Francesca Tranfo, attrice e blogger, ci racconta la sua arte. INTERVISTA di Andrea Giostra.
«Non ci sono ricette per riconoscere la bellezza, è qualcosa che incanta, ci affascina e ci attrae come una calamita, il nostro sguardo si posa sulla bellezza a noi esteriore e i nostri sensi riposano nella bellezza interiore che riceviamo dalle alte vibrazioni.» (Francesca Tranfo)
Ciao Francesca,
benvenuta e grazie per aver accettato il nostro invito. Come ti vuoi presentare
ai nostri lettori che volessero sapere di te quale attrice e blogger?
Grazie a voi dell’invito! In riferimento alla mia professione, mi presento essenzialmente come attrice, se invece vogliamo spaziare nelle attività di blogger e youtuber, soprattutto relativamente a quest’ultima, mi definisco ironicamente una chef d’arte, nello specifico di Ricette d’Arte, la rubrica che ho ideato per il canale YouTube.
Chi è
invece Francesca Donna al di là della sua passione per la recitazione, l’arte e
la cultura? Cosa puoi raccontarci della tua quotidianità?
Il bello della mia quotidianità è che è difficile descriverla poiché ogni giornata è diversa dalle altre. Mi impegno molto per migliorare me stessa nelle attività quotidiane (lavorative e non) e nell’interiorità. Il lavoro su se stessi, sia come attori sia come individui, esseri umani fragili e al contempo ricchi di potenzialità, richiede un impegno notevole.
L’incipit del tuo Blog su
YouTube recita così: «Per la rubrica Ricette d'Arte - Riflessioni, letture e
interpretazioni della realtà che ci nutre (ricette in versi - ricette recitate)
- Dal Teatro alla Cucina e dalla Cucina all'Arte: COME EVITARE DI RIMANERE
CHIUSI IN UNO STEREOTIPO...». Ci racconti come nasce il tuo Blog? Quando lo
hai creato, quale l’idea che lo ha concepito, quali gli obiettivi che ti sei
posta, quali i destinatari che hai immaginato?
Ricette d’Arte nasce nel periodo della pandemia quando, chiusa in casa e affamata di teatro, ho riconosciuto, nella struttura della mia cucina, un piccolo potenziale palcoscenico e da lì ho cominciato a creare brevi performance. A ispirarmi ha contribuito un libro di ricette in romanesco scritte da Aldo Fabrizi. L’idea si è sviluppata grazie anche alla rabbia di quel periodo, in cui l’arte, il teatro nello specifico e la cultura in generale, sono passati in secondo piano a tutto. Eppure la cultura è il toccasana del nostro essere. Siamo circondati da chef e da ricette di cucina (che rispetto e a cui spesso mi affido), ma non si riserva altrettanto spazio all’alimento dell’anima: l’Arte, intesa nella sua totalità di discipline e attività culturali. Quindi l’obiettivo era ed è duplice: non far morire l’arte in me e contribuire a renderla viva, a valorizzarla il più possibile con le mie capacità, idee, attività. Destinatario è il pubblico dei social. Altro mio intento, infatti, era e lo è tutt’ora, quello di invogliare a uscire di casa per viversi il teatro in presenza, dando spunti e stimoli di creatività e condivisione non solo in maniera virtuale. Dunque i destinatari sono di diversa tipologia. Chi si affaccia al mio canale per curiosità, chi per interessi ad argomenti specifici, chi per casualità e poi magari trova interessante qualche video e decide di iscriversi, chi desidera approfondire argomenti di studio teatrale o confrontarsi con esperienze di vita di altri artisti. Gli argomenti trattati sono molteplici: da curiosità a suggerimenti tecnici e metodologici. Grande spazio è riservato al mondo degli attori e ai giovani aspiranti attori, con video, non solo di performance, ma anche di suggerimenti sul training e regole di dizione, aneddoti e racconti di difficoltà nel settore e come essere riusciti a superarle (il teatro è il mio lavoro principale, che pratico professionalmente dal 1996). Anche grazie ai miei ospiti, tratto questioni di vario genere nell’ambito culturale e artistico: dalla musica alla letteratura trasferita in video, dalla pittura all’arte di creare costumi di scena, dai trampoli al clown in corsia, dal doppiaggio al teatro di strada e tanto altro in programma. Il cibo, gli alimenti, gli strumenti della cucina, la gastronomia, sono temi comunque presenti in questa rubrica di Ricette d’Arte. L’intento è quello di offrire alimenti per il corpo e per l’umore, la psiche, lo spirito. Nutrimenti che possano contribuire ad alimentare la nostra vitalità.
