Roma - C'è anche il "vento fortissimo" della critica alla "Francafrique", la rete di rapporti politici, affaristici e clientelari delle ex colonie con Parigi, dietro il golpe annunciato dai militari in Niger: così Ibrahima Camara, segretario generale dell'Associazione dei senegalesi a Roma, in una riflessione su Africa occidentale e Sahel.
L'occasione è un'intervista nella redazione dell'agenzia Dire. Nella notte il colonnello Amadou Abdramane ha annunciato in tv la fine del "regime" del presidente Mohamed Bazoum, eletto nel 2021 e da ieri detenuto nella capitale Niamey.
L'ufficiale ha riferito della nascita di un "Consiglio per la salvaguardia della patria" e ha aggiunto: "Noi, forze di difesa e sicurezza, abbiamo deciso di mettere fine al regime; questo per il continuo deterioramento della sicurezza e il malgoverno dell'economia e della società".
Secondo Camara, anche animatore della rete della Diaspora africana dell'Italia del centro-sud, i fatti di Niamey vanno letti in un contesto regionale. C'è dunque, la domanda della Dire, un indebolimento dell'influenza francese nelle ex colonie del Sahel? Camara risponde facendo riferimento anche ai quattro golpe militari che si sono succeduti tra il 2020 e il 2022 in Mali e in Burkina Faso: "E' una delle chiavi per capire, perché oggi soffia un vento fortissimo, con la gioventù che rimette in discussione i rapporti della cosiddetta 'Francafrique'".
Il segretario generale continua: "Tanti giovani vogliono capire cosa è successo in passato e dicono che non si può più andare avanti così; bisogna gestire questa realtà, collocandola però con sincerità lungo un percorso di dialogo democratico".
Secondo Camara, "è pericoloso buttare giù tutto improvvisamente dopo tanti anni e dire semplicemente 'ripartiamo'". Allo stesso tempo, avverte il segretario generale, "l'Europa deve dare più ascolto ai giovani, che soffrono per la povertà e gli squilibri mondiali che alimentano le migrazioni".
Fonte: Agenzia Dire