Intervista
di Marialuisa Roscino ad
Quali sono le principali sfide psicologiche che gli anziani affrontano quando si trovano in una fase di maggiore solitudine e in particolare, degli over 85 anni?
I “grandi anziani”, gli over 85, oggi sono mentalmente più vivaci rispetto al passato, spesso hanno ancora una vita sociale e soprattutto familiare. D’altro canto, in genere sono meno attivi a causa di alcune limitazioni fisiche e soffrono, anche per ragioni esistenziali, di una crescente solitudine. Con l’affacciarsi della perdita di memoria insieme al rarefarsi degli amici e delle possibilità di incontro con i conoscenti di sempre, possono cadere in depressione e manifestare una preoccupante diminuzione della reattività interiore. Indipendentemente dalla condizione psicologica, l'isolamento fisico e interiore, portano a fatica mentale (anergia), perdita del piacere anche nelle piccole cose della vita quotidiana (anedonia) e difficoltà di comunicazione, anch'essa un sintomo depressivo.
In
che modo, l'attività sociale e l'impegno in diverse attività possono
contribuire a mantenere la vitalità negli anziani? Quali tipi di attività è
possibile raccomandare di solito agli
anziani?
Innanzitutto, quelle che preferiscono e a cui si dedicano da sempre. C’è chi ama leggere, chi giocare a carte, chi guardare la televisione e i film, chi passeggiare o portare fuori il proprio cane. A tutti fa senz’altro bene la vita all’aria aperta, occuparsi del giardino o dell’orto, sempre con l’aiuto qualcuno. Quando cominciano a presentarsi le prime difficoltà di memoria, molte attività sono indicate per favorire un certo recupero e rallentare la progressione: la musica, l’arte, le attività artigianali, lo sport adatto all’età e anche giochi da tavolo e le parole crociate. Anche piccole attività come cucinare, preparare il caffè o la merenda per i nipoti. È noto, infatti, che le attività artistiche e che stimolano le emozioni e parlano direttamente all'inconscio contribuiscono positivamente nel mantenere e recuperare la memoria. Inoltre, poiché sono antidepressive la perdita di memoria di natura emotiva scompare piuttosto rapidamente. Naturalmente, in ogni caso, è sempre utile una visita geriatrica e neurologica, con somministrazione di test specifici, per valutare l’effettivo decadimento della memoria e per un’eventuale terapia farmacologica mirata.
Qual
è il ruolo cruciale del sostegno psicoanalitico nella gestione della solitudine
che molto spesso si ritrovano a vivere gli anziani? Come si svolge un percorso
di terapia per gli anziani che affrontano problemi di isolamento?
Il
supporto psicoanalitico svolge un ruolo determinante nel mantenere la vitalità
e il benessere degli anziani. La terza e la quarta età sono un periodo molto
fertile dal punto di vista intellettuale ed emotivo. In analisi è offerta l'opportunità
di rivedere tutta la propria vita, ripensare la propria esistenza e fare dei
bilanci “a distanza”, favoriti anche dall'arco temporale che offre grazie al
distanziamento e maggiore oggettività. Al tempo stesso, è importante recuperare
gli aspetti emotivi associati ai ricordi che prendono di nuovo vita e si
arricchiscono di sfumature e colori che con il tempo erano andati perduti, o
che all'epoca erano sfuggiti. Il senso dell’esistenza è fortemente radicato nel
presente, certamente arricchito dal passato, ma per sentirsi vivi e vitali è
necessario sentire di poter sperimentare l’intensità dell'oggi e ripensarlo
insieme al proprio analista come una possibilità unica e irripetibile. È un
meritato regalo che si fa a se stessi.
Quali
segnali o sintomi dovrebbero allertare i familiari o gli anziani stessi
riguardo a un possibile problema di solitudine o depressione nell'età avanzata?