Nel 2015 hai creato il tuo
Canale YouTube che presenti con queste parole: «Benvenuti su questo canale,
sono felice di poter condividere qui qualche ingrediente della mia esperienza
artistica. Nel 1996 sono entrata a far parte, come attrice, della prestigiosa compagnia
di sperimentazione Abraxa Teatro (cfr. www.abraxa.it) per cui ho lavorato a
tempo pieno (anzi pienissimo) per oltre vent'anni e tutt'ora collaboro. Nel
2009 ho cominciato a fare esperienza nel doppiaggio. Ho lavorato anche nel
cinema e al Teatro dell'Opera di Roma. In tutti questi settori ho avuto modo di
seguire grandi Maestri e di questo mi ritengo molto fortunata. Fra i video che
trovate qui pubblicati molti sono dedicati a Ricette d'Arte, rubrica ideata da
me a gennaio 2022 con lo scopo di divulgare sani alimenti artistici. Sento una
forte spinta a proseguire in questo senso. La conferma se sto andando nella
direzione giusta me la darete voi con i like, i commenti e le visualizzazioni
ai miei video. Ringrazio tutti quelli che mi seguono e che mi sostengono in
questa avventura!». Dopo questi anni di attività, alla luce dell’esperienza
maturata, quali sono i risultati ottenuti che ami ricordare, quali i successi più
significativi, quali i fallimenti che hai vissuto, cosa è andato bene e cosa
invece pensi si debba migliorare, quali i punti di forza e i punti di debolezza
del tuo Blog? Insomma, raccontaci di questa tua avventura di comunicazione e di
influencer su più campi culturali e artistici.
“Influencer” mi fa sorridere, non ho attualmente i numeri paragonabili a coloro che sono definiti influencer, in ogni caso ben venga questa definizione qualora potessi influenzare positivamente, grazie all’arte che riporto nei video e grazie agli artisti invitati. In realtà, il canale è realmente attivo dall’anno scorso, dal 2022, quando ho appunto realizzato Ricette d’Arte. Nel 2015 l’ho aperto ma ho pubblicato sporadicamente. La costanza nella pubblicazione è uno dei fattori importanti per far crescere il canale, dunque le date delle mie pubblicazioni dal 2015 a oggi non vanno a favore dei motori di ricerca, per come funziona l’algoritmo. In questo senso sto faticando abbastanza, ma sto anche ricevendo vari stimoli e gratificazioni che mi portano a continuare in questa direzione. Uno dei successi già realizzati è essere riuscita a coinvolgere artisti e personaggi di valore nel loro settore e le relative attività presentate hanno colto la finalità multidisciplinare che intendevo far conoscere e comunicare. Riconosco che ancora molto c’è da perfezionare, soprattutto a livello tecnico e che ancora molto si può fare di utile. Prima non avevo interesse a inserire contenuti, non ne comprendevo molto il senso se non quello di pubblicizzare me stessa. Ora invece è così cambiato il rapporto con la cultura, così intensificato l’utilizzo dei social, che ritengo importante comprenderne il linguaggio e, per chi ha voglia e idee, utilizzarlo. Con moderazione e puntando all’equilibro, al miglioramento reale di noi stessi e della società e non come strumento alienante.
