Kenya, l'attivista da Kibera: In piazza contro l'inflazione

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"Le proteste hanno una dimensione politica ma quello che preoccupa di più le persone è l'aumento del costo della vita, dal carburante al cibo fino all'elettricità. Da due giorni ci confrontiamo con organizzazioni religiose cristiane e musulmane per capire i bisogni della popolazione, ma anche per promuovere la pace e la riconciliazione". A parlare con l'agenzia Dire è Joe Bright Odongo, ambasciatore di pace presso la Contea di Nairobi e dirigente del Kibera Social Justice Centre, un'organizzazione della società civile di base appunto a Kibera, uno dei quartieri più poveri della capitale del Kenya.

La zona, composta per lo più da baracche, è da giorni teatro di manifestazioni organizzate dal principale fronte di opposizione del Paese, l'Azimio la Umoja-One Kenya Coalition guidato da Raila Odinga, ex primi ministro e candidato alla presidenza uscito sconfitto dagli ultimi tre confronti elettorali.

Lo stesso leader dell'opposizione si è recato a Kibera lunedì, quando le proteste sono anche degenerate in scontri, come avvenuto anche la scorsa settimana. Secondo la ricostruzione di Odongo, a causare i disordini sono stati "provocatori supportati dalle forze dell'ordine". Al momento, riferisce il dirigente, "almeno 15 famiglie sono rimaste senza casa per colpa di questi attacchi , mentre almeno sei attività commerciali sono rimaste danneggiate nelle violenze". Sempre ieri almeno una persona ha perso la vita negli scontri a Kisumu, località del Kenuya occidentale affacciata sul Lago Vittoria e altro epicentro delle tensioni.

Odinga si è recato a Kibera, che come Kisumu è ritenuta una sua roccaforte politica dai media kenyani, anche ieri e oggi, rende noto l'attivista. "Ha indetto nuove proteste per domani", aggiunge Odongo, che è anche co-fondatore della Kibera Joy Initiative, un'organizzazione di giovani che opera nel quartiere.

Il leader delle opposizioni chiama alla mobilitazione i suoi sostenitori anche per chiedere le dimissione del presidente William Ruto, che nella visione del politico sarebbe diventato capo dello Stato grazie a elezioni condotte in modo non legittimo. La giustizia kenyana ha già respinto i tentativi dell'ex premier di contestare l'esito delle urne; Odinga non è poi nuovo a proteste contro il risultato delle elezioni: nel 2017 il politico prima chiese e ottenne la ripetizione del voto e poi convocò nuove proteste dopo essere uscito sconfitto dalle urne per la seconda volta. Nelle violenze fra i suoi supporter e quelli dell'ex presidente Uhuru Kenyatta, ora suo alleato, morirono almeno dieci persone.

La componente politica delle proteste non può essere negata, ma non sarebbe comunque quella più rilevante, a detta di Odongo. "Il tema che preoccupa maggiormente i kenyani è l'aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, a partire da carburante, cibo ed elettricità; ci sono famiglie che non riescono a mandare neanche più i loro figli a scuola", spiega l'ambasciatore di pace in riferimento a uno scenario segnato da un'inflazione crescente da mesi che a febbraio ha raggiunto un tasso dell'otto per cento secondo la Banca centrale. "Anche le attività commerciali sono in sofferenza- prosegue Odonga-: a peggiorare la situazione è anche l'aumento di valore del dollaro, che rende più dispendioso importare beni".

In uno scenario così complesso, l'attivista sostiene che le priorità devono essere "ascoltare i bisogni della comunità e poi lavorare per la pace e la riconciliazione: quello- aggiunge- che sta avvenendo per in questi giorni anche con i colloqui interreligiosi".
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