Fotografia, Lucia Canepa: la bellezza differenzia il vivere dal sopravvivere. L'intervista

Fattitaliani



Lucia Canepa, amante della bellezza da catturare con la macchina fotografica. L'intervista di Andrea Giostra.

«La bellezza è il nutrimento della nostra anima, ciò che differenzia il vivere dal sopravvivere… nelle arti visive, come nella fotografia, la bellezza è data dalle suggestioni che ci trasmette l’opera… esistono cose teoricamente bellissime che sono però sterili, fredde e conseguentemente poco attraenti… La bellezza non è perfezione, ma emozione… la vera bellezza commuove.» (Lucia Canepa)

Ciao Lucia , benvenuta e grazie per aver accettato il nostro invito. Se volessi presentarti ai nostri lettori cosa racconteresti di te quale artista della fotografia? Come ti descriveresti a chi leggerà questa intervista per dare l’immagine di te quale artista e fotografa?

Innanzitutto grazie a voi per la possibilità di raccontarmi… mi fa ancora piuttosto strano sentirmi definire fotografa anche perché non ho nessuno studio che mi conferisca tale qualifica. La mia è una semplice passione che negli anni, grazie ad alcuni incontri fortunati, si è trasformata in qualcosa di più concreto. Amo la bellezza racchiusa dentro le cose più semplici e, apparentemente, banali a cui, grazie all’apparecchio fotografico, tento di dare una chiave lettura più originale… cerco di estrapolare la magia racchiusa in ogni istante, in tutto ciò che ci circonda  trasformandola in emozioni per chi osserva. La sfida è questa rendere partecipi coloro che guardano le mie foto della meraviglia che mi nasce dentro dall’osservazione del quotidiano. Lo scoprire ovunque l’incanto con un semplice cambio di prospettiva… Non mi interessa particolarmente immortalare ciò che è palesemente spettacolare, questo ormai con le nuove tecnologie e apparecchi digitali è fattibile per chiunque, io vorrei suscitare stupore ritraendo ciò che normalmente passa inosservato.

 

… chi è invece Lucia Donna che vive la sua quotidianità e cosa fai al di fuori del tuo lavoro di fotografa e artista?

Lucia donna è un essere vivente originale e un po’ fuori dalle righe che tenta di evolversi facendo tesoro delle lezioni, spesso dolorose, che la vita ci impartisce cercando di prendere l’esistenza con leggerezza, ma mai con superficialità. Mi considero alla mia quarta vita. Iniziata relativamente da poco quando, quello che era allora mio marito da 22 anni ha deciso di cambiare strada e proseguire senza di me. Poteva essere l’inizio della fine e invece, inaspettatamente mi si è aperto un nuovo mondo in cui il mio essere e la mia essenza sono finalmente usciti fuori rendendomi capace di affrontare sfide e cogliere opportunità. Nel frattempo anche il mondo è velocemente cambiato in modo improvviso e, a mio avviso, assurdo. Non ho potuto più fare molte delle cose che mi appassionavano, come viaggiare, ma paradossalmente ho avuto più possibilità di esporre le mie foto. In questi tre anni ho capito che i valori e i diritti non sono cose scontate e di conseguenza mi sono impegnata nella lotta per preservarli tanto che la scorsa estate mi è stato chiesto di candidarmi per le elezioni nazionali con conseguente sfida di portare avanti una campagna elettorale in tempi brevissimi e senza nessuna esperienza precedente in quel campo. Una cosa che mai avrei immaginato, lontana anni luce dai miei pensieri e dalle mie aspirazioni, ma che ho comunque apprezzato soprattutto come esperienza di crescita personale. Sono a tutt’oggi impegnata nel portare avanti un discorso legato ai diritti e alla libertà di scelta, ma a livello apartitico.


Come è nata la tua passione per la fotografia?

