Ciao Giuseppe,
benvenuto e grazie per aver accettato il nostro invito. Come ti vuoi presentare
ai nostri lettori che volessero sapere di te quale scrittore e sceneggiatore
teatrale?
Ringrazio te di avermi invitato. Di me posso dirti che amo la Sicilia e le sue tradizioni. Sono uno studioso del dialetto siciliano e della sua letteratura. Ho scritto poesie in dialetto. Ho pubblicato quattro sillogi dialettali (Occhi ‘i pueta, Di mia a tia, Contraventu, Ciuri di notti) e una in lingua (I versi e le parole). Ho al mio attivo anche altri due libri: Scrìviri (una guida al dialetto siciliano) e Alla ricerca del buon tempo passato (una raccolta commentata di proverbi in dialetto). Nel 2020 ho scoperto che Luigi Pirandello, nella prima fase del suo teatro, aveva scritto ben dodici commedie dialettali. Da cultore del dialetto quale ritengo di essere, mi interessai subito di lui. E così, dopo un lungo studio della vita e delle opere dialettali di questo autore, sono nati due copioni teatrali: A tu per tu con Pirandello e Nel luminoso silenzio della luna.
Chi è
invece Giuseppe al di là della sua passione per la scrittura, per la
letteratura, per la lettura e il teatro? Cosa puoi raccontarci di te e della
tua quotidianità?
Ho settantotto anni, sono in pensione, ma le
mie giornate sono piene perché seguo le attività delle Associazioni culturali
di cui faccio parte: Dante Alighieri, F.I.L.D.I.S. di Palermo, Ottagono
Letterario, Amici del Teatro Biondo, Volo. Mi sono occupato anche di chitarra e di pittura.
Qual è il tuo
percorso accademico, formativo, professionale ed esperienziale che hai seguito
e che ti ha portato a fare quello che fai oggi nel vestire i panni di scrittore e sceneggiatore teatrale?
Il mio percorso è multiforme. Si parte dalla Laurea in Fisica. Ad essa segue la mia attività lavorativa in campo informatico. La formazione che mi avevano impresso gli anni di Liceo classico ha tenuto desta la mia attenzione per la poesia, la letteratura, l’arte in genere. Nel 2000, uscito dal Centro elettronico della Sicilcassa, mi sono appassionato allo studio del siciliano e alla scrittura di poesie in dialetto. Nel 2021 è nato il mio primo copione teatrale, anche questo preceduto da uno studio su come scrivere per il teatro e dall’ascolto di opere teatrali di grandi autori come Shakespeare, Ibsen, Pirandello, etc.
Come
nasce la tua passione per scrittura, per la letteratura, per i libri, per il
teatro? Chi sono stati i tuoi maestri e quali gli autori che da questo punto di
vista ti hanno segnato e insegnato ad amare i libri, le storie da scrivere e
raccontare, la lettura e la scrittura?
La mia passione ha origine da letture giovanili della Centona e del teatro di Nino Martoglio. E devo farti una confessione. Le mie prime poesie dialettali presentavano carenze stilistiche e linguistiche. Fu il prof. Salvatore Di Marco - apprezzato letterato palermitano e poeta in dialetto - a rilevarle. Mi evidenziò la mancanza di rigore metrico, l’arbitrarietà dell’ortografia, la povertà lessicale, la scarsità di figure retoriche, l’eccessiva impronta martogliana. C’erano tutte le ragioni perché io rinunciassi a scrivere. Invece quella nota critica mi fece da pungolo. Dissi a me stesso: mi sono laureato in Fisica, nel lavoro ho risolto problemi ben più complessi, mi dovrei arrendere di fronte al dialetto? La buona stella che protegge chi crede nelle proprie potenzialità mi portò ad incontrare Giovanni Ruffino, allora titolare della Cattedra di Linguistica Italiana nell’Università di Palermo. Quell’incontro fu determinante per colmare le lacune linguistiche che aveva evidenziato Salvatore Di Marco. Il prof. Ruffino mi suggerì di acquistare il Vocabolario Siciliano di Piccitto, Tropea, Trovato; mi invogliò a leggere una serie di pubblicazioni del Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani; mi invitò a seguire corsi e convegni accademici sul tema. E così imparai a scrivere in dialetto siciliano. Successivamente, con il prof. Di Marco, nacque un’amicizia. Frequentai il suo studio. Abbiamo avuto lunghe discussioni che mi hanno portato a conoscere poeti in dialetto come: Antonio Veneziano, Giovanni Meli, Alessio Di Giovanni, Ignazio Buttitta, Santo Calì e tanti altri. Insomma: Ruffino e Di Marco sono i due Maestri a cui devo tutto ciò che so fare nel campo della dialettologia e della poesia in dialetto.
