CENNI SULLA MEDICINA DELL’ESSERE, ALESSANDRO ZECCHINATO E GIUSI FASOLO

 


              Nell’ambito del percorso olo-dinamico, basato sull’astrologia, che conduco ormai da parecchio tempo, è indispensabile operare collegamenti con altre discipline olistiche connesse al benessere e all’autoconoscenza dell’individuo, sia considerato singolarmente che come facente parte di una collettività.

Nel libro Archetipo Africa[1], intervistando la mia amica e collega Caterina Civallero[2], ho iniziato a introdurre divulgativamente argomenti quali “il singolo e il gruppo”, la psicobiogenealogia, le costellazioni junghiane, e altri inerenti. Ritengo che possa interessare molti dei miei lettori conoscere meglio una disciplina che si chiama Medicina dell’Essere, che si pone in una posizione che potremmo definire come una sorta di anello di congiunzione fra le discipline allopatiche e quelle cosiddette “alternative”. A tale scopo ho chiesto il permesso a Giusi Fasolo di pubblicare una sua relazione adattandola sotto forma di articolo divulgativo.

              Naturalmente è opportuno presentare la relatrice: «Giusi, puoi raccontarci qualcosa di te per farti conoscere a chi ci sta leggendo?»

              «Sono sempre stata una persona molto curiosa e desiderosa di conoscere il mondo, e me stessa in primo luogo, per cui fin dalla più giovane età ho avuto il desiderio di andare oltre le apparenze, oltre a ciò che la mia famiglia e la società mi proponevano/imponevano. Il mio percorso di conoscenza è iniziato leggendo Siddharta, del “ricercatore” Hermann Hesse, perché avendo l’ardire di paragonarmi a lui, anch’io ricercavo il senso della vita inseguendo il dettaglio determinante che mi avrebbe permesso di riconoscere, in me e negli altri, il suo senso profondo.

              Dopo anni di studi e dopo aver conosciuto e sperimentato le svariate tecniche olistiche che hanno visto la luce in questi ultimi decenni, ho incontrato la Medicina Dell’Essere; con essa la mia percezione (di me stessa, degli altri e degli avvenimenti) è cambiata profondamente. Nonostante tutto il lavoro svolto su di me negli anni precedenti e tutti i corsi frequentati per accrescere conoscenza e cultura, e sebbene fossi sempre stata profondamente convinta che sia la nostra energia ad attrarre situazioni e persone in risonanza con noi, ero comunque sempre accompagnata da un atteggiamento un po' fatalista e vittimista nei confronti della Vita, che a volte mi pareva ingiusta e incomprensibile. Ecco! Posso dire che la MDE[3] mi ha aperto un mondo, permettendomi di comprendere come funzioniamo dal punto di vista biologico: e dalla biologia non si scappa! Non c’è spazio per dubbi o fraintendimenti: è come dire che una donna o è incinta o non lo è, che un maschio è un maschio e una femmina è una femmina, ognuno con le proprie caratteristiche di genere, o ancora che o è giorno o è notte!

              Un concetto enunciato dal mio insegnante, il dottor Stefano Gay, mi ha particolarmente colpita e l’ho fatto mio:Non è mai un agente esterno ad essere patogeno, ma il nostro sistema immunitario che è più o meno efficiente ed efficace”. Questo vale anche per gli incidenti, che mai avvengono per caso, ma giungono nella nostra vita attratti da una specifica vibrazione legata a un risentito[4], un’emozione, o un conflitto. Da ciò si deduce facilmente che più noi ci ripuliamo da memorie traumatiche o conflittuali appartenute al nostro passato o alla nostra genealogia, meno saremo soggetti agli attacchi di agenti patogeni di qualsiasi natura o dal vivere eventi scioccanti. Ho inoltre compreso che ogni disturbo o malattia ci porta un messaggio ed è la “buona soluzione” di un conflitto che, se interpretato e compreso nel suo significato più autentico e profondo, ci permette di risolverlo; il che restituisce all’essere umano lo strumento della guarigione, lo scettro del proprio potere.

              Alla fine degli anni ‘90 mi appassionai di riflessologia plantare e conseguii il diploma in questa tecnica che utilizzai diversi anni per aiutare le persone a migliorare problematiche di salute e qualità della vita; fui poi costretta ad abbandonare quell’esperienza perché scelsi, per motivi personali contingenti, di espandere il mio impegno lavorativo ufficiale da part-time a full-time. Ora che finalmente la mia età anagrafica ha posto fine al mio impiego, potrò nuovamente tornare a occuparmene arricchendo la mia preparazione con tutti gli strumenti, le conoscenze e le tecniche apprese attraverso la MDE e non solo[5].