La mia passione per l’arte è nata presto ne ho sempre, in un certo qual modo, respirato l’aria anche se come spettatrice… Mia madre ha fatto per anni ceramica, mio padre faceva fotografia a livello amatoriale, mio fratello ha studiato al liceo artistico e mi ha fatto cogliere, con i suoi scatti, la possibilità di trovare il bello ovunque… la mia famiglia amava il teatro, la letteratura ,il cinema, la pittura… mia zia viaggiava con un’amica, in macchina, in paesi che allora erano fuori dalle rotte turistiche riportandomi racconti di luoghi per me misteriosi e immaginifici. Lei lavorava in un cinematografo in cui passavo i miei fine settimana, da ragazzina, guardando lo stesso film più e più volte e imparando, di conseguenza, ad apprezzarne tutti gli aspetti… mio cugino era un incisore della cerchia degli artisti di Albissola nel suo periodo d’oro… Quando hai la fortuna di avere dei genitori che ti portano a vedere il “cirque imaginaire” prima di aver compiuto i 10 anni il gioco è fatto (ahahaha…) la magia diventa un qualcosa da ricercare ovunque… per cui il mio amore per l’arte e la bellezza è nato molto prima di scoprire la mia personale inclinazione artistica. Per anni ha covato sotto la cenere. Dipingevo su piastrelle, ma soprattutto su specchi e vetro... era un semplice passatempo nato dall’emozione suscitatami dalla visione caleidoscopica delle antiche vetrate nelle chiese gotiche… Solo da adulta mi sono innamorata della fotografia quando, durante il mio secondo matrimonio, è nata la mia passione per il viaggio, per l’arte di strada, per le tradizioni popolari e da lì il desiderio di poter imprimere le emozioni che tanta bellezza mi procurava  attraverso gli scatti fotografici.


Chi sono e chi sono stati i tuoi maestri d’arte, se vogliamo usare questo termine? Qual è stato il tuo percorso formativo, accademico ed esperienziale nel mondo della fotografia e dell’arte?

Come ho già detto in realtà io non ho fatto studi legati alla fotografia e non ho fondamenti tecnici. Sono un’autodidatta che ha visto far belle foto a mio padre e a mio fratello. Ho solo ereditato una passione. Ho seguito due brevi corsi in cui mi hanno insegnato ulteriormente a dar voce al mio istinto che mi porta a cercare punti di vista differenti.


Come definiresti il tuo linguaggio artistico e il tuo stile? C’è qualche artista al quale ti ispiri?

Direi spontaneo, non mi rifaccio a nessuno stile in particolare… C’è un artista che, in un certo qual senso, mi è risuonato affine. Un fotografo ungherese Andrè Kertesz. Le sue immagini sono apparentemente semplici, mai eclatanti, ma cariche di emozioni che arrivano all’anima. Alcune sue frasi rappresentano il mio sentire: “Vedere non è abbastanza devi sentire ciò che fotografi”, ”Sono un fotografo dilettante e intendo rimanere così per il resto della mia vita”, ”Porto sempre con me la macchina fotografica, non riesco ad immaginarmi senza”. Le sento assolutamente rispondenti al mio modo di vivere quest’arte.


Come sta cambiando secondo te la fotografia negli ultimi dieci quindici anni con l’avvento dei social?

Non sono molto tecnologica e i social non sono la mia passione. Prediligo decisamente i rapporti che nascono dalla conoscenza diretta, magari casuale, ma riconosco che ormai fanno parte della vita di chiunque in quasi ogni luogo del pianeta e sto cercando di adeguarmi ed evolvermi per non estinguermi. Sicuramente hanno rivoluzionato anche il mondo dell’arte. In questi ultimi anni ho partecipato ad alcune mostre virtuali e mentre le trovo inconcepibili per la pittura o la scultura devo ammettere che per quanto riguarda la fotografia non la snaturano particolarmente e rappresentano un’opportunità davvero unica per farsi conoscere e raggiungere quasi ogni angolo della terra portando l’arte in tutte le case e rendendola accessibile ad ogni singolo individuo. Certo non può, a mio avviso, sostituire il piacere di ammirarla dal vivo, ma può essere un incentivo a far conoscere ad avvicinare un pubblico più vasto alla bellezza.


Tu hai partecipato a diverse mostre in giro per il mondo nelle quali hai avuto riconoscimenti, premi e apprezzamenti. Ci racconti di queste belle esperienze? Cosa vuoi condividere con i nostri lettori di queste avventure artistiche ma anche di grandi apprezzamenti che sicuramente ti hanno dato la forza e l’entusiasmo per procedere e continuare con passione in questa tua arte?