Raccontaci almeno una esperienza
positiva, che ti ha fatto piacere e che ti ha incoraggiato ad andare avanti, e
una negativa, che ti ha dato fastidio e, per certi versi, ti ha creato
problemi.
Un’esperienza
negativa l’ho appena vissuta: l’altro ieri ho avuto una serie di inconvenienti
tecnici che mi hanno tenuta incollata al computer per troppo tempo. Alla fine,
anche se soddisfatta dell’editing del video che avevo concluso, ha prevalso in
me un malessere che entrava in opposizione a tutto il senso che è alla base di
questo mio lavoro. Ho vissuto una contraddizione che non vorrei più ripetere.
Esperienza estremamente positiva, invece, è ogni incontro che realizzo con gli ospiti della mia cucina, per preparare insieme piatti artistici appetitosi e gustosi, che solo la collaborazione può far nascere.
Qual è il tuo percorso accademico, formativo, professionale ed
esperienziale che hai seguito e che ti ha portato a fare quello che fai oggi
nel vestire i panni di attrice e blogger?
Ho cominciato a
praticare studi teatrali al liceo con l’attore e regista americano Sean Patrick
Lovett, approfonditi, in seguito, all’Università “La Sapienza” presso la
facoltà di Lettere con indirizzo Spettacolo. Negli anni Novanta, l’università era
fervente di attività teatrali organizzate e supportate dai professori Marotti,
Falletti, Tjan, Mariti, Ottavi, Cappelletti, cito solo quelli del mio percorso
di studi, ma all’epoca vari professori sono stati determinanti per risvegliare
in noi studenti l’interesse per il teatro a 360 gradi. Avevamo formato un
gruppo di artisti che si frequentavano al di fuori delle ore di lezione e
organizzavamo serate di spettacoli in cui ci mettevamo alla prova e
sperimentavamo quella che poi sarebbe diventata, per alcuni di noi, una vera e
propria professione.
Terminata l’Università, ho partecipato a un bando per vincere una borsa di studio indetta dall’Accademia Internazionale di Teatro (ex Circo a Vapore) che ho felicemente frequentato dopo aver preso parte a un provino articolato in più fasi e in cui, a selezionarci, non erano solo gli insegnanti della scuola, ma persone inviate dal Comune di Roma, che finanziava il bando. Dopo questo percorso di studi e pratica teatrale, sono entrata a far parte della compagnia Abraxa Teatro e qui mi si è aperto un mondo, o meglio, il mondo è entrato nel nostro spazio scenico, grazie all’Università del Teatro Urbano “Fabrizio Cruciani”, fondata dal regista e direttore artistico Emilio Genazzini. Infatti, oltre alla molteplicità di attori che hanno collaborato con me o che, insieme a me, frequentavano stage e master di perfezionamento, anche registi, attori, gruppi e compagnie teatrali di grande spessore (come l’Odin Teatret, il Teatro dell’Opera di Pechino, il Theatre du Solei e altri) si sono alternati con i loro preziosi insegnamenti.
Come e quando è nata la tua passione per la recitazione, il cinema, il teatro?
Faccio molta fatica a rispondere a questa domanda, la memoria non mi aiuta, credo che risalga a prima che mi ritrovassi nella culla.
«… mi sono
trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che
potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla
domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio
spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco,
“La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la
bellezza? La bellezza dell’arte, della recitazione, della cultura, della
letteratura, della conoscenza, della vita in generale. Prova a definire la
bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo
te?
Mi appoggerei volentieri alla citazione geniale di Umberto Eco relativa alla Bellezza, ricollegandosi a quella sul Tempo di Sant’Agostino, ma provo ad andare oltre la mia pigrizia: non ci sono ricette per riconoscere la bellezza, è qualcosa che incanta, ci affascina e ci attrae come una calamita, il nostro sguardo si posa sulla bellezza a noi esteriore e i nostri sensi riposano nella bellezza interiore che riceviamo dalle alte vibrazioni. Credo sia uno stato di frequenza vibratoria, estetica e comportamentale, che ci rilassa e al contempo ci attiva, come i colori di un fiore, la carezza di una brezza estiva, il canto degli uccelli o di un soprano, la danza di gambe energiche o eleganti e quella delle farfalle che si rincorrono. Bello è ciò che è in sintonia con la natura, ciò che ricerca il vero ed esprime verità.
