Catania, l’attualità de "I Puritani" di V. Bellini nella regia di Chiara Muti



Regia e scene dalla narratività moderna attualizzano ed esaltano brillantemente la grandezza dell’Opera seria I Puritani nello spettacolo realizzato dall’ente lirico catanese nell’ambito del Bellini International Context 2023, promosso dalla Regione Siciliana - Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo.

Altrettanto magistrale l’esecuzione dei cantanti in scena il 24 settembre, e in replica il 26, al Teatro Massimo Bellini della città etnea. Apprezzati e applauditi a lungo dal pubblico, la regista, il direttore, l’orchestra, i protagonisti e il coro, insomma, tutti gli attori di una produzione che riporta così alla memoria quel 24 gennaio 1835 al Théâtre des Italiens di Parigi, dove la première dell’ultimo capolavoro del grande Vincenzo Bellini fu accolta con enorme favore dal pubblico e dalla critica.

L’opera più rappresentata e conosciuta del grande musicista catanese, che come noto richiede voci fuori dal comune, è stata presentata in edizione critica realizzata da Fabrizio della Seta per Casa Ricordi in collaborazione con il Teatro Massimo Bellini. Già eseguita in numerosi teatri, è una sorta di versione in progress, giacché trova progressive conferme e aggiustamenti.

Il Bellini International Context ha utilizzato filologicamente la scenografia di Alessandro Camera e i costumi di Tommaso Lagattolla. L'ente lirico regionale etneo schiera le proprie formazioni, Orchestra e Coro, quest’ultimo istruito da Luigi Petrozziello. La distribuzione annovera il tenore Dmitry Korchak (specialista dell'impervio ruolo di Arturo), il soprano Caterina Sala (Elvira), il baritono Christian Federici (Sir Riccardo Forth), il basso Dario Russo (Sir Giorgio), il mezzosoprano Laura Verrecchia (Enrichetta di Francia), Andrea Tabili (Lord Gualtiero Walton), Marco Puggioni (Sir Bruno Robertson).

Il libretto del poeta Carlo Pepoli s’ispirava a sua volta al dramma storico Têtes rondes et Cavaliers di Jacques-François Ancelot e Joseph Xavier Boniface. La trama, sullo sfondo storico della cosiddetta “prima rivoluzione inglese” (1650) pilotata da Olivier Cromwell, è incentrata sul senso di giustizia e sulla fedeltà agli Stuart che determinano le azioni del nobile Arturo Talbo. Questi, per salvare la vedova di re Carlo I, Enrichetta, la nasconde sotto il velo da sposa destinato alla sua amata Elvira, che con tanta difficoltà le era stata concessa in matrimonio. Un tradimento “per amor patrio”, a lui doloroso ma quasi fatale alla promessa sposa Elvira, personificazione tra le più intense delle “pazze per amore” di cui sono costellate le vie del melodramma.


L’amore struggente e lacerante di Elvira ne è al centro, e le qualità drammatiche del soprano non sono meno importanti e difficili di quelle vocali, come Caterina Sala ha saputo rappresentare. È Elvira stessa a raccontare il dramma, e perciò la sua voce ha un ruolo centrale. A Caterina Sala, Dmitry Korchak e Chiara Muti, i maggiori applausi.

Il clima tetro e opprimente del conflitto tra puritanesimo e romanticismo è reso da Chiara Muti con la prevalenza del nero indossato dai membri del coro e delle parti vocali (Elvira esclusa), come sul palco, dove in un’atmosfera un po’ caravaggesca due grandi cornici dorate inquadrano gli attori contrapposti sulla scena, mentre grandi tele di preziosi dipinti di Van Dyck e Füssli calano dall’alto in momenti diversi. Due citazioni importanti e simboliche della chiave di volta della regia: l’arte è il presidio di libertà contro l’oscurantismo. Se anche il fuoco le devasta improvviso a cancellarle, l’arte e l’immagine di Vincenzo Bellini hanno l’ultima parola sulla scena e nell’opera. L’emozione, resta da scoprire in teatro.

Lucia Russo

 

 

 

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