Vent'anni di carriera. Sei ancora giovane ma un primo bilancio va fatto. Dimmi...
Ho cominciato prestissimo, e se guardo indietro mi rendo conto della strada fatta. Quanti incontri sul mio cammino…Quanti maestri importanti, registi, colleghi e colleghe amatissime che non ci sono più e che mi mancano molto. Quanti camerini freddi, e quanti alberghi, pensioni, ristoranti, ma anche quante emozioni, lacrime, applausi e sorrisi…
Ho fatto molti sacrifici ma oggi mi sento felice e soddisfatto perché faccio il lavoro che ho sempre sognato. Quindi il bilancio è super positivo.
Quale è stato il tuo primo approccio assoluto alla recitazione? Scuola, parrocchia, gruppo amatoriale... Racconta.
Ho sempre fatto teatro sin dall’asilo. Forse perché nella mia famiglia si è sempre respirato l’amore per l’arte. Il mio bisnonno Mario fu un caratterista e lavorò anche con Pirandello!
Alle elementari poi scrivevo testi, parodie e durante le feste, le rappresentavamo.
Da piccolo con mia madre guardavamo le commedie di Eduardo sulla Rai e le registravamo e nei giorni successivi guardavo i vhs continuamente invece delle fiabe Disney. Sono stato Eduardo dipendete!
Poi arrivò ad 8 anni il mio primo abbonamento allo Stabile di Catania dove potei ammirare tutti i grandi nomi del teatro Albertazzi, Moriconi, Proclemer, Melato, Calindri… 10 anni di abbonamento sono stati la mia vera scuola; ho imparato tantissimo da quello, oggi me ne rendo sempre più conto.
C'è stato un ruolo che a posteriori hai a tuo giudizio impersonato bene? Perché?
Credo che il migliore ruolo sia quello che sto interpretando ora in “Appuntamento a Londra”, anche chi mi segue da tempo mi ha detto che è la mia migliore interpretazione. Ma anche io mi sento di fare bene, di raccontare il personaggio completamente, nelle sue sfaccettature, nelle sue ombre e nelle sue luci. Oggi ho una maturità artistica diversa e mi approccio in maniere differente.
Luca Croce, che interpreto, è un personaggio molto complesso lontanissimo da me: tracotante e spocchioso, omofobo e irrisolto.
Ed ogni sera provo a farlo vivere nella sua essenza.
E un ruolo che avresti potuto interpretare meglio? Perché?
Io sono molto critico, quindi subito ti direi “tutti!” Oggi li rifarei tutti diversamente. Perché sono diverso io. Ma ogni personaggio rappresenta quel periodo della vita e si nutriva di quel Luigi.
Quando li rivedo o penso a certe interpretazioni mi dico “ah potevo fare casì… quel monologo potevo farlo in quel modo” ma in realtà l’ho fatto nel migliore dei modi che in quel periodo conoscevo.
Sei stato da poco nominato direttore del Mythos Troina Festival: più la preoccupazione dell'incarico o l'eccitazione della nuova sfida?
Che cosa apporterai di te e del tuo modo di concepire l'arte?
Sono super eccitato per la bellissima sfida. Io amo le sfide perché ci rendono migliori, mettendoci in discussione
ci fanno fare degli scatti in avanti.
Ho già cominciato a lavorare al programma, anche se mi ci dedicherò completamente alla fine delle recite di Roma. Ho pure lasciato, a malincuore, uno spettacolo di Goldoni con il teatro di Pistoia che dovevo cominciare a febbraio e che mi avrebbe portato in tournée sino a maggio per dedicarmi totalmente al festival. È stata una scelta sofferta ma la direzione di un festival patrocinato dall’INDA, Istituto nazionale del dramma antico, è una cosa importante quindi richiede dedizione e senso di responsabilità. Le scelte programmatiche avranno un carattere culturale e di impegno civile, due solidi pilastri sui quali ho fondato il mio percorso artistico e di uomo. Avranno al centro il tema del Mito, ovviamente, ma declinato nelle sue innumerevoli forme guardando favorevolmente alla contaminazione dei linguaggi artistici.
E di "Appuntamento a Londra" a teatro che mi dici? Che tappa rappresenta nella tua ventennale carriera?
Una tappa importantissima perché arriva in un momento anche di rivoluzione della mia vita. Quando ho iniziato le prove avevo perso da un mese il mio papà.
Questa grande perdita mi ha rimesso in gioco completamente e da tanti punti di vista.
E questo spettacolo mi ha aiutato. Sono felicissimo come ti dicevo del lavoro sul personaggio che ho fatto in questo spettacolo e devo ringraziare per la riuscita il regista Carlo Sciaccaluga, che è un vero fuori classe, e poi la mia amata compagna di scena, la magnifica Luci Lavia che oltre ad attrice unica è anche un’amica ed una persona speciale.
Veniteci a trovare saremo in scena dal 31 gennaio al 4 febbraio al teatro India di Roma.
È uno spettacolo avvincente, tragico e feroce in cui si affronta uno dei temi che più stanno a cuore a l’autore, il premio Nobel Vargas Llosa, ovvero la creazione della verità! Giovanni Zambito.