Alice Geraci, fotomodella palermitana della Generazione Z con le idee chiare, si racconta nell'intervista di Andrea Giostra.
«La bellezza è un sentimento, un’emozione, una vibrazione che non può essere definita in modo assoluto … La bellezza è il modo in cui decidiamo di vivere la nostra vita, è il modo in cui questa si incontra e scontra con quella degli altri, ed è proprio per questo che non è possibile darle un significato concreto.»
Alice Geraci è nata a Palermo nel 2004, all’età di 4 anni ha
iniziato a praticare danza classica, e anche se inizialmente tutto è nato come un
gioco, l’ha praticata per dieci anni. A 14 anni ha iniziato ginnastica ritmica,
poi artistica, ma alla fine è andata dove l’ha portata il cuore: la danza
moderna. Nello stesso periodo ha iniziato a frequentare il mondo della moda
partecipando a concorsi, sfilate e shooting fotografici .E oggi è nostra
ospite. Ciao Alice, benvenuta. Grazie per la tua disponibilità
e per aver accettato il nostro invito. Se volessi presentarti ai nostri lettori,
cosa racconteresti di te quale fotomodella che lavora e vive
a Palermo?
Dedico molto tempo al mondo della moda, ma devo dire che la mia quotidianità comprende anche molto altro. Inizio dicendo che da qualche mese frequento l’Università degli studi di Palermo, ma in particolar modo ci tengo a dire che dedico la maggior parte del mio tempo libero alla danza presso la scuola Flashdance di Violetta Cuchel.
La
tua passione per la moda, per le sfilate, per la fotografia, per il lavoro di
fotomodella nasce praticamente quand’eri bambina, poco più che quattordicenne. Ci
racconti come è sbocciato questo innamoramento e cosa ti ha colpita tanto da
costringerti a prendere questa decisione di iniziare a frequentare questo mondo
così giovane?
Dopo il periodo di quarantena mi sono resa conto di non avere più un interesse ben preciso, un obiettivo. Ormai avevo abbandonato sia la ginnastica artistica che la ritmica e mi sentivo persa. Quindi quando una mia amica mi propose di partecipare insieme a un corso di portamento, decisi di farlo. Non prendetemi per una ragazza che se la tira ma a essere sincera nonostante fosse la prima volta che indossavo dei tacchi, mi resi conto (e non solo io) che riuscivo a camminare abbastanza bene. Potrebbe sembrare stupido e superficiale, ma incrociare un piede davanti all’altro, tenere le spalle dritte e la testa alta, mi fece sentire sicura, soddisfatta e a mio agio. Questo per me fu fondamentale perché non provavo sensazioni del genere da un po’ di tempo.
Chi sono e chi sono stati i tuoi maestri d’arte, se vogliamo usare
questo termine, e qual è stato il tuo percorso formativo ed esperienziale nel
mondo in cui lavori?
In questi ultimi anni a partire da quel corso di portamento, ho poi partecipato a diverse sfilate locali nei pressi di Siracusa, ho preso parte come ballerina a un videoclip di un cantante emergente ho partecipato due anni di fila ad un concorso di bellezza riuscendo ad arrivare anche in finale nazionale e ho fatto diversi shooting. Nell’ultimo periodo mi sto dedicando maggiormente ad alcune sfilate e sono entrata a far parte dell’agenzia di colui che adesso è mio agente: Mario D’Ovidio.
Cosa vuol dire per una Donna fotomodella lavorare a Palermo e in Sicilia
in particolare? Quali sono, secondo te, i punti di forza e quelli di debolezza di
un lavoro come questo da fare a Palermo e nella nostra isola?
Lavorare in Sicilia e in particolar modo a Palermo non è facile. Purtroppo, mi tocca dire che la maggior parte delle volte si cerca il modo di sfruttare l’immagine delle ragazze, senza però investire realmente su di esse. Ci sono sempre prese in giro, illusioni e giri di parole che portano solo a illudere le ragazze che alla fine di tutto nemmeno vedono l’ombra di un euro. Ora non voglio attaccarmi al lato economico, ma io so che al di fuori della realtà in cui io vivo le cose non funzionano così. Per provare a fare realmente qualcosa devi avere una guida, qualcuno di cui poterti realmente fidare che ti aiuti ad aprire e a tenere gli occhi aperti, perché soprattutto all’inizio che non sai bene come muoverti è facile cascare sulle belle parole di qualcuno che ti illude solo per un tornaconto personale. Io fortunatamente posso dire di avere trovato questa guida e di avere piena fiducia in essa.