In effetti, ormai, ho partecipato a parecchie mostre anche in luoghi del pianeta dove non ho mai avuto la fortuna di andare fisicamente e, ad oggi, la cosa continua a sembrarmi piuttosto sorprendente. È successo velocemente, senza preavviso, di ritrovarmi catapultata in un mondo che immaginavo inarrivabile. Sono sempre esposizioni collettive e non sono sicuramente di grande rilevanza internazionale, ma per quanto mi riguarda tutte parimenti importanti e fonte di grande soddisfazione personale. Quella che continuo a considerare la più inattesa e gradita è stata la vittoria del concorso Wall of Dolls “Il rumore del silenzio”, il cui tema era la violenza sulle donne, indetta in collaborazione con il comune di Genova. Avere una mia foto permanentemente esposta nella mia città, praticamente, nella piazza più importante è sempre un motivo di commozione per me. Certo pensare che delle mie foto si siano potute ammirare in un bellissimo palazzo a San Pietroburgo o in due ambasciate in Brasile, mi sembra sempre stranissimo. Una cosa che mi ha reso davvero felice è stato il commento, arrivatomi in un video, di un’intervista fatta ad un personaggio intervenuto ad un evento, in una galleria di Milano. Le sue considerazioni ed elogi sulla mia foto, lì esposta, mi hanno fatto immensamente piacere perché esprimevano emozione e stupore ed è lo scopo principe, quello che dà un senso all’esporre… per me.


«Appartengo a quella categoria di persone che ritiene che ogni azione debba essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto se dovevo affrontare o no un certo problema, ma solo come affrontarlo.»
(Giovanni Falcone, “Cose di cosa nostra”, VII ed., Rizzoli libri spa, Milano, 2016, p. 25 | I edizione 1991). Tu a quale categoria di persone appartieni, volendo rimanere nelle parole di Giovanni Falcone? Sei una persona che punta un obiettivo e cerca in tutti i modi di raggiungerlo con determinazione e impegno, oppure pensi che conti molto il fato e la fortuna per avere successo nella vita e nelle cose che si fanno, al di là dei talenti posseduti e dell’impegno e della disciplina che mettiamo in quello che facciamo?

Probabilmente sono una via di mezzo… credo tantissimo nei segni che ci indicano la via da percorrere… il nostro destino, secondo me, è parzialmente scritto, ma poi ci sono indicazioni, che per alcuni sono coincidenze, che fan sì che si possa scegliere una strada piuttosto che un’altra e da queste mi lascio guidare… sono stata per molti anni poco intraprendente e poco determinata… sono rimasta sul ciglio della strada della mia vita concentrata nelle cose più semplici e materiali che l’esistenza mi offriva… in questa nuova vita no… sono diventata molto più intraprendente e cerco di traghettare il mio percorso verso ciò che mi appassiona, tento di cogliere ogni opportunità che mi si presenta per ottenere soddisfazioni e risultati facendo le cose che mi piacciono con determinazione… non mi interessa, però, ottenere riconoscimenti e fama, ma solo portare avanti ciò che mi emoziona sperano di trasmettere qualcosa di profondo con la mia arte. 


«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”»
(Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la bellezza? Prova a definire la bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo te? E cosa è la bellezza nelle arti visive e nella fotografia?

Secondo me la bellezza è quasi in ogni cosa. Concetto sicuramente difficile da definire… bisogna saperla cogliere cambiando, in certi casi, il punto di vista da cui si osserva il mondo… l’entusiasmo e lo stupore mi guidano in questa ricerca… l’arte e la poesia son ciò che rendono l’esistenza degna di essere vissuta e il motivo che mi sprona a fare fotografia… la bellezza è il nutrimento della nostra anima, ciò che differenzia il vivere dal sopravvivere… nelle arti visive, come nella fotografia la bellezza è data, per me, dalle suggestioni che ci trasmette l’opera… esistono cose teoricamente bellissime che sono però sterili, fredde e conseguentemente poco attraenti… La bellezza non è perfezione, ma emozione… la vera bellezza commuove.


