I GIOVANI E LA VIOLENZA. INTERVISTA AD ADELIA LUCATTINI, PSICHIATRA E PSICOANALISTA, ORDINARIO DELLA SOCIETÀ PSICOANALITICA ITALIANA

  


di Marialuisa Roscino

Il tema della violenza tra i giovani diviene preoccupante.

Le dinamiche relazionali, l’uso applicato, a volte, in modo non corretto delle nuove tecnologie, i modelli culturali e sociali in continua evoluzione, sono fattori che possono determinare un contesto complesso, in cui la violenza, nelle sue diverse forme, può manifestarsi. Secondo le ultime ricerche, sono molteplici le cause  della violenza giovanile ed includono problemi psicologici, emotivi e comportamentali, difficoltà di gestione della rabbia e dell’aggressività, bassa autostima, uso di sostanze stupefacenti e alcol. Di questo e molto altro ancora, ne parliamo con Adelia Lucattini,  Psichiatra e Psicoanalista Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana.

Dott.ssa Lucattini, quale impatto può avere il dilagare dei fenomeni di violenza giovanile sugli adolescenti e sulle loro famiglie?

I dati recenti dell’OMS inquadrano in modo molto chiaro la situazione: in tutto il mondo ogni anno si verificano circa 193.000 omicidi tra i giovani di età compresa tra 15 e 29 anni, pari al 40% del numero totale di omicidi a livello globale ogni anno. L’omicidio è una delle principali cause di morte tra i 15 e i 29 anni e la stragrande maggioranza degli omicidi riguarda vittime di sesso maschile. Per ogni giovane ucciso, molti altri riportano ferite che richiedono cure ospedaliere. Quando non è mortale, la violenza giovanile ha un impatto grave, spesso permanente sul funzionamento fisico, psicologico e sociale di una persona.

In che modo influiscono, secondo Lei, i media e i social network sui comportamenti violenti?

Il fenomeno è più complesso e investe in generale la comunicazione mediatica degli ultimi anni, ma l'impatto dei media violenti sull'aggressività è noto già dai primi anni Duemila.

Uno studio pubblicato sul Journal of Youth and Adolescence pochi giorni fa, condotto su un campione di 2.284 adolescenti, ha mostrato come i media con contenuti violenti e sessuali in adolescenti senza disturbo narcisistico di personalità (preso in considerazione nello studio), causano un’aggressività reattiva. Invece, i media con contenuti violenti in adolescenti con disturbo narcisismo hanno prodotto aggressività proattiva. Quindi, i contenuti a carattere violento messi in alcuni casi sui social network, in tutti aumentano i comportamenti aggressivi, l’entità e le conseguenti modalità agite, risentono anche delle dinamiche gruppali. Inoltre, hanno un impatto diverso a seconda della presenza di difficoltà  personali, piuttosto comuni nell’adolescenza. Quindi, richiedono una regolamentazione insieme ad un’educazione dei giovani all’uso dei social.

Il bullismo e il cyberbullismo sono forme di violenza che colpiscono soprattutto i giovani.  Quali sono gli effetti psicologici più comuni che Lei riscontra nei ragazzi vittime di questi fenomeni?

Il bullismo e cyberbullismo sono un problema di grandi proporzioni che ha un impatto importante sulla salute psicologica dei giovani. Gli adolescenti vittime di bullismo e cyberbullismo hanno maggiori probabilità di sviluppare depressione, ansia, difficoltà scolastiche e manifestazioni di disagio in seno alla famiglia.

Secondo uno studio pubblicato da JAMA, i giovani esposti al cyberbullismo hanno un rischio maggiore del 50% di ideazione suicidaria rispetto ai loro coetanei. Un altro studio recente ha dimostrato che i bambini e gli adolescenti che subiscono cyberbullismo hanno più del doppio delle probabilità di farsi del male (cutting e autolesionismo) e di tentare il suicidio.

In che modo, la violenza psicologica può essere altrettanto dannosa quanto quella fisica?

Uno studio su BMC Psychiatry, condotto su studenti, laureati e universitari su cui sono stati valutati gli effetti delle esperienze traumatiche nel corso della vita, i maltrattamenti durante l’infanzia e i sintomi del Disturbo post traumatico da stress. Il maltrattamento infantile come l’abuso fisico e sessuale è purtroppo diffuso a livello globale ed è stato collegato a un rischio aumentato di una varietà di disturbi psichiatrici negli adolescenti e negli adulti. Il maltrattamento emotivo figura tra le forme più comuni di maltrattamento infantile. L’abuso emotivo era il tipo di maltrattamento associato ai più alti tassi di incidenza di ri-vittimizzazione in adolescenza e in età adulta col partner. Inoltre, alla gravità dei sintomi depressivi post traumatici, con associate somatizzazioni, ansia e angoscia. La violenza e l’abuso emotivo, che appaiono forme di maltrattamento altamente diffuse, meno studiati e prolungati di quelli fisici, sono tossici quanto le altre forme di maltrattamento.

Quali sono le conseguenze a breve e lungo termine della violenza giovanile, sia per le vittime che per gli aggressori?

L’OMS ha di recente lanciato un allarme molto deciso sulla violenza giovanile che si riferisce alla violenza che si verifica tra individui di età compresa tra 10 e 29 anni che non sono imparentati e che possono o meno conoscersi. Generalmente avviene fuori casa. Include una gamma di atti che vanno dal bullismo, sia offline che online, e scontri fisici, a violenze sessuali e fisiche più gravi, violenza legata alle gang o omicidio. La violenza giovanile provoca morti, ferite, disabilità e conseguenze sulla salute a lungo termine, tra cui problemi di salute mentale e comportamenti a rischio per la salute fisica, che possono portare anche a disabilità o malattie croniche. È inoltre associata a tassi più elevati di abbandono scolastico, impatti negativi sullo sviluppo emotivo e intellettivo, alla diminuzione delle possibilità di contribuire positivamente alla vita del proprio ambito familiare, amicale e sociale.