Molti artisti e grandi star, lo saprai di certo, soprattutto quelli hollywoodiani, amano dire «to become a great artist you have to choose: either work or love!» (per diventare una grande artista devi scegliere: o il lavoro o l'amore). Tu sei giovanissima, quale scelta pensi di fare? Questo lavoro che è molto particolare o l’amore? Pensi che le grandi star, i grandi artisti e attori americani, vincitori di Oscar e Golden Globe, che hanno fatto questa scelta di vita, abbiano torto o ragione? Qual è il tuo pensiero in merito?
Non riesco a pensare a questo lavoro e all’amore come qualcosa di separato. D’altronde faccio tutto questo perché spinta dall’amore. A mio parere l’amore non limita questo lavoro e viceversa. Oserei dire che avere entrambe le cose significherebbe avere un punto di forza in più. Perché, quando si ha qualcuno per cui sfilare (e non parlo di fotografi, stilisti, ecc…), il tuo sguardo, la tua voglia e il tuo desiderio di mostrarti e camminare su quella passerella diventano autentici nonostante ovviamente in base alle esigenze ci vengano fornite delle indicazioni sul tipo di immagine che deve apparire.
Oltre al mondo
della moda, della fotografia, delle sfilate, hai altri obiettivi formativi e
professionali sui quali stai investendo il tuo tempo? Se sì, quali sono e
perché stai dedicando il tuo tempo a questi ulteriori percorsi culturali e
professionali?
Come dicevo sono anche una studentessa e una ballerina. Io cerco sempre di crearmi più opportunità e avere la possibilità di scegliere più strade; quindi, il fatto che mi dedichi a questo tipo di lavoro non significa che escluda tutto il resto, anzi come dicevo cerco sempre di impegnarmi al massimo su tutto proprio per avere possibilità di scelta. Perché si sa, questa non è una strada sicura, la prendo molto come hobby, come divertimento e ciò che arriva (quando e se) prendo. Poi se dobbiamo essere realisti, ad un certo punto non sarò più così giovane, è normale che col passare del tempo poi si perdano molte qualità e aspetti di noi stessi, quindi finché li ho cerco di sfruttarli, poi si vedrà.
Ci sono
moltissime ragazze, in Sicilia, ma non solo in Sicilia, che vorrebbero
intraprendere una professione artistica come quella che fai tu, per esempio,
che risulta sempre piena di insidie e di pericoli, ma al contempo estremamente
affascinante. Alla luce della tua esperienza, cosa diresti di questo mondo se dovessi
dare un consiglio ad una ragazza della tua età? E da cosa principalmente,
secondo te, dovrebbero stare attente?
A coloro che vogliono intraprendere questo percorso consiglierei di essere sempre realiste e obiettive. Cercate sempre di non farvi affascinare dalle parole e di non illudervi. Lo so questo è un mondo spettacolare, travolgente, quasi un sogno… ma attente che questo sogno non si trasformi in un incubo. Troppa gente poco seria e poco professionale non aspetta altro che ragazze piene di sogni e speranze e soprattutto facili da illudere.
Conoscerai
benissimo un’antica credenza secondo la quale “la fotografia ruba l’anima”. Oliviero Toscani, che di fotografia un
po’ se ne intende, in una intervista rilasciata qualche anno fa ad Assisi
presso il Convento di San Francesco dov’era per visitarlo, disse che «Forse è
per questo che tante persone che sono troppo fotografate rischiano di diventare
vuote dentro. Tante top model, tanti uomini famosi sono vuoti … la fotografia
di fatto ruba il luogo della libertà, l’energia che ci fa vivere e andare
avanti … e quindi, da questa prospettiva, chi scatta una foto deve sentirsi
addosso una responsabilità pesante come un macigno … la responsabilità è nel
capire che la fotografia ritrae le persone per quello che sono. Per questo
bisogna stare attenti a documentare con serietà. Io posso dire che mi domando
sempre se ho sufficienti cultura e capacità per raccontare e testimoniare il
tempo che sto vivendo». Tu da Donna che sei molto fotografata per il lavoro
che fai e perché con i tuoi self rendi partecipi i tuoi follower dei momenti
social, cosa ne pensi delle parole di Toscani? Davvero essere tanto fotografati
può rubare l’anima tanto da diventare vuoti dentro? Cosa risponderesti a
Toscani?
Risponderei che la
fotografia ruba l’anima nel momento in cui perdi di vista ciò che sei, il
motivo per cui fai ciò che fai e soprattutto se lo fai con ipocrisia. Io non
sono una fotografa, ma sono sicura che la fotografia serva proprio ad
intrappolare su ‘’carta’’ un momento. Se la fotografia è fatta bene, se la
fotografia è vera e sincera, allora colui che osserva può andare oltre la
semplice osservazione e magari può riuscire a cogliere tante altre cose, che
siano emozioni, sensazioni, sentimenti, ecc…
Ma tornando al discorso di prima, secondo me questo è possibile solo nel momento in cui il soggetto fotografato non si lascia trascinare dalle tante cose materiali che appartengono a questo mondo. Quindi concludo dicendo che sì, la fotografia rende vuoti, ruba la libertà e l’energia vitale di chi però perde di vista (come dice Toscani) la responsabilità che si assume nel momento in cui accetta di essere fotografato, e cioè dover raccontare la verità con stile e con un paio di tacchi a spillo.
