Inaugurata con successo sabato 5 agosto la prima edizione del Festival “ContemporaneaMente Gualdo Tadino”, il primo evento dedicato all'arte contemporanea in Umbria promosso da Comune di Gualdo Tadino e dal Polo Museale della città nell’ambito delle progettualità di MeTU-Musei e Territori Umbria di Nord-Est.
La manifestazione si è tenuta nel
centro storico di Gualdo Tadino e ha offerto un'esperienza artistica e
culturale particolarmente coinvolgente.
Prima del taglio del nastro, presso la
sala consiliare del municipio, il Festival è stato illustrato dal sindaco di
Gualdo Tadino, Massimiliano Presciutti, e dai curatori Cesare Biasini Selvaggi
e Catia Monacelli. Presente anche Fabrizio Stazi, direttore generale di
Fondazione Perugia, ente tra i principali sostenitori dell’iniziativa.
Il sindaco Presciutti ha sottolineato come ContemporaneaMente
sia “un festival
unico in Umbria e uno dei più importanti a livello
italiano che si innesta in un percorso di sviluppo della città sotto il profilo
dell’arte e degli eventi a essa collegati, grazie anche ai sei musei civici presenti.
Tutto ciò è frutto di un gruppo di lavoro che negli scorsi anni ha scommesso su
questa prospettiva e ha avuto coraggio nell’intraprendere un percorso di
qualità che oggi porta a inaugurare questa importante iniziativa dedicata
all’arte, sulla quale stiamo già lavorando per la seconda edizione. Saranno
cinque mesi di attività intensa, dove tutti gli spazi culturali cittadini ospiteranno
artisti di fama nazionale e internazionale.”
Catia Monacelli, direttore del Polo Museale, ha evidenziato
che ContemporaneaMente è “un progetto
trasversale che abbraccia un ampio pubblico; pittura, scultura e didattica
raccontano l’arte contemporanea nei sei musei di Gualdo Tadino”.
Fabrizio Stazi, direttore generale di Fondazione Perugia, si
è detto “favorevolmente colpito dalla
varietà del programma e degli artisti per una iniziativa che coinvolge l’intera
città di Gualdo Tadino”, rivolgendo un plauso per questa formula
innovativa.
Cesare Biasini Selvaggi ha
dichiarato: “Pittura italiana contemporanea. Ultimi
sessant’anni. Un percorso di ricerca “per mari e Monti” è una mostra che intende
raccontare come la pittura negli ultimi sessant’anni non sia mai tramontata –
anche se alcuni becchini l’avevano data per morta –, rigenerandosi,
rinnovandosi, dimostrando di essere uno dei linguaggi artistici più
“tecnologicamente avanzati”, congeniale per riflettere sulle complessità della
nostra epoca. A Gualdo Tadino,
nella Chiesa monumentale di san Francesco, da anni ormai indaghiamo i percorsi
di ricerca della pittura contemporanea attraverso la storia di collezionisti o
gallerie dedicate. Il progetto odierno coinvolge entrambi, il collezionista
Fabio De Vincentiis e la galleria Pio Monti dove De Vincentiis ha formato gran
parte della sua raccolta d’arte. È stata un’occasione anche per realizzare un
primo omaggio istituzionale a Pio Monti, recentemente scomparso, uno dei più
importanti galleristi italiani a partire dagli anni Settanta. La Rocca Flea
ospita, invece, la personale di WAL alias Walter
Guidobaldi. Lo scultore ha trasformato la fortezza in un luogo che sembra uscito
dalle fiabe dei fratelli Grimm con le sue sculture giganti che raffigurano
animali magici e creature bizzarre. Una mostra che abbiamo pensato per
appassionare il pubblico dei più piccoli e delle famiglie, ma in realtà un
progetto che si presta a vari livelli di lettura. È un percorso espositivo
sorprendente che invita il pubblico a coltivare il senso della meraviglia,
dello stupore, a guardare la realtà senza gli occhiali omologanti dei nuovi
media, a partire dalle narrazioni che corrono sui social media. Siamo
particolarmente orgogliosi del progetto L’altra metà della Scultura
contemporanea: Licia Galizia, Veronica Montanino, Francesca Tulli, tre scultrici contemporanee in dialogo con
i musei civici sui temi della natura, dell’ecologia, delle donne tra parità e
libertà. Nell’ambito del progetto Lab.artisti emergenti, la
personale Marco Ercoli. Nei tuoi occhi ci
racconta il lavoro di un giovane artista che conduce in pittura una ricerca
introspettiva, isolata, quasi contemplativa, sugli Appennini umbri, facendo
proprio un senso della spiritualità che in questi
luoghi è partito da san Francesco per poi irradiarsi nel mondo”.
