Nell’ambito del cartellone di eventi “Estate Mediterranea” conclusasi qualche giorno fa, si è tenuta la prima edizione di Siculiana Film Festival diretto da Beppe Manno: alla finale erano arrivati cinque cortometraggi fra i quali ha prevalso Lila, la storia di una ragazza che ha la capacità di cambiare la realtà con l’arte creativa del disegno in un mondo magico che emoziona e incanta. Fattitaliani ha intervistato il regista Carlos Lascano. Alla fine la versione spagnola.
Il cortometraggio fa parte di una trilogia estetica. Potresti presentare ai lettori questo progetto?
Nel 2008 ho realizzato un cortometraggio in Stop Motion, è stato un esperimento per implementare molte tecniche di animazione su cui stavo lavorando in quel periodo. L'ho caricato su Vimeo ed è diventato subito virale raggiungendo 10 milioni di visualizzazioni, un risultato incredibile e inaspettato. Il cortometraggio raccontava in soli due minuti una storia d'amore e di idealizzazione di una ragazza che immaginava un futuro con il ragazzo che le piaceva. Poco dopo aver scritto "A Shadow of Blue", il cortometraggio rappresentò un grande progresso tecnico e narrativo e arrivò a essere selezionato per gli Oscar. Nel 2013 ho sentito l'esigenza di lavorare nuovamente con gli attori, cosa che mi piace molto e che ha segnato le mie origini nella regia ma che avevo abbandonato da molti anni quando avevo cominciato a dedicarmi a tempo pieno all'animazione e soprattutto alla pubblicità, e quindi, cercando una storia che potesse unire i due mondi, è nata “Lila”. A metà delle riprese ho visto Lila seduta alla scrivania, che disegnava, e ho capito che lei, la ragazza di Una breve storia d'amore in stop motion, e la ragazza di A Shadow of Blue erano poeticamente l'evoluzione dello stesso personaggio. Stavo chiudendo una trilogia in modo del tutto involontario: è divertente come le idee evolvano, crescano all'interno di una trilogia, nel tempo.
Voglio dire che i cortometraggi che ne sono stati realizzati uno ogni due anni sono davvero la crescita e la maturazione di una stessa storia e di uno stesso personaggio: una ragazza che insegue i suoi sogni, che supera le barriere e che cerca di connettere il mondo reale con l'immaginario.
Puoi raccontarci anche i dettagli dell'ispirazione e della realizzazione di Lila?
Quando ero bambino passavo ore a disegnare e mi divertivo un sacco guardando le foto sulle riviste, mettendo un pezzo di carta sopra una parte del disegno e disegnando il resto, completando in qualche modo il quadro ma in un modo pazzesco e divertente. Quel gioco da bambino è stato parte dell'ispirazione per il personaggio di Lila. Ora vedendolo a distanza, la mia concezione iniziale del personaggio non era per niente simile a quello che alla fine è stato. Sai? Il protagonista originariamente non doveva essere una ragazzina dall'aspetto sognante, ma un vecchio pittore che viveva nella Place du Tertre a Parigi, un personaggio con l'aria di un pittore impressionista che stava abbellendo la propria realtà.
Quando si è presentata la possibilità di girare il corto, mi trovavo a Mar del Plata, la mia città natale, di passaggio per un mese, quindi ho adattato l'idea originale a quello che avevo a disposizione ed è così che è nata Lila.
Altra curiosità, il corto originariamente aveva un titolo provvisorio "Point of View", il primo giorno di riprese l'attrice era già sul set e nel suo guardaroba così l'ho chiamata per avvicinarsi alla telecamera, Alma! (si chiama Alma Garcia) e lei mi ha risposto... no, adesso il mio nome qui dentro è... "Lila"! Abbiamo iniziato così a chiamarla Lila, in fase di montaggio ho definito il progetto "Il cortometraggio di Lila" e infine fu semplicemente "Lila".
C'è chi vede in Lila chiari riferimenti al film francese "Amélie"...
Il riferimento estetico ad Amélie è evidente, ma non era intenzionale: tutti i miei lavori hanno un aspetto vintage che in questo particolare cortometraggio è fortemente accentuato sia dalla direzione artistica che dai costumi. Penso che in questo caso particolare, quando guardi tutti e tre i cortometraggi insieme, capisci che Lila è più un'evoluzione degli altri due personaggi che un personaggio ispirato al lavoro di qualcun altro. In ogni caso, credo che qualsiasi artista sia inconsciamente influenzato da altri artisti il cui lavoro ha lasciato un segno… e io chiaramente non faccio eccezione!
Quali fattori in primo luogo hai considerato nella scelta dell'attrice?