«Appartengo a quella categoria di persone che ritiene che ogni azione
debba essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto se dovevo affrontare o
no un certo problema, ma solo come affrontarlo.» (Giovanni Falcone, “Cose
di cosa nostra”, VII ed., Rizzoli libri spa, Milano, 2016, p. 25 | I edizione
1991). Tu a quale categoria di persone appartieni,
volendo rimanere nelle parole di Giovanni Falcone? Sei una persona che punta un
obiettivo e cerca in tutti i modi di raggiungerlo con determinazione e impegno,
oppure pensi che conti molto il fato e la fortuna per avere successo nella vita
e nelle cose che si fanno, al di là dei talenti posseduti e dell’impegno e
della disciplina che mettiamo in quello che facciamo?
Il mio pensiero è una via di mezzo. Non mi sento di dire che il fato o la fortuna non esistano perché spesso e volentieri servono questi per riuscire in qualcosa. Allo stesso tempo però non mi sento di dire che tutto dipende da questo. Perché io posso possedere un talento e quindi ipoteticamente essere destinata a un qualcosa legato a questo. Ma quante volte persone talentuose scelgono di intraprendere una strada del tutto diversa? È per questo che posso affermare che il fato, o destino chiamatelo come preferite, hanno un peso nella nostra vita, ma per me le scelte che facciamo quotidianamente hanno il medesimo peso.
«… mi sono
trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei
benissimo (…) ripetere in proposito
quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a
chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo
editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la bellezza? Prova a definire la
bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa, secondo te, a riconoscere la
bellezza… nelle persone, nell’arte, nella
moda, in un romanzo, in un film, e in generale nella vita di tutti i giorni?
La bellezza… domanda apparentemente semplice e superflua che in realtà nasconde tanto altro. La bellezza è un sentimento, un’emozione, una vibrazione (non so bene come definirla), che non può essere definita in modo assoluto. Esistono tanti tipi di bellezza ed esistono tanti modi per esprimerla, ed esistono altrettanti modi per riuscire a capirla, ad apprezzarla e soprattutto a riconoscerla. La bellezza non è solo quella esteriore perché quella secondo me è solo bellezza superficiale. La bellezza è ciò che abbiamo dentro e il modo in cui lo facciamo uscire. La bellezza (quella vera) è il modo in cui ci poniamo agli altri, è il modo in cui affrontiamo gli eventi piacevoli o spiacevoli che siano. La bellezza è il modo in cui decidiamo di vivere la nostra vita, è il modo in cui questa si incontra e scontra con quella degli altri, ed è proprio per questo che non è possibile darle un significato concreto.
Charles Bukowski, grandissimo poeta e scrittore del Novecento, artista tanto geniale quanto dissacratore, in una bella intervista del 1967 disse… «A cosa serve l’Arte se non ad aiutare gli uomini a vivere?». Tu cosa ne pensi in proposito? Da questa prospettiva, secondo te, a cosa serve l’arte della fotografia, della moda, della ricerca della bellezza esclusivamente estetica dell’abbigliamento? Dicci la tua opinione da Donna della Generation Z.
L’arte è un’invenzione dell’uomo, è un meccanismo che quest’ultimo adotta per sfuggire ad una realtà a volte troppo sconveniente. L’uomo fa arte, o si considera arte (dipende il punto di vista), praticamente da sempre. L’arte come ho già detto è sì un’invenzione dell’uomo, ma secondo me è solo il risultato del tentativo di questo di tirare fuori la bellezza di cui parlavo poco prima. Per questo posso affermare che sono totalmente d’accordo con la domanda/affermazione di Charles Bukowski secondo cui l’uomo senza arte non esisterebbe. L’arte rappresenta l’essenza stessa dell’uomo
«…anche l’amore era fra le esperienze mistiche e
pericolose, perché toglie l’uomo dalle braccia della ragione e lo lascia
letteralmente sospeso a mezz’aria sopra un abisso senza fondo.» (Robert Musil, “L’uomo senza qualità”, 1996). Cosa pensi di
questa frase di Robert Musil? Cos’è l’amore per te e come, secondo te, è
vissuto oggi l’amore nei ragazzi della tua generazione?