In video è stato trasmesso parte
dell’intervento del Sottosegretario Vittorio
Sgarbi in occasione della presentazione a Roma della manifestazione, lo
scorso 10 luglio, presso il Ministero della Cultura. Sgarbi, che nella città
umbra in passato aveva curato diverse mostre di livello nazionale tra cui
quelle su Antonio Ligabue e Luciano Ventrone, nel complimentarsi con gli
organizzatori ha ribadito che “questa di Gualdo Tadino è un’occasione importante per
fare il punto su molti artisti. Un’iniziativa
che indica la floridezza del tempo attuale in una grande città come Gualdo
Tadino
L'apertura del Festival si è tenuta
nella chiesa monumentale di San Francesco, dove è stato allestito il primo
omaggio museale pubblico dedicato allo storico gallerista Pio Monti,
recentemente scomparso. Il sindaco di Gualdo Tadino, Massimiliano Presciutti,
ha presieduto il taglio del nastro. I curatori della mostra, Cesare Biasini
Selvaggi e Catia Monacelli, hanno guidato i visitatori attraverso le diverse
esposizioni di arte contemporanea italiana degli ultimi sessant'anni nei sei
musei ove sono dislocati i progetti artistici.
Il Festival ContemporaneaMente Gualdo
Tadino si protrarrà fino al 7 gennaio 2024 offrendo un calendario molto articolato. Nel corso dei
prossimi mesi verranno organizzate giornate studio, laboratori per bambini,
attività didattiche e incontri con curatori, artisti e istituzioni culturali
nazionali.
Il 5 agosto si sono inaugurate le
mostre:
·
Pittura
italiana contemporanea. Ultimi sessant’anni. Un percorso di ricerca “per mari e Monti”, primo
omaggio museale pubblico a Pio Monti, storico gallerista recentemente scomparso
·
Il
fantastico mondo di WAL. Giganti sculture, magici animali e bizzarre creature,
retrospettiva dedicata allo scultore contemporaneo Walter Guidobaldi in arte
WAL
·
L’altra
metà della Scultura contemporanea: Licia Galizia, Veronica Montanino, Francesca
Tulli
·
Il capolavoro ritrovato. Pier
Francesco Mola. Una scoperta di Vittorio Sgarbi
·
nell’ambito
del progetto Lab.artisti emergenti, la personale Marco Ercoli. Nei tuoi occhi
Sempre dal 5 agosto il percorso tematico e laboratorio per bambini
·
Mangiare con gli occhi, sui segreti di frutta,
ortaggi e fiori nelle opere d’arte di Gualdo Tadino che prevede un’originale
“caccia alla natura morta”, una vera e propria “indagine” sulla simbologia
delle nature morte presenti nelle collezioni museali di Gualdo Tadino, a
partire da quella che appare nel famoso capolavoro dell’Albero di Jesse di
Matteo da Gualdo, presso la pinacoteca cittadina.
Da settembre le giornate studio:
·
Musei e territorio tra presente e futuro, dalle strategie di management e direzione artistica alle pratiche artistiche, i
processi partecipativi, le politiche pubbliche, i mediatori e le comunità
·
Quale futuro per il giornalismo
culturale? Dalla
carta al web e i social, dall’Intelligenza artificiale a IoT e social networking, dai pubblici ai prodotti culturali,
a confronto giornalisti, editori, studiosi
LE
MOSTRE
Pittura italiana contemporanea. Ultimi
sessant’anni. Un percorso di ricerca “per mari e Monti”
dal 5 agosto
2023 al 7 gennaio 2024
Chiesa Monumentale
di San Francesco
a cura di
Cesare Biasini Selvaggi
La mostra
vuole essere un primo omaggio museale pubblico a Pio Monti, storico gallerista
italiano morto lo scorso novembre all’età di
81 anni. Il progetto espositivo è realizzato
con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, accompagnato da un
catalogo pubblicato da Edizioni Kappabit grazie al sostegno di DMG
ITALIA srl. La mostra intende essere, pur tra le
inevitabili omissioni, una delle possibili ricognizioni sulla pittura italiana
contemporanea degli ultimi sessant’anni fino alla ricerca recente e attuale,
nell’esperienza professionale del grande gallerista Pio Monti, protagonista
dell’arte italiana dagli anni settanta.