Indipendentemente
dalla condizione psicologica precedente, nell'infanzia e nell'adolescenza o
nell'età adulta, il rarefarsi degli
amici e conseguentemente delle possibilità di incontro, sono una delle cause di
depressione e scarsa reattività interiore, l'isolamento e la solitudine incidono
negativamente sull'umore e sulla speranza. I segnali da cogliere sono le maggiori
difficoltà a comunicare (mutismo), la fatica mentale (anergia), la perdita del
piacere nelle piccole o grandi cose della vita quotidiana (anedonia). Talvolta,
questa condizione è attribuita a difficoltà dell’udito, che certamente quando
presenti possono essere un fattore aggravante, rispetto al progressivo ritiro
in se stessi e una diminuzione negli scambi con i familiari. Un altro elemento è l’inappetenza spesso non
percepita dagli anziani o dissimulata, per non irritare i familiari e per non
sentirsi forzati ad alimentarsi, alla ricerca di una sorta libertà interiore. Per
cui è necessario prestare sempre attenzione ad un eventuale dimagrimento.
Dopo la
pandemia, gli anziani hanno avuto maggiori difficoltà riprendere la vita di
prima, per una residua paura di ammalarsi, gli scarsi o nulli contatti sociali e
per la malinconia. Inoltre, l’inattività fisica prolungata rende più incerti
nei movimenti e nella deambulazione, sia per la perdita di tono muscolare e sia
per la sindrome da deprivazione sensoriale di cui soffrono le persone che
stanno per lunghi periodi al chiuso, senza uscire, con una ricaduta negativa a
livello psicologico e sull’umore.
Può
condividere qualche esempio di successo o storie di anziani che hanno
affrontato e superato la solitudine attraverso il supporto psicologico e
familiare? Quali sono le lezioni che possiamo trarre da queste esperienze
positive?
Gli
anziani che intraprendono un’analisi, riescono a gestire le emozioni negative
generate dai cambiamenti legati all'età, dalla solitudine, dalla vedovanza, da
malattie croniche e per qualcuno anche
al pensionamento, che talvolta viene procrastinato oltre l'ottantesimo anno
d'età. Il supporto della famiglia è fondamentale. Ove possibile, è centrale il
coinvolgimento di tutta la famiglia allargata, non necessariamente con un
trattamento psicoanalitico familiare, in quanto è preferibile che sia
individuale o di coppia. Nei familiari va incoraggiata maggiore presenza e
compagnia, stimolando vicinanza fisica e affettiva. È di grande importanza trovare
un buon affiatamento e rispettosa complicità, ascoltare, stimolare e coinvolgerli
i propri cari nel dialogo.
L’analisi
nella terza età, ha un ulteriore fattore positivo: la possibilità di poter fare
col tempo il lutto della propria morte, il che permette di vivere con migliore
intensità il presente, sentendosi centrati
e impegnati a gustarsi ogni momento, senza rimanere focalizzati sulla
fine della propria vita come spesso accade.
Quali
consigli si sente di dare agli anziani?
-
L’età non toglie nulla al proprio valore. Utilizzare al
meglio le proprie esperienze e le
conoscenze;
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Essere consapevoli di rappresentare una ricchezza
assoluta, un capitale umano prezioso per la propria famiglia e per tutta la
società;
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Combattere le proprie paure e uscire fuori dal guscio,
emotivo e domestico, dandosi degli obiettivi progressivamente maggiori;
-
Non abbandonarsi alla solitudine e chiedere aiuto, a
familiari, amici, vicini, associazioni;
- Chiedere senza timore supporto psicoanalitico per raffrontare le difficoltà del momento e superarle. Inoltre per affrontare il passare degli anni, le limitazioni fisiche, le difficoltà e l’imbarazzo per le distrazioni o i piccoli vuoti di memoria.
Quali, invece, ai familiari?
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Stare accanto affettuosamente ai propri familiari
anziani, hanno tanto da dare e in cambio richiedono solo vicinanza affettiva,
attenzione e considerazione;
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Cogliere i segnali di depressione che nell’anziano ha
caratteristiche specifiche:
difficoltà
di comunicazione (mutismo), affaticamento mentale (anergia), perdita del
piacere nelle piccole cose della vita quotidiana (anedonia);
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Favorire la vicinanza con i nipoti. I bambini hanno
l’angelo giovane! Sono pieni di energia e vitalità;
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Non esitare a rivolgersi ad uno psicoanalista per una
consultazione o un supporto in particolare i momenti di difficoltà, per i
propri cari divenuti anziani e per se stessi.