La musica, come linguaggio universale, ha il potere di suscitare emozioni, di comunicare senza bisogno di parole e di toccare le corde più intime dell'animo umano. In questo contesto, il ruolo della musica nel contesto psicologico ed emotivo si rivela cruciale. In questa intervista, ci addentreremo nel mondo del singolo "Ventuno" di Giuseppe Cucè, esaminando il suo potenziale terapeutico in relazione al complesso intreccio di emozioni legate al senso di colpa e al ricatto morale.
Giuseppe,
iniziamo parlando dei tuoi primi passi nel mondo della creatività. Hai iniziato
dipingendo i tuoi pensieri su tela e poi sei passato alla danza contemporanea.
Come hai fatto questo viaggio verso la musica e la composizione?
Bentrovati e grazie
per l’invito …
Considerando il tempo come percorso e ciò che siamo il mezzo che ci conduce, è necessario avere delle tappe, delle soste durante questo viaggio, ed ogni sosta rappresenta la possibilità di conoscersi meglio e di capire i propri limiti e le proprie attitudini. Quindi senza prestabilire nulla succede che in una di queste tappe si concretizza il bisogno di fare musica ed esprimersi attraverso essa…
Il tuo nuovo
progetto musicale sembra essere un connubio di tradizione e passione. Come hai
integrato queste influenze nella tua musica e nelle tue canzoni inedite?
Tutto avviene in
maniera abbastanza naturale… attraverso le esperienze formiamo il nostro
carattere così come nella musica, avviene che spontaneamente si caratterizza
non seguendo schemi ma assecondando sé stessa.
Da tutto questo nasce una canzone, o almeno per me è così.
Hai
collaborato con diversi musicisti nel corso della tua carriera, con il
produttore Riccardo Samperi come uno dei tuoi collaboratori più fedeli. Come ha
influito questa collaborazione sulla tua musica e cosa ti ha insegnato?
Con Riccardo ci siamo conosciuti tantissimi anni fa, ed inizialmente ha intravisto in me delle potenzialità ancora non espresse, solo dopo tanti anni osservando la mia crescita e l’evoluzione della mia musica abbiamo cominciato a collaborare… lui mi ha insegnato che nella Musica non bisogna annegarci dentro ma imparare a navigarci sopra.
Parliamo del
tuo nuovo singolo, "Ventuno". Cosa possiamo aspettarci da questo
brano e quale messaggio vuoi trasmettere attraverso la sua musica?
Già dai precedenti
lavori ho iniziato ad esplorare l’animo umano, un’analisi profonda dei
meccanismi mentali di ognuno di noi, attraverso le mie esperienze e quelle di
chi mi sta attorno cerco di comprenderne le peculiarità, i difetti ed i pregi,
ciò che ci imprigiona dentro una gabbia e che non ci permette di spiccare il
volo verso un futuro differente e chissà forse anche migliore.
In Ventuno racconto il passaggio dal momento in cui butti giù la maschera che per troppo tempo hai portato, al momento in cui ci si assume la responsabilità di chi siamo veramente, in Ventuno c’è la ricerca della propria anima ed il peso che essa comporta, (21 GRAMMI) il bisogno di allinearsi ad essa, ricongiungersi con essa, per scoprire che la finzione fino a quel momento vissuta, era solo un fumetto disegnato a nostra misura, sicuramente differente dalla realtà vera.
Puoi
raccontarci di più sul tuo prossimo album in uscita per TRP Vibes? Quali sono
le influenze principali e cosa rende questo progetto unico nel tuo percorso
artistico?
Sarà certamente il
mio disco più a fuoco, quello maturato in tanti anni senza alcuna fretta.
La musica non fretta di esercì a tutti i costi, racconto questa parte della mia esistenza come la tappa di un viaggio che è iniziato da tanto tempo e che mi ha portato ad essere ciò che sono oggi e l’uomo che sono diventato.
Infine, c'è
qualcosa che desideri dire ai nostri lettori e a chi sta ascoltando
"Ventuno"?
L’augurio più
grande che mi sento di fare è quello di ricongiungersi con la propria anima e
di ritrovare la propria autenticità, quindi buon ventuno a tutti.
Grazie di cuore.