Come ha scritto Giovanna Dalla Chiesa,
«A Roma,
nelle situazioni con cui il mercato ha dovuto confrontarsi da sempre,
i galleristi che hanno fatto la storia della città, meriterebbero
tutti, indistintamente, il Palmarès. Erano loro i
veri “curatori” delle mostre, i compagni di strada e i sostenitori
degli artisti – anche nella vita privata – dimentichi di
qualsiasi riscontro di mercato, poiché la posta in gioco era una
rivoluzione esistenziale e di costume che non poteva prescindere
anche dalla rivoluzione nei rapporti tra produzione e consumo, quelli
cui, persino l’arte d’avanguardia, cessato il momento d’urto, non era
riuscita a sottrarsi. A Roma, i galleristi di quella splendida stagione
erano quattro, Plinio De Martiis,
Gian Tommaso Liverani, Fabio Sargentini e, appena
arrivato da Torino, nel 1971, Gian
Enzo Sperone. Giunto a Roma dalle originarie Marche, alla
metà degli anni settanta, a loro si affiancò subito Pio Monti, con
un inizio dal forte azzardo strategico».
Curato da Cesare
Biasini Selvaggi, il percorso espositivo documenta alcuni passaggi che
hanno segnato la pittura contemporanea negli ultimi sei decenni, dagli episodi
di persistenza della pittura negli anni sessanta e settanta (la
pittura in Italia non è mai tramontata)
al ritorno
alla pittura negli anni ottanta, fino alle ultime tendenze. In mostra oltre
quaranta opere di: Jannis Kounellis,
Alighiero Boetti, Emilio Prini, Sol LeWitt, Salvo, Luigi Ontani, Gino De
Dominicis, Carlo Maria Mariani, Vettor Pisani, Nicola De Maria, Enzo Cucchi,
Claudio Cintoli, Mario Schifano,
Tano Festa, Tommaso Lisanti, Gian Marco Montesano, Ubaldo Bartolini, H. H. Lim,
Felice Levini, Lorenzo Bonechi, Nunzio, Stefano Di Stasio, Fathi Hassan,
Alessio Ancillai, Alessandro Cannistrà, Teresa
Iaria, Jeffrey Isaac, Claud Hesse, Mark Kostabi. Nel percorso di ricerca della pittura contemporanea
“per mari e Monti” (un calembour
che rimanda all’immagine di un piccolo arazzo allegro e pieno di vita
come era Pio che l’amico Alighiero Boetti gli dedicò: «PIO PER MARI E MONTI»),
nella sua attività di gallerista romano appassionato, geniale ed eclettico, si
sono legate in modo sincronico e si sono create inedite polarità che hanno
descritto un modello culturale e artistico di impreviste costellazioni, tra
nuovi pensieri, racconti, visioni, e inedite ipotesi identitarie attraverso cui
ridefinire una mappatura pittorica dal profilo liquido e, tuttavia,
imprevedibilmente organico che ha contribuito allo sviluppo dell’arte
contemporanea italiana. Da Kounellis
che, influenzato dalla pittura non figurativa di Alberto Burri e Lucio Fontana, ha spinto la pittura su nuovi campi,
oltre la rappresentazione bidimensionale per entrare nel mondo del reale, includendo lo spazio e la materia, alla
pittura-ambiente di Sol LeWitt.
