Sebastiano Marraro: resto un romantico e malinconico. Intervista allo scrittore, aforista e video content creator



Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista all’aforista, scrittore e video content creator Sebastiano Marraro (classe 1996), del quale è possibile visionare il profilo Instagram cliccando qui.

Ciao! Tu sei uno scrittore, un aforista e un video content creator [clicca qui https://my.bio/vatuttobene] che è cresciuto negli Anni ‘90 e nel 2000 e hai affermato che ciò ti ha <<sicuramente dato la possibilità di vivere cose che adesso non esistono più e di ricevere insegnamenti dalle persone attorno a me e dall’esistenza che adesso non si hanno più modo di ottenere… prima appunto si viveva la vita, ora la si racconta>>. Condividi con noi più nello specifico quali sono le situazioni e le esperienze a cui alludi nella sopra riportata tua affermazione e cosa maggiormente amavi ed è stato per te formativo durante gli anni della tua infanzia e dell’adolescenza? Ciao Giulia! Il modo di vivere e ciò con cui si viveva sono cambiati molto con il passare del tempo ma credo che, nel corso dell’evoluzione, sia normale che questo avvenga… io però resto un romantico e un malinconico. La vita prima d’oggi era vera e non la si viveva dietro finzioni, (filtrata da) social e lontananze, bensì si passava molto più tempo insieme alle persone proprio in presenza fisica. In passato si affrontavano le situazioni e si cresceva per mezzo e con quello che la vita offriva a ciascun di noi, si cresceva ossia con la famiglia e con gli amici e pure nella natura. Anni fa inoltre i rapporti erano più veri, non erano condizionati dalla cattiveria e nemmeno dall’invidia o da prototipi stupidi. Vivere con la pelle sulla strada è importante e, quando parlo di strada, non intendo solo quella che raccontano i ragazzi che vogliono apparire forti agli occhi altrui… ché la strada è bella e non è solo brutta, essa insegna moltissimo”.                                                                                        

A proposito proprio di social, che immagino che sia ciò a cui fai riferimento quando sostieni che <<prima si viveva la vita, ora la si racconta>>, molte persone sostengono che tanto di quello che in essi viene sbattuto in faccia alla gente è spesso solo apparenza e – ammesso che ciò sia vero (e che il mostrato non tradisca invece una reale in-consistenza alla quale si riduce la personalità di coloro che non sono curiosi e che mai si interrogano su di sé e sul circostante e che dunque non coltivano intellettivamente loro stessi) – perché si è arrivati a questa situazione di sola smania d’apparire attraverso uno schermo e chissà se di bluff generalizzato? “Io sono del parere che si sia arrivati all’attuale situazione di sola smania d’apparire attraverso uno schermo e di bluff generalizzato perché sui social è più facile costruire un’immagine di sé non vera… tant’è che adesso piacere alle altre persone mi sembra che sia ritenuto più importante del piacere a se stessi, che sia dunque anche più importante della propria dignità e del proprio giudizio – ecco, questo è il mondo di oggi!”.

  

Tue sono le parole: “Io penso che il fatto di scrivere e quindi la scrittura nasca sempre come uno sfogo e come voglia di ribellarsi a qualcosa che non si può combattere, l’arte è sempre necessità – e poi si trasforma in capacità quando, con il tempo, si riescono a domare i propri sentimenti. Il pregio di chi sa fare arte è saper emozionare e trasmettere molto, allo stesso tempo però il difetto è percepire altrettanto molto intensamente tutto ciò che si ha attorno a sé”. Ebbene, tu sei – in base al tuo parere sopra riportato – dell’avviso che l’arte in generale sia catartica e altresì che l’essere umano non possa mai essere completamente fabbro della propria vita in quanto in parte si possono aggirare gli ostacoli materiali posti e auto-posti sul proprio cammino ma non le emozioni delle altre persone (per quanto alcune persone le si desideri testardamente e ardentemente) o qual è il tuo punto di vista a tale proposito? I propri sentimenti inoltre li si può davvero dominare e, qualora la tua risposta sia affermativa, in quale maniera e grazie a che cosa? “Io resto sempre fedele al destino e a quello che è il percorso di ognuno di noi. Secondo me, bisogna lasciarsi trasportare dal vento e combattere e resistergli solo quando si sente dentro sé qualcosa che dice di farlo. I sentimenti non si possono comandare… si può cercare di frenarli ma, se appunto li frenassimo, ciò ci farebbe molto male”.  

