Gianluigi Simonetti, fra testi e contesti “Caccia allo Strega. Anatomia di un premio letterario”


In "Caccia allo Strega" Gianluigi Simonetti sonda, con rigore e senza ossequi reverenziali, luci e ombre del premio letterario più importante d’Italia: un’istituzione antica e consolidata che appare però sempre più “sincronizzata alle esigenze dell’attuale società dello spettacolo”, nello sforzo manifesto di allineare prestigio culturale ed efficacia commerciale all’interno di un mercato del romanzo frenetico e desacralizzato.

Storicamente autorevole, oggi più vivace e mediatico, lo Strega è il solo premio letterario italiano capace di incidere sul destino dei libri in finale, accrescendone significativamente la reputazione, la visibilità e le vendite. Spostando lo sguardo oltre le dinamiche elettorali e il marketing letterario, Simonetti si concentra su un aspetto decisivo ma scomodo (e per questo trascurato da molti): come sono fatti i libri vincitori o selezionati per la celeberrima cinquina. Le costanti tematiche, le soluzioni stilistiche, i modelli narrativi dei romanzi più noti e rilevanti passati per il Premio negli ultimi vent’anni sono trattati come efficaci indicatori sociologici del nostro clima culturale; segnali concreti del modo in cui i protagonisti del campo letterario immaginano in questi anni il loro ideale “romanzo di successo”. Una ricognizione tra testi e contesti dello Strega che mira dunque a un obiettivo ulteriore: attraverso l’analisi delle forme letterarie (con le loro coerenze e le loro contraddizioni) capire che uso facciamo del bello, del mediocre e perfino del brutto; scoprire alla fine chi siamo, e che cosa cerchiamo nell’arte.

L’incipit del libro: 1. Questo libro

«Fin dalla sua fondazione, nel 1947, e poi in modo sempre più deciso, lo Strega ha coltivato l’ambizione di collocarsi nella scena letteraria italiana come il più prestigioso, conosciuto e influente dei premi dedicati alla narrativa. Le polemiche e le tensioni sulle scelte dei giurati non sono mai mancate, ma possono essere considerate a loro volta un segno dell’importanza che il mondo editoriale e gli scrittori stessi hanno progressivamente attribuito a un’istituzione capace nel corso del tempo di elaborare una sua identità stilistica definita.

“Qualcosa di vitale, di coerente e di coesivo. Uno strumento robusto adatto a far conoscere la narrativa italiana”: così Maria Bellonci a proposito del Premio che ha fondato e animato per ben quarant’anni. La formula è benevola, ma resta vero che, se osservato con sguardo panoramico e alla giusta distanza, l’albo d’oro dei finalisti dello Strega può esprimere per larghi tratti una coerenza di fondo, capace di dire qualcosa – per il tramite dei seicentosessanta attuali “Amici della domenica” che assegnano il Premio  – sui gusti e sulla cultura di un ideale “ceto medio” di lettori italiani contemporanei.

Da un lato il progetto di “valorizzare scrittori nel pieno della loro fase creativa piuttosto che celebrare carriere già prestigiose”; sforzo che in passato non ha certo impedito allo Strega di assegnare riconoscimenti tardivi a scrittori che probabilmente avevano già dato il meglio di sé, indulgendo a celebrazioni autoreferenziali (e in qualche caso a “premi alla carriera”. Dall’altro lato la propensione – soprattutto negli ultimi vent’anni – a investire su personalità attuali e in forma, capaci di tenere il campo (e il mercato), investendole di una doppia consacrazione: autoriale e commerciale. Anzi, molti dei libri recentemente premiati con lo Strega si direbbero attratti dal salto verso il grande pubblico molto più che dalla consacrazione nel parterre ristretto degli addetti ai lavori (e degli stessi produttori). Da qui, per il Premio, lo sforzo di individuare e mettere in risalto opere non troppo ardue e selettive: testi dalla solida e piana tenuta narrativa – leggibili e amichevoli verso il lettore medio in cerca di un passatempo smart o di un bagno veloce nei valori culturali – ma eventualmente capaci di interessare anche il cosiddetto non-lettore, ossia il consumatore occasionale, che legge un libro all’anno o nessuno. Al tempo stesso, però, testi artisticamente ambiziosi e, a qualche titolo, “di qualità” (dove la qualità letteraria non è una sostanza oggettivamente misurabile: più che altro un polline comunicativo, una vernice di aspirazione, insomma un abito su misura che un marketing attento può far indossare a qualsiasi oggetto artistico, indipendentemente dal fatto che sia più o meno riuscito). A scapito di racconti brevi e prose d’arte, dalle cinquine finaliste emerge negli ultimi decenni il profilo di un romanzo borghese, provvisto di “ganci” narrativi di vario tipo, attento ai valori della tradizione, di solito prudente sul piano politico. (…)»


Il libro:

Gianluigi Simonetti, “Caccia allo Strega. Anatomia di un premio letterario”, Nottetempo editore, 2023

https://www.edizioninottetempo.it/it/caccia-allo-strega

https://amzn.eu/d/d1fULOT


Gianluigi Simonetti (info e contatti):

https://www.facebook.com/gianluigi.simonetti.5

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