di Alessandra Melideo*
«Ci sfioriamo ogni giorno nei luoghi, nel tempo e nei pensieri; senza mai afferrarci. Ci sfioriamo come una lama affilata accarezza dolcemente la pelle lasciando profondi tagli; il profumo del sangue delle nostre ferite ci permette di riconoscerci.»
Agli inizi nel 2024 è
uscita la nuova edizione del libro di David Ferrante, Il
dolore della luce. Racconti di streghe,
fantasmi e d’amore. Silloge che era stata pubblicata nel 2023 in
edizione limitata e firmata dall’autore e che racchiude cinque storie che
trattano altrettante leggende che si confondono nella realtà e nella vita
quotidiana. Elementi dell’irrazionale e ambientazioni oniriche che si
amalgamano con tematiche quali il dolore, la morte, la paura, il desiderio e la
ricerca della luce, archetipi da sempre connaturati nell’uomo e nella storia
dei popoli.
Ferrante, è noto per
il suo progetto l’Abruzzo Magico. La sua vasta operazione
letteraria è divulgativa ha il merito di promuovere la valorizzazione e la
tutela della cultura del nostro territorio, attraverso la ricerca e la
narrazione dei grandi miti, delle leggende, degli aspetti folkloristici che
caratterizzano la storia del nostro Abruzzo.
Il dolore
della luce rappresenta un nuovo percorso che ricerca l’analisi del
sentimento dell’amore nella sua complessità e contraddizione che emerge in un
susseguirsi di contrasti e binomi che costituiscono il focus degli eventi
narrati. Il percorso descritto nei racconti della silloge, disposti secondo una
struttura crescente di analisi ed evoluzione spirituale, prevede un viaggio che
dalle tenebre del dolore segue la ricerca della luce, elemento di contatto con
l’assoluto.
Cinque racconti: Tre
croci sulla pelle; Il dolore della luce; Un tulipano d’acqua con
cinque fiori di luppolo; Raccontate di me; Come incubo.
Commistioni fra il gothic-folk, la ghost-story, la fiaba nera e una lacrima di
horror. Un viaggio tra passato e presente, tra fantasia e verità, che si
traduce in un sofferto amalgama di crudeltà e amore.
Cinque leggende: la Scurnachiera,
la processione di anime che la notte dei morti dal cimitero va in chiesa per
partecipare alla messa in loro onore, celebrata da un sacerdote defunto. Lu lope
janare, nascita e morte del lupo mannaro; il fantasma di una magrissima
donna che faceva gettare tra le lame di un pozzo le persone a lei non gradite;
la Dama bianca, il fantasma della donna che si fece uccidere dall’uomo che
amava a da quello che doveva amare; la pantafica, la creatura della
notte che succhia il respiro paralizzando chi dorme.
Da lettrice sono
rimasta particolarmente colpita dal titolo, “Il dolore della luce” costituito
da due termini che rimandano a campi semantici antitetici, quasi antipodi
esistenziali opposti. Goethe nella sua “Teoria dei colori” afferma che i colori
si originano dall’incontro della luce con le tenebre.
Il tema
dell’indefinito diventa centrale e si confonde con il mondo reale fino a
diventarne una metafora, con la conseguente paura dell’uomo di fronte alla
morte e all’ignoto. La ricerca della luce diventa esigenza vitale:
le visioni assumono corporeità e significati diversi, diventano un tramite per
capire il senso della realtà effimera ed evanescente. La difficoltà di essere,
trovare e vivere la luce quando si è nel buio più profondo. Ma il messaggio
trasmesso è un messaggio di speranza: il dolore può generare luce attraverso un
percorso obbligato, che ricalca le contraddizioni di un sentimento complesso e
di difficile definizione, qual è l’amore.
L’amore è generativo,
senza morte (a-mors): può condurre alla salvezza tramite il dolore.
La paura e il dolore
assumono dunque una forma, un significato.
Il tema dell’amore
distruttivo, come nel primo racconto, viene narrato attraverso i contrasti tra
protezione e distruzione, amore e morte, che si assommano, nel secondo, con
quelli di luce-ombra, bianco-nero, gioia dolore, binomi che diventano essenza
della complessità del sentimento.
Il fascino
dell’occulto e del mistero aleggia nel susseguirsi degli eventi narrati, nei
simbolismi e nei messaggi nascosti tra le pagine del libro di David. Vengono
evocati i paesaggi notturni e con connotazioni oniriche, propri della fase
della giornata in cui l’uomo si trova di fronte al suo inconscio, ad affrontare
i propri incubi, i propri demoni. Se il racconto Un tulipano d’acqua con
cinque fiori di luppolo diviene l’immagine cardine e metafora della
fenomenologia dell’amore ingannato, mentre Come Incubo ne propone la
rinascita.
David Ferrante è
scrittore e sociologo, appassionato studioso della cultura popolare che divulga
attraverso opere di saggistica e narrativa. Sulle credenze magiche e misteriose
ha al suo attivo, oltre a vari racconti, diverse pubblicazioni tra le quali: Tradizioni,
riti e sortilegi del 24 giugno. San Giovanni Battista nella cultura popolare
abruzzese (2018-2021-2023) e le antologie delle quali è ideaotre e
curatore L’Ammidia, Storie di streghe in Abruzzo (2019), Fate,
Pantafeche e Mazzamurelli. Storie di miti, superstizioni e leggende d’Abruzzo (2020);
Magare. Storie di Streghe d’Abruzzo (2021) e Anime sperse. Storie di
Fantasmi d’Abruzzo e Molise (2024) nelle quali ha coinvolto decine di
scrittori provenienti da tutte le regioni italiane. Pubblicazioni
dalle quali emerge la volontà di trasmettere, consegnare al lettore senza nome
e senza tempo, un patrimonio culturale che rischia di essere
dimenticato. Il termine tradizione deriva, infatti, dal latino “tradere”
e significa trasmettere, consegnare da una generazione a un’altra con una
finalità costruttiva per chi la riceve. Molte leggende citate all’interno
delle opere di Ferrante sono, infatti, il frutto di una
raccolta e rielaborazione dei racconti ascoltati dai nonni e appresi dalla
lettura di testi demologici e di narrativa. Parliamo, ad esempio, della
leggenda della pantafica, figura spettrale che per metonimia diventa
la personificazione della paura, oppure il fantasma della Dama Bianca di
Popoli, il mazzamurello, creatura fantastica della tradizione folclorico-fiabesca,
del lupo mannaro, delle streghe, dei fantasmi, ecc. ecc.
Come in una grande
teogonia di Esiodo, il nostro autore cerca di preservare l’identità della
cultura popolare abruzzese attraverso la rievocazione di racconti che diventano
strumento di memoria.
«Io sono solo il
narratore che parla a chi vorrà ascoltare, colui che scrive per un lettore
senza nome e senza tempo. Senza nomi e senza tempo come nelle mie cinque storie
di una vita che ha un nome e un cognome e giorni ben scanditi. L’indefinito si
confonde con la realtà fino a diventarne parte o metafora. Solo così la vita
assume le forme, i colori e la poesia che riesco a guardare, quelli che
profumano di buio.»
www.davidferrante.it - www.abruzzomagico.it
*docente
del Liceo Scientifico F. Masci di Chieti