Mario Acampa con Matteo Sala e Mirjam Schiavello ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala |
Gli elfi di Babbo Natale sono stanchi di preparare giocattoli per i bambini di tutto il mondo: possibile che nessuno pensi ai bambini più sfortunati? Toccherà a Lalla e Skali incontrare i fantastici 5 elfi cantanti di Babbo Natale per cercare di convincerli a tornare al lavoro, insegnando ai bambini più fortunati che il dono più grande è la condivisione.
Il modo in cui oggi celebriamo il Natale ha una storia piuttosto recente, che inizia nell’Età vittoriana.Intorno al 1840, infatti, nel Regno Unito nacque l’uso di scambiarsi biglietti di auguri e regali, organizzare un grande pranzo in famiglia, addobbare case e negozi. Anche la tradizione dei carols, i canti di Natale, ricevette allora un nuovo impulso, acquisendo una vitalità che perdura nel presente, soprattutto nei paesi anglosassoni. Uno dei pezzi recenti che ha avuto grande successo è Have a Jolly, Jolly, Jolly, Jolly Christmas del 1988, il cui autore, Stephen L. Lawrence, lavorò a lungo come compositore per la televisione, in particolare per il popolarissimo show per l’infanzia Sesame Street. Anche pezzi senza particolari riferimenti alle feste, ma molto gioiosi, possono far parte del repertorio natalizio, come la versione vocale della celebre Danza ungherese n. 5 di Brahms, creata dall’ensemble tedesco Comedian Harmonists nei primi anni Trenta del secolo scorso. Con i suoi frequenti e repentini cambiamenti dinamici e agogici, cantare questa danza è un vero tour de force! Sorprendentemente, un classico natalizio come Jingle Bells è in realtà una “canzone da slitta”, genere che era molto di moda negli Stati Uniti verso il 1850. Il brano, composto in quegli anni dall’organista americano Pierpont, non fa alcun riferimento alla festività cristiana: nelle strofe si descrivono spiritose avventure di chi va a tutta velocità in slitta e nel ritornello si accenna al suono dei campanellini allacciati alle redini del cavallo. Forse grazie alla vivacità con cui descrive la gioia di stare sulla neve, già nel 1870 il brano entrò nelle antologie di canzoni natalizie, restando tutt’ora uno dei favoriti della stagione delle feste. Le canzoni piene di umorismo e squisitamente armonizzate del Quartetto Cetra sono l’ideale per animare le riunioni di famiglia. I più piccoli sono infallibilmente conquistati dall’esotismo tutto da ridere del Cammello e il dromedario, mentre i più grandi apprezzano la malizia del Testamento del toro. La maggior parte dei brani eseguiti dal gruppo erano scritti da uno dei suoi membri, Virgilio Savona; porta invece la firma di Gorni Kramer Crapa Pelada del 1936, che combina un moderno ritmo swing con una vecchia filastrocca milanese da cantare a velocità vertiginosa. Una delle opere che ha contribuito maggiormente all’immaginario natalizio è il romanzo A Christmas Carol di Dickens, pubblicato nel 1843: il libro, ad esempio, popolarizzò nel Regno Unito l’espressione Merry Christmas, fino ad allora usata solo sporadicamente. Fra le tante istantanee natalizie presenti, ve n’è una che ritrae un coro di strada mentre intona la canzone tradizionale God Rest Ye Merry, Gentlemen: si tratta di un inno di lode alla bontà di Dio, di andamento lento e solenne, in tonalità minore. Ancora oggi qualche periodico musicale britannico pubblica ogni dicemLe voci del Natale bre nuovi carols per i lettori. In Italia questa tradizione è scomparsa, ma fino all’inizio del Novecento anche le riviste nostrane proponevano brani musicali, come il mensile “Noi e il mondo”, che nel fascicolo di Natale e Capodanno del 1912 allegò la canzone Sogno d’or, espressamente composta da Puccini. In questa ninna nanna dalle armonie misteriose, una piccola figurazione ascendente si ripete dalla prima all’ultima battuta accompagnando una melodia dolcissima, che l’autore riutilizzò nella commedia lirica La Rondine per il quartetto Bevo al tuo fresco sorriso. Su richiesta di un’amica cantante, nel 1847 il compositore francese Adam scrisse il Cantique de Noël, o “la Marsigliese sacra” come la chiamava l’autore vantandosi della sua incredibile popolarità. La partitura di Adam, celebre autore di balletti come Giselle e Le corsaire, ha una tale intensità emotiva che il fervore religioso potrebbe essere scambiato per passione amorosa: il climax si colloca verso il finale, quando, dopo una lunga e graduale ascesa, la voce tocca le note più acute in coincidenza della parola “Noël” (nella versione inglese, “Oh night”). Da qualche anno si è instaurata la consuetudine di mandare in onda film romantici ambientati a Natale durante tutto l’ultimo mese dell’anno. Tra i titoli immancabili c’è White Christmas, un film del 1954 che prende il titolo dalla canzone omonima di Irving Berlin. Il pezzo, lento e con un tocco nostalgico, esiste in innumerevoli versioni, tra cui quella in stile rythm and blues che Willie “Bill” Pinkney ideò negli anni Cinquanta per il suo gruppo vocale The Drifters. Liana Püschel