INTERVISTA A ELENA ZUCCHI, AUTRICE DI "LE SCINTILLE DI ALMA"


di Francesca Ghezzani 

“PER ME LA SCRITTURA È UN PROFONDO LAVORO DI PREPARAZIONE, L’IMPROVVISAZIONE NON MI APPARTIENE”

In una Milano trafelata ed enigmatica, l’autrice meneghina Elena Zucchi ambienta il suo romanzo d’esordio Le scintille di Alma (Arkadia Editore, Collana Eclypse).

Già autrice di diversi articoli sul tema dello sviluppo del potenziale individuale e manageriale, coautrice in passato di libri e tra i cinque vincitori del premio Letterario Straparola nel 2020, in queste pagine ci racconta di una donna tormentata dal conflitto fra la ricerca dell’amore e lo scioglimento di un nodo decisivo del proprio passato, relativo alla morte misteriosa della mamma. Con l’aiuto di un giornalista argentino, la protagonista si cimenta in un’indagine che esiterà nella scoperta della verità. Sulla morte della madre, sui segreti che l’uomo sfuggente di cui è innamorata nasconde, ma anche su sé stessa.

La storia si sviluppa attraverso tre linee conflittuali parallele: familiare, sentimentale e professionale ed esita nella scoperta della verità da parte di Alma. Si conclude con un sogno che rappresenta la possibilità per la donna di liberarsi dal passato e aprirsi a un nuovo futuro, sentimentale ed esistenziale.


Cosa ti ha ispirata a scrivere "Le scintille di Alma"? Ci sono eventi o esperienze personali che hanno contribuito alla creazione di questa storia?

Nel mio lavoro di formatrice e coach incontro tante vite, cosa che è stata per me una grande fonte di ispirazione. Non perché nel romanzo racconti di qualche persona specifica che ho conosciuto, ma proprio come processo principale della storia che narra di una donna molto ferita da fatti familiari antichi che in qualche modo si riattualizzano nel presente e del suo percorso per evolversi dal suo trauma primario. E questo è il cuore del mio mestiere, oltre che de “le Scintille di Alma”.

Poi, Alma è una ricercatrice universitaria, come sono stata anch’io nel passato. Ho attinto molto dai miei ricordi del contesto accademico e il personaggio di Enrico Morgante, capo e mentore di Alma, è fortemente ispirato a Assunto Quadrio, il professore con cui mi sono laureata e ho collaborato diversi anni. Un maestro per me estremamente positivo che mi ha insegnato molto, trasmesso l’amore per la ricerca e aiutata a crescere.

Infine, il romanzo è ambientato a Milano, soprattutto nel quartiere Isola, e in piccola parte anche in Argentina e in Costa Azzurra: questi sono i miei luoghi, dove sono cresciuta o risieduta creando legami affettivi molto forti, non solo con i posti ma anche con le persone che lì ho incontrato.

Il romanzo affronta temi delicati come la ricerca dell'autenticità personale e la scoperta della verità. Alma può diventare un esempio per chi la legge?

Non so se un esempio, ma magari una fonte di ispirazione. Il messaggio che credo emerga alla fine della storia è che il viaggio verso la propria autenticità è un percorso molto impegnativo ma anche di valore immenso e possibile.

Per chiudere i conti con il passato, e anche con alcuni aspetti nocivi del presente, Alma comprende che non può portare tutto con sé: le si rende necessario liberarsi di qualche peso e lasciar giù qualcosa sul piatto, qualcosa di molto caro e investito. Deve fare una grande rinuncia per potersi aprire a nuove possibilità, e il sogno dell’ultima scena della storia rappresenta proprio questo. Ugualmente, la sua posizione verso il nuovo si rivela vincente: pur ammaccata e ferita prova a dare il suo sì alla realtà che si presenta e che le strizza l’occhio, sotto forma di persone che conosce e che cercano di coinvolgerla in esperienze per lei molto inusuali come drum circle, ritiri di meditazione, volontariato in giardini condivisi,  introducendola a una Milano diversa e anche a una nuova dimensione di sé. La ricerca della verità, è qualcosa che all’inizio non risulta nelle sue corde, è l’amico Pedro a provocarla a questo processo, suggerendole che la stessa può essere anche molto squassante, ma solo nella verità può esserci uno spazio di libertà.  

Tutti questi, a mio avviso, sono ingredienti fondamentali in qualunque percorso di sviluppo personale e sarei felice se potessero essere fonte di riflessione per qualche lettore.

Alma, in spagnolo, significa anima, spirito. Non sembra un nome dato a caso alla tua protagonista… Ho ragione?

In verità, Alma Boselli è il nome di una delle sorelle di mia nonna, un personaggio molto affascinante della mia infanzia. Le tre ragazze erano figlie dell’onorevole socialista Antonio Spagnoli che dovette fuggire in Francia con la moglie a fare il muratore, per evitare le persecuzioni dei fascisti. Loro rimasero al paese nel Varesotto con il vecchio nonno a coltivare campi di patate, ricamare corredi e mandare avanti la casa di famiglia. Delle tre, Alma era la più sofisticata e finì per sposare un ricco imprenditore; la ricordo come una donna molto intensa che colpì fortemente il mio immaginario di ragazzina tant’è che ho battezzato così la mia protagonista. 

Poi, certo, Alma significa anima e persona, e questo significato lato mi ha intrigata molto perché quel che vive e affronta ha dei risvolti che trascendono la sua storia specifica.

Come hai affrontato la complessità dei tre filoni narrativi paralleli nel libro: familiare, sentimentale e professionale? Detto in altre parole, quali sfide hai incontrato nel bilanciare queste diverse trame e come hai cercato di farle convergere verso una conclusione soddisfacente?

Ho cercato di far sì che i tre filoni narrativi fossero equilibrati tra loro e che si intersecassero in modo fluido, così da tenere viva la curiosità dei lettori e anche accompagnarli in modo che non passasse troppo tempo tra i fatti relativi a ciascuna linea, producendo possibili difficoltà di memoria.

Mi sono aiutata con un grande cartellone che ho appeso nel mio studio dove scrivo, nel quale ho disegnato la linea del tempo del romanzo e, mese per mese, sono andata a indicare con colori diversi gli eventi appartenenti a ciascuna delle tre linee che si intrecciano e poi si snodano in modo abbastanza parallelo nella parte finale della storia.

Per me nella scrittura è fondamentale il lavoro di preparazione dei materiali, che svolgo in modo molto accurato così da tenere il tutto sotto controllo secondo l’obiettivo che intendo perseguire. Niente improvvisazione, dunque, per quel che mi riguarda.

  

Affronti anche il tema della competizione: ci sono elementi della psicologia o del coaching che hai voluto includere nel libro al riguardo?

Nel coaching io incontro donne e uomini che lavorano e sicuramente la competizione è uno degli elementi che riguardano l’ambito professionale. Tradizionalmente è un atteggiamento che viene attribuito più agli uomini che alle donne ma personalmente non penso che oggi sia ancora così. Nel romanzo le rivali sono due donne e credo che il tipo di competizione descritta abbia una cifra decisamente al femminile.

Alla luce del successo di "Le scintille di Alma", hai già in programma di scrivere altri romanzi? Puoi darci un'idea di quali potrebbero essere i tuoi prossimi progetti letterari?

Sto scrivendo un nuovo romanzo, la cui protagonista è sempre una donna che condivide con Alma alcuni temi, per esempio un passato molto impegnativo, seppur la storia sia completamente differente. Il tema centrale è quello dell’amicizia femminile e della vendetta.

Fattitaliani

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