«…anche l’amore era fra le esperienze mistiche e pericolose, perché toglie l’uomo dalle braccia della ragione e lo lascia letteralmente sospeso a mezz’aria sopra un abisso senza fondo.»
(Robert Musil, “L’uomo senza qualità”, Volume primo, p. 28, Einaudi ed., 1996, Torino). Cosa pensi di questa frase di Robert Musil? Cos’è l’amore per te e come secondo te è vissuto oggi l’amore nella nostra società contemporanea, tecnologica e social?

L’amore, per me, è la ragione unica di esistere… Amore e amare i caposaldi di un esistenza pienamente vissuta. Ciò che fa evolvere un essere umano verso la vetta dell’essenza. La frase di Musil poeticamente bellissima non rappresenta, però, la mia idea di amore. L’essere umano tende a scambiare questo sentimento con il bisogno. L’amore viene spesso associato a sentimenti negativi: spaventa, devasta, ferisce… si sfugge all’amore perché rende vulnerabili, fragili, irrazionali, ma in verità non vi è nulla di più meraviglioso che lasciarsi trasportare dall’irrazionale, senza reti di protezione, liberi. Noi vogliamo possedere gli altri, cambiarli, abbiamo necessità che cuciano le nostre ferite, che nutrano il nostro ego, che ricambino ciò che noi facciamo per loro… ma questo è fraintendere completamente il senso dell’amare, a mio avviso. Amare è donare il meglio di noi senza aspettarsi nulla in cambio. Quando si ama qualcuno veramente non si pretende nulla da colui che si ama, si desidera soltanto sua la felicità. Preferisco la frase di Oscar Wilde: “Tutti dicono che amare fa male, ma non è vero. La solitudine fa male, il rifiuto fa male, perdere qualcuno fa male. Tutti confondono queste cose con l’amore, ma in realtà, l’amore è l’unica cosa in questo mondo che copre tutto il dolore e ci fa sentire ancora meravigliosi”, mi risuona molto meglio…


Robert Capa, com’è noto uno dei più grandi fotografi di guerra del Novecento, diceva spesso che «L’unica cosa a cui sono legato è la mia macchina fotografica, poca cosa, ma mi basta per non essere completamente infelice.» Tu Lucia cosa ami del tuo lavoro e cosa è per te la fotografia?

Innanzi tutto amo il fatto che non sia un lavoro, anche perché non mi consente di viverci, ma una passione… Il lavoro, credo abbia perso il suo senso; dovrebbe essere solo il mezzo che consente di vivere, ma spesso diventa ciò per cui si vive. La fotografia per me è condivisione, comunicazione, fantasia e meraviglia. Certo fare il fotografo di guerra dev’essere talmente doloroso che solo il filtrare attraverso un obbiettivo tutta la sofferenza con cui si viene in contatto può consentire di sopportare un tale carico di infelicità.


A proposito dell'arte della fotografia Alberto Moravia sosteneva che: «Il fotografo non guarda la realtà, ma la fotografa. Poi va in camera oscura, sviluppa il rullino e solo allora la guarda.» A quel punto la realtà non c'è più, ma c'è la rappresentazione della realtà che ne ha fatto il fotografo. Se è vero quello che disse Moravia, è come se il fotografo alterasse la realtà creandone una tutta sua, una realtà parallela, virtuale per certi versi, quella che sa creare con la sua arte. Qual è il tuo pensiero in proposito?

Sicuramente fare fotografia con la pellicola doveva essere molto più emozionante… veder apparire ciò che si fotografava in camera oscura, molto più entusiasmante e creativo di ciò che è oggi farlo con un apparecchio digitale. Certo posticipava di molto il poter ammirare ciò che l’apparecchio aveva colto e l’attimo dello scatto era talmente lontano da venir, probabilmente, completamente sostituito da quello rimasto impresso sulla carta fotografica. Comunque senz’altro c’è stato un periodo in cui anche la mia realtà veniva alterata dall’osservare tutto attraverso l’obbiettivo rendendola più vicina al virtuale. Assaporavo il reale in un modo un po’ distorto perché ne godevo solo in un secondo momento quando gli scatti venivano rivisti, tagliati, scelti… era come vivere in un tempo differente e posticipato, rispetto a ciò che avevo osservato mentre fotografavo… Perciò sì, ciò che sosteneva Moravia corrisponde, in un certo senso, al vero. Oggi cerco di trovare il modo di fotografare rimanendo presente, scattando con più parsimonia per non perdere l’attimo in cui sono immersa e vivere di conseguenza entrambe le realtà e i tempi. 