Mercoledì
15 novembre 2023 al Teatro Jolly di Palermo hai messo in scena uno spettacolo
teatrale che ha avuto molti apprezzamenti e che ha riscosso grande successo di
pubblico e di critica, tratto da un tuo scritto dal titolo “Nel luminoso
silenzio della luna”, una sorta di luogo immaginario che vede Luigi
Pirandello protagonista della storia che racconti. Come nasce questo scritto e
il successivo spettacolo teatrale, qual è l’ispirazione che lo ha generato,
quale il messaggio che vuoi che arrivi al lettore, quali le emozioni che ci
racconti senza ovviamente fare spoiler?
L’interesse per il teatro, come ti accennavo, è recente. Direi che si è aperta una fase nuova della mia attività artistica. Sto cercando risposte alla mia istanza che le parole prendano corpo, diventino sulla scena qualcosa di vivo, di concreto. Lo spettacolo Nel luminoso silenzio della luna è nato dalla lettura della corrispondenza di Luigi Pirandello sia con la figlia Lietta sia con il primogenito Stefano. Leggendo quelle lettere, mi è sorto un senso di umana comprensione per un grande drammaturgo a cui il teatro diede molte gioie, ma la cui vita affettiva fu segnata dalla solitudine e dalla sofferenza. Basta pensare alla follia della moglie, all’amore non corrisposto per Marta Abba, alla lontananza dalla figlia prediletta. Inoltre mi sono reso conto che Pirandello - forse perché le sue opere negli spettatori creano angoscia - ha molti estimatori ma anche molti denigratori. Il nostro illustre conterraneo non aveva un carattere facile, è vero. Ma ciò non giustifica il nascere e il perpetuarsi di pregiudizi privi di fondamento. Ecco: il messaggio che vorrei arrivasse al pubblico è che bisogna sempre distinguere ciò che una persona è da ciò che appare agli altri. Un tema, questo, tipico della poetica pirandelliana.
Il cast di attori che hai
scelto, la regia e tutto lo staff che ha messo in scena la Prima del tuo
spettacolo teatrale, ha ricevuto grandi apprezzamenti dal pubblico e, avendo visto
lo spettacolo anch’io, sono stati davvero bravissimi. Vuoi parlarci del cast di
attori, del pianista che ha accompagnato la rappresentazione, del regista e di
tutto lo staff che ha messo in scena lo spettacolo teatrale? Raccontaci di
loro, come è stata questa tua esperienza da autore del testo che ha visto
mettere in scena il suo spettacolo, e quale il lavoro che avete fatto insieme?
Da circa quindici anni organizzo spettacoli culturali in cui è richiesta la presenza di attori. E mi sono convinto che, anche la lettura di una poesia, non è cosa semplice da fare. Ecco perché, per Pirandello, mi sono imposto di scegliere attori che avessero esperienza, capacità interpretativa e alta professionalità. E lo spettacolo Nel luminoso silenzio della luna ha avuto un cast rispondente a questi requisiti. Infatti Stefania Blandeburgo, Giuseppe Cutino, Anton Giulio Pandolfo e Maurizio Spicuzza hanno al loro attivo una lunga e consolidata esperienza in campo teatrale e cinematografico. Cutino e Spicuzza, in particolare, sono pure registi. Il musicista Maurizio Curcio è un polistrumentista noto a livello internazionale. Abbiamo lavorato in team. E ho imparato molto. Per questo sono grato a tutti loro.
Chi
sono i destinatari della tua sceneggiatura e dello spettacolo teatrale? Chi
sono gli spettatori che hai immaginato prima di metterlo realmente in scena?
Destinatari di questo spettacolo sono coloro che amano il teatro di Pirandello, ma anche coloro che vogliono conoscere il drammaturgo sotto il profilo umano e di scrittore. Il mio copione è basato sulla chiarezza e sulla leggerezza di calviniana memoria. Per questo mi sono limitato a inserire brani semplici di commedie della «prima fase» del teatro pirandelliano. Non ho fatto ricorso ad opere complesse quali i Sei personaggi o l’Enrico IV. E la leggerezza del testo è stata apprezzata dal pubblico.