Mi interessava che l'attrice avesse molta presenza sullo schermo e, poiché il cortometraggio non aveva dialoghi, era molto importante che potesse comunicare bene con gli occhi. Conoscevo Alma perché l'avevo vista più volte recitare in teatro e la sua espressività e il candore che trasmetteva avevano catturato la mia attenzione.
Che rapporto personale hai con il disegno e i fumetti?
Disegno da quando ero bambino, il disegno è sempre stato ed è tuttora la mia principale modalità espressiva, la maggior parte delle sceneggiature che ho scritto sono emerse come piccoli schizzi su fogli di carta, ho storie complete che ho scritto solo come storyboard.
Provengo da una famiglia di artisti, i miei genitori hanno sempre lavorato come avvocati (forse è per questo che lo sono anch'io, anche se non ho mai esercitato la professione) ma allo stesso tempo hanno sempre avuto tutti una passione per l'arte: quindi mio padre dipinge ad olio (meravigliosamente) mia madre scriveva molto bene, mia nonna era una burattinaia, mio nonno cantava il tango e mio fratello è un regista e attore cinematografico e teatrale. Ho sempre respirato l'arte intorno a me... così il disegno è nato come un modo naturale di esprimermi, e col tempo si è sviluppata la necessità di raccontare storie, così ho iniziato a sperimentare con i fumetti e successivamente con l'animazione.
Il mio modo di raccontare è particolare perché mescola tecniche provenienti da diversi rami dell'arte. Il cinema, il teatro, il fumetto, la letteratura, tutto si nutre creando qualcosa di unico e molto personale.
Personalmente credi che l'arte contribuisca davvero a rendere le persone più felici?
Completamente! C'è un personaggio che ammiro, infatti ho scritto una bellissima sceneggiatura su di lui, Leonardo Da Vinci, dicendo che l'arte è come uno specchio, e che rivela la vera essenza delle cose. Credo che la capacità dell'arte di vedere oltre la renda uno degli strumenti più potenti del nostro spirito per riuscire a trasformare la realtà. La felicità è il risultato di come percepiamo le cose, al di là del loro lato oggettivo, la felicità è un valore puramente soggettivo e da qui l'importanza dell'arte come catalizzatore.
C'è l'idea di trasformare "Lila" in un lungometraggio. Puoi dirci qualcosa?
Sì, ormai da qualche anno sto lavorando alla sceneggiatura di una versione cinematografica di Lila, la storia racconta la genesi del personaggio e lascia la porta aperta a tante avventure. Circa un anno fa ho cominciato a delineare quella che sarebbe stata una possibile coproduzione visto che la storia si svolge in due paesi. Realizzare un progetto cinematografico è qualcosa di molto complesso, richiede molti soldi e passione per il cinema, quindi è sempre necessario circondarsi di persone che condividano lo stesso sogno. Se c'è qualcuno che legge queste righe e vuole contribuire a rendere possibile questa avventura, sarà il benvenuto. Giovanni Zambito.
El cortometraje forma parte de una trilogía estética. ¿En qué sentido? ¿Podrías presentarles a los lectores este proyecto?
En 2008 hice un pequeño cortometraje en Stop Motion, era un experimento para implementar muchas técnicas de animacion en las que venia trabajando en esa época. Lo subí a Vimeo y se viralizó inmediatamente hasta llegar a los 10 millones de visitas, fue increíble e inesperado. El corto narraba en apenas dos minutos una historia de amor e idealización de una niña que imaginaba un futuro junto al chico que le gustaba, Al poco tiempo escribí “A shadow of Blue”, el cortometraje significo un gran avance técnico y narrativo y llego a estar preseleccionado a los premios Oscars. En 2013 sentí la necesidad de volver a trabajar con actores, algo que disfruto mucho y que marco mis orígenes en la direccion pero que había abandonado por muchos años cuando comencé a dedicarme full-time a la animacion y sobre todo a la publicidad, asi fue que, buscando una historia que pudiera unir los dos mundos, nació “Lila”. Cuando ya estaba a mitad del rodaje, vi a Lila sentada en el escritorio, dibujando, y me di cuenta de que ella, la chica de A Short Love Story in Stop Motion y la de A Shadow of Blue eran poéticamente la evolución del mismo personaje. Estaba cerrando una trilogía de forma completamente involuntaria, es gracioso como las ideas van evolucionando, creciendo dentro de uno, con el paso del tiempo.
En decir que los cortometrajes que se hicieron uno cada dos años, son realmente el crecimiento y la maduración de la misma historia y el mismo personaje: una chica que persigue sus sueños, que supera las barreras y que trata de conectar el mundo real con el imaginario.
¿Puedes contarnos también los detalles de la inspiración de Lila y su realización?
