Proscenio, Lorenzo De Liberato a Fattitaliani: il teatro deve essere simile alla vita, non uguale, perché la vita non sempre ci piace. L'intervista

Fattitaliani

Debutta in prima assoluta a Fortezza Est dal 9 all'11 marzo “Passando la notte sott'acqua” spettacolo diretto da Filippo Gili, scritto da Lorenzo De Liberato con in scena Giorgia Ferrara, Federica Valloni e Pietro Marone protagonisti di un lavoro che indaga minuziosamente il tema dell'insonnia per raccontare le sfaccettature complesse di rapporti familiari, lavorativi e sentimentali. L'intervista di Fattitaliani a Lorenzo De Liberato per la rubrica Proscenio.
In che cosa "Passando la notte sott'acqua" si contraddistingue rispetto ad altri suoi testi?
Probabilmente nel fatto che è il mio primo (ed unico, per ora) testo totalmente al femminile. Mi è sempre piaciuto scrivere e descrivere personaggi femminili e in “passando la notte sott'acqua” ho avuto la possibilità di creare cinque donne, provando a raccontarle nel modo più sincero possibile. 

Quale linea di continuità, invece, porta avanti?
Una vera e propria linea di continuità non c'è. Tuttavia credo di poter dire che in tutti i miei testi, in un modo o nell'altro, ho sempre cercato di parlare di cose simili, delle cose che mi stanno maggiormente a cuore e che, evidentemente, mi affascinano di più: la fragilità, l'arrendevolezza, quella piccola zona d'ombra che ognuno di noi si porta dentro e che prima o poi, in contesti totalmente differenti, fa capolino e ci mette profondamente a disagio. Non sarebbe sbagliato, parlando di una linea di continuità, dire: in “passando la notte sott'acqua” si racconta il disagio, probabilmente come in tutto quello che ho scritto, con le dovute differenze, certo, con maggiore o minore ironia, con più o meno ferocia, però, stringendo, credo che il succo rimanga quello.
Com'è avvenuto il suo primo approccio al teatro? Racconti...
Da adolescente, quando con un gruppo di amici abbiamo deciso di scrivere e mettere in scena uno spettacolo teatrale per beneficenza. Non ricordo minimamente il perché scegliemmo di fare proprio uno spettacolo teatrale. Forse perché solo pochi di noi sapevano suonare, quindi un concerto avrebbe escluso troppe persone. Il teatro ci sembrò il giusto compromesso, il modo per arrivare e far contenti tutti. Sembra un paradosso, ripensandoci adesso. Vent'anni fa, invece, fu una cosa del tutto naturale.
Quando si scrive un testo nuovo può capitare che i volti dei personaggi prendano man mano la fisionomia di attrici e attori precisi?
Può capitare ma a me non è mai capitato. Forse mi capiterà in futuro, chi può dirlo. Certo non posso negare di essermi ispirato a qualcuno, delle volte è successo, sì, ma non erano attori.
Per un autore teatrale qual è il più grande timore quando la regia è firmata da un'altra persona?
Non lo so, sinceramente dipende dai casi. Forse che non lo capisca fino in fondo, o meglio che non riesca a restituirlo al pubblico nel modo in cui noi autori l'avevamo immaginato.
D'accordo con la seguente affermazione di Marcel Achard “Al cinema, si recita; al teatro, è recitare.” ?
Sono d'accordo? Non ne ho idea! Credo che il cinema e il teatro siano due cose molto diverse, vicini ma allo stesso tempo lontanissime. Io direi, più che altro, che nel cinema tutto è finto e si sforza di essere vero, mentre a teatro tutto diventa automaticamente credibile senza sforzo, e quindi vero... non so come dire, il teatro l'ho sempre trovato più onesto.
Il suo aforisma preferito sul teatro... o uno suo personale...
Quello che mi piace esprimere facendo teatro e scrivendo per il teatro è una cosa molto semplice, anche se non credo sia un aforisma: il teatro non deve essere uguale alla vita, deve essere simile alla vita, perché a noi, la vita, non sempre ci piace.
L'ultimo spettacolo visto a teatro?
“Miti d'acqua” scritto e narrato da Sista Bramini. Uno spettacolo molto piacevole, che consiglio, perché Bramini è una narratrice incredibile e i miti vanno riscoperti continuamente.
Degli attori del passato chi vorrebbe come protagonisti ideali di un suo spettacolo?
Non è facile scegliere... ce ne sono tantissimi! Se proprio devo scegliere, direi Salvo Randone, un attore magnifico che è stato purtroppo dimenticato, lontano dai riflettori e dalla cultura di massa.

