“La Siria è una tragedia impressionante, ormai sono anni e anni di distruzione; c’era stata una specie di tregua armata, ma ora è tornata la lotta. La Siria è vittima delle tensioni fra diversi Paesi, è vittima di questa amicizia e inimicizia tra Russia e Turchia che si contendono il Medio Oriente, una specie di lotta tragica. Quello che è cominciato in questi giorni è impressionante perché si distrugge nuovamente una città già distrutta. Aleppo non è piccola, ha due milioni di abitanti e tra l’altro ci sono stati tanti italiani nei vecchi tempi, era una delle città del Mediterraneo dove il nostro Paese aveva più umanità e frequenza e adesso nessuno sa come andrà a finire, è più una lotta tra Turchia e la Russia su chi comanda di più nel Mediterraneo”. Così Romano Prodi ospite a Che tempo che fa di Fabio Fazio.
Sull’Europa: “Questa è un’Europa che non esiste. Io sono convintissimo che se avessimo avuto un esercito europeo e una politica estera comune la guerra in Ucraina non sarebbe iniziata, perché Putin avrebbe avuto paura della reazione che lui non pensava sarebbe venuta fuori dalla NATO . Vi rendete conto che nel Mediterraneo c’era più convivenza sotto l’Impero Ottomano che oggi? Oggi il Mediterraneo è spaccato, russi e turchi comandano vicino a noi, vicino alla Libia, sotto casa. E succede perché l’Europa non c’è e, adagio adagio, tra l’altro, i Paesi europei, la Francia, ieri è stato il Ciad, prima il Burkina Faso, escono dal continente africano, perché non viene più tollerato neanche il ricordo del colonialismo. È impressionante che la nuova generazione è più anticoloniale delle generazioni passate e gli ex imperi europei non se ne accorgono. La Brexit è frutto della nostalgia dell’impero britannico, questo problema africano è la nostalgia della Francia che impedisce che si faccia l’ esercito comune..nemmeno il diritto di veto presso il Consiglio di sicurezza. Quando è cominciata la guerra in Ucraina, la Germania, che spendeva pochissimo in difesa, ha messo un bilancio militare che è più del doppio di quello francese, per cui voi pensate davvero che si possa avere un esercito europeo quando uno paga e l’altro comanda? Sono cose così semplici, ma è finito il senso del realismo delle cose”.
Sul limite etico nel dialogo: “Nel dialogo non c’è limite etico, uno deve essere coerente con se stesso ma deve dialogare. Lo diceva Paul Kennedy: “La politica estera è come un ponte, ci passano le biciclette, i camion, la gente che corre, il problema è avere comuni regole del traffico”. L’idea che è nata nella guerra in Iraq, che portavamo la democrazia e il cristianesimo in Medio Oriente, è stata una follia perché dovevamo dialogare, e l’unica espressione della democrazia è stata quando l’abbiamo fatto 20 anni fa esatti con i Paesi dell’Est, ma è stata voluta da loro, in modo democratico, con i parlamenti che parlavano”.
Sulla maggioranza più ridotta di sempre dell’ultima Commissione Europea: “Lei può fare emozionare sull’Europa quando fa solo delle trattative, delle mediazioni? No, bisogna avere delle idee forti, dare ai giovani l’idea che l’Europa farà dei passi in avanti. Per questo io dico che deve avere la difesa comune, la politica estera comune e quella fiscale comuni, perché se in Europa due o tre Paesi se ne vanno prendendo le tasse dagli altri non c’è più solidarietà”.
Sul ruolo dell’Europa tra USA e Cina: “Noi abbiamo giustamente l’attenzione sulla Russia, ma la Cina nei dieci anni prima del Covid è cresciuta di una Russia all’anno, e noi siamo nelle mani degli USA e la Russia nelle mani della Cina, quindi devono mettersi d’accordo”.
Sul sovranismo dell’Europa: “La tensione sta aumentando e il senso che la destra sovranista avanza quando non si danno mete nuove, quando non si da un futuro è sempre più diffuso. Io penso che arriverà il momento della scossa, perché poi l’Europa conta molto dal punto di vista economico: abbiamo lo stesso prodotto nazionale lordo della Cina, 17%.. gli USA il 24%, quindi non è che siano tanto più grandi, e spendiamo in spese militari come la Cina e non contiamo nulla… manca l’unione. C’è un’unione parziale, che è quella commerciale”.
Sulla richiesta di Deng Xiaoping: “Ero con l’IRI. Avevamo fatto due centrali elettriche con l’Ansaldo- impresa pubblica - e la controparte cinese ci dice: “Il Presidente Deng Xiaoping chiede di vedere giocare Maradona in Cina. Se arriva Maradona ci saranno 600 milioni di telespettatori e verrà allo stadio”; così ho detto che ci avrei pensato io, era già combinato tutto ma Maradona voleva 300 milioni di lire perché non era nel suo contratto che giocasse in Cina, ma un’impresa pubblica non può dare 300milioni per giocare, il denaro pubblico va custodito”.
Sull’indebolimento del governo: “Certamente sta perdendo di consenso, ma ci manca un’opposizione forte e articolata e finché non si ha un’alternativa il Governo non governa ma esiste. Serve un programma che non sia solo di negare quello che gli altri fanno, ma di preparare le novità di cui abbiamo bisogno. La riforma sanitaria è stata fatta nel ‘78, ora la dobbiamo rinnovare, proporre, non solo dire “volgiamo soldi in più”. Certo che occorrono soldi in più, ma dobbiamo anche rinnovare il tessuto del funzionamento della sanità”.