Conoscerai benissimo un’antica credenza secondo la quale “la fotografia ruba l’anima”. Oliviero Toscani, che di fotografia un po’ se ne intende, in una intervista rilasciata qualche anno fa ad Assisi presso il Convento di San Francesco dov’era per visitarlo, disse che «Forse è per questo che tante persone che sono troppo fotografate rischiano di diventare vuote dentro. Tante top model, tanti uomini famosi sono vuoti … la fotografia di fatto ruba il luogo della libertà, l’energia che ci fa vivere e andare avanti … e quindi, da questa prospettiva, chi scatta una foto deve sentirsi addosso una responsabilità pesante come un macigno … la responsabilità è nel capire che la fotografia ritrae le persone per quello che sono. Per questo bisogna stare attenti a documentare con serietà. Io posso dire che mi domando sempre se ho sufficienti cultura e capacità per raccontare e testimoniare il tempo che sto vivendo». Tu da artista della fotografia, cosa ne pensi delle parole di Toscani? Davvero essere tanto fotografati può rubare l’anima tanto da diventare vuoti dentro? Cosa risponderesti a Toscani?

Sono parzialmente d'accordo con Toscani nel senso che anche secondo me chi scatta deve rendersi conto delle responsabilità che sono insite nel suo gesto. Ci sono persone che credono fortemente, in certe culture soprattutto, che la fotografia rubi l’anima del soggetto ed è quindi giusto, come in tutto del resto, essere in grado di rispettare il punto di vista dell’altro. Va alla sensibilità del fotografo capire se in taluni circostanze sia giusto immortalare determinate situazioni. Se si ha riguardo per l’essere umano non è difficile essere attenti e rispettosi dell’intimità ,anche emotiva, dell’attimo che si rende pubblico con un determinato scatto. Diverso, a mio avviso, il pensare che chi, magari per lavoro, è sempre fotografato sia vuoto e privo di contenuto, magari è più frequente che succeda, ma come per tutto non si può generalizzare. Sono certa che ci siano modelli e attori che mantengono una grande umanità nonostante il lavoro che fanno.

Non penso si possa far ricadere sull’apparecchio fotografico la responsabilità delle scelte che chi lo usa fa, la sensibilità dipende da noi non dal mezzo. 

Da ragazzo ho letto uno scritto di Oscar Wilde nel quale diceva cos’era l’arte secondo lui. Scrisse che l’arte è tale solo quando avviene l’incontro tra l’“oggetto” e la “persona”. Se non c’è quell’incontro, non esiste nemmeno l’arte. Poi alcuni anni fa, in una mostra a Palermo alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Riso, ho ascoltato un’intervista di repertorio al grande Gino de Dominicis che sulle arti visive disse questo: «Le arti visive, la pittura, la scultura, l’architettura, sono linguaggi immobili, muti e materiali. Quindi il rapporto degli altri linguaggi con questo è difficile perché sono linguaggi molto diversi tra loro … L’arte visiva è vivente … l’oggetto d’arte visiva. Per cui paradossalmente non avrebbe bisogno neanche di essere visto. Mentre gli altri linguaggi devono essere visti, o sentiti, o ascoltati per esistere.» (Gino de Dominicis, intervista a Canale 5 del 1994-95). Cosa ne pensi in proposito? L’arte esiste se esiste l’incontro tra l’oggetto e la persona, come dice Oscar Wilde, oppure l’arte esiste indipendentemente dalla persona e dal suo incontro con l’oggetto, come dice de Dominicis per le arti visive? Qual è la tua prospettiva da questo punto di vista, sulle arti visive e sull’arte in generale?

