MATHILDE è uno scontro amoroso senza esclusione di colpi. Una sessione di sesso cattivo e allo stesso tempo dissetante.
MATHILDE
indica un sentiero e poi devia all’improvviso spiazzando continuamente lo
spettatore.
I due
contendenti sono Pierre e Mathilde (interpretati da Maximilian Nisi e Maria
Letizia Gorga) segnati da un recente tragico evento che ha minato alle
fondamenta il loro matrimonio. Marito e moglie sono impegnati in un lento
processo di separazione e di indissolubile intreccio dove le loro tesi si
sovrappongono, si annientano e si alimentano facendoli procedere arrancando con
l’acqua alla gola.
Difficile
definire vincitori e vinti, la corrente che li separa è la stessa uguale e contraria
che li vuole uniti. Forse approderanno ad una riva sicura o forse saranno
condannati ad una perpetua deriva avvinghiati in una sorta di equilibrio fatale.
Il testo
è spudoratamente moderno, spietato nella sua immediatezza e attualità. Una
raffica di battute e silenzi dove la figura della donna viene spogliata, quasi
scarnificata, dalle convenzioni e dai cliché in cui ogni epoca e ogni società
vorrebbero, qui invano, ingabbiarla. Mentre l’uomo, disorientato, cerca inizialmente
un faro-guida nelle statiche leggi degli schemi sociali, ma poi cede, trovandosi
suo malgrado costretto ad immergersi nelle proprie meschinità e paure che si
riveleranno, contro ogni previsione, la sua ultima chance di salvezza.
L’idea
della messinscena è riprodurre uno spazio in cui tutto ciò che è presente è
precario. Mathilde e Pierre sono in arrivo o in partenza? Si impacchetta e si
accatasta ogni oggetto per fare spazio (per cambiare aria?) in vista di un
trasloco imminente. Pile di scatoloni sovrastano i personaggi fino a crollargli
addosso per poi essere stoicamente riordinati gli uni sugli altri minacciando di
crollare di nuovo. Disseminate in ogni dove, a scomparsa, superfici riflettenti
rimandano come specchi deformanti l’immagine distorta di se stessi ai
personaggi. Ciò permette di giocare con riflessi di luci ed ombre fino a
comporre l’immagine suggestiva di due sagome in bianco e nero che, con
movimenti scenici emotivi, danno forma ai pensieri più reconditi della coppia
di coniugi scandendo la successione dei vari quadri del testo.
Un ambiente,
insomma, dove tutte le prospettive saltano e devono essere giocoforza ridefinite.
E Mathilde e Pierre tenteranno di farlo, mossi da un estremo quanto disperato tentativo
di sopravvivenza.
Daniele Falleri, regista
MATHILDE, cronaca di uno scandalo
di
Véronique Olmi
(traduzione
Alessandra Serra)
con (i.o.a.)
Maria Letizia Gorga e Maximilian Nisi
musiche
originali di Stefano De Meo
movimenti
scenici Valentina Calandriello
regia di
Daniele Falleri
produzione
Centro Mediterraneo delle Arti