 

So che per te i ricordi e l’empatia, la nostalgia e la malinconia, la pianificazione e la progettualità, la sperimentazione e l’osare, la razionalità e l’istinto sono elementi tutti ugualmente importanti sia nel tuo percorso di vita privato che professionalmente parlando e che ritieni che sia ossia importante vivere emozioni forti sia negative che positive. Alla luce di quella che è la tua personalità attuale, che cosa trovi positivo e stimolante e ciò in quale direzione – mentre che cosa percepisci come negativo e avente un influsso indesiderato su di te e per quale motivo? “Trovo stimolante, o almeno credo che lo sia, soltanto la mia continua voglia di fare qualcosa di creativo (desiderio, il tale, che ho sempre avuto e che ho sempre sentito dentro me). La cosa che invece percepisco negativa, o almeno che immagino che non mi faccia bene, è la mia mente – mia mente che continua imperterrita a pensare e a riflettere sulle cose, a cercare risposte e a non trovarle”.

 

Citandoti testualmente: “Io credo nella bellezza oggettiva, ma solo per un discorso puramente estetico – la bellezza può appunto obiettivamente esserlo oggettiva, il gusto invece resta soggettivo. Per quanto riguarda l’arte però no, sono cioè dell’avviso che non esista qualcosa di oggettivamente bello artisticamente parlando e infatti ci sono opere che spesso diventano “meravigliose” solo perché la maggior parte della gente ha scelto così”. Mi sorge quindi spontaneo chiederti, a livello estetico (ma l’estetica e i canoni estetici non riguardano pure le opere d’arte?), quali sono i pilastri costitutivi di quella bellezza che tu reputi che sia da dirsi e da considerarsi oggettiva e quali sono i capisaldi del bello secondo il tuo gusto personale e la tua percezione soggettiva. “Il presente è un discorso difficile da affrontare qui, brevemente… io credo che ci siano alcune estetiche giudicabili oggettivamente, mentre altre che non hanno una vera e propria bellezza ma che vivono di gusti e di piaceri. L’arte fa parte di quest’ultimo tipo di beltà, non può esistere un quadro oggettivamente bello se io ci vedo dentro – come difatti spesso avviene – qualcosa che un’altra persona non vede ed è pertanto come se non stessimo appunto guardando lo stesso quadro”.

 

Hai poi aggiunto che <<(…) con il passare del tempo ho sempre cambiato gusti, perversioni e modi di trovare piacere nella mia vita. A me piace la bellezza, non ho un prototipo di donna, amo tutto ciò che mi fa sentire qualcosa dentro e sulla pelle>>. Hai idea di essere o no un edonista, un giovane uomo che fonda sul piacere i propri principi? E ti sembra che i piaceri che attualmente ricerchi siano volti a raggiungere quale determinato obiettivo e, di conseguenza, a fondare una tua soddisfacente identità personale che ambisce al godimento fisico più che mentale o viceversa? “Io vivo i piaceri così come vivo la mia vita ossia in base ai bisogni, all’istinto e al momento... seguo quello che ho voglia di fare nel singolo attimo, un po’ come un lupo che si allontana dal branco e percorre la sua strada”.

 

Quali sono le tue specifiche e maggiori perversioni e non pensi, piuttosto, che – benché si dica tale, ovvero perversione, la modificazione psicopatologa delle tendenze istintive (che si manifesta con anomalie del comportamento soprattutto sessuale) – tutto sia sintetizzabile nel fatto che è ancora e sempre ciò che vale per la maggioranza il termometro con cui si stabilisce e si giudica ciò che è più semplicemente una non universalmente valida datità dacché quello che è convenzionale è pur’esso arbitrario e opinabile (ogni convenzione appunto è il risultato di un accordo raggiunto fra più parti, mediante cui ci si obbliga a mantenere gli impegni presi… però presi da, rispetto a se stessi, terze persone)? Quanto e come, secondo te, hanno inciso e la Chiesa e il patriarcato su tutto l’ora suddetto? Il peccato, la condanna e la punizione, l’essere bollati quali individui che violano l’ordine morale che ruolo ti pare che abbiano nel falsificare e celare spesso e volentieri la propria natura in società? Mah, non so quanto possano aver inciso la Chiesa e lo Stato nella concezione che generalmente si ha del peccato, della condanna e della punizione… e nemmeno saprei azzardare quanto pesano sulla paura d’essere bollati quali individui che violano l’ordine morale e ciò fino a falsificare e a celare, più o meno spesso e volentieri, la propria natura in società – credo, piuttosto, che queste cose non possa essere io a dirle. Abbiamo una cultura, una storia e un’origine che ci forniscono e che ci danno le basi da cui partire ma poi ognuno di noi viene condizionato o meno da se stesso, dalle altre persone, dalle notizie che ci giungono via via e da tutto ciò che ogni giorno inquina la nostra mente. Mi viene più semplicemente da dire che, se ci si riesce ad ascoltare dentro, allora significa che si è arrivati nel punto in cui nasce il fiume”.    