Cuando era chico solía pasar horas dibujando y me divertía mucho mirar fotos de las revistas, poner un trozo de papel sobre una parte de la foto y dibujar el resto, completar de alguna manera la foto pero de forma loca y divertida. Ese juego de niño fue parte de la inspiración del personaje de Lila, Y algo muy gracioso, ahora al verlo a la distancia es que mi concepción inicial del personaje no fue en absoluta parecida a lo que termino siendo… Sabes? El protagonista originariamente no iba a ser una jovencita de aspecto soñador, sino un viejo pintor que vivia en la Place du Tertre en París, un personaje con aires de pintor impresionista que iba embelleciendo su propia realidad.
Cuando se dio la posibilidad de filmar el corto, estaba en Mar del Plata, mi ciudad natal, de paso por un mes, asi que adapté la idea original a lo que podia disponer y asi fue que nació Lila.
Otro dato gracioso, El corto originariamente tenia un titulo provisional "Punto de Vista”, el primer dia de rodaje, la actriz ya estaba en el set y con el vestuario así que la llamé para que se acercara a la cámara, Alma! le dije (Alma Garcia es su nombre) y ella me respondió… no, ahora aqui dentro me llamo… “Lila”! Asi fue que comenzamos a llamarla Lila, durante la edición me refería al proyecto como “el corto de Lila” y finalmente quedó simplemente “Lila”.
Hay quienes ven en Lila claras referencias a la película francesa "Amèlie"... ¿Qué opinas?
La referencia estética a Amélie es obvia, pero no fue intencional: todas mis obras tienen un aspecto vintage que en este cortometraje en particular está muy acentuado tanto por el arte como por la dirección del vestuario. Creo que en este caso en particular, cuando ves los tres cortometrajes juntos, entiendes que Lila es más una evolución de los otros dos personajes que un personaje inspirado en el trabajo de otra persona.
En cualquier caso, creo que cualquier artista está inconscientemente influenciado por otros artistas cuyo trabajo ha dejado una marca… y claramente no soy la excepción!.
¿Qué factores consideraste en primer lugar al elegir a la actriz?
Me interesaba que la actriz tuviera mucha presencia en la pantalla, y dado que el corto no tenia dialogos era muy importante que pudiera comunicar bien con la mirada. Yo conocía a Alma porque la habia vito actuando en teatro varias veces y me habia llamado la atencion su expresividad y el angel que transmitía.
¿Qué relación personal tienes con el dibujo y el cómic?
Dibujo desde niño, el dibujo siempre fue y sigue siendo mi modo de expresión primario, la mayoría de los guiones que he escrito han surgido como pequeños bocetos en hojas de papel, tengo historias completas que escribí solo como storyboards.
Vengo de una familia de artistas, Mis padres trabajaron siempre como abogados (quiz{as por eso también yo lo soy, aunque nunca ejerce la profesion) pero paralelamente todos siempre tuvieron una pasion por el arte, asi es que mi padre pinta al oleo (maravillosamente) mi madre escribía muy bien, mi abuela era marionetista, mi abuelo cantaba tango y mi hermano es director de cine, de teatro y actor. Desde siempre se respiro arte a mi alrededor…así que el dibujo surgió como una forma natural de expresarme, y con el tiempo se desarrolló la necesidad de contar historias, asi que comencé a experimentar con el comic y después con la animacion.
Mi forma de narrar es particular porque mezcla técnicas de distintas ramas del arte. El cine, el teatro, el comic, la literatura, todo se retroalimentar creando algo único y muy personal.
¿Crees personalmente que el arte realmente contribuye a hacer más felices a las personas?
Totalmente! Hay un personaje que admiro, de hecho tengo escrito un guion hermoso sobre el, Leonardo Da Vinci, el decir que el arte es como un espejo , y que este revela la verdadera esencia de las cosas. Yo creo que esa capacidad del arte de ver mas allá lo convierte en una de las mas poderosas herramientas de nuestro espíritu para poder transformar la realidad. La felicidad es resultado de cómo percibimos las cosas, mas allá de lo objetivo de estas, la felicidad es un valor puramente subjetivo y de ahi la importancia del arte como catalizador.
Existe la idea de convertir “Lila” en un largometraje. ¿Puede decirnos algo?
Si, hace ya unos años que trabajo en el guion de una version largometraje de Lila, la historia narra la genesis del personaje y deja abierta la puerta a muchas aventuras. hace un año aproximadamente comencé a delinear lo que seria una posible coproducción ya que la historia transcurre en dos países. Sacar adelante un proyecto de largometraje es algo muy complejo, requiere mucho dinero y pasión por el cine por lo que siempre es necesario rodearse de gente que comparta el mismo sueño. Si hay alguien que lea estas lineas y quiere sumarse a hacer posible esta aventura serán bienvenidos. Giovanni Zambito.