Una domanda difficile, Giuseppe: perché i nostri lettori
dovrebbero venire in Teatro a vedere il tuo spettacolo teatrale “Nel luminoso silenzio della luna”? Prova a
incuriosirli perché si interessino a questa tua opera e la vadano a vedere
quando saranno programmate le altre repliche.
Il mio sogno è di portare lo spettacolo in altri teatri e nelle Scuole. Perché venirlo a vedere? La ragione non è una sola e non è la stessa per tutti. Posso dirti però che, oggi, il personaggio di Pirandello è tornato di moda. Il film La stranezza di Roberto Andò, il libro di Matteo Collura (una conversazione “impossibile” fra Pirandello e Sciascia), l’atteso film Eterno visionario di Michele Placido, il libro L’uomo di zolfo di Silvana La Spina, etc… È tutto un ribollire di idee e di interpretazioni (in parte da me non condivise) che hanno come soggetto il drammaturgo girgentano. Il mio lavoro si muove su questa linea. E il mio obiettivo, ripeto, è di far emergere la verità su certi luoghi comuni che rischiano di appannare la figura di Pirandello. Penso che questa potrebbe essere una buona ragione per venire a vedere lo spettacolo. Agli studenti il mio lavoro può servire per rendere vivi e reali alcuni argomenti che si studiano nelle aule scolastiche.
C’è
qualcuno che vuoi ringraziare che ti ha aiutato a realizzare questa tua opera
letteraria prima e teatrale poi? Se sì, chi sono queste persone e perché le
ringrazi pubblicamente?
Ringrazio il cast degli artisti che hanno messo in scena il mio copione. Ringrazio l’amico Gianni Nanfa - proprietario del Teatro Jolly - che ha avuto fiducia in me e che mi ha guidato in alcuni passaggi organizzativi. Ringrazio le Associazioni e i Club Service che hanno accettato di cooperare alla divulgazione dello spettacolo nel segno della circolazione della cultura e della rivalutazione di un genio del teatro internazionale che dà lustro alla nostra Isola.
Gli autori e i libri che, secondo te, andrebbero letti assolutamente quali sono? Consiglia ai nostri lettori almeno tre libri da leggere nei prossimi mesi dicendoci il motivo della tua scelta.
Per
approfondire Pirandello consiglierei di leggere:
-
Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal
-
Luigi Pirandello, Lettere a Lietta
-
Sarah e Enzo Zappulla, Pirandello e il teatro siciliano
- Luigi Pirandello, Maschere nude
Ci parli dei tuoi
imminenti e prossimi impegni culturali, teatrali e professionali, dei tuoi
lavori in corso di realizzazione? A cosa stai lavorando in questo momento? In
cosa sei impegnato che puoi raccontarci?
Sto continuando ad approfondire Luigi Pirandello. È un autore immenso che non si finisce mai di studiare. La sua vita e le sue opere sono una fonte inesauribile di idee per scrivere testi teatrali. Dopo vorrei occuparmi di qualche altro autore: la Sicilia non difetta di grandi letterati.
Dove potranno seguirti i nostri lettori?
Su Facebook. Lì pubblico le mie poesie e parlo delle mie attività culturali. Ho oltre mille followers e spero che anche i vostri lettori si interessino al mio lavoro.
Come vuoi
concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi leggerà questa
intervista?
Concludo ringraziandoti di avermi coinvolto in una
gradevole chiacchierata che, per il mio spettacolo, costituisce un valore
aggiunto. Ai lettori chiedo di tenere sempre presente che Luigi Pirandello è un
figlio illustre della Sicilia che rinnovò l’arte delle scene e al quale nel ‘34
venne assegnato il Premio Nobel per la letteratura. L’opera di Pirandello, per
la nostra Isola, costituisce un fiore all’occhiello. La fama del grande
drammaturgo girgentano aiuta infatti a dimostrare che la Sicilia è sempre stata
culla di arte e cultura e contribuisce a contraddire gli stereotipi televisivi e
cinematografici di una terra incapace di liberarsi dalla morsa dell’arretratezza
e della criminalità organizzata.
Giuseppe Pappalardo
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Andrea Giostra
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