scopo educativo, i secondi invece controllano per non stare male, mossi sovente,
da dinamiche nevrotiche (conflitti interiori inconsci) e problemi personali
(difficoltà irrisolte). La differenza tra preoccupazione e ansia è
costituita dalla diversità che si osserva, da un lato riscontriamo tra premura,
vicinanza e controllo amorevole, dall’altro lato, ansia, preoccupazioni e paure
senza una tenuta emotiva nei genitori, né delle indicazioni efficaci, talvolta
totalmente senza indicazioni, imposte senza spiegazioni o un significato.
Due modelli a confronto, l'uno virtuoso, l’altro inefficace, come ben dimostra un approfondito studio dell’ Harvard Graduate School of Education.
Come è possibile affrontare eventuali conflitti e difficoltà che possono verificarsi durante questa loro delicata fase di crescita?
Il conflitto è un elemento naturale e necessario nello
sviluppo degli adolescenti, poiché segna il processo di
separazione-individuazione. Secondo Donald Winnicott, pediatra e psicoanalista,
il genitore deve saper tollerare la
frustrazione e l’aggressività del figlio senza reagire in modo punitivo o
ritirarsi emotivamente. Gli adolescenti spesso esprimono i loro conflitti
interiori attraverso la contestazione delle regole familiari. I genitori devono
comprendere questi comportamenti, anche facendo tesoro della loro personale
esperienza di adolescenti e non considerarli come dei puri e semplici atti di ribellione, fini a
se stessi, tanto per contestare. Dietro ogni comportamento, c’è sempre un
significato.
I genitori non devono essere controllori pronti a comminare multe (rimproveri e punizioni), ma essere piuttosto un punto di riferimento che dà sicurezza senza essere soffocanti. Secondo la teoria dell’“autorità autorevole”, i genitori che aiutano maggiormente i figli sono coloro che coniugano e armonizzano affetto e fermezza, stabiliscono delle regole sagge e mantengono un dialogo aperto, ovvero sono pronti alla “contrattazione”, altro tratto peculiare dell’adolescenza.
Quali consigli di dare?
Dare il buon esempio. I figli adolescenti imparano di più dall’esempio, che dalle sole parole. La teoria deve sempre accompagnarsi al “mettere in pratica”, altrimenti sono indicazioni generiche e non realizzabili per i figli;
Essere disponibili al dialogo e all’aiuto, sia se richiesti, sia se si intravede una difficoltà. Per i figli è importante poter contare sui propri genitori, imparano a chiedere in modo equilibrato e un po’ di intraprendenza;
Stabilire regole chiare, suscettibili di negoziazione. “Est modus in rebus” affermava il poeta Orazio, vale a dire, le regole devono essere poche ma chiare, ne va spiegato il senso e l’utilità, vanno progressivamente adattandole a mano a mano che i figli crescono;
Dare fiducia ai
figli e abituarli gradualmente alle responsabilità.
L’acquisizione dell’autonomia è un processo, non può essere imposta, né negata, va favorita e accompagnata;
Essere consapevoli che l’ansia porta ansia. Un genitore ansioso può diventare iperprotettivo ed eccessivamente controllante. Inoltre, l’ansia non permette di gestire bene i conflitti e gli screzi. Spesso i figli divengono ansiosi a loro volta e insicuri;
Infine,
per i genitori e per gli
adolescenti, non temere di chiedere
consigli ad esperti, speciali e psicoanalisti, che possono aiutare a gestire le
dinamiche disfunzionali, l’ansia cronica e le preoccupazioni irrazionali che
fanno soffrire i genitori e allarmano i figli.
Chiedere aiuto
è la virtù dei forti.