Nel vento, Annamaria Milano presenta il romanzo "un inno alla vita e alla positività, nato dalla rabbia". L'intervista

 


La poliabortività, il lutto perinatale e la violenza sessuale sono i temi del romanzo "Nel vento" (Giovane Holden Edizioni) scritto da Annamaria Milano: una storia in cui autobiografia e immaginazione si fondono e confondono in un narrato forte che non fa sconti. L'intervista di Fattitaliani all'autrice.

Come nasce la tua passione per la scrittura?

Ho iniziato a scrivere da bambina, la scrittura è da sempre la mia passione. Da piccola costituiva un gioco, utilizzavo una sorta di diario per narrare gli episodi comici dei quali ero spettatrice: dal sugo bruciato allo scivolone della nonna. Successivamente è diventato un hobby terapeutico che mi ha aiutata in momenti particolari della vita a elaborare un dolore, un dispiacere e a superarlo. Ma per anni ho ritenuto il frutto di questo processo qualcosa di estremamente personale e privato. 

E l'ispirazione per il romanzo "Nel vento"?

Nel vento è nato nella mia mente nel momento in cui ho fatto i conti con l’esperienza drammatica dell’aborto spontaneo e del lutto perinatale, in quel momento ho deciso di scrivere per pubblicare e mettere in luce  l’inadeguatezza che ho percepito, da parte della società e delle istituzioni nella gestione di tale lutto. Il romanzo è nato innanzitutto dalla mia rabbia, da una sete di denuncia e dalla consapevolezza che in Italia di questo argomenti si parla ancora poco e si conosce pochissimo.

All’interno di esso narro le vicende di due donne Anna e Arianna entrambe alle prese con un vissuto difficile. Per la figura di Anna mi sono rifatta a quella che è la mia storia personale con l’aborto spontaneo.

Che cosa ti auguri che i lettori vi possano trovare e comprendere in modo particolare?

Innanzitutto spero che questo lavoro contribuisca a sdoganare il tabù dell’aborto spontaneo facendo comprendere attraverso i racconti crudi e dettagliati di Anna quelle che sono le ripercussioni psicologiche nella donna che vive tale lutto e nella sua famiglia e l’importanza della rete intorno ai genitori. 

Quello che ho voluto mettere in risalto è il complesso mondo femminile e i diversi tipi di violenza “silenziosi” che spesso la donna subisce, dalla violenza ostetrica a quella domestica, fisica e psicologica che sia. Diversi tipi di violenza dei quali purtroppo si parla ancora poco.

Con il personaggio di Arianna infatti ho introdotto il tema della violenza domestica.

Violenza in tutte le sue forme: fisica, sessuale, psicologica.

Spesso si tende a giustificare se perpetuata all’interno delle mura domestiche o da parte del partner.

In realtà qualsiasi tipo di atto non consensuale costituisce reato e va denunciato.

Non da meno la violenza psicologica che è spesso più nascosta: insulti, umiliazioni, proibizioni costituiscono violenza.  

Pertanto spero che il romanzo aiuti le donne in generale a trovare quel coraggio per farsi rispettare e rispettare se stesse, per affrontare un dolore, tirarlo fuori e non soffocarlo, senza vergogna, senza sentirsi inadeguate o sbagliate perché non comprese e che le aiuti anche a trovare la forza per chiedere aiuto quando necessario; e aiuti gli uomini ad entrare maggiormente all’interno del  mondo femminile cogliendone ogni sfumatura.

Questo romanzo apparentemente triste in realtà è un romanzo pieno di speranza, di resilienza, narra la forza delle donne, dell’amore e dell’amicizia.

È un inno alla vita e alla positività.

Sono partita dal presupposto che tutti soffrono, che non sempre si ha la possibilità di scegliere il lavoro o il percorso di vita ma il destino non è mai scritto.

Non posso scegliere il lavoro ma posso scegliere che tipo di lavoratore essere e si può tentare di modificare la nostra strada grazie al nostro personale approccio alle cose.


Pensavi a un pubblico particolare mentre lo scrivevi?

Inizialmente pensavo di destinarlo ad un pubblico adulto, soprattutto per le tematiche forti che vi sono alla base ma dopo la sua uscita mi sono giunti messaggi di genitori che hanno deciso di far leggere il libro anche ai propri figli proprio perché all’interno racchiude altre vicende significative e formative per le diverse età.

Nel romanzo Arianna vive veri e propri atti di bullismo e discriminazioni, argomenti caldi e frequenti nelle nostre scuole e nella nostra società.

Inoltre secondo il parere di molti lettori, il personaggio di Anna costituisce una sorta di modello di vita: donna forte, coraggiosa con ideali importanti e con una condotta esemplare che potrebbe fungere da modello o stimolo per molti adolescenti.

Durante la fase di scrittura la storia ha preso una piega diversa rispetto alle intenzioni originali?

Sì, il romanzo nasce come racconto autobiografico la cui protagonista narra senza filtri la sua esperienza con la poliabortività, in realtà la narrazione mi ha portata altrove, attraverso diversi flashback la donna narrerà episodi della sua infanzia, semplice e allo stesso tempo complessa e la sua storia si andrà poi ad intrecciare a quella di Arianna con la quale condivide un’infanzia non sempre facile ma dalle caratteristiche diverse. La figura di Arianna, la sua storia costellata di abusi e povertà non era prevista nella scaletta iniziale del libro ma si sa la mano dello scrittore spesso viene guidata da un istinto invisibile, tocca corde imprevedibili e approda in spiagge inesplorate percorrendo tappe non stabilite a priori, ma il bello della scrittura è proprio questo. Giovanni Zambito.

IL ROMANZO
E giusto vivere il presente in funzione del futuro? Anna, giovane insegnante, impara a sue spese che non sempre è possibile pianificare tutto. Nata con uno spiccato desiderio di maternità tale da condizionare molte delle sue scelte, professionali e non, si ritrova a fare i conti con una diagnosi di poliabortività che la catapulta in una profonda crisi esistenziale in cui l'unico punto saldo resta l'amore. L'incontro con una sua ex alunna, con la quale condivide l'esperienza di un'infanzia difficile, la induce a ripensare alle sue scelte e ai suoi programmi. La ragazza ha deciso di tenere il figlio frutto di una violenza sessuale e si arrangia con piccoli lavoretti. Anna decide, non senza qualche titubanza, temendo che la presenza del bambino acuisca la sua sofferenza, di esserle di supporto. Perché Anna è generosa, gentile e capace di abbracciare la sofferenza di tutti, mettendosi in secondo piano. Una storia in cui autobiografia e immaginazione si fondono e confondono in un narrato forte che non fa sconti. La protagonista, infatti, non risparmia descrizioni crude e dettagliate dei suoi aborti, sdoganando il tabù del lutto perinatale e l'inadeguatezza della società nella sua gestione. Tra pregiudizi e stereotipi di diverso tipo le due donne, quella che vorrebbe disperatamente essere madre e quella che si è ritrovata tale, risorgono alla felicità aggrappandosi all'amicizia e all'amore.
Fattitaliani

#buttons=(Accetta) #days=(20)

"Questo sito utilizza cookie di Google per erogare i propri servizi e per analizzare il traffico. Il tuo indirizzo IP e il tuo agente utente sono condivisi con Google, unitamente alle metriche sulle prestazioni e sulla sicurezza, per garantire la qualità del servizio, generare statistiche di utilizzo e rilevare e contrastare eventuali abusi." Per saperne di più
Accept !
To Top