Da Luigi Ontani che, a metà
degli anni settanta, «sente che è giunto il momento di osare l’inosabile,
di violare l’interdetto, di riprendere in mano il pennello, purché lo si faccia
in modi leggeri, quasi smaterializzati, sostenendo anche un inevitabile
confronto con la leggerezza dei mezzi elettronici» (R. Barilli) a Gino De Dominicis che, a partire dagli anni ottanta, si dedica alla
pittura realizzando tele dominate da figure ermetiche: «il disegno, la pittura, la scultura, non sono forme di
espressione tradizionali, ma originarie, quindi anche del futuro». Dalla Transavanguardia
tenuta a battesimo da Achille Bonito Oliva agli Anacronisti teorizzati
da Maurizio Calvesi, dai Pittori Colti riuniti da Italo Mussa al Magico
primario concepito da Flavio Caroli, dagli Ipermanieristi guidati da Italo Tomassoni a La Nuova Maniera Italiana configurata da
Giuseppe Gatt, ai Nuovi-nuovi cooptati da Barilli. Dalla pittura ipertestuale che si nutre
del repertorio iconografico di internet, delle immagini fotografiche e cinematografiche
degli anni novanta alla Nuova Figurazione Italiana dei primi anni duemila e
oltre, in un percorso di ricerca tra prospettive di sviluppo e di continuità.
Il fantastico mondo di WAL. Giganti
sculture, magici animali e bizzarre creature
dal 5 agosto
2023 al 7 gennaio 2024
Rocca Flea e
Parco
a cura di
Cesare Biasini Selvaggi
La
Rocca Flea, museo
civico e simbolo della città di Gualdo Tadino, imponente fortezza restaurata
dall’Imperatore Federico II di Svevia,
e il suo Parco ospitano l’antologica
dedicata a Walter Guidobaldi, in arte Wal, “Il
fantastico mondo di WAL. Giganti sculture, magici animali e bizzarre creature” con l’intento di farne conoscere l’universo artistico
attraverso oltre 50 sculture
realizzate negli ultimi vent’anni di ricerca. Sono sculture a
tutto tondo, di marmo, bronzo, resina o di terracotta, monumentali oppure di
piccolo formato, in cui i protagonisti sono dei putti-monelli intenti a
esibirsi in giochi di destrezza e degli animali fantastici tra civette, gatti,
maialini, lumache, rinoceronti, mucche, pinguini, conigli che, come scrive in
catalogo Cesare Biasini Selvaggi, testimoniano quanto l’unico mondo in cui siamo davvero
liberi, innocenti spettatori del suo spettacolo, sia quello dell’infanzia.
Il progetto
di questa mostra nasce dal desiderio di risvegliare l’interesse del pubblico,
dagli adulti ai bambini, a una narrazione suggestiva sull’importanza dell’arte
come strumento in grado di evocare e riconoscere mondi interiori, dominati dall’immaginazione.
Le sculture di Wal, con il loro originale bagaglio di figure fantastiche e
animali fiabeschi, collocate nel Parco e all’interno della Rocca Flea, si
inseriscono perfettamente in un ambiente già di per sé “magico” accentuando
l’atmosfera di un tempo che qui pare sospeso. A prima vista ai visitatori sembrerà di trovarsi
catapultati in una delle storie dei fratelli Grimm. Nel Parco si è accolti da
un gigantesco gatto albino, dallo sguardo enigmatico quanto una sfinge. Il
gatto, probabilmente l’animale più amato e raffigurato da Wal, ritorna in altre
opere in mostra. Tutt’intorno, nel verde, la scena è catturata dallo scalmanato
manipolo dei putti-monelli creati da Wal con il loro inconfondibile biancore di
fondo che ne fa dei corpi astrali, eterei. All’interno della Rocca Flea
l’atmosfera non cambia e la fantasia continua a essere il motivo conduttore
dell’esposizione.
Nel fantastico mondo creato da Wal si
può scorgere un ricorso metodico a citazioni colte. Così i putti sono ispirati
al Ritratto di Manuel Osorio Manrique de Zuñiga di Goya (al Metropolitan Museum of Art di New York), ma anche
alle figure di Botero, i putti ginnasti sono mutuati dal pittore francese del
XVIII secolo Bénigne Gagneraux, mentre i putti lottatori
provengono direttamente da modelli classici. La traduzione dai modelli di
riferimento compiuta da Wal non ha, tuttavia, alcun intento dissacrante o
irriverente alla Duchamp. È, invece, il pretesto dell’Artista per dare libero
sfogo ad una straripante creatività che, attraverso il gioco mentale e la
manualità fabbrile, dissemina le opere di enigmi e interrogativi che riguardano
il senso dell’esistenza. La ricerca artistica di Wal, infatti, da oltre quarant’anni
è contraddistinta da una sapiente ricerca volta a stimolare nello spettatore la
sua capacità di sognare, di recuperare quello stato di primordiale stupore per
il mondo di cui parlava Elémire Zolla.