Credo che dipenda dal punto di vista con cui si affronta la cosa… secondo me l’arte esiste a prescindere, non ha bisogno di nessuno. Non è lo sguardo di qualcuno a donarle bellezza, a farle acquisire valore… In se ha un po’ dell’ anima di colui che l’ha creata, parte della la sua fantasia e della sua creatività che la rendono preziosa. Noi esseri umani siamo sempre propensi a credere che senza di noi nulla avrebbe valore, ma la natura ,ad esempio, è un’opera d’arte meravigliosa e lo rimane indipendentemente dal fatto che qualcuno guardandola glielo riconosca. Esiste a prescindere. Ovviamente quando c’è di mezzo l’autore dell’opera il discorso cambia leggermente. Per anni ho fatto foto solo per me stessa e i miei scatti erano quelli (belli o brutti che fossero) indipendentemente dal giudizio altrui. Nel momento in cui ho iniziato ad esporli hanno cominciato a diventare, in un certo senso, più reali, dal punto di vista artistico. Le emozioni che possono far nascere in chi le osserva ne determinano la validità e, di conseguenza, il loro essere o non essere arte. Anche se, in verità, il riuscire a meravigliare non dipende solo dall’autore, ma anche dalla sensibilità di chi guarda.

Se per un momento dovessi pensare alle persone che ti hanno dato una mano, che ti hanno aiutato significativamente nella tua vita professionale e umana, soprattutto nei momenti di difficoltà e di insicurezza che hai vissuto, che sono state determinanti per le tue scelte professionali e di vita portandoti a prendere quelle decisioni che ti hanno condotto dove sei oggi, a realizzare i tuoi sogni, a chi penseresti? Chi sono queste persone che ti senti di ringraziare pubblicamente in questa intervista, e perché proprio loro?

Sicuramente il mio vicino di casa Paul Koeleman, un bravissimo fotografo olandese, che mi ha spinta a credere nelle mie capacità e mi ha convinta ad esporre per la prima volta. Non credo l’avrei mai fatto senza la decisa sensibilità con cui mi ha infuso il coraggio dato dalla stima che ha dimostro per me e per i miei lavori. Devo anche ringraziare il pittore Aurelio Bellini che mi ha messo in contatto con la curatrice Doriana Della Volta, con cui ho iniziato a partecipare a varie collettive. Tramite lei, con cui sono ancora in contatto, ho poi conosciuto l’artista Fabiana Macaluso che mi ha inserito nel suo gruppo virtual_art_social_group, nato per promuovere artisti sconosciuti anche a livello internazionale. Grazie a loro tutte le soddisfazioni che ne sono poi derivate. Questo per ciò che riguarda la fotografia, per ciò che concerne la mia vita, invece, sicuramente mia zia è stata una delle persone che più mi ha incoraggiata a credere in me stessa, a lei devo moltissimo... Il valore dei sogni, invece, era probabilmente parte del mio DNA, non sono mai stata molto interessata a ciò che è solo materiale. L’han risvegliato completamente libri, film, teatro, musica, i miei tanti cuccioli e molte delle persone che hanno accompagnato piccoli o lunghi tratti della strada fin qui da me percorsa.

Se dovessi consigliare ai nostri lettori tre film da vedere quali consiglieresti?

Diciamo che tre sono davvero pochi, ma ci proverò.

Un film a cui sono molto legata è “La gatta sul tetto che scotta”, trovo che la scena in cui i protagonisti parlano in una cantina, in cui sono conservate miriadi di cose accumulate in una vita, della differenza fra lasciare oggetti o trasmettere emozioni ed amore mi ha davvero profondamente colpita. Noi esseri umani siamo spesso portati a dare più importanza al valore degli oggetti che a quello dei sentimenti. In quel film si parla di amore e di perdono con un intensità davvero non comuni.

Un altro film che amo tantissimo è “L’attimo fuggente”. Li è l’importanza di coltivare il pensiero critico, di portare avanti i propri sogni, dell’essere leali anche quando questo ci costringe ad esporci ad essermi arrivata dritta al cuore.

Infine citerò “Bravehart”. Nulla ha più valore, per me, della libertà e, conseguentemente, del coraggio di lottare, anche a costo della vita, per difenderla. Soprattutto in questo momento storico. È qualcosa di imprescindibile che si dà spesso per scontata, ma è quello che rende la vita degna di essere vissuta. Senza tutto perde senso.

… e tre libri da leggere assolutamente nei prossimi mesi?

Anche questa è una domanda difficilissima.