              Sono dell’idea che la Medicina Dell’Essere dovrebbe essere materia di studio a partire dalle scuole medie, poiché è solo attraverso la vera conoscenza e la cultura che si potrà assistere a un nuovo rinascimento dell’essere umano. Coloro che detengono il potere finanziario ed economico mantengono buona parte della popolazione, da centinaia di anni, in condizioni di ignoranza per poterla meglio manipolare; infatti, chi non conosce minimamente la propria macchina biologica e come questa funziona, è totalmente in balìa delle multinazionali del farmaco e di una casta cui fa comodo confinare più persone possibile nell’insipienza e nella paura. Grazie al corso di MDE ho acquisito consapevolezza dei meccanismi che regolano il funzionamento della nostra macchina psico-biologica: questo mi ha permesso di alleggerirmi dal peso che mi opprimeva e mi rendeva schiava dei miei fantasmi e delle mie ombre. Un altro aspetto che ho molto apprezzato attraverso lo studio di tale disciplina è che, oltre a considerare olisticamente l’essere umano (IESC*), pone l’attenzione sulla prospettiva spirituale, dalla quale non si può prescindere poiché permea tutto il nostro essere ed è ciò che segna il confine fra il vivere di sola materia e il vivere spiritualizzando la materia. Credetemi, volendo parlare in senso metaforico, c’è una bella differenza fra mangiare una mela o qualsiasi altro cibo in modo meccanico, distaccato, scontato, pensando agli impegni quotidiani, e invece assaporarlo con attenzione, godendo non soltanto del gusto unico di quell’alimento, ma essendo grati a Dio e quindi alla Vita e a Madre Terra per lo splendido presente che con grande generosità ci elargisce.»

              Grazie. Vi propongo qui di seguito la sua relazione esposta in occasione del 3° Convegno annuale di Riflessologia Plantare organizzato dalla I.S.F.O.R.[6], svoltosi a Torino il 19 maggio 2024: buona lettura!

Alessandro Zecchinato

Giusi Fasolo 

 


RELAZIONE PER CONVEGNO RIFLESSOLOGIA PLANTARE

ALZHEIMER, PARKINSON, SCLEROSI MULTIPLA: LA VISIONE DELLA MEDICINA DELL’ESSERE

              Ho frequentato la Scuola di Riflessologia Plantare alla fine degli anni ’90 conseguendone l’attestato nel 2000; da allora sicuramente molto è cambiato, non solo nella pratica e nell’approfondimento della tecnica riflessologica, ma anche nell’approccio e nella consapevolezza di coloro che la praticano. Credo pertanto che sia diventato indispensabile, oggi, coadiuvare la R.P. con strumenti che ci consentano di essere sempre più efficaci e performanti, per soddisfare così il desiderio di guarigione e benessere del “cliente”.

Uno di essi è rappresentato dalla Medicina dell’Essere (MDE) che si propone come approccio olistico e valido sostegno al cliente e, contrariamente alla medicina convenzionale che pone il focus sulla malattia, interviene utilizzando tutte le sue componenti: corpo/biologia, mente/inconscio, spirito/energia e storia familiare (psicobiogenealogia). La MDE si può definire medicina integrata; non alternativa né complementare a quella allopatica quindi, bensì il trait-d’union fra le due: evita accuratamente di opporsi alle credenze e/o alle terapie seguite dalla persona, la sostiene e la aiuta accogliendola, traendo informazioni attraverso indagini, valutazioni e analisi della storia familiare, allo scopo di far emergere il conflitto o il trauma che ha creato il disagio o la malattia. Ponendo il paziente al centro dell’attenzione, lo si accompagna verso il recupero della salute con gli strumenti che egli è pronto, in quel momento, a utilizzare e integrare; sia che questi appartengano alla medicina allopatica, a terapie e rimedi olistici, o non convenzionali. Ciò che importa è il fine: ossia la guarigione su tutti i livelli.

Il paziente e il terapeuta devono essere liberi di scegliere, quindi è indispensabile avere a
disposizione più possibili terapie, in modo da poter valutare e praticare la cura più adatta e “su misura”. Per questa ragione occorre accogliere le credenze del paziente/cliente, senza contrapporvisi.

“Dalla mente modifico il corpo ma anche dal corpo modifico la mente”; per esempio: una persona che si alimenti in modo corretto e che pratichi esercizio fisico regolare avrà, presumibilmente, pensieri in equilibrio; di conseguenza, attraverso buone abitudini e un corpo sano, essendo più lucida e disciplinata, avrà anche maggior facilità a entrare in contatto con sé stessa e con il proprio spirito.