Secondo me oggi si è un po’ perso il
significato della parola amore. Attenzione, non sto dicendo che poco tempo fa
se ne conosceva il significato, però sono convinta che ormai molti non ci fanno
più caso, decidono che è meglio dedicarsi ad affari più importanti dell’AMORE.
Viviamo in una realtà in cui si crede che esista sempre qualcosa di più
importante. Viviamo in una realtà fatta di fretta, abitudini, priorità che se
ci pensiamo bene alla fine non lo sono, ecc…
Ma in quanti si fermano realmente a pensare
all’amore? E non parlo solo di amore tra due persone impegnate in una
relazione, parlo di ogni forma di amore che possa esistere, da quello fisico a
quello che proviamo verso il nostro cane, che sia quello che proviamo verso i
nostri genitori, verso un amico e perché no l’amore per la vita.
Pensiamo che l’amore sia qualcosa che ci spetta di diritto, che meritiamo a prescindere, l’amore è scontato. Ma forse a volte tocca anche a noi fermarci per riflettere e capire che alla fine l’amore non è così scontato… dobbiamo capire che l’amore va guadagnato e allo stesso tempo regalato agli altri. Anche quando riusciamo ad ottenerlo, dobbiamo anche riuscire a proteggerlo e custodirlo perché come dicevo prima l’amore non è qualcosa di scontato, e soprattutto l’amore non è qualcosa che va lasciato andare perché magari tu hai avuto il privilegio di conoscerlo e di averlo tra le mani, ma non tutti riescono sempre ad avere questo privilegio.
Sembrerà una frase fatta ma la verità è che se io sono questa persona oggi è per la mia famiglia. Certo la vita ha dato il suo contributo mettendomi davanti a scelte o occasioni se così vogliamo definirle, ma la mia famiglia spesso mi ha aperto gli occhi quando io queste occasioni nemmeno le vedevo. Col tempo mi sono resa conto che non tutti ricevono appoggio o comprensione da parte della famiglia, non tutti hanno la possibilità di un dialogo aperto e sincero ed è proprio per questo che mi ritengo fortunata. Con questo non voglio dire che la mia è una famiglia perfetta, anzi tutt’altro. Non mancano sicuramente le liti tra di noi, e spesso nonostante so che non è così, non riesco comunque a parlare apertamente per paura di essere giudicata. Ma almeno io so, anzi ho la certezza che la mia famiglia c’è nel bene e nel male. Ho una famiglia sincera, che non si spaventa di dirmi se sto sbagliando o se sto facendo cazzate, così come ho una famiglia che mi spinge a dare ed essere il massimo. Ho una famiglia che non mi ha mai deluso ed è per questo che io farò di tutto per non deluderla. Quindi che dire… grazie per essere la mia pazza e imperfetta famiglia.
Se dovessi
consigliare ai nostri lettori tre film da vedere quali consiglieresti?
Primo film: Billy Elliot; secondo film: Pretty Woman; terzo film: Vi presento Joe Black.
Il primo film, nonostante sappia che sia
finzione, mi fa pensare o meglio sperare, che se un ragazzino che non possedeva
nulla, nemmeno l’appoggio della famiglia, è riuscito a trovare il coraggio di
mostrarsi e lottare per ciò che realmente ama, forse un giorno potrei riuscire
a farlo anche io. Quindi consiglierei questo film perché magari può dare questa
speranza anche a voi.
Del secondo film mi piace l’interpretazione che ci dà dell’amore. Il film parte dall’amore fisico (parte sempre tutto da lì), passa attraverso l’amore mentale e termina con un amore che non riesco bene a definire. È quel tipo di amore che va oltre le apparenze e le cose materiali di cui siamo circondati e di cui ci circondiamo pensando che si possa arrivare alla felicità tramite quelle. Quando invece basta ‘’vegetare davanti alla TV insieme a qualcuno e guardare vecchi film tutta la sera’’.
… e tre libri
da leggere assolutamente nei prossimi mesi?
Tre libri: ‘’Il codice da Vinci’’, ‘’Colazione da Tiffany’’, ‘’Poirot’’.
Dove potranno seguirti i nostri lettori?
Se volete e vi fa piacere potete trovare e seguire il mio profilo Instagram: alice_geraci26
Come vuoi
concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi leggerà questa
intervista?
Spero di non
avervi annoiato e di non essere stata troppo prolissa è che sono timida ma se
si tratta di scrivere mi perdo tra le parole. Vi ringrazio per l’attenzione e
per avermi dato l’opportunità di raccontarvi qualcosa di me. Un grazie anche ad
Andrea Giostra per l’interesse e per la pazienza avuta. Ciao a tutti e a presto
speriamo!
Alice Geraci
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