Amo tutti gli scritti di Herman Hesse, in particolare “Vagabondaggio”, un racconto breve in cui il senso di libertà e della meraviglia che può trovarsi nella scoperta dell’ignoto si respirano in ogni pagina. Ma è ne “Il lupo della steppa” che ho scoperto la sua capacità di descrivere l’onirico in modo eccelso. La lotta interiore fra ciò che si vuol essere e ciò che si è. La dualità che ci fa soffrire finché non prendiamo coscienza di ciò che siamo indipendentemente da ciò che la società vorrebbe.

Ci sono poi i primi due libri della trilogia fantastica di Mervyn Peake dedicati all’incredibile regno di Gormenghast che sono, secondo me, l’apoteosi di ciò che la mente umana può creare con la fantasia.

Finirei con “Cecità” di Josè Saramago. Tutto il brutto e il buono che può esserci, soprattutto in situazioni estreme, nei comportamenti dell’essere umano.

Caspita, in realtà ne ho nominati più di tre, ma spero sarò perdonata perché mi sono dovuta comunque trattenere molto.

Quali sono i tuoi prossimi progetti e appuntamenti di cui puoi parlarci? Cosa ti aspetta nel tuo futuro professionale che vuoi raccontare e condividere con noi?

Cosa mi aspetta nel mio futuro professionale mi è ignoto, ma so che sto partecipando ad una mostra concorso in una galleria di Badalucco (IM) appena inaugurata. Sempre nella stessa galleria farò una personale con due artiste mie amiche a maggio. Poche ore fa ho scoperto con gioia che sono stata selezionata per partecipare ad una collettiva, per cui avevo mandato alcuni scatti, della biennale che si tiene a Panama. Parteciperò ad un’esposizione a Nichelino (TO) dedicata alle arti marziali. Sto valutando se partecipare ad una mostra al MIIT di Torino. Poi non so, non ho progetti, valuto di volta in volta a secondo delle proposte che mi vengono fatte e delle mie possibilità del momento. Non sto più scattando molto, ho tantissimo materiale vecchio, e dovrei prendermi un nuovo apparecchio fotografico. Mi piacerebbe realizzare un foto libro con miei scritti abbinati a mie foto, è un lavoro a cui penso da tempo, ma che ho solo imbastito. Vorrei scrivere e cercare di realizzare un docufilm su ciò che è successo negli ultimi tre anni…

Dove potranno seguirti i nostri lettori?

Non ho siti internet, per ora. Mi si può trovare su Istagram luciac4nepafotovisioni e su Facebook Lucia Canepa (Foto Visioni).Su YouTube “lucia canepa immagini e parole” e su Vetrina dell’artista / immagini-e-parole

 

Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi leggerà questa intervista?

Concludo con la mia filosofia di vita sperando che stimoli tutti a muoversi con la leggerezza, non superficialità, che dà qualità all’esistenza. Perché è la qualità che farà la differenza al termine del nostro passaggio su questo pianeta… Ma non quella pretesa da questa società che la scambia per produttività e successo economico. Bensì quella data dall’aver fatto ciò che era importante per noi, per sentirci in armonia con noi stessi e con l’universo. Quando finirà il mio ciclo di vita spero di andarmene avendo amato il più possibile e senza lasciarmi alle spalle rimpianti. Di aver sempre lasciato che la mia fantasia fosse libera di esprimersi. Mai essere schiavi della quotidianità, della routine, di ciò che la società ritiene sia il giusto per la massa… mai farsi omologare, siamo dotati di un pensiero critico ed è giusto usarlo per essere il meglio che è nelle nostre capacità. Non rinunciare ai sogni, mai, non sono i risultati a contare, ma l’aver tentato di realizzarli… per non doversi accorgere un giorno che i rimpianti sono di più degli insuccessi eventuali. Voglio ricordare a tutti l’importanza del potersi esprimere liberamente, dell’essere esseri liberi di scegliere… non bisogna mai dare per scontati i diritti, perderli è un attimo… non lasciamo a nessuno il potere di toglierci la possibilità di godere dell’arte e della cultura… la bellezza innalza l’anima… non accontentiamoci mai di sopravvivere.


Lucia Canepa

https://www.facebook.com/lucia.canepa.359

https://www.instagram.com/luciac4nepafotovisioni/

 

Andrea Giostra

https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/ 

https://andreagiostrafilm.blogspot.it 

https://www.youtube.com/channel/UCJvCBdZmn_o9bWQA1IuD0Pg
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