La Medicina dell’Essere, quindi, si colloca nell’aspetto CORPO attraverso la comprensione del messaggio/sintomo che esso comunica; nell’aspetto PSICHE attraverso l’analisi dell’elaborazione del trauma/risentito; e nell’aspetto SPIRITO attraverso la cura del nostro sistema energetico, per favorire infine la manifestazione della propria Verità e Unicità.

Poiché sin dalla più tenera età abbiamo imparato a indossare una maschera, ci siamo adattati; e magari abbiamo trasformato e tradito la nostra vera essenza, i nostri codici unici, sviluppando negli anni un “personaggio” o “ego” alimentato dal nostro mentale, per farci amare dai genitori, dagli amici e dalla società. Questo atteggiamento ci pone sempre in una condizione di conflitto con noi stessi poiché tradendoci dimentichiamo di ascoltare veramente il nostro Cuore, diventando dipendenti dal giudizio altrui. La maggior parte degli esseri umani vive infatti l’intera esistenza sotto stress senza riuscire mai a risolversi.

La guarigione, per poter essere definita tale, presuppone la destrutturazione del personaggio che abbiamo creato (e che ci è comunque servito per relazionarci con il mondo) e che ha partecipato a sua volta a creare il disagio o la malattia; presuppone anche il lasciar cadere la maschera dietro la quale si nasconde il nostro vero Sé. Solo svelando a noi stessi e al mondo la nostra Verità, il nostro Essere, possiamo parlare di guarigione su tutti i livelli (*I: intellettuale; E: emotivo; S: sessuale, inteso nel senso di "agire, creare"; C: corporale).

              Inoltre, analizzando il concetto di stress, dobbiamo ricordare la distinzione fra EUSTRESS (stress positivo poiché viene canalizzato in un’azione, per esempio guidare la macchina, sostenere un esame, una gara, parlare in pubblico, e così via) e DISTRESS (uno stress shock che ci produce un blocco, ad esempio trovarsi improvvisamente di fronte a un rapinatore, un incidente, una perdita importante).

              Dopo queste doverose premesse, passiamo ai principi sui quali si basa la MDE.

1) Ci si ammala perché a causa di uno stress si entra in conflitto e si inibisce un’azione. Di fronte a uno shock che mi sta mettendo a rischio la vita o agisco o muoio[7]: se rimango immobilizzato, quando il pericolo sarà passato avrò una reazione (tremore, rilascio degli sfinteri, vampate di calore…) a cui il mio cervello era impreparato, quindi va in DISTRESS.

2) È il modo in cui noi reagiamo allo stress che ci fa ammalare, ossia se troviamo o meno una adeguata risposta (vedi Esperimento dei topolini di H. Laborit).

3) Meglio compiere un’azione sbagliata piuttosto che non compiere nulla.

4) In biologia ci potrà sempre e solo essere il paradigma o zero o uno, una “cosa” o è o non è: alle leggi biologiche non si sfugge! Non c’è spazio per dubbi o fraintendimenti: una donna o è incinta o non lo è, e i generi sono solo due, o maschio o femmina.

5) I conflitti possono esserci stati tramandati in via transgenerazionale: viviamo cioè i conflitti irrisolti di qualche nostro avo, alla cui memoria una parte di noi è fedele, e ai quali siamo chiamati a dare risposta per riportare l’albero genealogico in equilibrio.

6) I conflitti si dividono in programmanti e scatenanti: programmanti (biologici) sono eventi che mettono a repentaglio la nostra vita (0-1), scatenanti (psicobiologici) sono tutte quelle situazioni in cui il nostro sistema attraverso ricordi inconsci, crea nel “qui e ora” un risentito che scatena una reazione che ci riporta” là e allora”.

7) Ogni organo ha un valore simbolico e risponde pertanto ai risentiti emozionali della persona.

              Henri Laborit[8], medico e ricercatore francese (1914-1995), elaborò attraverso una serie di esperimenti con i ratti il concetto di “inibizione dell’azione = malattia”.

Nel primo esperimento pose un ratto in una condizione per cui a un procurato stress poteva sfuggire: quindi, la sua reazione viene definita “di FUGA”. Gli esami effettuati dopo il test evidenziavano che manifestando reazione di fuga il topolino rimaneva sano.

