Adriano
Formoso, cantautore italiano e ricercatore in neuroscienze, psicologo e
psicoterapeuta, è il fondatore della Neuropsicofonia, un approccio che unisce
musica e terapia. Vive e lavora a Milano, dove alterna la professione clinica e
l'insegnamento universitario con il ruolo di opinionista su giornali, riviste,
radio e televisioni nazionali. Come artista, ha pubblicato due album: Obiezioni di coscienza (RTI Music, 2000) e Cosa suona il mondo (Columbia Sony Music,
2004). La sua musica, che spazia dal rock al blues fino a contaminazioni
etniche, riflette la sua ricerca sulla relazione tra musica e cervello,
iniziata nei primi anni 2000. Col tempo, i suoi brani sono diventati strumenti
fondamentali nelle terapie che offre ai suoi pazienti. Formoso ha dedicato la
sua vita all’arte e alla salute mentale, esprimendosi attraverso la musica, il
teatro, la pittura e la scrittura.
Con
il nuovo singolo "Zajal", Formoso celebra l'unione tra culture
diverse, lanciando un messaggio di pace e fratellanza in un momento storico
segnato da conflitti e divisioni. Il brano crea un ponte immaginario tra Roma e
Beirut, invitando all’apertura e alla comprensione reciproca, e dimostrando
come la musica possa superare barriere culturali e linguistiche.
"Zajal" è un invito alla cooperazione e alla costruzione di un futuro
di pace condivisa, incarnando la visione di Formoso di unire arte e benessere per
il miglioramento della società.
“Zajal” celebra l'unione tra culture diverse. Quale
messaggio speri che i tuoi ascoltatori traggano da questa canzone?
Mai
come in questo momento trovo che la musica abbia il potere di superare le
barriere culturali e linguistiche, e spero che "Zajal" possa ispirare
un dialogo aperto e un senso di comunità tra diverse culture.
Spero
si possa trarre correttamente il mio messaggio artistico, ovvero quanto è
assurdo essere spettatori degli agiti di odio e della guerra che sta avvenendo
in alcune aree del mondo e soprattutto in medioriente e in Ucraina. Ho ritenuto
necessario esprimere che la Pace è un processo biunivoco e che serve cooperare
perché possa essere condivisa.
Nel brano parli di una comunanza che trascende le distanze
geografiche. Qual è la tua personale esperienza che ti ha portato a scrivere
questo messaggio?
Conosco
il Libano e i libanesi e ho trovato molte similitudini culturali simili a
quelle del nostro meridione. Soprattutto la Calabria assomiglia al libano anche
nella sua geologia in cui si può passare dall’altitudine delle montagne al mare
in poco tempo.
Hai citato un proverbio arabo nel testo: “una sola mano non
può applaudire”. Come si traduce questo concetto nella tua vita quotidiana? In
che modo cerchi di praticare questa filosofia?
Siamo
esseri del mondo che hanno la necessità di interagire e cooperare sia in
scienza che in coscienza. Esseri che hanno bisogno di amare e di essere amati.
Per questo pratico la mia consapevolezza sia attraverso la musica che
l’attività clinica dove, senza la parte che utilizza e accoglie la mia arte e
le risorse che metto a disposizione, non potrei portare a termine la mia
esperienza esistenziale.
In
che modo il tuo background culturale ha influenzato il tuo approccio alla
musica e alla scrittura? Ti sei mai sentito in conflitto con le aspettative
legate alla tua identità artistica?
La
mia natura sin da bambino di entrare in relazione con gli altri ha
caratterizzato il mio background culturale e tra le modalità più risonanti al
mio mondo interiore ho camminato verso la musica, la pittura, il teatro, la
psicologia e la scrittura.
Parlando del tuo spettacolo “Formoso Therapy Show”, come
riesci a integrare la musica e le performance teatrali per affrontare temi di
benessere psicologico? Qual è il tuo obiettivo principale con questo show?
Nel mio modo di essere il lavoro di psicoterapeuta e la professione artistica si integrano profondamente, creando un ciclo di reciproco arricchimento. Da un lato, la psicologia mi consente di comprendere profondamente le emozioni e le esperienze umane, sviluppando empatia e ascolto attivo. Dall'altro, la musica mi offre uno spazio creativo per esprimere e condividere queste emozioni in modo diretto e immediato. Per scoprire direttamente questa esperienza utile e unica nel suo genere invito i nostri lettori a prenotarsi in tempo il loro posto in platea alla prima data del tour 2025, sabato 25 Gennaio al Teatro San Babila di Milano.
Quando
mi esibisco, utilizzo le competenze apprese nella mia pratica terapeutica per
connettermi con il pubblico a un livello più profondo, creando un'atmosfera di
accoglienza e condivisione. Allo stesso modo, l’arte mi permette di esplorare e
comunicare temi di benessere e crescita personale in un modo che può
raggiungere e aiutare le persone che vengono a scoprire la mia musica.
L’argomento
della fratellanza tra culture è molto attuale. Come ti senti riguardo al ruolo
dell’artista nel promuovere messaggi di pace e comprensione in un periodo così
polarizzato?
Mi
sento molto motivato a farlo, anche responsabilizzato come artista che compone
attraverso immagini e le immagini che percepisce.
Sei noto per la tua autenticità e vulnerabilità nei tuoi
testi. Come riesci a mantenere un equilibrio tra l’essere aperto e la necessità
di proteggere la tua privacy e i tuoi sentimenti più profondi?
Cerco
di essere il più possibile aperto convinto che la nostra testimonianza umana
nei vantaggi e negli svantaggi sia la modalità più onesta nel volere bene ai
miei followers e anche la modalità più rispettosa. Trovo essenziale proteggere
la privacy degli altri ma quando metto le mani sul pianoforte o la chitarra la
mia pancia non riesce a fingere.
Infine, quali sono i tuoi progetti futuri dopo il lancio di
“Zajal”? Ci sono altre collaborazioni o temi che desideri esplorare nel tuo
prossimo lavoro?
I
temi delle mie composizioni mi vengono suggeriti dagli stati d’animo. Sono uno
che vive nell’adesso e cerco di nevrotizzarmi il meno possibile proiettandomi
nel futuro più del necessario. Quello che posso dirti in questo momento è che
continuerò a pubblicare brani che possano indurre delle rappresentazioni
mentali e attraverso i pensieri, sviluppare emozioni che ci indicano la
direzione di ogni nostro passo nel cammino della vita.