Mi chiedo spesso perché sento il bisogno di scrivere, fare video, promuovere l’arte. Da dove nasce questo desiderio? La risposta risiede nella mia profonda ammirazione per la capacità dell’artista di creare una realtà nuova, o quantomeno diversa.
L’artista ci offre un punto di vista alternativo, una visione unica che riflette il suo mondo interiore, eppure riesce sempre a parlare a tutti noi. Trasformare l’esperienza personale in qualcosa di universale è un dono raro. Solo alcuni possiedono il coraggio di esprimersi, di mostrarsi per ciò che sono, di svelare la propria visione del mondo.Il mio amore per l’arte nasce da lontano, da quando, bambina, esploravo le città d’arte italiane con la mia famiglia. Ricordo le scalinate ripide delle antiche cattedrali, la frescura delle navate, la luce soffusa filtrata dai rosoni. Non capivo i dipinti o le sculture che decoravano quelle pareti, ma ne percepivo l’essenza. Quei capolavori raccontavano emozioni universali: l’angoscia di una madre che stringe il figlio, la solitudine di un tradimento, la speranza di un futuro migliore. Ancora oggi, davanti a un’opera d’arte, cerco quella stessa emozione: il senso di una storia condivisa, di un confronto con qualcosa di più grande.
Questa è la spinta che mi porta a promuovere gli artisti: la curiosità. Come un medico che esplora i meccanismi del corpo umano, io cerco di entrare nel mondo dell’artista, di scoprire i suoi segreti, osservando anche i silenzi, i sospiri tra una frase e l’altra. Eppure, c’è sempre un mistero che sfugge. Ed è proprio questo mistero a spingermi a continuare.
Molti artisti non sanno come raccontarsi, promuoversi. Vivono immersi nella loro arte, dando per scontato che quel mondo sia accessibile a tutti. Ma non lo è. Qui entro in gioco io: il mio ruolo è diventare un ponte tra l’artista e il pubblico, portando alla luce non solo l’opera, ma anche l’uomo dietro di essa. Raccontare l’artista significa svelare una parte di noi stessi: perché l’arte, quando tocca le corde giuste, ci parla e ci unisce.
Il mio percorso mi ha portata dall’Italia al Nord Europa, e soprattutto a Berlino, una città che incarna la continua trasformazione. Berlino è magnetica, fredda e accogliente al tempo stesso, grigia di giorno e pulsante di vita la notte. È una città che è stata distrutta e ricostruita, moderna eppure decadente. Qui, artisti italiani permeati da una cultura classica incontrano creativi cosmopoliti, reinventandosi ogni giorno in un ambiente che stimola e ispira.
Lavorando in una galleria d’arte e visitando mostre collettive, ho osservato le nuove tendenze tra i giovani artisti. L’arte oggi dialoga con la tecnologia: realtà virtuale, intelligenza artificiale, mondi creati a metà tra uomo e macchina. Ma qual è la vera realtà? Gli artisti sembrano chiedersi se siamo giocatori o personaggi di un gioco più grande, spettatori e attori allo stesso tempo. Questo dialogo tra arte e realtà quotidiana porta un messaggio potente: siamo tutti parte di qualcosa, e ognuno di noi gioca un ruolo.
Anche io, come mezzo, uso il video. Nel video sono regista, montatrice e giornalista. È il linguaggio che sento più vicino a me, capace di raccontare l’essenza dell’artista e dell’uomo che si cela dietro l’opera. Raccontare storie attraverso il video è una forma d’arte essa stessa, un modo di creare connessioni, di far emergere domande e riflessioni. E, grazie ai social, posso raggiungere un pubblico più vasto: persone che, come me, si interrogano sul proprio ruolo e sul “gioco” della vita.
Il mio obiettivo è proprio questo: riportare l’attenzione sull’essere umano, sull’altro, riscoprendo noi stessi attraverso l’incontro con l’arte. Perché in un mondo dominato da superficialità e banalità, l’arte rimane un faro di autenticità e bellezza.