Quanto incidono sostanze stupefacenti e alcol nel generare comportamenti violenti?

L'uso di sostanze è un fattore di rischio per essere sia autori, che vittime di violenza. L'uso di alcool è stato associato a diversi effetti fisici e mentali che possono aumentare il rischio di essere coinvolti in atti di violenza come vittima o autore, tra cui maggiore aggressività, riduzione delle inibizioni, capacità decisionale compromessa e minore capacità di interpretare segnali comportamentali altrui. Allo stesso modo, alcune droghe illecite come anfetamine e cocaina sono comunemente associate a cambiamenti di umore e comportamento, tra cui aggressività, irritabilità, idee di persecuzione, insonnia e ansia. In particolare, la violenza di natura spontanea o che coinvolge estranei ha maggiori probabilità di verificarsi in luoghi pubblici in cui sia la vittima che l'autore sono in stato di ebbrezza. Inoltre, la violenza in questo contesto, ha maggiori probabilità di coinvolgere gli uomini, che hanno dimostrato di manifestare più aggressività da alcol rispetto alle donne. L'uso di alcol e di altre sostanze stupefacenti è anche un potenziale meccanismo di difesa per il trauma psicologico associato all'essere vittima di violenza, che però, può aumentare il rischio di essere ulteriormente aggrediti, in particolare per le donne che subiscono violenza domestica.

Ritiene sia determinante il ruolo della famiglia e  della scuola?

I genitori svolgono un ruolo importante nel guidare gli atteggiamenti e il comportamento degli adolescenti, aiutandoli a sentire di avere nella famiglia una “base sicura” dove fare ritorno sempre in caso di difficoltà, che viene così interiorizzata, generando una sensazione di sicurezza personale e capacità di chiedere aiuto ai genitori quando si sentono disorientati, dubbiosi, insicuri o in pericolo.

La scuola può svolgere un ruolo importante  nella prevenzione dei comportamenti a rischio degli adolescenti attraverso attività che promuovano la gestione della rabbia, la risoluzione di conflitti e lo sviluppo di capacità di problem solving, favorite dalle interazioni nel gruppo classe. Inoltre, sono possibili programmi di prevenzione della violenza a partire dalla scuola stessa. E ancora prima  dei programmi, è importante che fin dalla Scuola dell’Infanzia, siano forniti ai bambini competenze per una buona socialità, empatia, condivisione e aiuto reciproco.

Come la psicoanalisi può contribuire nella prevenzione e nel trattamento della violenza tra i giovani, sia da parte di chi la commette, che da parte di chi la subisce?

La psicoanalisi può aiutare gli adolescenti e le loro famiglie ad affrontare il disagio psicologico e le difficoltà, anche comportamentali, creando una vera e propria prevenzione di disturbi futuri. Tramite la terapia, la talking cure, individuale, familiare o gruppale, è possibile trattare i disturbi al loro primo manifestarsi, ciò permette di  stare meglio e ottenere dei buoni risultati per la  propria vita, seguendo desideri e aspirazioni, scoprendoli e mettendoli in atto con pazienza, dando il giusto valore al tempo che necessita crescere e affermarsi positivamente nel mondo.

Quali consigli si sente di dare?

- Parlare con i figli e ascoltarli con pazienza e tenacia. Mantenere aperte la comunicazione è un passo importante per condividere oneri e onori nei compiti scolastici, nelle amicizie e nelle attività;

-Fare attenzione ai segnali di allarme. Sapere quali sono i comportamenti normali può aiutare a riconoscere anche piccoli cambiamenti nel comportamento e a capire in anticipo se qualcosa sta turbando i figli;

- Non avere paura di fare i genitori. I genitori devono intervenire quando i figli mostrano comportamenti o atteggiamenti che potrebbero potenzialmente danneggiare loro o altri;

-Non affrontare i problemi da soli. Gli interventi più efficaci sono quelli in cui prevedono genitori, scuola e professionisti psichiatri e psicoanalisti, lavorano insieme per fornire attenzione, monitoraggio e supporto sia nell’urgenza che nel tempo;

- Aiutare a organizzare incontri sulla prevenzione della violenza. La collaborazione tra genitori, dirigenti scolastici e membri della comunità in cui si vive, può rappresentare il modo più efficace per prevenire la violenza dentro e fuori la scuola;

-Apprendere l’uso dei social media anche facendosi insegnare. Imparare ad usarli e comprendere non solo le potenzialità, ma anche i pericoli, è oggigiorno indispensabile per aiutare i figli a non caderne preda o essere vittime di cyberbullismo e altre forme di violenza online;

- Monitorare e condividere con i figli l’uso di smartphone e tecnologia, limitandone l’uso a favore di sport, attività artistiche e tempo trascorso insieme, anche facendo piccole cose, vedere insieme la squadra del cuore o una serie tv, cucinare o preparare pe le feste comandate;

-Rivolgersi tempestivamente chiedendo una consultazione specialistica e psicoanalitica in caso di disagio palese o apertamente comunicato dei figli, mai sottovalutare il malessere che s’intuisce o che viene comunicato apertamente. Prima s’interviene, prima si affrontano e risolvono i problemi.

 


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