La Città e Il Tempo Fotografie di Benedetti, Demichelis, Mattiocco alla Galleria 291 EST



La Galleria 291 EST è lieta di presentare La Città e il Tempo: una collettiva fotografica in mostra dal 21 Ottobre all’11 Novembre 2023

In un’intrinseca ridefinizione della realtà urbana d’appartenenza, il tempo si fa concetto attraverso l’obiettivo di tre fotografi romani: Matteo Benedetti, Francesco Demichelis ed Emmanuele Mattiocco. Ed è dunque nella sintesi delle rispettive ricerche che la collettiva La Città e il Tempo contempla inediti ritratti della Capitale, delineati dalla fisionomia delle sue arterie vitali: il Tevere e il Grande Raccordo Anulare. Roma è così in mostra nell’esegesi fluviale in bianco e nero di In ALVEO di Matteo Benedetti, nella millenaria conformazione perpetuata dal presente analogico di MANET di Francesco Demichelis e nel vivido CHAOS del traffico al tramonto catturato dalla sequenza di istantanee di Emmanuele Mattiocco.

Gli scatti in bianco e nero al Banco Ottico di Matteo Benedetti (Roma, 1983) restituiscono una visione sospesa dell’alveo del Tevere, che, incastonato nella cinta di travertino che lo arrocca dal suolo urbano, viene qui circoscritto al suo tratto delimitato dal GRA. Distaccata dall’Urbe, eppure suo sottosuolo, questa sorta di quinta scoscesa si astrae dall’incessante ritmo della metropoli, tracciando una fenditura nel suo tessuto urbano e profilando l’etereo scarto temporale di un mondo a sé stante. Ed è nel mimetismo di un progressivo processo di sedimentazione che gli argini del fiume enunciano l’ancestrale legame intercorso tra l’opera della natura e quella dell’uomo, rimarcando quanto la stessa esistenza della Città sia strettamente correlata al suo corso. Ecco dunque che, nell’assenza di riflessi e di increspature concomitante alla luce meridiana che lo vede immortalare, l’alveo “disegna” un limite valicabile, un ponte tra Roma e il Tevere, tra passato e presente, tra artificio e natura, tra dimensione urbana ed ideale, tra quella ordinariamente esperita e quella evocata come imperitura.

Memore del proprio divagare tra le borgate romane, l’excursus analogico di Francesco Demichelis (Roma, 1974) cristallizza l’Urbe in un presente che “inciampa” nei suoi remoti fasti. Una serie di reconditi scorci, avulsi dall’icona della Città Eterna che hic et nunc manĕt -ovvero “sta”- a margine delle sue vestigia. Lapidariamente persistente, il miraggio della sua storia millenaria erode la materia urbana quanto la sua stessa essenza, laddove una nostalgica concezione archeologica va ad alterare il valore e la percezione di interventi ordinari. È questa la fenomenologia di Roma, insita nella modellazione del tempo quanto nel peculiare divenire di un assetto urbanistico formalmente disomogeneo e totalmente in balìa dell’illusione della propria eternità.

Infine, Roma appare connaturata al fugace bagliore del suo caos urbano e ad un tempo dinamico, al contempo ciclico e frammentato, qui scandito dalle caleidoscopiche istantanee di Emmanuele Mattiocco (Roma, 1980). Tra le ombre che costellano il transito serale del GRA, il flusso luminoso dei fari, dei semafori e delle insegne fluorescenti va ad enfatizzare il tempo della Città, deferendo nel traffico il proprio ritmo vitale e dilatandolo in un fantasmagorico “πάντα ῥεῖ al neon” che avviluppa il nostro sguardo nel suo effimero spettacolo di luci colorate. Fortuitamente incasellato nel mosaico di istantanee esposto negli spazi della Galleria 291 Est, questo carosello di apparizioni uniche e irripetibili riesce ad instillare una divagazione dalle implicite contraddizioni dell’antica metropoli.

Ed è così che, analogamente ai concetti posti in oggetto a La Città e il Tempo, il parallelismo delle sue diverse prospettive si manifesta anche sul piano espositivo, traducendosi nell’allestimento di percorsi simultanei, che, a cura di Vania Caruso, lasciano affiorare un’immagine di Roma difforme dalla nostra diretta esperienza eppure, in maniera subliminale, interconnessa ad essa.

Fattitaliani

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