Tale processo è sempre scandito dal ricorso ad una sapida ironia.
Wal (Walter Guidobaldi) è nato nel 1949 a Roncolo di Quattro Castella (Reggio
Emilia), dove tuttora vive e lavora. La sua formazione artistica si avvia
all’Accademia di Belle Arti di Bologna, in particolare, nell’aula di Umberto
Mastroianni, per compiersi negli anni Settanta a Milano, dove frequenta
l’Accademia di Brera e, con particolare trasporto, i corsi di Alik Cavaliere e
Luciano Minguzzi. Nel 1980 è inserito da Renato Barilli nella pattuglia dei
Nuovi-nuovi insieme, tra gli altri, a Ontani, Salvo e Mainolfi. Connotati
tipici dei Nuovi-nuovi sono una leggerezza ludica, quasi degna di Palazzeschi,
e il recupero del colore, dell’immagine e della manualità reagendo, così, al
clima troppo “freddo”, intellettualistico, che si era stabilito negli anni
Settanta intorno alle poetiche del cosiddetto “concettuale”.
L’altra metà della Scultura contemporanea:
Licia Galizia, Veronica Montanino, Francesca Tulli
dal 5 agosto
2023 al 7 gennaio 2024
a cura di
Cesare Biasini Selvaggi
in
collaborazione con Sculture in campo-Parco Internazionale di Scultura
Contemporanea a Bassano in Teverina (VT)
mostra diffusa
Licia Galizia
Museo Regionale
dell’Emigrazione Pietro Conti
Veronica
Montanino
Museo Opificio Rubboli
Francesca
Tulli
Museo del Somaro-Centro per l’Arte
Contemporanea
L’altra metà della
Scultura contemporanea: Licia Galizia, Veronica Montanino, Francesca Tulli è una mostra
diffusa in tre dei musei cittadini di Gualdo Tadino: Licia Galizia
al Museo Regionale dell’Emigrazione Pietro Conti, Veronica
Montanino al Museo Opificio Rubboli, Francesca Tulli al Museo del Somaro-Centro per l’Arte Contemporanea. Questo progetto, realizzato in collaborazione con Sculture in
campo-Parco Internazionale di Scultura Contemporanea a Bassano in Teverina (VT),
apre
un ciclo di mostre che saranno dedicate alle artiste che documentano il panorama
artistico della scultura italiana contemporanea. Ogni artista espone in mostra una sua opera in grado di
sintetizzare il corpus narrativo e rappresentativo della propria ricerca.
Licia Galizia
espone Acque
(2021) al Museo
Regionale dell’Emigrazione Pietro Conti. Acque è un’installazione
che fa parte di un ciclo di opere dal titolo Flussi, dedicate all’acqua nelle
sue due accezioni: positiva quando essa è dolce, potabile, salvifica; negativa
quando, invece, è inquinata, assente o eccessiva o ancora, quando per i tanti migranti
in cerca di una vita migliore, diventa un mare che ingoia e uccide. In questo
caso con l’installazione Acque del 2021 si è voluto indagare e rendere
visibile la proporzione tra l’acqua salata e l’acqua dolce. La forma dell’opera
prende spunto, infatti, da un areogramma circolare in cui è ben evidente il
piccolo spicchio bianco, che rappresenta circa il 2,5% di acqua dolce contro il
97,5% di acqua salata colorata di blu. L’opera, posta a terra, è costituita da
fasce di politene verniciate di bianco e di blu. Esse nascono da una base
centrale rotonda a cui sono legate e da cui affluiscono verso l’esterno
“inondando” il pavimento fino ai piedi dell’osservatore, il quale è chiamato a
riflettere sul delicato e precario equilibrio delle nostre risorse naturali.