Charles Bukowski, grandissimo
poeta e scrittore del Novecento, artista tanto geniale quanto dissacratore, in una bella intervista del 1967 disse… «A cosa serve l’Arte se non ad aiutare gli
uomini a vivere?» (Intervista a Michael Perkins, Charles Bukowski: the Angry Poet, “In
New York”, New York, vol 1, n. 17, 1967, pp.
15-18). Tu
cosa ne pensi in proposito. Secondo te a cosa serve l’Arte della recitazione,
del teatro, del cinema, ma anche delle arti visive, della
narrazione, del raccontare, dello scrivere?
A conoscersi, a conoscere le proprie potenzialità creative, a vivere e, più precisamente, a vivere bene. Bene se praticata nel bene e non nell’arrivismo, nell’egoismo, nell’egocentrismo, che troppo spesso invece contamina e altera il senso profondo dell’Arte.
«Appartengo a quella categoria di persone che ritiene che ogni
azione debba essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto se dovevo
affrontare o no un certo problema, ma solo come affrontarlo.» (Giovanni Falcone, “Cose di
cosa nostra”, VII ed., Rizzoli libri spa, Milano, 2016, p. 25 | I edizione
1991). Tu a quale categoria di persone appartieni, volendo rimanere nelle
parole di Giovanni Falcone? Sei una persona che punta un obiettivo e cerca in
tutti i modi di raggiungerlo con determinazione e impegno, oppure pensi che
conti molto il fato e la fortuna per avere successo nella vita e nelle cose che
si fanno, al di là dei talenti posseduti e dell’impegno e della disciplina che
mettiamo in quello che facciamo?
Questa è una domanda imbarazzante. Intanto ringrazio per questo genere d’imbarazzo che mi porta a riflettere più approfonditamente. Ora mi spiego: contraddire Falcone non è possibile, perché un uomo di grande umanità e coraggio qual è stato, porta eternamente in vita la forza della verità. Eppure io ora non mi riconosco nella prima parte di questa affermazione. Mi spiego meglio: non ritengo che ogni azione debba essere portata a termine, poiché l’essere umano sbaglia e se, nel corso di un’azione si rende conto dell’errore, è chiaro che non deve proseguire. Altrettanto ovvio è che Giovanni Falcone non intendesse negare questo. Il senso arriva forte e per come arriva lo condivido. I problemi vanno affrontati e non evitati, non c’è dubbio. Un impegno soprattutto va portato a termine. Però non sono quel genere di persona che si impunta con orgoglio e passa sopra a tutto pur di portare a termine il suo obiettivo. No, all’occorrenza so rinunciare. Il fato e la fortuna sono sicuramente importanti, ma decisiva è la determinazione a portare avanti ciò in cui si crede e la disciplina è il mezzo portante. Questo sì! Finché continuo a credere in qualcosa non mi arrendo e non rinuncio certo per momenti di scoraggiamento o per paura. Come da insegnamento di Giovanni Falcone!
«Io vivo in una specie
di fornace di affetti, amori, desideri, invenzioni, creazioni, attività e
sogni. Non posso descrivere la mia vita in base ai fatti perché l’estasi non
risiede nei fatti, in quello che succede o in quello che faccio, ma in ciò che
viene suscitato in me e in ciò che viene creato grazie a tutto questo… Quello
che voglio dire è che vivo una realtà al tempo stesso fisica e metafisica…» (Anaïs Nin, “Fuoco” in “Diari d’amore” terzo volume, 1986).
Cosa pensi di queste parole della grandissima scrittrice Anaïs Nin? E quanto
l’amore e i sentimenti così poderosi sono importanti per te e incidono nella
tua scrittura, nella tua arte e nel tuo lavoro?
