Mostra al Palazzo reale di Milano fino al 26 gennaio 2025
“Munch, il grido interiore” è il titolo della mostra del grande pittore norvegese in corso a Palazzo Reale di Milano. Una ricca carrellata di opere di un artista a cavallo, temporalmente, fra la pittura impressionista e quella espressionista. Mi piace raccontare ai miei alunni le due correnti in contrapposizione: da una parte l'Impressionismo è a grandi linee quella corrente in cui l'artista riporta sulla tela quelle che sono le condizioni esterne, come possono essere ad esempio le condizioni atmosferiche; dall'altra nella pittura espressionista l'artista tira fuori quelle che sono le condizioni stesse dell'individuo: gli stati d'animo interni e più profondi. In questo dualismo Edvard Munch gioca un ruolo fondamentale. Queste le sue parole, tratte da un suo quaderno d'appunti, incise su un pannello alla fine del percorso espositivo:
«La verità è che vediamo con occhi diversi in momenti diversi. Al mattino non vedremo allo stesso modo che alla sera. Il modo di vedere» – ed è qui il balzo in avanti che fa Munch – «dipende anche dallo stato d'animo. È per questo che un soggetto può essere visto in svariati modi ed è ciò che rende l'arte interessante.»
Andando avanti nel percorso si rimane incantati dall'opera “Tronchi d'albero nodosi in estate”, così come Claude Monet era affascinato dalle ninfee del suo giardino , Munch rimane attratto dalla forma contorta dei vecchi olmi presenti nella sua ampia proprietà di Ekely. Gli alberi nei suoi dipinti, qui ce n'è uno dipinto tra il 1936 e il 1937, si trasformano in forme monumentali e quasi animate, la natura qui è rappresentata come forza vitale, il susseguirsi delle stagioni conferisce agli alberi personalità diverse, i tronchi appaiono in transizione da uno stato all'altro. Dopo una sezione dedicata agli autoritratti, uno giovanile del 1903 intitolato “Autoritratto dall'inferno”, in cui la figura del giovane Edvard appare con uno sfondo infiammato, qui raffigura il peccato senza redenzione. In questa tela la sua firma è posta nel punto esatto in cui il ventre nudo incontra l'inguine come a volere enfatizzare o marchiare quella parte. Segue, tra le altre, “Il viandante notturno” un autoritratto che sembra quasi un'opera teatrale, qui è come se volesse raffigurare la sua insonnia. Interessante quest'altra frase tratta dai suoi quaderni d'appunti che rende ancora più esplicita l'intenzionalità del suo gesto artistico:
«Sto conducendo uno studio dell'anima giacché posso osservarmi da vicino e usare me stesso come esperimento vivente per il mio studio. Proprio come Leonardo da Vinci ha indagato l'anatomia umana sezionando cadaveri, io cerco di sezionare anime.»
Il denso percorso, si è quasi
travolti e massaggiati dalle pennellate energiche e vigorose delle sue opere,
si conclude con alcune opere che sottolineano la sua personale e innovativa
costruzione dello spazio risolta attraverso la progettazione di una prospettiva
irregolare che viene normata da alcuni elementi architettonici su cui si
aggrappa l'occhio dell'osservatore, basti pensare alla staccionata del ponte
del noto “L'urlo” (1910) che in qualche modo torna nel dipinto “Le ragazze sul
ponte” del 1927 che chiude il percorso espositivo. La mostra, da non perdere, è
patrocinata dalla sezione cultura del Comune di Milano, dal Palazzo Reale,
dall'associazione culturale Artemisia. È a cura di Patricia Berman ed è
visitabile fino al 26 gennaio 2025.
Antonino Muscaglione