Nel secondo esperimento inserì due cavie in una gabbia procurando loro un forte stress al quale non si potevano sottrarre, l’unica azione che potevano compiere era combattere: quindi, manifestarono una reazione di ATTACCO. Anche in questo caso entrambi i topolini testati risultarono sani.

Nel terzo esperimento il topolino, sottoposto a stress, non aveva vie di fuga né possibilità di combattere. Quindi era costretto a cedere alla inibizione dell’azione e pertanto esprimere la seguente reazione: CONFLITTO→MALATTIA→MORTE.

Da ciò si desume che non è tanto lo stress a causare malattie, ma l’impossibilità di rispondere a esso (anche se ci sentissimo impossibilitati a reagire per via di una nostra personale interpretazione).

Quando ci ritroviamo a vivere uno stress o un conflitto, di qualsiasi natura esso sia, il nostro cervello deve compiere un’azione extra per riportare il sistema in equilibrio: se è impossibile compiere questa azione, il cervello, attraverso il sistema nervoso simpatico, la scaricherà sul corpo, che si preparerà così all’attacco o alla fuga. Quindi gli eventi traumatici inattesi, o quelli protratti nel tempo ma che presuppongono inibizione dell’azione (per esempio una pistola puntata alla tempia, un partner violento, un collega invadente, e via dicendo) dai quali non ci si riesce a liberare, determinano nel nostro organismo la risposta di un organo e di uno soltanto. Il nostro corpo non attiva mai una patologia in modo casuale o arbitrario, non produce mai cellule antagoniste alla vita, ma risponde SEMPRE a un programma che è sensatamente BIO-LOGICO finalizzato alla continuazione della nostra esistenza.

Ricordiamoci che LA MALATTIA è l’unica SOLUZIONE che il corpo trova quando, davanti a un trauma, blocchiamo l’azione e non riusciamo ad attaccare o fuggire o adattarci (shock), ed è lo strumento di riparazione che il nostro sistema mette in atto per salvaguardare una funzione (Buona soluzione di un conflitto).

La guarigione, se la si vuole ritenere vera e definitiva, deve coinvolgere tutti in nostri stati dell’IO: corpo, mente, psiche, emozioni e spirito; e deve necessariamente prevedere un cambiamento evolutivo della coscienza che solo un efficace “lavoro su di sé”, coadiuvato da tecniche efficaci e terapeuti consapevoli, possono favorire.

 

              La MDE si avvale dell’utilizzo di alcune “mappe” per interpretare il vissuto del paziente. Essa si propone, tramite la loro interpretazione, di indagare il vissuto del paziente su tutti i livelli e trasformarlo “nel qui e ora” per poter così cambiare credenze e percezione della realtà, non con il mentale ma mediante il risentito, poiché sono i nostri risentiti che attraverso l’attivazione di un’emozione ci obbligano a compiere un’azione; ed è attraverso questa azione che acquisiamo consapevolezza ed entriamo in empatia. Comprendiamo così che ciò che abbiamo vissuto, seppur traumatico e scioccante, ci ha permesso di entrare all’interno di noi stessi per poter operare una trasformazione alchemica e portare così la nostra luce al mondo.

1) mappa per il corpo

a) la piramide biologica della medicina dell’essere (evoluzione della piramide di Maslow);

b) i tre cervelli (rettiliano, limbico e neocorteccia ‒ Paul Mc Lean);

2) mappa per la psiche

a) ferite del bambino;

b) albero genealogico;

3) mappa dello spirito

a) i sette chakra.

 

ALZHEIMER

              Ci sono diversi aspetti sui quali occorre focalizzarsi per comprendere l’origine dell’Alzheimer, in quanto esso si manifesta sia con la difficoltà a ripetere gesti e movimenti, sia con la difficoltà o incapacità di formulare e comprendere pensieri logici anche elementari. Si tratta dell’ennesimo evento traumatico prodotto da continui e ripetuti conflitti di separazione. Quando una persona soffre, nel cervello si attivano le aree del contatto sensitivo che sono vicine alle placche della memoria; di conseguenza, continui stress e successive risoluzioni portano all’atrofia del cervello e delle zone coinvolte.

E, rivolto al soggetto che mi causa dolore, reagisco così: “Se non posso allontanarlo o allontanarmi perché soffro, meglio non sapere più chi è”.

PARKINSON

              Anche questa è una patologia degenerativa cronica del SNC[9] che danneggia soprattutto il sistema motorio.

Si osserva principalmente, nelle persone affette da questa patologia, lentezza nei movimenti, rigidità, instabilità posturale e altre sintomatologie neuro-cognitive che riguardano la pianificazione delle attività, problemi di orientamento e percezioni spazio-temporali alterate.