Quanto incidono? Totalmente!
«Il
cinema è un rito a cui ormai grandi masse si sottomettono supinamente: quindi
chi fa del cinema di consumo
determina il senso della mentalità e del costume, dell’atmosfera psichica di
intere popolazioni che
quotidianamente sono visitate da valanghe di immagini sciorinate sugli
schermi.» (Federico
Fellini, “Fare un film”, Einaudi ed., Torino, 1980, p.55). È davvero come
dice Federico Fellini? Cosa ne pensi in proposito
del senso del cinema contemporaneo da attrice e da spettatrice quando guardi
un film?
Il cinema è una forma artistica meravigliosa e certo, come ogni forma d’arte, potenzialmente condizionante. Il pericolo non sta, però, in uno o più film, ma nella modalità di scelta dell’opera artistica. Se la scelta è monotona, ossia riguarda sempre e solo un genere di prodotto e una tematica ricorrente o messaggi e informazioni a un senso solo, il pericolo è grande poiché non aiuta a sviluppare il discernimento personale. Questo rischio, più che nei prodotti o in chi li sceglie, lo vedo nelle piattaforme che forniscono le tipologie d’arte da scegliere. Riguarda soprattutto la televisione. Sembrerebbe che rispetto al passato oggi ci sia una possibilità di scelta maggiore su quale film visionare o meno. Di fatto, se cerchiamo un film storico, di un certo genere di contenuto, che può favorire la crescita e la maturità dell’individuo, quasi mai lo troviamo. Non sto andando contro i film attuali, né contro le serie televisive, che a volte mi catturano e mi affascinano e mi piacciono molto. Mi riferisco alla possibilità di scelta che è solo apparente. In realtà ci mangiamo quello che ci portano a tavola.
« …
è stata tutta una vita di sacrifici e di gelo! Così si fa il teatro. Così ho
fatto! Ma il cuore ha tremato sempre tutte le sere! E l’ho pagato, anche stasera mi batte il cuore e continuerà a battere anche quando si sarà fermato» (15 settembre 1984, Taormina). Leggendo
queste parole dell’immenso Eduardo de Filippo
che disse nel suo ultimo discorso pubblico tenuto a Taormina, cosa ti viene in
mente, cosa pensi della figura dell’artista-attore da questa prospettiva defilippiana, se vogliamo?
Per te cos’è emozionalmente
salire sul palco di un teatro o recitare di fronte ad una telecamera per le
riprese di un film? Come vivi questa dimensione artistica?
Sono dimensioni differenti da quella quotidiana e sono dimensioni differenti fra loro, cinema e teatro. Sono allenamenti importanti per la nostra mente, per abituarci a trattare con le varie parti dimensionali di noi. Il nostro essere reale, quello fantastico, quello onirico, quello psichico, quello mentale e, ovviamente, quello emozionale. Se vuoi sapere quanto ancora mi emoziono: troppo!
Se per un momento dovessi pensare alle persone che ti hanno dato
una mano, che ti hanno aiutato significativamente nella tua vita professionale
e umana, soprattutto nei momenti di difficoltà e di insicurezza che avrai
vissuto, che sono state determinanti per le tue scelte professionali e di vita
portandoti a prendere quelle decisioni che ti hanno condotto dove sei oggi, a
realizzare i tuoi sogni, a chi penseresti? Chi sono queste persone che ti senti
di ringraziare pubblicamente in questa intervista, e perché proprio loro?
I miei genitori. Oltre ad avermi regalato la vita, mi continuano a regalare il loro tempo, le comodità che hanno ottenuto grazie ai loro sacrifici. Sono stati e sono sempre fondamentali nel sostenermi nelle fasi di vuoto professionale e di condivisione dei miei successi. E c’è mia figlia, che ha un talento luminoso per supportarmi (e qui ci sta tutta la battuta scontata: e sopportarmi) moralmente nei momenti di fragilità. Suo padre, inoltre, è un mio importante maestro di teatro! Insieme ad altri maestri teatrali e spirituali che ho incontrato nel corso della vita.