 

E a proposito di pelle, quali sono i tuoi tatuaggi a cui sei più legato e quale significato hanno codesti per te? Ho notato che hai sul corpo il tattoo di più di una rosa e di più di un cranio, ma anche di rettili (quali, ad es., un cobra e vari serpenti) e dunque ti domando che cosa stanno a simboleggia ed eventualmente se fungono da memo di qualcosa in particolare. Ogni mio tatuaggio ha un significato (ben preciso) per me ed è per questo motivo che non ve n’è uno che ritengo che sia più importante degli altri… ognuno di loro, per quello che mi riguarda, ha un valore immenso. I serpenti sono simbolo del piacere e del peccato, il teschio indica la morte e la mia rinascita”.   

 

Focalizzandoci ancora sui tuoi tatuaggi, non ho potuto non soffermarmi sulla scritta – sul lato destro del tuo viso – “Sonder” ma anche su “HELL” e “LOST”. Proprio il vocabolo sonder indica un concetto parecchio interessante, ovvero quel momento in cui si prende consapevolezza del fatto che ognuno di noi ha una propria storia di vita complessa e articolata e che essa procede indipendentemente dalla presa di coscienza di qualcun altro. Ebbene tu con il suddetto tuo tattoo volevi richiamare la sensazione che proviamo quando vediamo taluni soggetti e sperimentiamo, all’improvviso, la consapevolezza appunto che quell’x persona ha una sua vicenda personale fatta di delusioni, di sofferenza, di fallimenti, di speranze, di obiettivi, di successi, di pianti e di perdite così come l’abbiamo pure noi medesimi in primis oppure sei una persona talmente tanto egocentrica da non aver mai riflettuto sull’evidenza che ogni essere umano compare nella nostra esistenza dopo aver compiuto un percorso, una sorta di viaggio, in quanto non ne hai manco il minimo interesse (se non in vista della possibilità che si risponda ai tuoi bisogni)? Esatto… tutte le volte che guardo una persona ed entro nei suoi occhi, mi domando sempre queste cose che hai sopra elencato ossia mi chiedo come sta vivendo la sua vita, che cosa pensa di quello che gli accade e come lo affronta. La maggior parte delle persone giudica gli altri esseri umani senza sapere alcunché (o, comunque, ben poco) di chi ci circonda, nessuno sa ma molti parlano ugualmente”.        

 

Sempre sul tuo volto, sotto l’occhio destro, è stato disegnato uno spicchio di luna dai contorni rossi e sotto il tuo occhio destro vi è tatuata invece in nero la parola “deva” e poco più in su d’essa una saetta. Il termine deva viene comunemente tradotto con colui o ciò che “emana luce” ma io ho una curiosità, vale a dire se tu sei una persona diurna oppure notturna e come vivi e perché rispettivamente proprio il giorno e la notte. “Io ho sempre temuto la notte perché ho vissuto quello che gli altri non vedono, ma l’ho pure sempre amata in quanto è silenziosa e affascinante – il mio corpo sta molto meglio quando, nel cielo, brilla la luna. Il giorno è molto pesante da affrontare per me, il mattino soprattutto, e dunque per me non esiste… cerco di rimandare appunto il giorno sempre il più in là possibile”.  

 

Sul tuo polso sinistro è infine tatuata la scritta “LOVELESS”, mentre sulle dita della tua mano destra leggo la parola “HOPE”. Perché hai optato per inciderti addosso il termine senza amore e senza amore inteso come colui che è insensibile all’amore o come colui che non viene e che non è amato? Oggigiorno qual è la tua speranza più testarda e forte? LOVELESS inteso come <<colui che non ha amore>> perché anche se hai molte cose intorno, se i tuoi occhi vedono nero e il tuo cuore si sente solo, l’amore non può arrivare ad aprire quella porta – l’unica speranza che rimane è vivere comunque e augurarsi che la vita abbia in serbo delle sorprese”.

Fattitaliani

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