Esiste in questo caso un conflitto di trattenimento per la paura di agire: un conflitto di doppia imposizione motoria, come per esempio eseguire un ordine che non vorremmo eseguire, soprattutto se a seguito dell’esecuzione di un determinato ordine o comando è conseguita la morte o la rovina di una persona. Si nota che le persone affette da Parkinson sono soggetti che hanno tenuto tutto sotto controllo a causa di un’enorme paura del giudizio altrui e pertanto non hanno agito per evitare di trasformarsi in vittime. Così agendo, si ritrovano invece a non avere più controllo di sé stesse. L’incedere a piccoli passi può significare che si sono ritrovate a vivere situazioni gravi o pericolose proprio per aver “fatto il passo più lungo della gamba”; così come la rigidità indica una resistenza al movimento, poiché un’azione compiuta in passato ha portato conseguenze infauste e l’instabilità posturale, metaforicamente, rappresenta il desiderio di non voler più proseguire il proprio cammino.

SCLEROSI

              La sclerosi è caratterizzata da una progressiva paralisi dei muscoli, tanto più intensa quanto più intenso è stato lo shock e il conseguente conflitto: il suo senso biologico è caratterizzato dall’impedire il movimento. Anche qui si parla di inibizione dell’azione, poiché da un lato la persona deve sottostare a regole e obblighi più o meno autoimposti che richiederebbero un movimento, ma dall’altro esistono condizioni immodificabili che rendono impossibile la realizzazione di tale azione. Il soggetto vive in un contesto di importanti imposizioni autoritarie alle quali non si può sfuggire per paura, per cui esiste un conflitto di grande opposizione all’azione (il pensiero ossessivo che tormenta la persona è: “qualsiasi cosa faccia sono fregato”). Quindi, due azioni di uguale forza ma di segno contrario determinano immobilità.

Il progetto senso[10], per dare uno sguardo all’aspetto transgenerazionale, è quello di essere venuti al mondo per impedire a uno dei genitori di andarsene.

La sclerosi è un conflitto di direzione.

CONCLUSIONE

La MDE evita comunque di identificare un unico conflitto alla base di queste sopra citate e di ogni altra patologia, poiché questo è l’approccio della medicina classica. La MDE osserva la manifestazione clinica unica e irripetibile di ogni persona: di conseguenza ogni malato avrà avuto una reazione emotiva diversa con la relativa reazione biochimica, quindi potrà avere sintomi diversi dagli altri. Occorre considerare che la conoscenza della MDE e l'analisi dell'innesco o dell’avvio di queste importanti malattie può aiutare la persona a comprendere i propri vissuti, le possibili origini della loro attivazione, e suggerire alcune azioni per evitare le recidive conflittuali che sono alla base del peggioramento della condizione. Il Direttore della Scuola di Medicina dell'Essere, Dott. Stefano Gay, ci ricorda sempre che la mappa non è il territorio[11]: quindi, dietro a un interpretazione psicosomatica, la prima azione da compiere è ascoltare la sofferenza del cliente.

Giusi Fasolo 

La pubblicazione della relazione è stata gentilmente concessa dalla I.S.F.O.R.

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[3] M.D.E. è un acronimo che significa Medicina Dell’Essere.

[4] Nel senso di “ri-sentito”. Specifica Giusi Fasolo: «Il risentito non è l’emozione originaria, quella cioè che ha inserito un certo programma nell’inconscio, ma il percepito di quel conflitto “nel qui e ora” che mi riporta nel conflitto originario “là e allora”».

[5] « Ho aggiunto “e non solo” perché utilizzo svariate altre tecniche che non ho appreso solo attraverso la MDE,

come per esempio EFT, e soprattutto la Mappa dei talenti o psicogenealogica che ho appreso sia  nell’ambito della

MDE sia attraverso una serie di corsi e approfondimenti con diversi insegnanti, fra i quali J.C.Badard, al quale si deve attribuire la paternità della Mappa psicogenealogica».

[6] I.S.F.O.R. ‒ Istituto Superiore di Formazione Olistica in Riflessologia

[7] Paradigma 1-0 (dualismo binario, senza “mezze misure”).

[9] Sistema Nervoso Centrale.

[10] “Il progetto senso è il mandato transgenerazionale o progetto inconscio che i nostri genitori e tutta la genealogia ci ha assegnato alla nascita.” [citazione] – v. < https://psicogenealogia-costellazioni.it/2021/10/psicogenealogia-e-progetto-senso.html >

[11] Cfr. PNL.

Fattitaliani

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