Licia Galizia si è diplomata in
pittura all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, poi specializzata in Beni
Storico-Artistici. Vive e lavora tra l’Aquila e Roma. È stata allieva di Fabio
Mauri, grazie al quale nel 1986 partecipa alla Gran Serata Futurista presentata
al Teatro Goldoni di Venezia. Dal 1988 al 1991, è assistente di Piero Pizzi
Cannella nel suo studio in via degli Ausoni a Roma.
Dal 1992 partecipa a numerose mostre in spazi pubblici e privati, tra cui:
galleria Mara Coccia, Roma; Palazzo delle Esposizioni, Roma; galleria A.A.M.
Architettura Arte Moderna e Contemporanea, Roma; Museo Laboratorio di Arte Contemporanea
dell’Università “La Sapienza”, Roma; Castello Cinquecentesco, L’Aquila;
Galleria Livio Nardi, Norimberga; Ministero degli Esteri, Roma; X Biennale di
Architettura, Venezia; Consolato Italiano, Istanbul; Museo Benaki, Atene;
galleria Vèra Amsellem, Parigi, La Nube di Ort, Roma. Nel 2005 intraprende una
collaborazione artistica con il compositore Michelangelo Lupone e il Centro
Ricerche Musicali – CRM di Roma, dando vita a opere concepite come ambienti
interattivi, luoghi di esperienza multi-sensoriale, che integrano le forme
plastiche alla musica e consentono al visitatore una fruizione partecipata.
Veronica
Montanino espone Vetrina (2023) al Museo Opificio Rubboli. L’opera è una vetrina con
alcuni piani specchiati su una struttura di ferro. All’interno e all’esterno
della teca di vetri e specchi sono posizionati alcuni elementi naturali più o
meno manipolati e trasformati in oggetti artificiosi/artificiali. Tanto la
contraffazione quanto la moltiplicazione mediante gli specchi, mirano a creare
un’ambiguità e un inganno visivo che apre la visione a qualcosa di non
immediatamente conosciuto e definibile. È un aumento dello spazio che varia a
seconda del punto di vista di chi osserva (compresa la possibilità di trovare
se stessi all’interno dell’opera), e confida nello smottamento ontologico della
materia, della forma, dei confini.
Veronica Montanino è artista e docente
dell’Accademia di Belle Arti di Firenze. Ha partecipato alla 54° Biennale di
Venezia e realizzato numerosi interventi ambientali animati da un profondo
dialogo con l'habitat, sia naturale che costruito e
lo spazio pubblico. Tra le installazioni site-specific, quella nello
storico Palazzo dei Capitani ad Ascoli Piceno (2006), e a Palazzo Collicola di
Spoleto, dove interviene su mobili, soffitto e pareti perimetrali, creando una
stanza che entra a far parte della collezione permanente del Museo Carandente (2010).
Altri interventi permanenti sono realizzati dall'artista per la Casa
dell’Architettura di Roma, ex Acquario Romano (2013) e per il MARCA Museo delle
arti di Catanzaro (2018).
Francesca
Tulli espone La lama dei tuoi capelli dischiude dolci
crudeltà n. 2 (2012) al Museo del Somaro-Centro per l’Arte Contemporanea. L’opera fa
parte di una serie di sculture denominate “ARMI BIANCHE-ARMI MUTE”: pugnali,
spade e spilloni che si sviluppano da figure umane. Armi statiche, armi di
difesa che sottintendono una forza dormiente che non deve essere offesa. Spesso
sono accompagnate dalla foto della mano che le impugna. In alcune di queste
opere sono le gambe o le braccia a diventare la lama dell’arma, altre volte,
come in questo caso, lo sono i capelli.
Capelli femminili che diventano provocazione e denuncia.