Il miglior testo teatrale in assoluto qual è per lei?
“Tre sorelle” di Anton Cechov. Che sia il migliore? Non lo so. Lo è per me. Almeno di quelli che ho letto.
La migliore critica che vorrebbe ricevere?
La critica migliore che si possa ricevere è quella che riguarda lo spettacolo nella sua interezza. Vuol dire che tutto si è amalgamato alla perfezione, non si parla solo del testo, degli attori o della regia. Ogni tassello è andato al proprio posto per il risultato migliore.
La peggiore critica che non vorrebbe mai ricevere?
Quando accade l'opposto rispetto alla risposta precedente. Come se non si fosse riusciti a lavorare insieme, ogni cosa è andata nella propria direzione senza tenere conto dell'insieme.
Dopo la visione dello spettacolo, che cosa Le piacerebbe che il pubblico portasse con sé a casa?
Mi piacerebbe che il pubblico non giudicasse, che si portasse a casa un po' di comprensione, anzi di voglia di comprendere, di comprendere che esiste anche l'errore, le debolezze, le fragilità, e che non c'è niente di male. Giudicare non serve a niente.
C'è un passaggio, una scena che potrebbe sintetizzare in sé l'essenza e il significato di "Passando la notte sott'acqua"?
“Le novità, tutto sommato, durano talmente poco che da un momento all’altro non sono altro che normalità. E la normalità è così bella.” Giovanni Zambito.


LO SPETTACOLO

Cosa accade se è uno sguardo, a ribaltarti il sonno? Cosa, se sott’acqua, affonda la realtà?

Con gli occhi aperti per non saper dormire, senza poter respirare? Cosa accade se una crepa, la più piccola, fa crollare l’edificio di una madre, di una donna, al punto da trovare, pure rintanati nella psicanalisi, la madre, la compagna, il piccolo angelo sovvertitore, ma tutte con lo stesso volto? Come se il dolore, la crisi, lo spiazzamento, fossero più antichi, di ogni loro attore?

Kay dorme poco, dorme molto poco. Da qualche tempo il sonno fugge da lei senza una spiegazione concreta, almeno così sembrerebbe, lasciando Kay in balia della notte, una notte che la stritola e riesce ad alienarla come nessun’altra cosa. L’insonnia è venuta dal nulla e, per quanto ne sappia, a nulla è dovuta. Eppure in un certo momento, o comunque a causa di una qualsivoglia cosa... l’orologio di Kay deve essere impazzito.

Di giorno c’è la scuola, i suoi studenti e le traduzioni; la sua compagna, Jesse, che condivide con lei un umore che lambisce il limite dell’insostenibile, una madre che forse troppo prepotentemente vuole essere presente e risolutrice, una psicoterapeuta accettata a fatica e dopo tanta resistenza, che pretende di analizzare sogni, dove sogni non ce ne sono più, e forse un’amante, o almeno qualcuna che lo sembri o che ne vesta i panni senza troppo successo o, al contrario, con grande successo... un successo che però, tra la veglia e il sonno sempre più scarso, appare e scompare come un lontanissimo miraggio.

Kay attraversa la notte in quella sottile ed opprimente cappa di noia, all’interno della quale l’unico obiettivo umano è “dormire”, divorata dall’ansia e dalle incessanti domande che le ronzano in testa. Accoccolata nel suo tacere, Kay non riesce ad ammettere né ad ammettersi: non confessa paure, timori, desideri o debolezze. Recrimina e si nasconde... e perde, come sempre perde ogni essere umano nella propria pochezza. Sintonizzata sull’unico programma radio capace di confortarla, ascoltando il cupo cinismo di “Billie The Beast”, Kay annega con un’unica, insaziabile voglia in corpo... Respirare.


PASSANDO LA NOTTE SOTT'ACQUA

9-10-11 marzo 2023 - Fortezza Est

via Francesco Laparelli, 62 Roma – Tor Pignattara

Orario Spettacoli giov- ven-sab ore 20:30

biglietto unico 12.00€

www.fortezzaest.com

info e prenotazioni mail prenotazionifortezzaest@gmail.com

| whatsapp 329.8027943| 349.4356219

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