Il nuovo romanzo noir "Una Camicia Rosso
Sangue" di Patrizia Petruccione e Riccardo Aicardi offre
ai lettori un intrigante viaggio nell'Italia del Risorgimento, dove misteri,
politica e intrighi si intrecciano in una narrazione avvincente. Ambientato
nella campagna siciliana tra Marsala e Mazara del Vallo, il libro si distingue
per la sua atmosfera suggestiva e per la capacità di mescolare abilmente fatti
storici e finzione.
Un eroe tra indagini e rivoluzione
Protagonista del romanzo è Giacomo Dho, un patriota
piemontese che, dopo un decennio in esilio a Londra, torna in Italia per
affrontare non solo un'indagine intricata, ma anche i fantasmi del proprio
passato. Dho è un personaggio complesso, diviso tra l'onestà dei suoi ideali
giovanili e la necessità di adattarsi a un contesto politico spietato. La sua
formazione presso i Servizi Segreti britannici lo rende un investigatore
brillante, capace di affrontare con metodi innovativi i misteri che gli si
presentano.
La storia inizia con una serie di delitti nella villa
di una nobile famiglia inglese, che coinvolgono Giacomo in un'indagine densa di
colpi di scena e rivelazioni. La trama si snoda tra intrighi internazionali,
con la diplomazia britannica e la longa manus del Regno sabaudo, e le tensioni
interne al movimento rivoluzionario garibaldino.
Un equilibrio tra storia e noir
Uno degli aspetti più interessanti del romanzo è il
suo sapiente equilibrio tra fiction e ricostruzione storica. La Sicilia di metà
Ottocento prende vita attraverso descrizioni vivide e dettagliate, mentre i
riferimenti a figure storiche come Cavour, Garibaldi e Bixio aggiungono
profondità e realismo alla narrazione.
I temi trattati - le lotte politiche, i conflitti
familiari e le sfumature della giustizia - si intrecciano in un racconto che
non lascia mai calare la tensione. La scelta di ambientare un noir nel contesto
del Risorgimento italiano è originale e ben riuscita, offrendo un punto di
vista nuovo e coinvolgente su un periodo storico fondamentale.
Personaggi ricchi di sfumature
Giacomo Dho è un protagonista magnetico, la cui
complessità psicologica emerge in ogni pagina. La sua relazione con Margherita,
un'agente piemontese tanto affascinante quanto ambigua, è uno degli elementi
più intriganti del romanzo. La dinamica tra i due personaggi è caratterizzata
da tensione e ambiguità, aggiungendo un ulteriore livello di profondità alla
trama.
Gli autori descrivono i loro personaggi come entità
vive, che sfuggono al controllo e si evolvono in maniera imprevedibile. Questo
approccio si riflette nella ricchezza delle caratterizzazioni e nella capacità
di rendere ogni figura, anche secondaria, memorabile.
"Una Camicia Rosso Sangue" è un romanzo che
affascina per la sua originalità e per la sua capacità di trasportare il
lettore in un'epoca di grandi cambiamenti e tensioni. Patrizia Petruccione e
Riccardo Aicardi dimostrano un talento notevole nel coniugare la suspense del
noir con la profondità della narrativa storica.
Consigliato a chi ama i romanzi storici, gli intrecci complessi e i protagonisti indimenticabili, questo libro è una lettura che non deluderà. Le atmosfere, i personaggi e i colpi di scena lo rendono un'opera avvincente, capace di tenere incollati fino all'ultima pagina.
Una camicia rosso sangue intreccia intrighi personali
e politici. Quanto tempo avete dedicato alle ricerche storiche?
I fatti della storia erano noti a entrambi, ma gli intrighi e gli interessi internazionali nella lotta per l’unificazione erano patrimonio di Riccardo, lo storico. Così su questo argomento non abbiamo avuto ricerche da fare. Invece ci siamo focalizzati sugli ambienti., i modi di vivere, le distrazioni, i cibi. E poi anche sulle distanze da una città all’altra e i tempi di percorrenza e i mezzi. Abbiamo cercato nelle librerie antiquarie testi che ci descrivessero le città, le vie, i mercati, le coltivazioni, i locali, nel periodo ottocentesco che abbiamo preso in considerazione.
Il protagonista Giacomo Dho è un personaggio
sfaccettato. Come lo avete costruito?
Giacomo Dho nel primo romanzo della serie era un
giovane ancora molto fiducioso negli ideali non solo di patria e libertà, ma
anche di giustizia e onestà, tra i quali era cresciuto. Il confronto con la
storia, però, ridimensiona la sua fede di poter concretizzare nella realtà le
proprie aspirazioni, anche se non distrugge del tutto in lui il vagheggiamento
di un mondo giusto. Però Giacomo è anche un uomo con delle insicurezze e delle
fragilità che negli anni cerca di vincere e con umane debolezze, come l’amore
per le donne che facilmente lo coinvolgono.
L’intento che ci ha guidato nel tratteggiarlo era quello di costruire non un personaggio ma un uomo con dei difetti. Abbiamo voluto anche che non incarnasse appieno la figura dell’investigatore: perciò viene quasi trascinato suo malgrado a compiere le varie indagini, nelle quali comunque le sue capacità e doti logiche lo conducono al successo.
Margherita è descritta come ambigua e affascinante.
Quale ruolo volevate che avesse nella trama?
Abbiamo costruito per Margherita nei nostri romanzi e
in questa storia il ruolo di spalla o aiutante, un po’ come Watson nei romanzi
di Conan Doyle. Ma Margherita rappresenta qualcosa in più, perché incarna la
ragion di stato e in questo risulta l’antagonista dell’idealista Giacomo Dho.
In pratica Margherita è la figura della realtà con cui l’uomo è costretto a
confrontarsi.
Inoltre, abbiamo voluto, per rendere più complesso il rapporto tra i due, creare anche un gioco di attrazione amorosa che non sfocia mai pienamente in una vera relazione.
Quanto spazio hanno le ambientazioni siciliane nel
vostro romanzo?
Abbiamo riservato, anche in questo romanzo come nei precedenti, molto spazio alle ambientazioni. Qui è la Sicilia occidentale il luogo in cui avvengono i delitti, con le sue valli e le sue colline fertili, le sue tenute agricole e le ville degli inglesi, e anche i suoi siti archeologici. Creare questo sfondo ha permesso a noi stessi di entrare a fianco dei personaggi e di percorrere sulle loro carrozze quelle strade polverose. Poi ci siamo mossi anche nel porto di Marsala e per le vie di Palermo, come erano allora, e abbiamo respirato l’aria della Sicilia ottocentesca.
Quale messaggio volete trasmettere con questo romanzo?
Quanto vogliamo trasmettere, non solo con questo, ma
con tutti i romanzi della serie, aldilà dell’intento puramente narrativo che ci
ha spinti e divertiti, e che dovrebbe divertire e coinvolgere il pubblico dei
lettori, è l’altra faccia del Risorgimento. Quel Risorgimento di cui la
retorica patriottica ha descritto la faccia esteriore, bella e gloriosa, noi
l’abbiamo guardato da dietro e abbiamo visto gli interessi e i maneggi delle
potenze europee e il lavoro delle spie. Quindi abbiamo voluto che i nostri lettori,
trascinati dalla trama gialla apprendessero questo retro della nostra storia
nazionale, meno esaltante del volto ufficiale ma molto vero.