(teaser) Ci sono storie dal valore universale raccontate dai romanzi, dall'arte, dal cinema e dall'opera che restano scolpite nella memoria collettiva: storie i cui personaggi sono diventati emblema di una condizione e dei quali vorresti conoscere altri particolari che vadano al di là di quello che è già stato raccontato. La Carmen di Bizet ne è un esempio.
Abbiamo assistito tante volte all'uccisione della protagonista da parte di José e ogni volta viene la curiosità di conoscere il dopo, il destino che segue al tragico episodio e che coinvolge l'omicida come gli altri personaggi a partire da Micaela ed Escamillo.
Al Grand Théâtre de Luxembourg finalmente è stata data l'occasione di soddisfare tale curiosità grazie alla messa in scena della regista Alexandra Lacroix con The Carmen Case, un'opera che apre una nuova prospettiva sul capolavoro di Bizet, analizzato come un caso di femminicidio accaduto il 2 marzo (data simbolica in Francia), i cui fatti sono stati confessati dall'ex compagno Don José in un'aula di tribunale durante un procedimento penale.
Un'opera innovativa, dove le arie di Bizet e le nuove composizioni di Diana Soh, eseguite dalla United Instruments di Lucilin, sotto la direzione di Lucy Leguay, comunicano attraverso lo spazio e il tempo.
Un'operazione intelligente che al contempo prende vita da Bizet ed è effettivamente tutt'altro, un'opera nuova.
Efficaci i flashback della storia attraverso le arie originali, come anche le nuove interpretazioni fornite dagli artisti.
Anne-Lise Polchlopek è perfetta nel restituire la fiera libertà di Carmen. La scena finale sulle note di "L'amour est un oiseau rebelle" è densa di emozione.
Riuscitissima la sovrapposizione del José (François Rougier) del passato con quello in attesa di giudizio (Xavier de Lignerolles): emozionante quando fisicamente nella rievocazione si guardano negli occhi. E le inquadrature in primo piano proiettate sullo schermo amplificano l'effetto.
Angèle Chemin è magnifica nel ruolo di Micaela, di cui "sappiamo" che ha sofferto di turbolenze psichiche: quando canta, gestisce perfettamente la tecnica e l'interpretazione del personaggio nella sua fragilità. La scelta di vestirla da sposa ne rende ancora più drammatica la testimonianza.
Le esperte delle perizie riescono a trasformare in canto i rapporti scientifici: brave Julie Mathevet, Anne-Emmanuelle Davy e Rosie Middleton.
Bene anche René Ramos Premier nella parte di Escamillo e William Shelton in quella del Presidente del Tribunale.
L'orchestra ha brillantemente eseguito ogni brano tuffando gli spettatori nell'atmosfera piena di pathos.
Efficaci i flashback della storia attraverso le arie originali, come anche le nuove interpretazioni fornite dagli artisti.
Anne-Lise Polchlopek è perfetta nel restituire la fiera libertà di Carmen. La scena finale sulle note di "L'amour est un oiseau rebelle" è densa di emozione.
Riuscitissima la sovrapposizione del José (François Rougier) del passato con quello in attesa di giudizio (Xavier de Lignerolles): emozionante quando fisicamente nella rievocazione si guardano negli occhi. E le inquadrature in primo piano proiettate sullo schermo amplificano l'effetto.
Angèle Chemin è magnifica nel ruolo di Micaela, di cui "sappiamo" che ha sofferto di turbolenze psichiche: quando canta, gestisce perfettamente la tecnica e l'interpretazione del personaggio nella sua fragilità. La scelta di vestirla da sposa ne rende ancora più drammatica la testimonianza.
Le esperte delle perizie riescono a trasformare in canto i rapporti scientifici: brave Julie Mathevet, Anne-Emmanuelle Davy e Rosie Middleton.
Bene anche René Ramos Premier nella parte di Escamillo e William Shelton in quella del Presidente del Tribunale.
L'orchestra ha brillantemente eseguito ogni brano tuffando gli spettatori nell'atmosfera piena di pathos.
Una bella produzione che rientra perfettamente nel ciclo stagionale del teatro L'intime et le politique.