Francesca Tulli è nata a
Roma dove vive e lavora. Diplomata in scultura all’Accademia di Belle Arti di
Roma, ha esposto in spazi pubblici e privati oltre che in Italia a Boston,
Buenos Aires, Ginevra, Helsinki, Pechino, Ubud, Sidney e regolarmente, in mostre
personali nelle gallerie: Maniero a Roma, Binz&Kraemer a Colonia, UUsitalo
a Helsinki e Lipanj&Puntin Artecontemporanea a Trieste. La sua ultima
mostra personale nel 2023 allo Hyunnart Studio a Roma è stata curata da Mario
de Candia. Altre recenti mostre personali sono state: Sculture nei
giardini del Palazzo Comunale di Latina e Mutanti alla Kou Gallery di
Roma (2020). Nel 2018 la sua opera “Umana Natura” è stata
collocata nel Parco di Sculture in Campo a Bassano in Teverina (VT).
Il
capolavoro ritrovato. Pier Francesco Mola. Una scoperta di Vittorio Sgarbi
Rocca Flea,
Pinacoteca
in permanenza
La Pinacoteca della Rocca Flea comprende una collezione significativa
della cultura figurativa umbro-marchigiana, con opere tra il XIV e il XVI
secolo. Nel corso di una sua visita, l’attenzione di Vittorio Sgarbi si è
rivolta a un’opera attribuita in catalogo ad Antonio Gherardi, Sant’Antonio abate in lettura. Dopo
un’attenta analisi e studio, Sgarbi è addivenuto alla riattribuzione del
dipinto alla mano di Pier Francesco Mola
noto anche con lo pseudonimo di Il Ticinese (Coldrerio, 9 febbraio 1612-Roma,
13 maggio 1666), riconducendo il soggetto a un Filosofo in lettura. Si tratta di un dipinto a olio su tela, 99 x 74
cm. «Con le composizioni a mezze figure, Mola perfeziona un genere nel quale si
distinguono la cosiddetta Allegoria del
temperamento flemmatico, ora all’Accademia di Venezia; La morte di Archimede della collezione Busiri Vici; il Filosofo con giovane della Duke
University di Durham; e la bella serie di Omero
di Roma, Dresda e Mosca, fino al maestoso e pedagogico Socrate che insegna ai giovani la conoscenza di sé del Museo di
Lugano. Ma il momento del Filosofo di
Gualdo sembra anche quello, proprio intorno al 1650, del confronto di Mola con
Salvator Rosa, il cui Diogene del
1651, ora a Copenaghen, ispira la Predica
di san Barnaba nella Chiesa dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso dipinta dal
Mola nel 1652; evidenti sono le affinità tra la testa del san Barnaba, quella
dell’Omero di Mosca e quella del Filosofo di Gualdo Tadino. Probabilmente
identificabile tra le opere elencate con titoli generici nell’Inventario dei
beni del Cardinale Luigi Alessandro Amodei, del 1685», evidenzia Vittorio Sgarbi.
Marco
Ercoli. Nei tuoi occhi
dal 5 agosto
al 15 ottobre 2023
Centro Culturale Casa
Cajani - Museo della Ceramica Museo Archeologico Antichi Umbri
a cura di
Cesare Biasini Selvaggi
Nell’ambito del progetto Lab.artisti emergenti, si colloca questa mostra personale di
Marco Ercoli (Roma, 1986) che comprende oltre
venti dipinti eseguiti negli ultimi tre anni. Dal 2018 la sua necessità di
estraniarsi ed emarginarsi per un periodo indeterminato ha riportato l’artista
a vivere e a lavorare sugli Appennini umbri per dedicarsi esclusivamente alla
pittura perseguendo, sull’esempio degli antichi Greci, la felicità (eudaimonìa) in quanto “buona” (eu) realizzazione, secondo misura (katà mètron), del proprio dàimon, della propria “passione” o “vocazione” più profonda.
A tale proposito, l’autorappresentazione pittorica è divenuta una pratica
essenziale per l’artista, dall’esigenza di continuo confronto con il proprio
sé, un bisogno interiore di ritrovarsi e guardarsi con il suo stesso occhio,
affermando e testimoniando la propria presenza nel mondo, tra la caducità e la
paradossalità della vita quotidiana, nell’impossibilità di controllare gli
eventi, nell’imprevedibilità che si compie senza preavviso. Parliamo quindi di
un viaggio introspettivo e soggettivo che, nei suoi occhi, è in grado di
restituire un’immagine di noi stessi, un pezzetto della nostra persona
incastrato in un eterno presente, unico.