Gli autori e i libri che secondo te andrebbero letti assolutamente quali sono? Consiglia ai nostri lettori almeno tre libri da leggere nei prossimi mesi dicendoci il motivo della tua scelta.
Escludendo i
classici, i libri del settore teatrale, che sarebbero troppi da elencare: “Una
bambina” di Torey Hayden, è un libro scritto in otto giorni e non da una
scrittrice di romanzi ma da un’insegnante per bambini ostacolati da grandi
difficoltà relazionali. Una storia vera a cui ci si affeziona durante la
lettura al punto da voler leggere (almeno questo è ciò che è capitato a me) altri
libri di questa stessa autrice, dotata di una capacità straordinaria nel
riportare dialoghi reali, scritti come se si trattasse di una registrazione
costante della quotidianità, strutturati in maniera così semplice e credibile
che potrebbero essere da spunto per qualche copione, intenso di pathos ed
emozioni continue. In effetti, da questo romanzo, sono nate varie opere
artistiche. A questo proposito, se qualcuno fosse interessato a un allestimento
scenico o cinematografico o per una nuova serie televisiva, molto umilmente mi
candido già da ora per il ruolo della protagonista. Specifico tre cose: 1) la
protagonista che intendo io è l’insegnante e non la bambina; 2) la mia
candidatura è una battuta scherzosa; 3) la mia candidatura spero sia presa sul
serio da qualche brava/bravo regista o produttore/produttrice.
Secondo libro: “Siddharta”
di Hermann Hesse. Hesse è un autore di una profondità immensa e Siddharta è una
storia che conduce per mano il lettore verso un risveglio, rispetto
all’eccessivo attaccamento ai valori materiali.
Terzo libro, che
mi ha appassionata negli ultimi anni: “Open” di Andre Agassi, il famoso
tennista che rivela di essere stato accompagnato da un sentimento di odio per il
tennis, che il padre gli ha costretto ad apprendere da bambino imponendogli
rigidi allenamenti e che però lo ha reso un campione mondiale pluripremiato. Il
successo inizia dal non arrendersi agli insuccessi e, come raccontato in Open,
i motivi per arrendersi sarebbero tanti, ma le potenzialità umane li superano e
leggendo questo libro è come se le superassimo insieme.
Attualmente sto lavorando su un libro interessante a più livelli, ma dato che si tratta di un lavoro in fase molto embrionale, preferisco non citarlo.
… e tre film da vedere?
“La Notte di San
Lorenzo” dei fratelli Taviani. Fa parte della memoria storica di noi italiani.
Racconta nello specifico momenti di fuga dalla guerra, o meglio, di cercare vie
di scampo. Non è un tema leggero ma lo si segue con leggerezza, almeno questo è
l’effetto che ha fatto e fa su di me (l’ho visto più volte e lo rivedrei
ancora). Credo anche che Benigni si sia ispirato a questo film nel realizzare
“La Vita è Bella”: la narratrice, che da bambina si vive tutto come
divertimento, è molto somigliante al bambino che mira a vincere il carrarmato e
il filo sottile fra tragedia e commedia viene fuori in varie scene, nelle reazioni
di spavento o di rabbia.