Marco Ercoli consegue il diploma
presso il Liceo Artistico “A. Caravillani”. Dal 2010 al 2011 si trasferisce sugli
Appennini umbri per dedicarsi a un approfondito studio dell’arte pittorica,
sviluppando una spiccata cura del dettaglio che lo porta a realizzare un ciclo
di opere sul tema della natura, intesa come dimensione perfetta e armonica. Nel
2012 vince una borsa di studio messa in palio da Colart, importante industria
di materiali artistici che gli vale una residenza d’artista di tre mesi in
Bretagna, conclusasi con un’esposizione presso l’Abbazia di Lehon. Durante la
residenza sviluppa il progetto “Revertar ( Je Reviendrai )”, il cui tema è la
simbiosi tra uomo e natura. Di ritorno a Roma, nello stesso anno parte per la
Cambogia partecipando a un progetto umanitario con l’Ospedale Pediatrico Bambino
Gesù. In questa occasione visita il carcere politico del periodo dei Khmer Rossi
(S-21 Tuol Sleng) e rimane profondamente colpito dalle migliaia di fototessere
di detenuti innocenti: quest’esperienza cambia profondamente il suo percorso
umano e artistico. Dal 2014, prima di tornare esclusivamente alla pittura,
lavora per qualche anno alla realizzazione di sculture in carta, la serie “Army”,
in cui la cromia delle sculture, con rimando ai colori della pace, si
contrappone alla funzione degli oggetti riprodotti dall’artista (armi da fuoco
e armi bianche), con l’intenzione di generare un ossimoro.
INFORMAZIONI
Pittura italiana contemporanea. Ultimi
sessant’anni. Un percorso di ricerca “per mari e Monti”
dal 5 agosto
2023 al 7 gennaio 2024
Chiesa
Monumentale di San Francesco, Corso
Italia, Gualdo Tadino (Pg)
Orario: 10.00 – 13.00; 15.00 – 18.00; tutti
i giorni
Il fantastico mondo di WAL. Giganti
sculture, magici animali e bizzarre creature
dal 5 agosto
2023 al 7 gennaio 2024
Rocca Flea e
Parco, Via della Rocca, Gualdo
Tadino (Pg)
Orario: 10.00 – 13.00; 15.00 – 18.00; tutti
i giorni
L’altra metà della Scultura
contemporanea: Licia Galizia, Veronica Montanino, Francesca Tulli
dal 5 agosto
2023 al 7 gennaio 2024
Licia Galizia
Museo Regionale
dell’Emigrazione Pietro Conti, Via del Soprammuro, Gualdo Tadino (Pg)
Orario: 10.00 – 13.00; 15.00 – 18.00;
da giovedì a domenica
Veronica
Montanino
Museo Opificio Rubboli,
Via Giuseppe Discepoli 16, Gualdo
Tadino (Pg)
Orario: 10.00 – 13.00; 15.00 – 18.00;
sabato e domenica
Francesca
Tulli
Museo del Somaro-Centro per l’Arte
Contemporanea, Via Roberto Calai 37, Gualdo Tadino (Pg)
Orario: 10.00 – 13.00; 15.00 – 18.00;
da giovedì a domenica
Il
capolavoro ritrovato. Pier Francesco Mola. Una scoperta di Vittorio Sgarbi
Rocca Flea,
Pinacoteca, Via della Rocca, Gualdo
Tadino (Pg)
Orario: 10.00 – 13.00; 15.00 – 18.00; tutti
i giorni
in
permanenza
Marco
Ercoli. Nei tuoi occhi
dal 5 agosto
al 15 ottobre 2023
Centro Culturale Casa
Cajani - Museo della Ceramica Museo Archeologico Antichi Umbri, Via
Imbriani, Gualdo Tadino (Pg)
Orario: 10.00 – 13.00; 15.00 – 18.00; da
giovedì a domenica
Biglietto: biglietto unico di 6,00 euro
Fino
a 7 anni i bambini entrano gratis e da 8 a 18 il biglietto ridotto è di 3,00
euro.
Il circuito è
dog friendly, sono ammessi alla visita gli amici a 4 zampe.
Per informazioni:
cell. +39 347 7541791; tel. +39 075 9142445