Mi hai chiesto tre film, ma alcuni me li sono ricordati in contemporanea: “Il Pianeta Verde” di Coline Serreau e “Nosso Lar” di Wagner de Assis, che favoriscono un’apertura mentale alla vita oltre questa dimensione e oltre questo pianeta. Altro gruppetto: “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola, “Mediterraneo” di Gabriele Salvatores e “Cast Away” di Robert Zemeckis, per il tema ricorrente della solidarietà nell’amicizia (nell’ultimo caso, per la necessità di inventarsi un’amicizia). Ricordo, in particolare, il monologo di Tom Hanks, però non in relazione al tema dell’amicizia, quando racconta che cosa gli ha permesso di rimanere vivo. Si tratta dello stesso ingrediente fondamentale di cui parlo in uno dei miei video di Ricette d’Arte: il respiro. Questo film me lo sono rivisto da pochissimo e riporto qui le frasi precise che mi sono appuntata (ogni tanto sono solita fare così), ma avviso che sto “spoilerando”, per chi non lo avesse mai visto: “Sapevo, non so come, che dovevo rimanere vivo, in un modo o nell’altro, dovevo continuare a respirare, anche se avevo perso tutte le speranze. Ero convinto che non avrei mai rivisto questo posto. Ed è quello che ho fatto: sono rimasto vivo, ho continuato a respirare. Poi un giorno mi sono dovuto ricredere perché la marea mi ha portato una vela. E ora, eccomi qua. Sono tornato […] E ora che cosa mi rimane da fare? Devo continuare a respirare, perché domani il sole sorgerà. Chissà cosa mi porterà la marea”. Il respiro è il più potente strumento che abbiamo sempre a portata di mano (o meglio di bocca) per superare le più grandi difficoltà, eppure lo diamo talmente per scontato che non lo usiamo come sarebbe corretto per la nostra salute e per potenziare le capacità creative che tutti abbiamo.
Ci parli dei tuoi imminenti e prossimi impegni artistici e
professionali, dei tuoi lavori in corso di realizzazione? A cosa stai lavorando
in questo momento? In cosa sei impegnata che puoi raccontarci?
Sono felice di riprendere a interpretare un ruolo
femminile che mi ha accompagnata professionalmente in molte esperienze teatrali
e che, per questo, sento parte di me in maniera speciale: Margherita del Faust,
ora per un nuovo spettacolo di Abraxa Teatro.
Collaboro anche con un gruppo di attori, di
registi e di autori, misto per esperienze e visioni stilistiche, nella messa in
scena di un immaginario processo a Pasolini, con lo spettacolo “Petrolio” (di
Luigi Di Majo, Pino Nazio e Tonino Tosto). Inoltre, sto portando avanti il mio
spettacolo (mio perché da me ideato, scritto e realizzato, come attrice unica
in scena): Ricette Afrodisiache. Ho poi in programma tre progetti che, non per
scaramanzia, ma per rispetto dei miei collaboratori, preferisco non parlarne,
anche perché non è sicuro che si realizzeranno. Io ci sto comunque lavorando, o
meglio, ogni tanto mi ci soffermo col pensiero, scrivo se spinta
dall’ispirazione, studio, fantastico, mi appunto e metto da parte, ché tutto
può ritornare utile come materiale da tenere in dispensa (come disse in una
conferenza Eugenio Barba, grande maestro di Teatro).
Inoltre, ovviamente, ho in progetto di proseguire la ricerca di espressività e di comunicazione, sul mio canale YouTube, realizzando nuovi video.
Dove potranno seguirti
i nostri lettori?
Per rimanere
aggiornati, invito a iscriversi al canale YouTube: Francesca Tranfo – Attrice e,
se ci sono suggerimenti particolari, idee, progetti o domande, possono scrivermi
a: ricettedarte@libero.it
Mi trovate anche
su Instagram: francescatranfo_attrice
O cliccando sul Blog:
https://francescatranfo.wordpress.com (Appunti di
un’attrice)
La mia e-mail personale (e la scrivo soprattutto per chi mi ingaggerà nel ruolo, sopra citato, della protagonista) è: francescatranfo8@gmail.com
Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi
leggerà questa intervista?
Ringrazio chi ha dedicato del tempo a leggere questo momento di confronto fra domande e risposte. Che possa fornire spunti di riflessione! Ringrazio te, Andrea Giostra, per l’iniziativa, l’invito e le interessanti domande. Ringrazio chi ha compreso le mie battute sulla protagonista (ironiche, ma fino a un certo punto…)
Francesca Tranfo
https://www.facebook.com/francesca.tranfo.7
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Andrea Giostra
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